Il forte rincaro dei prezzi energetici sta provocando durissimi contraccolpi nel mondo delle imprese. La crescita delle bollette, che è avvenuta soprattutto nell'ultima parte del 2021, ha spinto la spesa media delle aziende di costruzione e dei trasporti, fino ad incrementi del 30% rispetto al periodo pre pandemia.
In generale la lievitazione dei prezzi energetici si fa sentire su tutte le imprese, con la sola eccezione di quelle turistiche dove i maggiori costi sono stati "soltanto" del 20%.
Le imprese e il caro prezzi energetici
Il guaio è che le prospettive sono ancora più fosche, visto che nel primo trimestre del 2022 i prezzi evidenziano una crescita del 112% rispetto al primo trimestre del 2019.Secondo l'indagine fatta dal centro studi della CNA, la quasi totalità delle imprese (95%) è certa che l'aumento dei prezzi energetici avrà delle conseguenze sulla propria attività. Poco più della metà delle aziende ritiene che sarà necessaria una revisione dei propri listini prezzi. Ciò vale specialmente per quelle manifatturiere e delle costruzioni.
La crescita dei prezzi energetici innescherà un taglio dei margini di guadagno, secondo il 77,5% del campione intervistato.
Ma c'è anche un 10,6% che ritiene inevitabile una riduzione della produzione.
Molte aziende a rischio sospensione
Peggiori sono ancora le prospettive di ben 200 mila imprese (6,8%), che addirittura prospettano la sospensione della propria attività, a causa dei costi diventati ormai insostenibili. In questo ultimo segmento va evidenziata la posizione delle imprese turistiche, dove la percentuale sale addirittura al 24%, ossia una su quattro.
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Rimedi e problemi
Per arginare gli effetti dell'impennata dei prezzi energetici, il 43,6% delle imprese intervistate prospetta un taglio di altre voci di spesa, mentre il 37% sarà costretto a rinviare gli investimenti che aveva programmato.
E' evidente da questi dati il rischio che la crescita incontrollata dei prezzi energetici possa avere delle ripercussioni forti sulla ripresa economica.
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