venerdì 22 aprile 2022

Lavoro, il biennio di pandemia ha tagliato 55mila posti nella cultura

Il bilancio di due anni di pandemia è negativo sotto molto punti di vista. L'Istituto Nazionale di Statistica ne ha evidenziato alcuni riguardanti le disparità e i divari nell'ambito del lavoro e nell'ambito del benessere.
Sono queste le conclusioni che emergono Rapporto sul benessere equo e sostenibile (BES) che è stato presentato dal Presidente dell'Istat.

Il dato sulla cultura e il lavoro

A causa della pandemia, il lavoro in ambito culturale e creativo è notevolmente ridotto. I segni di questo calo sono stati evidenti nel 2020, ma non si ravvisa alcuna ripresa nel corso del 2021.
Al termine del biennio pandemico, il lavoro in questo settore ha registrato un calo di ben 55 mila unità. In termini percentuali siamo al -6,7% tra il 2019 e il 2021. Si tratta di una contrazione che è più del doppio rispetto al complesso degli occupati (-2,4%).

Meno attenzione alla cultura

Di sicuro hanno inciso le misure di lockdown, che hanno provocato delle restrizioni all'accesso dei luoghi della cultura. Misure che sono state necessarie per contrastare l'avanzata della pandemia. Sotto questo aspetto, è drammatico il dato relativo alla partecipazione culturale fuori casa, che è passata dal 35% del 2019 all'8,3% del 2021

Va anche detto che la spesa dei Comuni per la cultura segna un divario nettamente a vantaggio del Centro-nord.
Occorrono quindi seri investimenti nell'intero sistema scolastico e universitario, per sostenere e potenziare le reti di servizi territoriali per la cultura, così come per lo sport e il tempo libero.

I problemi dell'occupazione femminile

Oltre a quello sul lavoro in ambito culturale, l'Istat evidenzia altri divari che si sono acuiti nei periodo pandemico. Ad esempio il benessere della popolazione femminile. Ci sono stati dei forti arretramenti sia dal punto di vista mentale che per quanto riguarda il lavoro. In special modo le difficoltà maggiori sono state per quelle madri con figli piccoli. Il nodo dell'occupazione, soprattutto delle giovani donne, non è più rinviabile.

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