I problemi legati al Covid non finiscono mai, e per le imprese italiane e i lavoratori si profila un pasticcio ingarbugliato e soprattutto costoso.
Da inizio mese infatti, l'obbligo di quarantena per i dipendenti non è più considerata "malattia" da parte del nostro istituo di previdenzia nazionale. La conseguenza è che il costo connesso all'assenza del dipendente dal lavoro si scarica o sull'azienda o eggio ancora sullo stesso lavoratore.
Un paradosso sul mercato del lavoro
Non sono cifre di poco conto. Infatti secondo Unimpresa, l'assenza potrebbe comportare un danno in busta paga che si aggira sui 1000 euro per 15 giorni di assenza (ossia tre settimane lavorative).Toccherà eventualmente alle imprese “coprire” il mancato riconoscimento della malattia. Ma in quel caso il danno sarebbe doppio visto che bisogna gestire anche l’assenza di personale dal lavoro. Un'assenza che in caso di contagi aziendali, potrebbe addirittura dimezzare l'intero personale.
La situazione peraltro è drammaticamente illogica: il lavoratore viene giustamente costretto a stare a casa per esigenze sanitarie, ma gli viene tolta ogni forma di paracadute contro il rischio di restare privo di retribuzione. E di questo problema dovrebbe farsi carico il suo datore di lavoro anziché lo Stato.
La scelta dell'Inps
A provocare questo problema, che rischia di diventare serio in vista della ripresa post ferie (e dell'inevitabile aumento dei contagio), è un pasticcio normativo.
A inizio agosto l'Inps - con la nota 2842/2021 - ha annunciato che per l’anno 2021 le prestazioni di malattia legate alla quarantena fiduciaria non saranno più equiparate ad una malattia. Di conseguenza l'istituto non le riconosce più, e quindi le altrenative sono due: o gliele paga l'impresa o il dipendente si frega, perché subirà un taglio dello stipendio corrispondente alle giornate di assenza.
La copertura peralto è stata totla anche per i lavoratori cosiddetti “fragili”, che in toeria più di chiunque altro andrebbero tutelati.
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