venerdì 28 marzo 2025

Economia italiana impantanata nella stagnazione da più di 20 anni

C'è un fenomeno che da oltre vent'anni caratterizza l'economia italiana. Inquietante a dir poco. La nostra crescita è troppo lenta se non addirittura assente. Questo è il risultato di molteplici fattori che concorrono a creare un circolo vizioso difficile da interrompere.

I numeri difficili sull'economia italiana

I dati di fatto dicono che l'Italia, dopo il boom economico vissuto dall'uscita dalla guerra, non ha più saputo reggere quella espansione veemente del prodotto interno lordo. Era normale aspettarsi una progressiva frenata, ma purtroppo si è andati ben oltre. Infatti dalla crisi finanziaria del 2008 e la crisi del debito sovrano del 2011-2012, la nostra economia si è impantanata, mentre altri Paesi hanno saputo recuperare rapidamente i loro livelli di crescita.

I problemi della nostra economia

Quali sono i fattori che frenano l'economia italiana? Il primo dato che invita a riflettere è senza dubbio quello relativo al lavoro. Il nostro tasso di occupazione è notevolmente più basso della media Europea. Da noi meno di due italiani su tre ha un lavoro. Inoltre l'invecchiamento demografico (abbiamo un tasso di natalità tra i più bassi d'Europa) impedisce un ricambio generazionale adeguato, che è un fattore necessario per la crescita a lungo termine dell'economia. A tutto questo si aggiunge poi una produttività che ristagna, perché se da noi è aumentata dello 0,2% a partire dal 1995, mentre in Francia e in Germania questa percentuale sale al 16%.

Il ruolo della formazione e dell'istruzione

Un fattore estremamente importante per il successo di un'economia è l'istruzione e la formazione dei suoi giovani. Noi siamo penultimi nell'Unione Europea in quanto a percentuale di laureati, e tra i peggiori paesi riguardo alla formazione continua. Senza un capitale umano adeguatamente formato è difficile portare avanti un economia, e ancor meno creare opportunità di innovazione.

La fuga dei giovani talenti

È anche vero però che bisogna pure creare un terreno fertile per i nostri giovani talenti. Un paese nel quale i salari sono stagnanti da oltre 30 anni, dove la meritocrazia è merce rara e la pressione fiscale aumenta sempre non può che produrre una conseguenza, ossia un plotone di venticinquemila laureati che ogni anno lasciano il nostro paese per cercare migliori opportunità all'estero. E se un paese soffre di una costante emorragia di talenti, difficilmente vedrà la sua economia fiorire

lunedì 24 marzo 2025

Investitori, ecco gli eventi in focus durante la settimana

Dopo la scorpacciata di riunioni delle banche centrali, questa settimana gli investitori torneranno a concentrarsi soprattutto sui dati macroeconomici e sugli sviluppi a livello geopolitico.

L'appuntamento negli USA per gli investitori

Il dato macroeconomico più rilevante di questi giorni sarà senza dubbio il rapporto PCE negli Stati Uniti, relativo al mese di febbraio. Dopo che i membri del comitato di politica monetaria della Fed hanno ridotto le loro proiezioni sulla crescita e aumentato quelle sull'inflazione, il dato PCE (ancor più il dato core) diventa molto importanti per gli investitori.  

Le previsioni indicano un possibile aumento dello 0,3%, lo stesso registrato il mese precedente. Si prevede inoltre che la spesa personale sia rimbalzata in modo forte. 

In ogni caso questi dati incideranno sull'andamento del dollaro, con l'Index che nell'ultima settimana si è assestato verso 103,5 (si può vedere l'andamento del biglietto verde rispetto alle altre valute grazie agli opzioni binarie broker Europa).

Il quadro geopolitico

Altrettanto importante saranno le novità che giungeranno dal fronte geopolitico. Trump ci ha abituati a continui cambi di rotta riguardo ai dazi, e la scadenza del 2 aprile si avvicina per le sue tariffe reciproche. C'è la questione della Pace in Ucraina ancora tutta da definire, con gli investitori che oscillano tra l'ottimismo e il pessimismo a giorni alterni.

Il calendario economico in Europa

Nel vecchio continente l'appuntamento più atteso dagli investitori e quello con i dati flash PMI. Ci si aspetta un'ulteriore espansione del settore dei servizi. Alcuni paesi inoltre rilasceranno i dati sull'inflazione
Sempre nel vecchio continente sono previste le riunioni di politica monetaria di Norvegia, Repubblica Ceca e Ungheria
Nel Regno Unito invece il cancelliere Reeves fornirà l'aggiornamento economico a metà settimana, mentre la sterlina britannica scambia a meno di $ 1,30 (dati Pocket Option nuovo link). 

Il resto del mondo

Grande attenzione per quanto accadrà in Cina, dove ci saranno le pubblicazioni sugli utili delle più grandi aziende del paese del Dragone, oltre agli aggiornamenti di bilancio delle banche statali. Nel frattempo, in Giappone verranno rilasciate le stime flash PMI per il mese di marzo e il CPI di Tokyo, che potrebbe fornire indicazioni sui tempi riguardo al prossimo aumento dei tassi da parte della Bank of Japan.

mercoledì 19 marzo 2025

Vendite online, i farmaci sono tra i prodotti più richiesti

Dopo alcuni anni di assestamento post-Covid, le vendite online di farmaci hanno ripreso a crescere, tanto che facendo un confronto con i dati del 2019, il volume è salito di oltre il 60%.

Post-lockdown e vendite

Durante il periodo della pandemia c'era stato un aumento delle vendite di tutti i prodotti su internet, a causa dei lockdown che hanno costretto le persone a rivedere le loro abitudini di spesa, e soprattutto per l'impossibilità di recarsi fisicamente nei luoghi di acquisto. 

Anche per il settore farmaceutico questo incremento è stato sostenuto, con un vero e proprio boom fino al 2021. Ciò ha provato anche un'accelerazione del processo di trasformazione digitale della farmacia.

Il nuovo boom

Subito dopo la crisi pandemica la situazione si era tuttavia stabilizzata. Fino all'ultimo anno, quando c'è stata una nuova forte crescita delle vendite online di farmaci: nel 2024 è stata del 31% rispetto al 2023. C'è stato un maggior numero di utenti coinvolti, un maggior tempo di navigazione sulle pagine dei siti di shopping online, un maggior numero di pagine visitate in media e un maggiore coinvolgimento degli utenti.

L'identikit della frequentatore delle farmacie online

Il pubblico delle farmacie online è prevalentemente femminile (due terzi degli utenti è donna) ed è di giovane età (la fascia più attiva è quella compresa tra i 25 e 44 anni, pari al 47% dei visitatori). Il traffico proviene in prevalenza da accessi diretti o dalla ricerca organica (assieme fanno l'89% delle fonti di traffico) mentre in questo ambito il ruolo dei social rimane abbastanza marginale (appena 0,25%).
La maggior parte delle ricerche - circa il 70% - viene fatta tramite device mobile, nonostante le applicazioni dedicate siano considerate poco sviluppate dagli analisti e poco apprezzate dagli utenti, come dimostra che la maggior parte non supera un punteggio di 3,7 su 5.

I player del settore

La cosa interessante da sottolineare è che il mercato delle farmacie online si presenta abbastanza polarizzato. Ci sono infatti pochi marchi molto famosi che dominano la scena e le ricerche on-line. Gli eRetailer con punti vendita fisici invece fanno fatica ad emergere. Basta pensare che nelle ricerche su Google il primo eRetailer si trova soltanto al quarto posto.

mercoledì 12 marzo 2025

Tassi di interesse, sforbiciata di 25 punti base in Canada

La riunione di politica monetaria della banca centrale del Canada si è conclusa come da previsioni. L'istituto centrale del paese nordamericano ha deciso di effettuare un altro taglio dei tassi di interesse per 25 punti base, portandoli così al 2,75%. 
Ma il percorso futuro della politica monetaria canadese adesso si fa molto incerto.

La decisione della BoC sui tassi di interesse

Per la settima riunione consecutiva la Bank of Canada decide quindi di dare una sforbiciata ai tassi di interesse. Da quando ha cominciato il ciclo di allentamento monetario a giugno del 2024 l'istituto ha effettuato tagli per 225 punti base.

La mossa della banca centrale si giustifica con il rallentamento della pressione inflazionistica, che si è stabilizzata attorno all'obiettivo del 2%. Tuttavia i responsabili di politica monetaria canadesi ritengono che di qui a breve ci sarà una fiammata dell'inflazione, per via della fine dei crediti di imposta durante il mese di marzo.

Le preoccupazioni sulla guerra commerciale

Il grosso problema sottolineato dalla banca del Canada e dal suo governatore Macklem è la battaglia dei dazi contro gli Stati Uniti. Le tariffe imposte da Donald Trump (entrate in vigore oggi) e la risposta canadese possono innescare un conflitto commerciale dannoso per tutti, secondo l'opinione della banca centrale canadese. Le conseguenze potrebbero essere forti tanto sull'inflazione, che tornerebbe a crescere, che sulla situazione economica del Canada che al momento rimane solida ma potrebbe subire brutti contraccolpi se l'escalation con i vicini Stati Uniti dovesse proseguire.

NB. Il dollaro canadese può essere negoziate anche sui broker opzioni binarie No ESMA.

Prospettive

Proprio per via di questo stato di incertezza, il percorso futuro riguardo ai tassi di interesse rimane ancora in bilico. La Banca Centrale del Canada prenderà le sue decisioni in relazione a come si svilupperanno le tensioni commerciali e alle conseguenze che si avranno su l'inflazione, perché la priorità dell'istituto è garantire la stabilità dei prezzi.

La reazione del mercato

Dopo la riunione dell'istituto centrale, il dollaro canadese ha comunque guadagnato quota rispetto a quello americano. Il cambio USDCAD è sceso sotto 1,44, allontanandosi così dai massimi di un mese toccati pochi giorni fa (con diversi segnali di ipervenduto utilizzando i parametri stocastico 5 3 3 o 20 14). 
Secondo gli investitori del mercato valutario, la Banca Centrale del Canada effettuerà altri 50 punti di tagli ai tassi di interesse nel corso di quest'anno.

martedì 11 marzo 2025

Tasse, il 2024 è stato un anno record per la lotta all'evasione

Lo scorso anno è stato raggiunto in Italia un nuovo record assoluto per quanto riguarda i fondi recuperati dalla lotta all'evasione. Ben 33,4 miliardi di euro sottratti alle tasse sono stati recuperati dallo Stato.

I numeri sulla lotta all'evasione dalle tasse

I dati sono stati forniti dall'Osservatorio sui conti pubblici italiani, che danno evidenziato che i fondi recuperati dall'agenzia delle entrate derivano per 26,3 miliardi da importi dovuti direttamente allo Stato, mentre 7,1 miliardi di tasse sono stati riscossi dall'agenzia delle entrate per conto di altri enti (INPS, INAIL e comuni).

La cifra recuperata rappresenta un record assoluto per il nostro paese, ed anche volendo calcolare l'importo netto (escludendo i condoni) gli incassi restano i più alti di sempre. Perfino in termini reali ed anche in confronto al prodotto interno lordo, i recuperi delle tasse avvenuti nel 2024 raggiungono risultati mai visti prima.

Un trend confortante

E' cosa ben nota che l'evasione fiscale sia uno dei problemi più spinosi che riguarda il nostro paese. L'aspetto incoraggiante è che negli ultimi anni si assiste ad un trend crescente delle somme recuperate, con la sola eccezione del periodo 2020-2021, quando a causa delle restrizioni da Covid alcune attività di recupero erano risultate più difficoltose.

La maggiore capacità dello Stato di recuperare soldi sottratti alle tasse discende non soltanto dal maggiore impegno profuso dall'agenzia delle entrate, ma anche da un terreno normativo che consente maggiori e più efficaci controlli. In proposito, ricordiamo la norma contro le partite IVA "apri e chiudi", che ha consentito di terminare quasi 5.900 imprese di questo tipo. Tra le norme che hanno favorito il recupero delle somme sottratte alle tasse c'è anche la rottamazione quater.

Misure ordinarie e non

In generale, grazie alle misure straordinarie (come appunto la rottamazione delle cartelle) sono stati recuperati quasi sei miliardi. Peraltro da queste misure si ottiene un incasso fortemente scontato rispetto al dovuto (in media il 72,2%). Il grosso invece deriva dalle misure ordinarie, grazie alle quali sono stati recuperati 27,7 miliardi, l'importo più alto dal 2017.

giovedì 6 marzo 2025

Prezzo del petrolio, brusco calo dopo la decisione dell'OPEC+

Aumenta la pressione sul prezzo del petrolio, che va in discesa dopo la decisione dei produttori OPEC+ di procedere agli aumenti previsti dal mese di aprile e anche per via dei timori sulle prospettive della domanda globale a causa della guerra dei dazi.

La scelta dell'OPEC+ e i prezzi del petrolio

Un colpo forte al mercato è stata senza dubbio la decisione dei paesi dell'OPEC+ di andare avanti con il programma di aumento della produzione, nonostante i prezzi del petrolio sul mercato siano bassi. L'OPEC+ ha deciso di alzare il livello della produzione di 138.000 barili al giorno a partire dal mese di aprile, e punta a ristabilire il livello produttivo di 2,2 milioni giornalieri entro il 2026.

La decisione presa un paio di giorni fa rappresenta una svolta recente visto che era dal 2022 che non veniva deciso dal cartello un incremento dell'output. All'epoca venne deciso di tagliare la produzione di 5,85 milioni di barili al giorno, ossia il 5,7% dell'offerta globale, per sostenere i prezzi.

NB. Se volete negoziare il petrolio, potete sfruttare anche app con bonus senza deposito sul trading.

Il timore degli effetti di una guerra dei dazi

Nelle settimane scorse il presidente statunitense Donald Trump aveva fatto pressioni sull'organizzazione e sull'Arabia Saudita affinché lavorassero per ridurre il prezzo del petrolio tramite un aumento della tua disponibilità sul mercato.

Il cartello dei produttori tuttavia ha precisato che il programma di aumenti graduali della produzione non è irremovibile, e potrebbe essere sospeso o addirittura invertito in base alle condizioni di mercato. In particolare, un motivo di dibattito all'interno del OPEC+ è stato il timore che la guerra dei dazi innescata da Trump possa complicare le prospettive di mercato, provocando un rallentamento dell'economia globale e quindi della domanda di petrolio.

In calo Brent e WTI

La scelta dell'OPEC+ di alzare il livello di produzione ha immediatamente avuto ripercussioni sui prezzi del petrolio, che sono andati fortemente in discesa. Il Greggio WTI è scivolato verso i 67 dollari al barile, portando il calo di prezzo complessivo di quest'anno al 5%. Anche il Brent perde quota e si sta avvicinando alla soglia dei 70 dollari al barile (fonte dati eToro). Entrambi i benchmark del mercato si aggirano attorno ai minimi di 4 mesi.

Nel frattempo, i dati dell'API hanno mostrato che gli inventari grezzi statunitensi sono diminuiti di 1,5 milioni di barili la scorsa settimana, superando il pareggio previsto da 0,3 milioni di barili.

lunedì 3 marzo 2025

Importazioni di pesce straniero sempre più in crescita e il made in Italy è a rischio

Da un po' di tempo a questa parte c'è una tendenza pericolosa che riguarda il mercato del pesce. Le importazioni di prodotti stranieri sono il costante aumento, tanto che nel 2024 hanno stabilito un nuovo record, secondo dati resi noti da Coldiretti.

I numeri sulle importazioni

Lo scorso anno sul mercato italiano è giunto circa 1,1 miliardi di chili di pesce dall'estero, tra prodotti freschi, congelati e lavorati. Una vera e propria invasione che ha relegato il prodotto italiano a soltanto il 10% come quota sul mercato.

L'accelerazione del trend

Va detto che questa tendenza preoccupa visto che l'importazione di pesce straniero va avanti da diversi decenni, ma solo in tempi recenti ha raggiunto livelli preoccupanti. Se quarant'anni fa il pescato straniero che giungeva l'Italia era pari circa al 30% del totale, mentre oggi come detto siamo arrivati al 90%
Nei nostri mari si pescano circa 130 milioni di chili di pesce ogni anno, mentre con le importazioni giungono oltre 840 milioni di chili tra fresco e congelato. A questi poi bisogna aggiungere anche il pesce trasformato. L'invasione straniera di fatto ha reso saturo il mercato, creando un grosso problema al mercato ittico locale.

I problemi del settore

Il fenomeno delle importazioni di pescato straniero è frutto di alcune criticità che finiscono per penalizzare il made in Italy. Anzitutto l'etichettatura poco chiara riguardo al paese di origine del pescato. Infatti anziché riportare l'esatta indicazione del paese di provenienza, viene indicata una zona di cattura con un codice. Ad esempio "Fao37" sta ad indicare che il pesce è stato catturato nel Mediterraneo. Ma è obiettivamente complicato per un consumatore capire realmente che cosa sta comprando.

Quando poi si acquista il pesce presso un ristorante, ci si fida del ristoratore e comunque nella stragrande maggioranza dei casi non si chiede mica di osservare l'etichetta del prodotto che viene servito. Un altro problema riguarda la scarsa conoscenza dei consumatori riguardo al pescato locale, che li rende molto vulnerabili a comportamenti fraudolenti, volti a spacciare un pesce straniero meno costoso per un prodotto locale.