martedì 16 febbraio 2021

Risparmio, la virtù italiana sta diventando un danno per l'economia

Chissà come andrebbero le cose se fossimo meno pigri e paurosi. Perché è questo il quadro che si evince guardando i dati sul risparmio degli italiani. Preferiamo custodire senza fruttificare. Ma spesso non ci rendiamo conto che se in linea di principio il risparmio è una virtù, quando si eccede si rovescia la medaglia. Il troppo diventa danno.

L'Italia è l'eccesso di risparmio

C'è una montagna di denaro parcheggiata sui nostri conti correnti. Secondo Bankitalia, il suo volume nel 2020 è cresciuto dell’11%, arrivando a superare i 1700 miliardi. Roba da brividi, se si pensa che questa cifra "parcheggiata" è superiore al nostro prodotto interno lordo.

I brividi ci vengono anche quando pensiamo che l'aumento dell'ultimo anno e mezzo, che è stato pari a 160 miliardi, è superiore all’intero importo dei sussidi e dei prestiti del Next Generation Eu. E alcuni leading indicators dicono che questa tendenza sarà forte anche nel 2021.

Il denaro parcheggiato non frutta

Diciamo che serve finanziare la ripresa, ma aspettiamo che i soldi ce li diano gli altri, quando basterebbe usare bene i nostri.
Sia chiaro, la propensione al risparmio ci rassicura, tanta parsimonia ci fa sentire persone con i piedi per terra. E in buona parte è vero. Ma quando questa propensione diventa cieca di fronte alla realtà, è dannosa. Bisogna infatti ricordarsi che viviamo un’era di tassi negativi, che anziché tenerlo al sicuro, può farci perdere denaro se lo teniamo parcheggiato.

Finanziariamente malmessi

Ancora peggio è quello che combiniamo quando investiamo. E' vero che le nostre conoscenze finanziarie sono complessivamente pessime, non conosciamo neppure le tecniche trading intraday di base. L'amaro paradosso del risparmio degli italiani, è che quando si decide di impiegarlo, nella stragrande maggioranza dei casi finisce per sostenere imprese concorrenti alle nostre, o finanziare il debito di altri Stati. In pratica crea lavoro e reddito altrove.
Qui però la politica dovrebbe giocare un ruolo. Servono strumenti finanziari di diritto italiano, che magari con grandi agevolazioni fiscali stimolino l'investimento nel made in Italy.

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