La situazione del lavoro in Italia evidenzia una criticità enorme. Nel nostro Paese più di un lavoratore su 10, quindi pur avendo un reddito, si trova sotto la soglia della povertà. Per la precisione si tratta dell'11,8% dei lavoratori.
La povertà di chi ha un lavoro
Lo ha sottolineato l'ultimo Rapporto della Commissione del ministero del Lavoro sulla povertà lavorativa.Quando si parla di condizione di povertà, si intende che il reddito famigliare netto è inferiore al 60% rispetto alla media.
Peraltro se questi numeri già preoccupano, diventano addirittura allarmanti se si pensa che si riferiscono al 2019, ossia prima dello scoppio della pandemia. E' poi che logico aspettarsi che con i nuovi dati, riferiti al 2020 che è stato un anno devastante per il mercato del lavoro, la situazione risulterà addirittura peggiore.
Urgono misure di sostegno
Ben si comprende allora la necessità di cambiare strategia, per sostenere concretamente questi lavoratori.
Sotto questo punto di vista, la discussione sulla riforma fiscale in corso rappresenta un'occasione che bisogna cogliere. Occorre assolutamente disegnare un tipo di strumento che sostenga chi, pur lavorando, non ottiene le risorse necessarie per fuoriuscire dalla povertà. Bisogna assolutamente affrontare il tema del "lavoro povero".
Possibili interventi
Sul tipo di strumento si fanno molte discussioni. Potrebbe trattarsi di introdurre un salario minimo e una misura di sostegno per chi ha un reddito troppo basso, una sorta di "in-work benefit". Cosa che peraltro incentiverebbe anche il lavoro regolare. Sotto questo ultimo aspetto, bisogna rimarcare che nel nostro Paese ne beneficia solo il 50% dei lavoratori poveri, rispetto a una media europea che arriva al 65%.
Il nuovo sostegno dovrebbe assorbire l'attuale "Bonus dipendenti" ma anche la disoccupazione parziale, così da arrivare a uno strumento unico, che sarebbe anche di più facile accesso.
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