martedì 27 agosto 2024

Lavoro, continua a calare il numero di artigiani nel nostro paese

Il settore dell'artigianato in Italia continua a registrare una emorragia in tutto il territorio nazionale. Questo tipo di lavoro è sempre più difficile da trovare, tanto che la CGIA ritiene che se non si invertirà la tendenza, entro un decennio sarà difficilissimo trovare elettricisti, idraulici e fabbri.

I numeri del lavoro artigiano

Se nel 2012 le unità di lavoro artigiano in Italia erano 1,86 milioni, nel 2023 il numero totale di ora 1,46 milioni. Significa che in poco più di un decennio abbiamo perso circa 400.000 artigiani. Soltanto nell'ultimo anno c'è stata una riduzione di 73.000 unità, secondo i numeri forniti dell'ufficio studi della Cgia, che ha elaborato i dati forniti da INPS e Infocamere.

Un trend inesorabile

Nell'ultimo decennio la discesa del numero di artigiani è stata pressoché ininterrotta. Questo tipo di lavoro ha avuto una piccola resurrezione soltanto nell'anno che ha fatto seguito all'emergenza Covid, visto che tra il 2020 e il 2021 ci furono 2300 unità in più di lavoro. Ma è poca roba rispetto alla tendenza dominante, che nel giro di pochi anni potrebbe rendere introvabili diverse figure professionali.

Peraltro anche il numero di aziende artigiane è in forte diminuzione. Nel 2008 infatti ce n'erano 1,5 milioni, che nel 2023 sono diventate 1,25 milioni (tuttavia la discesa è anche riconducibile ai processi di aggregazione e acquisizione che sono stati numerosi dopo le crisi del 2008 del 2012 e del 2020).

Le motivazioni di questa crisi

L'aspetto che più di tutti sta incidendo su questa tendenza nel mercato del lavoro artigiano è un processo di svalutazione culturale, che negli ultimi decenni stanno avendo le professioni ad alta intensità manuale. Tutto questo ha allontanato i ragazzi da quelle professioni che rappresentano un pezzo della nostra tradizione e delle nostre eccellenze produttive. 

I giovani hanno scarso interesse nei confronti del lavoro manuale, e dal punto di vista politico non è stato fatto molto a livello di programmazione formativa. La conseguenza peraltro è visibile chiaramente nelle aree urbane, dove da tempo è in corso una desertificazione delle botteghe artigiane.

venerdì 23 agosto 2024

Tassi di interesse, Powell annuncia la svolta della Federal Reserve

L'atteso discorso di Jerome Powell al simposio dei banchieri centrali di Jackson Hole non ha deluso le aspettative. Il numero uno della Federal Reserve ha infatti annunciato che la Banca Centrale statunitense è pronta a tagliare i tassi di interesse, e forse lo farà più di una volta nelle prossime riunioni.

Il discorso di Powell sui tassi di interesse

Nel suo intervento in Wyoming, il capo della Banca Centrale Americana ha evidenziato che gli ultimi report danno fiducia che l'inflazione stia scendendo verso il livello obiettivo del 2%. 

Al tempo stesso, l'economia americana, in particolare il mercato del lavoro, sembra chiedere misure di sostegno. Per questo motivo la Federal Reserve intende cominciare a tagliare i tassi di interesse dal meeting di settembre in poi.

Quante sforbiciate?

Il dubbio riguarda il numero e l'ammontare unitario dei tagli ai tassi di interesse. Dal discorso di Powell sembra emergere l'intenzione di effettuare più di una sforbiciata nel corso di quest'anno, anche se il presidente della Federal Reserve afferma che i tempi ed il ritmo dei tagli dipenderanno dai dati in arrivo e dalle prospettive che sono in evoluzione riguardo ai rischi.

L'idea del mercato

Secondo i mercati finanziari, a settembre la sforbiciata potrebbe essere di 25 o 50 punti base, e complessivamente da qui a fine anno il taglio dei tassi di interesse potrebbe essere complessivamente per 100 punti base.

NB. Le decisioni sui tassi di interesse possono provocare turbolenze sui mercati. E' possibile misurarla con la deviazione standard trading volatilità.

Il dollaro sprofonda

Le dichiarazioni di Powell hanno provocato un brusco contraccolpo sul mercato valutario. Il dollaro infatti ha perso decisamente quota dopo gli annunci del presidente della Federal Reserve. L'indice del biglietto verde, che misura l'andamento del dollaro rispetto ad un paniere di valute principale, è sceso sotto quota 101 sui minimi da luglio dello scorso anno.

Il cambio tra euro e dollaro è invece risalito avvicinandosi a quota 1,12, come non succedeva da 13 mesi (si possono negoziare anche le opzioni vanilla su questa coppia). Anche il cambio rispetto alla sterlina ha vissuto un brusco contraccolpo, dal momento che il cross tra le due valute è giunto a livelli che non si vedevano da marzo 2022.

martedì 20 agosto 2024

Denaro, gli italiani continuano ad usare molto il contante

Il legame tra gli italiani ed il contante continua ad essere molto forte, come conferma l'ultimo dato riguardante il denaro grazie ad un report del Centro Studi di Unimpresa. Ogni giorno del 2023 sono stati prelevati dai bancomat circa un miliardo di euro.

Gli ultimi report riguardano l'utilizzo del denaro

Il dato in sé sembra dire poco, ma invece è un'informazione importante se confrontata con l'ammontare dei prelievi giornalieri del 2022. In quell'anno infatti i prelievi complessivi sono stati 350 miliardi di euro, significa quindi che è stato prelevato denaro per un ammontare inferiore al miliardo quotidianamente

Dal 2022 al 2023 la cifra dei prelievi presso il bancomat e quindi cresciuta di 10 miliardi, ossia del 2%. Anche rispetto al 2021 i prelievi sono cresciuti visto che allora furono 352 miliardi in tutto.

Crescono anche i pagamenti digitali

Nonostante l'utilizzo del denaro contante sia ancora molto forte, bisogna dire che anche l'utilizzo della moneta virtuale e dei pagamenti digitali segnano una crescita rispetto all'anno precedente. Queste operazioni infatti sono arrivate a 11.000 miliardi di euro, in prevalenza frutto dell'utilizzo di bonifici che coprono il 94% dell'ammontare totale (il resto sono assegni bancari e circolari, carte di credito e di debito).

Aumenta il numero di tessere

L'incremento di prelievi di denaro contante non argina lo sviluppo della moneta di plastica, che viene utilizzata molto più frequentemente rispetto al passato. Nel 2023 infatti sono state regolate in questo modo circa 426 miliardi di euro di transazioni. Si tratta dell'11,5% in più rispetto all'anno precedente, visto che nel 2022 la cifra si fermò a 382 miliardi di euro.

Una conferma di questo dato arriva anche dalla maggiore diffusione delle tessere in circolazione, che sono arrivate ad oltre 120 milioni tra carte di credito (21 milioni), carte di debito (67 milioni) e carte prepagate (33 milioni). Rispetto al 2022 sono state emesse oltre 5 milioni di carte in più, ossia il 4,5%.
La cosa interessante da notare è che è sempre più frequente l'utilizzo da parte dei minorenni delle carte prepagate per gestire le paghette settimanali (cresciute del 7,1%, ossia 2,1 milioni).

mercoledì 14 agosto 2024

Tasso di interesse, scelta a sorpresa della Nuova Zelanda

Il Comitato di politica monetaria della Reserve Bank of New Zealand ha deciso di effettuare una mossa a sorpresa, abbassando il tasso di interesse. La RBNZ ha effettuato un taglio (il primo da marzo 2020) di 25 punti base, dopo aver mantenuto il livello costante per nove riunioni consecutive.

La scelta della RBNZ sul tasso di interesse

All’inizio di questa settimana, i mercati avevano scontato un taglio del tasso di un quarto di punto vicino al 69%, mentre la maggior parte degli economisti era leggermente propensa a mantenere i tassi.

Il livello del tasso di interesse in Nuova Zelanda scivola così al 5,25%, e probabilmente non sarà l'unica sforbiciata del 2024. La Reserve Bank ha infatti previsto un tasso di interesse del 4,92% entro la fine dell’anno e del 3,85% entro la fine del 2025. I futuri tagli dipenderanno dalle aspettative di inflazione stabile e dal comportamento coerente dei prezzi.

L'andamento dell'inflazione e dell'economia

La mossa della RBNZ trova sfondo nel calo dell'inflazione, che nel secondo trimestre è scesa al 3,3% dal precedente 4%, andando oltre le aspettative del mercato (che immaginava un calo al 3,5%). Ciò alimenta la fiducia che l'inflazione tornerà presto nell’intervallo target dell’1-3% della banca centrale, e per tale motivo la banca centrale ha deciso di dare un maggiore stimolo all'economia. I recenti indicatori economici avevano infatti suggerito che potesse essere necessario un atteggiamento più accomodante per sostenere la crescita e l’occupazione.

NB. Se siete interessati alle novità sul tasso di interesse in Nuoza Zelanda per negoziare il dollaro NZD, potreste trovare interessante conoscere le onde di Wolfe Wave trading.

La reazione del mercato

La decisione della RBNZ ha provocato una scossa sui mercati, dove il dollaro neozelandese è andato giù in picchiata (malgrado la debolezza del dollaro Usa dopo i dati sull'inflazione americana). Molti hanno sfruttato questa occasione per adottare tecniche di scalping 5 minuti sui broker che lo consentono. Il cambio NZDUSD è scivolato di oltre un punto percentuale, arrivando sulla soglia di 0,60. Appena ieri aveva toccato il livello più alto di quasi quattro settimane.
Se la valuta neozelandese si è indebolita, il mercato azionario del paese ha invece corso. L'indice NZX 50 è salito al massimo di 30 mesi di 12534,00 punti.

domenica 11 agosto 2024

Lavoro e intelligenza artificiale, il tema continua a dividere (...e i fatti non aiutano)

Viviamo in una società sempre più incentrata sulla tecnologia, ed in particolar modo avanza costantemente il ruolo dell'intelligenza artificiale. Questo continua ad alimentare i dibattiti circa l'impatto sul mondo del lavoro di questa rivoluzione tecnologica incessante.

La IA e i riflessi sul mercato del lavoro

Il dibattito viene condotto da due posizioni per molti versi diametralmente opposte, ma che poggiano su argomentazioni ugualmente valide.

Chi sostiene la rivoluzione della IA, evidenzia che il suo impatto sul mercato del lavoro sarà molto relativo. I vantaggi dell'automazione di quei compiti ripetitivi si legano anche alla riduzione degli errori umani, senza tralasciare la funzione di supporto H24 e le più efficienti capacità di monitoraggio delle condizioni di lavoro. Quindi sono tanti e importanti i benefici per la salute e la sicurezza dei dipendenti.

Le argomentazioni di chi è contro...

Chi è contrario alla rivoluzione tecnologica legata all'intelligenza artificiale, dà maggiore enfasi sui pericoli legati al sempre più massiccio utilizzo dell'IA. Il primo fra tutti è senza dubbio la sostituzione del lavoro umano con quello fatto dai computer. In sostanza, l'intelligenza artificiale finirà per creare possibilità occupazionali per chi sa quanti lavoratori.

Un caso concreto che fa discutere

È evidente che il tema dell'intelligenza artificiale non mette ancora tutti d'accordo. E neanche gli esempi concreti servono a ridurre le distanze tra sostenitori e oppositori. Il timore più grande è che la rivoluzione tecnologica venga utilizzata come pretesto per effettuare massicci tagli al personale per ragioni puramente economiche e di profitto.

Un esempio eclatante è stato quello del colosso dei videogiochi Keywords Studios, che ha deciso di tagliare una parte della forza lavoro nonostante il settore videoludico stia continuando a crescere. L'azienda americana ha parlato di necessità organizzative legate ai risultati in calo. Ma credere a questa versione, visto che parliamo di un'impresa da 2,3 miliardi di euro, risulta complicato. Il sospetto dei sindacati è che dietro il pretesto di facciata, si nasconda da semplice esigenza di tagliare i costi il più possibile per aumentare la redditività e quindi l'appeal sul mercato della società.

martedì 6 agosto 2024

Tasso di interesse, la RBA australiana conferma ancora il 4,35%

Le turbolenze sui mercati di questi giorni hanno spinto ancora di più la Reserve Bank of Australia (RBA) a non cambiare il suo programma. Così l'istituto centrale ha deciso di lasciare invariato il tasso di interesse al 4,35% (il massimo degli ultimi 12 anni), come si aspettavano gli analisti.
Il comitato ha inoltre mantenuto il tasso sui saldi di regolamento del cambio al 4,25%.

La scelta di confermare il tasso di interesse

La RBA sta mantenendo il costo del denaro su questo livello da novembre scorso, quando lo alzò per l'ultima volta. Da allora, per 6 riunioni consecutive ha deciso di congelarlo. 

La banca centrale evidenzia che l'inflazione è diminuita dal picco del 2022, poiché il tasso di interesse più elevato ha contribuito ad avvicinare domanda e offerta aggregate all'equilibrio. Tuttavia la RBA resta comunque preoccupata poiché è ancora al di sopra dell’intervallo target del 2-3%, soprattutto a causa dei persistenti costi dei servizi.

Non si escludono altri rialzi

Secondo la RBA, "le prospettive economiche sono incerte", come evidenziato dalla lenta crescita del PIL, dall’aumento del tasso di disoccupazione e dall’intensa pressione su molte imprese. Inoltre i dati recenti hanno dimostrato che il processo di "ritorno dell'inflazione al target è lento e accidentato".
Per questo il consiglio ha ribadito la necessità di restare vigili sui rischi di inflazione, senza escludere o escludere nulla poiché si baserà sui dati. Non esclude quindi ulteriori aumenti del tasso di interesse per controllare l'inflazione.

NB. Anche per negoziare il dollaro australiano occorre scegliere bene i parametri Stocastico 5 3 3 o 20 14, per dare maggiore efficacia ai trade.

La reazione del mercato

Dopo la decisione della RBA, il dollaro australiano non si è mosso granché. Il cambio AUDUSD resta su 0,65, per via dei crescenti timori di una recessione negli Stati Uniti (l'Aussie è assai sensibile all'andamento dell'economia e alla domanda di materie prime). 

Lunedì, il dollaro australiano è crollato fino a toccare il minimo di 0,635 dollari prima di recuperare quasi tutte le perdite. La valuta australiana ha trovato supporto nelle aspettative secondo cui la Federal Reserve dovrà tagliare i tassi di interesse in modo più aggressivo, ma questo non basta per sperare di vedere un pattern di inversione candlestick.
Nel frattempo il rendimento dei titoli di stato australiani a 10 anni è salito al 4%.

giovedì 1 agosto 2024

Commercio, gli italiani piangono la riduzione dei negozi di prossimità

Nel corso degli ultimi anni si sta diffondendo un fenomeno importante nel mondo del commercio, quello della desertificazione dei negozi di prossimità. La desertificazione delle attività commerciali colpisce tutto il territorio nazionale.
Tuttavia da una recente indagine di Confcommercio, emerge che gli italiani preferiscono vivere in una zona ricca di negozi di prossimità.

L'indagine sul mondo del commercio

Secondo il sondaggio effettuato da Confcommercio, quasi 9 persone su 10 indicano come fattore importante nella scelta del quartiere dove vivere la presenza di negozi. Soltanto una persona su 10 invece preferisce vivere in un'area puramente residenziale, dove il commercio è pressoché assente e non ci sono negozi di prossimità.

Forse può interessare: in 3 mesi spariti 4 negozi ogni ora.

L'importanza dei negozi

Non solo. La maggior parte degli intervistati ritiene che la presenza di negozi in prossimità della propria residenza, finisce per aumentare anche il valore stesso dell'immobile fino addirittura ad un 20%, in quelle zone dove ci sono ancora molti negozi.
Al contrario, in quelle zone dove è in corso la desertificazione del commercio, gli intervistati ritengono che il prezzo del valore possa andare calando fino a 15%.

L'umore e la desertificazione

Il sondaggio fa emergere anche un sentimento negativo che accompagna la consapevolezza della desertificazione commerciale. Infatti quattro persone su cinque dichiarano di provare un senso di tristezza di fronte all'avanzare di questo fenomeno, perché ritengono che incide negativamente sulla qualità della vita.
Addirittura una persona su cinque ipotizza di cambiare la propria zona di residenza, nel caso in cui questo fenomeno dovesse ulteriormente aggravarsi.

Differenze tra grandi centri e piccoli paesi

Riguardo alla percezione del fenomeno, emergono interessanti differenze a seconda che la desertificazione commerciale colpisca i grandi centri o i piccoli centri. Nel primo caso infatti viene percepita come una situazione di progressivo degrado nella qualità della vita, mentre nel secondo caso la principale percezione è quella di un ambiente che economicamente offre meno opportunità di lavoro e minori occasioni di socialità.

Il ruolo sociale dei negozi

Un altro aspetto interessante che emerge dal sondaggio è che la presenza di negozi viene considerata anche come un fattore di grande rilevanza sociale. Infatti rappresentano anche occasioni di incontri e rafforzano il senso di appartenenza alla comunità. Inoltre aiutano a migliorare l'attenzione verso le persone più fragili e hanno anche un ruolo di presidio per la sicurezza del territorio.