Nei giorni scorsi il cartello ha pubblicato il proprio bollettino mensile, dove viene evidenziata una riduzione della produzione di 890 mila barili al giorno. Il valore di output complessivo scende così a 32,14 milioni di barili al giorno. Siamo a livelli di riduzione in linea con quelle che erano le strategie delineate durante l'ultimo meeting di fine novembre.
Gli USA, l'Opec e il greggio. Caos produzione
C'è però un problema all'orizzonte. Se l'OPEC è riuscito faticosamente a rispettare la propria tabella di marcia, procedendo a una progressiva riduzione della produzione, dall'altra parte ci sono gli Stati Uniti che invece non ci pensano proprio a fare altrettanto. Anzi, vanno nell’esatta direzione opposta.Negli Usa le scorte di greggio sono risultate in crescita di 9,5 milioni di barili a 518,1 milioni, circa 45 milioni in più su base annua. Un segnale chiaro che sul territorio americano le trivellazioni stanno crescendo di pari passo col crescere del prezzo del greggio (e quindi dei potenziali guadagni). Il dato più eclatante però è il valore delle esportazioni, che la scorsa settimana hanno toccato quota 7 milioni di barili negli States. Cosa vuol dire? Che se le scorte crescono malgrado si siano impennate le esportazioni, vuole dire che negli Usa la produzione viaggia a ritmi altissimi.
L'Opec per adesso non si muove, ma è chiaro che questa situazione genera insofferenza. Aver raggiunto un accordo così faticoso e finire per fare un regalo agli USA non è una cosa che va giù.
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