giovedì 6 marzo 2025

Prezzo del petrolio, brusco calo dopo la decisione dell'OPEC+

Aumenta la pressione sul prezzo del petrolio, che va in discesa dopo la decisione dei produttori OPEC+ di procedere agli aumenti previsti dal mese di aprile e anche per via dei timori sulle prospettive della domanda globale a causa della guerra dei dazi.

La scelta dell'OPEC+ e i prezzi del petrolio

Un colpo forte al mercato è stata senza dubbio la decisione dei paesi dell'OPEC+ di andare avanti con il programma di aumento della produzione, nonostante i prezzi del petrolio sul mercato siano bassi. L'OPEC+ ha deciso di alzare il livello della produzione di 138.000 barili al giorno a partire dal mese di aprile, e punta a ristabilire il livello produttivo di 2,2 milioni giornalieri entro il 2026.

La decisione presa un paio di giorni fa rappresenta una svolta recente visto che era dal 2022 che non veniva deciso dal cartello un incremento dell'output. All'epoca venne deciso di tagliare la produzione di 5,85 milioni di barili al giorno, ossia il 5,7% dell'offerta globale, per sostenere i prezzi.

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Il timore degli effetti di una guerra dei dazi

Nelle settimane scorse il presidente statunitense Donald Trump aveva fatto pressioni sull'organizzazione e sull'Arabia Saudita affinché lavorassero per ridurre il prezzo del petrolio tramite un aumento della tua disponibilità sul mercato.

Il cartello dei produttori tuttavia ha precisato che il programma di aumenti graduali della produzione non è irremovibile, e potrebbe essere sospeso o addirittura invertito in base alle condizioni di mercato. In particolare, un motivo di dibattito all'interno del OPEC+ è stato il timore che la guerra dei dazi innescata da Trump possa complicare le prospettive di mercato, provocando un rallentamento dell'economia globale e quindi della domanda di petrolio.

In calo Brent e WTI

La scelta dell'OPEC+ di alzare il livello di produzione ha immediatamente avuto ripercussioni sui prezzi del petrolio, che sono andati fortemente in discesa. Il Greggio WTI è scivolato verso i 67 dollari al barile, portando il calo di prezzo complessivo di quest'anno al 5%. Anche il Brent perde quota e si sta avvicinando alla soglia dei 70 dollari al barile (fonte dati eToro). Entrambi i benchmark del mercato si aggirano attorno ai minimi di 4 mesi.

Nel frattempo, i dati dell'API hanno mostrato che gli inventari grezzi statunitensi sono diminuiti di 1,5 milioni di barili la scorsa settimana, superando il pareggio previsto da 0,3 milioni di barili.

lunedì 3 marzo 2025

Importazioni di pesce straniero sempre più in crescita e il made in Italy è a rischio

Da un po' di tempo a questa parte c'è una tendenza pericolosa che riguarda il mercato del pesce. Le importazioni di prodotti stranieri sono il costante aumento, tanto che nel 2024 hanno stabilito un nuovo record, secondo dati resi noti da Coldiretti.

I numeri sulle importazioni

Lo scorso anno sul mercato italiano è giunto circa 1,1 miliardi di chili di pesce dall'estero, tra prodotti freschi, congelati e lavorati. Una vera e propria invasione che ha relegato il prodotto italiano a soltanto il 10% come quota sul mercato.

L'accelerazione del trend

Va detto che questa tendenza preoccupa visto che l'importazione di pesce straniero va avanti da diversi decenni, ma solo in tempi recenti ha raggiunto livelli preoccupanti. Se quarant'anni fa il pescato straniero che giungeva l'Italia era pari circa al 30% del totale, mentre oggi come detto siamo arrivati al 90%
Nei nostri mari si pescano circa 130 milioni di chili di pesce ogni anno, mentre con le importazioni giungono oltre 840 milioni di chili tra fresco e congelato. A questi poi bisogna aggiungere anche il pesce trasformato. L'invasione straniera di fatto ha reso saturo il mercato, creando un grosso problema al mercato ittico locale.

I problemi del settore

Il fenomeno delle importazioni di pescato straniero è frutto di alcune criticità che finiscono per penalizzare il made in Italy. Anzitutto l'etichettatura poco chiara riguardo al paese di origine del pescato. Infatti anziché riportare l'esatta indicazione del paese di provenienza, viene indicata una zona di cattura con un codice. Ad esempio "Fao37" sta ad indicare che il pesce è stato catturato nel Mediterraneo. Ma è obiettivamente complicato per un consumatore capire realmente che cosa sta comprando.

Quando poi si acquista il pesce presso un ristorante, ci si fida del ristoratore e comunque nella stragrande maggioranza dei casi non si chiede mica di osservare l'etichetta del prodotto che viene servito. Un altro problema riguarda la scarsa conoscenza dei consumatori riguardo al pescato locale, che li rende molto vulnerabili a comportamenti fraudolenti, volti a spacciare un pesce straniero meno costoso per un prodotto locale.