Piccoli accorgimenti che non si vedono e non producono effetti sostanziali, ma ci sono. Parliamo dell'acquisto titoli da parte della BCE. Più precisamente, degli acquisti di titoli pubblici che fanno parte del programma anticrisi PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme).
La BCE e l'acquisto titoli
Settimana scorsa l'istituto centrale europeo ha effettuato meno operazioni rispetto a quella precedente. Dai 19 miliardi di euro si è infatti scesi a 16,7 miliardi di titoli pubblici e privati acquistati. Nell'intero mese di gennaio l'acquisto titoli è stato pari a 53 miliardi di euro. Complessivamente, l'ammontare del programma lanciato a marzo per fronteggiare la crisi innescata dalla pandemia (e fare in modo da garantire la stabilità dei paesi europei), ha superato gli 800 miliardi di compere.
Se consideriamo soltanto i titoli pubblici italiani rilevati, la BCE ha comprato 136,3 miliardi tramite la Banca d’Italia. Soltanto la Francia ci insidia il primato (quelli transalpini si fermano a 133mld).
Flessibilità
Il fatto che la Eurotower abbia allentato il ritmo del piano di acquisto titoli nell'ultima settimana è cosa normale. L'obiettivo di questi aggiustamenti è di evitare che i tassi e gli spread finiscano più in basso, ma al tempo stesso impedire che si rialzino.
Mantenere un certo equilibrio, insomma (anche se la presidente Lagarde già alla prima apparizione disse che “la Bce non è qui per chiudere gli spread”).
Ritmo e scadenza
Bisogna evidenziare che la dotazione del PEPP è stata aumentata a dicembre, portandola a 1850 miliardi di euro. Tenuto conto che finora abbiamo raggiunto quota 800, se gli acquisti procedessero al ritmo visto a gennaio, ci sarebbe abbastanza dotazione per andare avanti fino ad agosto 2022. Tuttavia la fine dichiarata del programma è marzo 2022, ovvero pochi mesi prima. Questo fa capire perché la BCE dice che potrebbe non usare tutte le risorse del piano.
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