giovedì 11 agosto 2022

Prezzi al consumo USA, il calo più delle attese spinge Wall Street

I mercati aspettavano con trepidante attesa i dati sui prezzi al consumo USA, e alla fine hanno reagito in maniera più che positiva dopo che è stato reso noto che il rally dei prezzi ha frenato.

Ne hanno fatto invece le spese il dollaro e i rendimenti dei Treasuries.

La discesa dei prezzi al consumo USA

L'inflazione americana nel mese di luglio ha infatti rallentato all'8,5% annuo, mentre è rimasta ferma su base mensile. Si tratta di un rallentamento rispetto al mese precedente (9,1%) ed anche più marcato di quello che ci si aspettava. Inoltre è il decremento congiunturale più marcato dal 2005. 

La discesa dei prezzi al consumo è stata propiziata soprattutto dal calo dei prezzi della benzina.

Cosa significa questo calo

Dal punto di vista dei mercati, la frenata dei prezzi al consumo significa che la Fed potrebbe ammorbidire il suo atteggiamento nei prossimi mesi, decidendo di limare eventuali nuovi aumenti dei tassi di interesse.
Finora i mercati erano certi che a settembre il rialzo dei tassi sarebbe stato di 75 punti base. Dopo che sono stati diffusi i dati sui prezzi al consumo, questa convinzione si è trasferita su una mossa meno aggressiva, nell'ordine di 50 punti base.

Consiglio: se volete negoziare il dollaro americano, studiate le figure più importanti, come ad esempio la candela hanging man trading.

La reazione dei mercati

Questo spiega perché i dati sull'inflazione hanno spinto al ribasso il dollaro, sul quale si sono intensificate le tecniche di scalping 5 minuti.
Ne ha approfittato l'euro, che ha allungato il passo guadagnando fino a quota 1,03. Invece i i tassi dei Treasury statunitensi sono calati. 

La borsa di New York si  messa a correre, visto che una mossa aggressiva della FED viene mal digerita in quanto intensifica i timori di recessione. L'ottimismo di Wall Street ha contagiato tutte le principali piazze azionarie europee.

Va detto però che gli esponenti della banca centrale americana hanno ribadito più volte che un solo calo mensile non basta per cambiare rotta di politica monetaria, servono almeno un paio di ribassi consecutivi.
E questo induce alcuni osservatori alla prudenza.

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