Le
imprese italiane del settore moda chiedono a gran voce di poter riaprire, sia pure osservando tutte le cautele a garanzia della sicurezza dei propri lavoratori. Dopo essere state
le prime a intervenire per dare una mano agli ospedali, alla Croce Rossa e alla Protezione civile, convertendo la loro attività nella produzione di mascherine e camici, adesso sono loro a
chiedere un aiuto. Lo fanno perché in molti, soprattutto i piccoli imprenditori, rischiano di sparire.
Le piccole imprese che reggono il settore moda
La filiera italiana della
moda è un emblema del made in Italy. Crea l’immagine positiva del nostro Paese. Il
successo planetario dei nostri marchi passa anche e soprattutto per quei
piccoli artigiani che custodiscono un pezzo di know how che fa invidia a tutto il mondo, e che forniscono fibbie, bottoni, pellami, ecc. Questa serie infinita di competenze che si sono tramandate finora,
rischiano di andare perdute se le loro piccole imprese non riapriranno.
In balia della concorrenza
Il guaio delle imprese della moda è la
concorrenza. Normalmente loro portano in alto nel modo il valore del made in Italy, perché
sono imprese orientate soprattutto all'export. Il settore abbigliamento contribuisce per la metà alla
bilancia commerciale. Ora che è tutto fermo,
la loro quota di mercato viene divorata da quelle aziende straniere che in molti casi non si sono mai fermate, se non hanno fabbriche italiane.
SOS
Ecco perché devono aprire il prima possibile.
Per ottenere il via libera si sono già organizzate. Hanno dotazioni di mascherine e guanti, igienizzanti per pulire tutte le superfici, e si daranno una nuova organizzazione del lavoro, dividendo turni e personale per ciascun turno. C'è chi fa notare che sono state riaperte le imprese che producono pezzi di ricambio per l’industria automobilistica tedesca, ma non le imprese che reggono le esportazioni e il Pil dell’Italia. Moda, turismo, commercio.
Nessun commento:
Posta un commento