martedì 27 marzo 2018

Borsa, i negoziati USA-Cina riaccendono Wall Street

Dopo giorni di debolezza e incertezze, la Borsa di New York ha vissuto un lunedì da leoni chiudendo in netto rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato il 2,84% a 24.202,60 punti, l'S&P 500 il 2,72% e il Nasdaq Composite il 3,26%. La scossa è arrivata dall'avvio dei negoziati tra Usa e Cina per evitare l'introduzione di eccessive misure protezionistiche e quindi innescare una guerra commerciale globale. Un evento che avrebbe un impatto forte sull'intera crescita economica. La Repubblica Popolare Cinese avrebbe offerto un'apertura del proprio mercato agli Stati Uniti, distendendo così gli animi. In precedenza anche il Segretario USA Steve Munchin aveva fatto sapere di essere ottimista sulla possibilità che venga raggiunto un accordo tra Stati Uniti e Cina.

L'andamento in Borsa

Dopo aver vissuto la peggior performance settimanale degli ultimi due anni, i mercati statunitensi quindi si rialzano. Da sottolineare specialmente il viaggio dello S&P 500. L'indice americano ha chiuso a quota 2658,55 (+2,72%), ovvero a un livello che non si vedeva da agosto 2015. I prezzi sono riusciti a sfruttare il supporto offerto in area 2585 dalla media mobile a 200 giorni per rimbalzare con decisione e recuperare completamente le perdite di venerdì. Come detto però il recupero è stato diffuso. Anche il Nasdaq 100 ha recuperato l'1,89 per cento. Molto bene anche il Dow Jones (+1,76%).

Il clima positivo non ha però contagiato l'Europa. Milano alla fine ha perso l'1,24% con la debolezza del settore bancario (Mps in primis). Seduta negativa anche per le altre Borse Ue: Londra chiude in rosso dello 0,48%, Parigi cede lo 0,57% e Francoforte lo 0,83%. Nel corso della notte, invece il volo di Wall Street ha contagiato le borse asiatiche. Tokyo fa segnare un netto rialzo, l'indice Nikkei chiude con +2,65% a 21.317 punti. Il Topix invece fa anche meglio, guadagnando il 2,74% a 1.717 punti. Bene anche Seul (+0,61%) e Shanghai (0,40%), mentre Shenzhen viaggia con un +1,48% e Taiwan con un +1,35%.

sabato 24 marzo 2018

Wall Street, la caduta non è solo colpa di Facebook

Il pesante scivolone che Wall Strett ha avuto negli ultimi giorni non può essere giustificato solo con lo scandalo Facebook. Se così fosse stato, il crollo non avrebbe riguardato l'intero listino ma soprattutto i titoli tecnologici. E invece non è stato solo l'indice Nasdaq a cadere in picchiata (perdita dell'1,84% a quota 7.344,24 punti), bensì tutti gli indici azionari di riferimento. Il Dow Jones qualche giorno fa ha infatti perso l'1,35% scendendo a quota 24.610,91 punti. Malissimo anche l'indice S&P 500 che è sceso giù dell'1,42% a quota 2.712,92 punti.

E' chiaro che proprio il Nasdaq sia stato quello più colpito dalle vendite. Sfruttando il grafico Renko MT4 strategia trading system si vede chiaramente quanto pesante è stata la caduta. Del resto la questione Facebook era troppo grossa per non avere ripercussioni fortissime. Il ribasso della quotazione del social network ha però agito come aggravante, più che da fattore scatenante. Il quadro complessivo infatti era già deteriorato. In sostanza, anche se su Facebook non si fosse abbattuta alcuna bufera, probabilmente Wall Street comunque avrebbe accusato forti perdite.

I motivi del calo di Wall Street

Ma perché? I motivi alla base del sell off che abbiamo visto facendo trading paypal postepay Plus500 eToro sono diversi. In primo luogo ha agito il riacuirsi delle tensioni per la possibile guerra commerciale tra gli Stati Uniti e Cina. Il mercato è molto sensibile a questi temi, per cui l'effetto è stato immediato e forte. C'è poi da aggiungere il non perfetto stato di salute dell'amministrazione Trump. Nell'ultimo periodo molti membri del board se ne sono andati o sono stati mandati via, e altri consiglieri si sussurra che abbiano già un piede già fuori dalla porta. Questo trasmette un solo messaggio forte a Wall Street: instabilità politica. Che poi si aggiunge anche alla instabilità economica. Infatti gli ultimi dati macro in arrivo dagli USA hanno confermato che la marcia della locomotiva non è più così impetuosa come qualche tempo fa.

Tutti questi fattori messi assieme hanno innescato una delusione dei mercati, e quindi determinato il crollo di Wall Street. Anche perché comunque visto il periodo di gloria dal quale è reduce la Borsa USa, fare una caduta era molto più semplice che continuare la crescita.

giovedì 22 marzo 2018

Tasse ai colossi del web, Bruxelles esamina due proposte

Bruxelles accelera la discussione sulla tasse ai colossi del web. La Commissione europea ha reso noto che esistono due proposte tecniche per imporre una stretta fiscale ai giganti del digitale. Attualmente le multinazionali di internet fatturano montagne di denaro ma pagano poco o nulla di tasse, dal momento che in modo astuto hanno deciso di domiciliare le proprie sedi legali in paradisi fiscali. Il punto è che le norme attuali non consentono agli Stati membri di tassare le web company attive in Europa, se la loro presenza fisica nella UE è minima o addirittura nulla.

L'iter sulle tasse ai colossi del web

tasse colossi webAd ogni modo, le due proposte della Commissione verranno valutate nel corso della cena che si terrà oggi a Bruxelles. Il Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo comincerà così a orientarsi riguardo alla introduzione di questa misura, che nascerà soprattutto per impulso di Francia, Germania, Italia e Spagna.

L’opposizione è invece guidata da Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Cipro. Si tratta di paesi dove spesso risiedono queste multinazionali e che in molti casi in cambio di ridottissime tasse ai colossi del web hanno ottenuto in cambio la creazione di migliaia di posti di lavoro. La loro intenzione è quella di rinviare ad altri organismi internazionali - come Ocse e G20 - la discussione sul tema, consci del fatto che in questo caso i tempi si dilaterebbero moltissimo.

Dall'altra parte operò ci sono i paesi schierati in prima fila contro i colossi del web, che potrebbero cavalcare l’irritazione dei cittadini europei per le bassissime imposte pagate dai giganti del mondo digitale, sfruttando il meccanismo Ue della “cooperazione rafforzata” per cominciare da soli la battaglia. Quest'ultima prevede di imporre tasse ai colossi del web in base alla "presenza digitale" sul posto se si hanno introiti superiori a 7 milioni di euro, più di 100 mila utilizzatori o più di 3 mila contratti per servizi via internet. In pratica verrebbe utilizzato come sistema di imponibilità il luogo dove risiedono i consumatori e gli utilizzatori. L'alternativa più "rapida" è quella di imporre una tassa temporanea del 3% sul fatturato sul posto.

martedì 20 marzo 2018

Brexit, schiarita importante che dà la spinta alla sterlina

Arriva una piccola schiarita sul fronte dei negoziati per la Brexit. Anche se rimane ancora da sciogliere il nodo riguardo l'Irlanda, è stato raggiunto un accordo tra Gran Bretagna ed UE circa i diritti dei cittadini e il conto che Londra dovrà pagare per l'addio all'Eurozona. C'è quindi un clima di maggiore fiducia circa il buon esisto dei negoziati, che andranno avanti fino al 29 marzo 2019.

La reazione dopo la novità sulla Brexit


Le novità riguardo alla Brexit hanno già innescato una reazione degli investitori sul mercato. Chiaramente il primo asset che ha risentito di questo evento è il cambio tra l’euro e la sterlina inglese. La coppia Eur-Gbp è scivolata sotto la soglia di 0,88 per la prima volta dallo scorso 28 febbraio. L'Indicatore Parabolic Sar trading system evidenzia l'inizio di una mosa che potrebbe essere ribassista. Se osserviamo il quadro tecnico di questa coppia di valute, vediamo che da metà settembre 2017 il rapporto di cambio si sta mantenendo all'interno di un intervallo compreso tra i supporti statici di area 0,8730-0,8740 e le resistenze a circa 0,90.

Al di là della notizia sulla Brexit, c'è un dato tecnico molto importante da osservare: è stato violato il supporto dinamico fornito sul grafico giornaliero dalla trend-line che congiunge i minimi del 25 gennaio, quelli dell'8 e 26 febbraio 2018. Come sappiamo, la violazione di un livello di supporto potrebbe significare che il mercato è pronto per andare in discesa.

Per questo motivo non è affatto da escludere che nelle prossime ore oppure nei prossimi giorni potrebbe esserci la giustificazione per implementare una strategia ribassista di medio termine. Di conseguenza, occorrerà anche fare delle opportune valutazioni riguardo altre coppie, tenendo presente la tabella correlazioni forex strategia e valute correlate. Se vi fosse un rimbalzo tecnico in area 0,8840-0,8850, si potrebbero fare delle valutazioni per posizionarsi short, con un obiettivo di prezzo verso quota 0,8656 e successivamente 0,8471.

giovedì 15 marzo 2018

Wall Street, fase Toro incessabile. C'è chi ha guadagnato il 7000% in 9 anni

Dal giorno in cui scoppio la crisi, la borsa di Wall Street iniziò a precipitare verso il fondo, fino a che l'indice S&P 500 non giunse in poco tempo a toccare il minimo di 666 punti. Era il 6 marzo del 2009 e quel giorno segnò la peggiore ondata di sell off dai tempi della Grande Depressione. Da quel momento però iniziò una risalita graduale e ininterrotta. Talmente costante che dopo 9 anni di mercato Toro il valore dell'indice si è quadruplicato. Talmente forte che ci sono alcuni titoli che hanno messo su un guadagno del 2000% e oltre. In sostanza sono cresciuti di venti volte il valore originale.

Quello che impressione è il fatto che la presenza del mercato toro a Wall Street sia stata davvero imbattibile. Si tratta del secondo più lungo periodo della storia. E' riuscito a sopravvivere a tutte le paure e shock che hanno scosso in questi ultimi anni i mercati. Non lo hanno frenato gli uragani, le guerre, gli shutdown governativi, la crisi dei debiti sovrani in Europa, gli attacchi terroristici e neppure le minacce di guerre nucleari.

I super-Tori di Wall Street

Tra i vari titoli che hanno avuto delle performance stellari troviamo nomi scontati, come Amazon o NVIDIA. Oppure anche Netflix, che del mercato Toro è stato il vero e proprio titolo simbolo. Il suo rialzo è stato quasi del 6.000%. Però ci sono anche molti titoli ignoti alla maggioranza che hanno avuto un guadagno scioccante. Come GGP, una società di Chicago specializzata nel real estate destinato alla distribuzione commerciale. Il suo guadagno è stato incredibile: 7.500%. Se qualcuno ha investito solo 1000 dollari all'epoca, oggi ne avrebbe 75mila. E' un caso limite, visto che questa società all'epoca era pure sull'orlo del fallimento, e solo dopo tanta fatica e diverse iniezioni di capitale s'è rimessa in moto. Più "ordinario" è stato il percorso di United Rentals, che affitta macchinari e strumenti per l’edilizia. Qui la crescita è stata spontanea, ed è valsa una salita del 6.150%.

Ma cosa potrebbe mai fermare questa corsa dei Tori di Wall Street? Vale un principio sostenuto da molti: i mercati toro non muoiono di vecchiaia, ma di eccessi. Per adesso di questi eccessi non si vede traccia, per cui è probabile che la corsa dell'azionario USA andrà ancora avanti.

martedì 13 marzo 2018

Cambio euro-dollaro, il movimento rimane ancora laterale

Sembra imprigionato dentro uno stretto canale, il cambio euro-dollaro. La coppia più scambiata sul mercato valutario si sta muovendo in modo sostanzialmente laterale all’interno del canale 1,23-1,2340. Al momento peraltro non sembra ci siano grandi scosse all'orizzonte che potrebbero farlo fuori uscire da questa banda. Ad ogni modo il quadro tecnico della coppia è di difficile lettura, e ciò induce alla prudenza molti trader.

Il quadro tecnico del cambio euro-dollaro

Esaminiamo il quadro tecnico del cambio euro-dollaro, dopo aver letto la guida come usare plus500 web trader. Si vede che le spinte al rialzo sono state ostacolate da una resistenza molto solida in area 1,2455-1,25. Allo stesso tempo quando emergono delle spinte ribassiste, esse finiscono per infrangersi sul supporto statico a 1,2250 (trend-line rialzista unendo i low di aprile e ottobre 2017, partito da aprile 2017 dopo l’affermazione di Macron alle presidenziali francesi). Al momento si conferma quindi lo stato d’indecisione del mercato.

Il focus dei trader si sposta adesso sui dati riguardanti l'inflazione americana. Nel frattempo, sul versante EUR la mancanza di nuovi driver fondamentali uniti al rischio di rappresaglie dell'UE alle tariffe commerciali statunitensi continuano a pesare negativamente sulla valuta comune. Inoltre, anche le aspettative sui commenti accomodanti che il presidente della BCE dovrebbe esternare domani mantengono un freno al rialzo.

Insomma, sembra che ci sia ancora un po' di tempo per dedicarsi a come e quale broker scegliere come migliore prima di avere l'occasione buona per entrare sul mercato. Ad esempio se sul cambio euro-dollaro vi fosse un breakout di 1,2335. Oppure al contrario una discesa sotto 1,23, che fornirebbe un segnale più strutturale in ribasso. A quel punto il cambio Eur/usd potrebbe proseguire la discesa con maggiore decisione.

domenica 11 marzo 2018

Banche, in arrivo nuove regole dalla Commissione Europea

Si preannunciano giorni intensi sul fronte delle banche. A metà della prossima settimana infatti la Commissione europea presenterà una proposta riguardo sul trattamento dei crediti in sofferenza, i "non performing loans" (NFP). La proposta concerne i requisiti di capitali che verranno richiesti alle banche per far fronte a queste sofferenze nel credito, e anticipa l’addendum alle linee guida della vigilanza della Banca centrale europea. La Commissione Europea chiederà in sostanza agli istituti di credito di avere dei livelli minimi di accantonamento coerenti con le esposizioni deteriorate.

Le richieste di Bruxelles alle banche

Rispetto alle richieste che arriveranno dalla BCE, quelle formulate da Bruxelles sono più "morbide", dal momento che saranno applicate solo ai nuovi prestiti e non allo stock passato. Le disposizioni proposte dalla Commissione dunque, saranno meno stringenti di quelle della Bce.

Questo spartiacque temporale rappresenta un bene sopratutto per le banche italiane, che sono afflitte da un grave problema riguardo ai NFP. Bruxelles quindi riconosce che agire con regole retroattive significherebbe imporre un brusco colpo ai bilanci degli istituti, che comunque stanno facendo un percorso importante proprio per ridurre la presenza di NFP nei loro bilanci (l'Italia ad esempio li ha ridotti di un quarto).

Secondo quanto emerge, la richiesta di Bruxelles dovrebbe prevedere degli accantonamenti progressivi da fare nel giro di otto anni per i crediti deteriorati garantiti da collaterali. I crediti che invece non sono garantiti da collaterali, prevedono accantonamenti da fare in due anni. Nella giornata di mercoledì la Commissione presenterà un rapporto proprio sulla riduzione degli NPL, dal quale emergerà proprio il risultato positivo che sta ottenendo lo sforzo compiuto dalle banche. Inoltre sempre mercoledì la Commissione adottare anche le sue indicazioni per la creazione di Bad Bank nazionali e una direttiva che mira a facilitare la creazione di un mercato secondario dei NPLs a livello di Ue.

venerdì 9 marzo 2018

Economia Messicana, sollievo dopo l'esclusione di Trump dai dazi commerciali

Sono giorni caldissimi per l'economia messicana e per la sua valuta. La decisione di Trump di introdurre dei dazi pesanti sulle importazioni di acciaio (25%) e alluminio (10%) ha fatto tremare buona parte dei suoi "vicini di casa", messicani inclusi. La parziale schiarita è arrivata però quando Trump ha escluso Messico e Canada dall'applicazione delle tariffe. The Donald si è inventato la tariffa flessibile, da accordare ai «veri amici» dell'America. Quelli che secondo lui sono "equi sia sul piano commerciale che su quello dell'alleanza militare".

Le ultime sull'economia messicana

Mentre il presidente degli Stati Uniti formalizzava i dazi, il Messico e altri 10 paesi hanno firmato la Trans-Pacific Partnership. Si tratta di un accordo commerciale che creerà la terza più grande zona commerciale. Trump ritirò gli Stati Uniti dai negoziati un anno fa. Restano in piedi invece i negoziati per il NAFTA, dall'esito dei quali dipenderà anche una futura esenzione dai dazi per alcuni paesi (Messico incluso).

La reazione dei mercati è stata positiva per il peso, come abbiamo visto nella lista broker regolamentati Consob. La coppia USD / MXN ha toccato il minimo dal 26 febbraio, dopo un rally al ribasso. La coppia di valute ha prima raggiunto il massimo giornaliero, ma alcune ore dopo la conferma del contenuto dell'ordine di Trump l'ha fatta scivolare a 18.61.

Nel frattempo l'economia messicana a conosciuto alcuni dati macro interessanti. L'indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,38% a un tasso annuo del 5,34% a febbraio, il più basso in un anno. L'IPC core è aumentato del 4,27% rispetto a un anno fa. Il tasso annuale continua a rallentare, ma è ancora al di sopra della fascia-target che va dal 2% al 4%. Il prossimo incontro della banca centrale è il 12 aprile. Dopo aver letto una guida broker dukascopy ECN come funziona, abbiamo visto che dal punto di vista tecnico la coppia USD / MXN mostra un tono ribassista a brevissimo termine. Tant'è che questa mattina ha toccato il minimo settimanale a 18,61.

mercoledì 7 marzo 2018

Dazi commerciali, Trump va avanti ma Cohn si dimette dall'incarico

La guerra dei dazi commercali miete una prima vittima. Si tratta del Capo consigliere economico del Presidente Trump, ovvero Gary Cohn che si è dimesso. La scelta di dire addio è dovuta al fatto che Cohn è un grande sostenitore della politica commerciale liberale e si è sempre schierato contro il protezionismo. Da qui la scelta di tagliare con l'attuale amministrazione USA. Cohn - ex banchiere di Goldman Sachs - che è stato l’architetto principale della riforma fiscale tanto voluta dal presidente americano, quella che portato ad un taglio netto delle tasse alle aziende e mandato Wall Street ai livelli massimi di sempre. Per questo motivo la decisione di andarsene è politicamente un brutto colpo per Trump.

La tensione sui dazi commerciali

dazi commerciali trumpRicordiamo che settimana scorsa il presidente americano ha annunciato la volontà di introdurre dazi commerciali molto pesanti per le importazioni di acciaio e alluminio. La firma della stretta di Trump è ormai attesa entro la settimana. Questa mossa ha alzato notevolmente il livello della tensione tra gli USA e le altre due principali potenze economiche mondiali, Cina e Unione Europea. Il numero due della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha minacciato una risposta forte da parte della UE ("L'Europa non starà seduta a guardare"), e secondo alcune indiscrezioni l'Eurozona starebbe già lavorando alle contromosse. Potrebbe trattarsi di tariffe del 25% su 3,5 miliardi di dollari su alluminio, abiti e vari prodotti industriali made in USA.

Per adesso Trump sembra voler andare avanti come un treno, anche gran parte dell’establishment del partito repubblicano americano esprime grande preoccupazione. L'inquilino della Casa Bianca avrebbe lasciato intendere che l'addio di Cohn non cambierà i propri piani sul fronte dazi. Del resto ha ribadito che «le guerre commerciali non sono così male», sottolineando che verranno messi «dei dazi commerciali su acciaio e alluminio, non abbiamo altra scelta per proteggere i nostri lavoratori e le nostre imprese. Per decenni altri Paesi si sono avvantaggiati a discapito degli Stati Uniti, ora basta».

lunedì 5 marzo 2018

Mercato azionario, le elezioni si abbattono su Mediaset

L'effetto elezioni si è abbattuto anche sul mercato azionario, e in special modo sul titolo Mediaset. Il contesto generale è stato caratterizzato da un sentiment negativo, a causa dell'incertezza generata dall'esito delle elezioni politiche 2018. Non si capisce chi e come potrebbe dare un governo stabile al paese. E questo chiaramente si avverte anche sui mercati.

Tra i vari asset ce n'è uno che in particolar modo ha sofferto questa situazione, ovvero il titolo Mediaset. Nel mercato azionario ha avuto un calo del 6,2%, con un andamento al ribasso durante tutta la giornata, come visto sui migliori broker online affidabili. La società televisiva fondata dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha pagato proprio il deludente risultato dell'ex premier. La sua coalizione nel complesso ha più voti di tutti, ma il Cavaliere ha perso la leadership interna a favore della Lega. Questo spiega il tracollo delle azioni (l'azienda oggi è governata dal figlio di Berlusconi). Quasi sempre infatti le alterne vicende politiche del Cavaliere hanno poi avuto un riflesso sul titolo Mediaset, per una regola non scritta che un Berlusconi debole si traduca in problemi per il Biscione.

Le ripercussioni sul mercato azionario

Se prendiamo il grafico dell'andamento di Mediaset sul mercato azionario, si vede chiaramente che è crollato fin dall'apertura degli scambi. E' infatti scivolato al di sotto di quota 3 euro. chi sa come tracciare supporti e resistenze trading ha visto anche infrangere un livello di supporto interessante. Se analizziamo l'andamento intraday del titolo Mediaset, si può individuare a quota 2,869 euro il livello di minimo raggiunto oggi in Borsa.

Va detto che se Mediaset è andata malissimo, c'è pure chi ha fatto peggio nel mercato azionario. Ad esempio BPER Banca e Banco BPM. Il primo titolo ha perso il 7,55% mentre l'istituto nato dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano è andato in discesa del 6,55%. Ad ogni modo sui mercati azionari la sensazione è che i veri effetti delle elezioni sulle quotazioni si vedranno solo tra qualche giorno, quando si capirà quali saranno gli scenari possibili del prossimo futuro Governo italiano.

sabato 3 marzo 2018

Lavoro, schiarita su Embraco: licenziamenti congelati per il 2018

La vicenda relativa all'azienda Embraco si aggiorna con una notizia parzialmente positiva per il lavoro. E' stato congerlato per tutto il 2018 il licenziamento dei 497 lavoratori (su 537 dipendenti) dello stabilimento di Riva di Chieri. Per il momento i dipendenti continueranno a lavorare ad orario ridotto, dal momento che l’azienda non ha bisogno di utilizzare la piena capacità degli impianti. Ma comunque verranno pagati a stipendio pieno. Anche se è un risultato provvisorio, è già tanto visto quel che è successo negli ultimi tempi. La multinazionale brasiliana infatti aveva deciso di dismettere lo stabilimento italiano in provincia di Torino dove si producono compressori per frigoriferi Whirlpool.

Le prospettive sul lavoro

lavoro embracoSi apre quindi una prospettiva di sopravvivenza per l'impresa e del lavoro in essa, visto che esiste anche un impegno a favore della reindustrializzazione del sito di Riva di Chieri. Verranno coinvolti il fondo di reindustrializzazione del Cipe e ci sarà l’attivazione di un fondo per evitare la delocalizzazione. In questa fase lavoreranno il ministero dello Sviluppo economico, attraverso Invitalia, e la stessa Embraco. La direzione intrapresa è quella di trovare un investitore in grado di garantire la reindustrializzazione del sito produttivo. Invitalia selezionerà nuovi investitori in grado di garantire la continuità produttiva e occupazionale della fabbrica a Riva di Chieri, in Piemonte. Si è guadagnato del tempo, quindi.

L'Embraco ha commentato così la vicenda: "Rimaniamo impegnati a lavorare, nelle prossime settimane in stretta collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori e con le istituzioni per finalizzare un accordo legalmente sostenibile e nei migliori interessi di lungo periodo per tutto il personale coinvolto". Dalla parte dei sindacati, si spera che dopo la copertura salariale piena prevista per il 2018, ci sia una soluzione anche dal 1 gennaio 2019 in modo che nessun lavoratore venga cacciato contro la sua volontà.

giovedì 1 marzo 2018

Economia britannica di nuovo sotto pressione. Domani parla la May

Sono due giorni molto interessanti per l'economia britannica. Oggi ci sono i dati sui settori dell'edilizia e dei servizi, mentre domani è atteso un discorso chiave sulla Brexit da parte del primo ministro Theresa May, oltre che un intervento del governatore della BoE Carney. Sono tutti eventi che potranno incidere sull'andamento della sterlina sui mercati valutari. Dopo alcune forti mosse al ribasso questa settimana, la discesa del cambio con l'euro (EUR / GBP) ha frenato mercoledì, dal momento che un euro debole si è contrapposto a una sterlina ancora più debole.

Un rapporto di produzione del Regno Unito moderatamente migliore del previsto per febbraio ha tenuto a galla il pound. Se osserviamo il calendario di uno qualunque dei miglior broker di trading online autorizzati possiamo vedere i dati. L'indice manifatturiero di febbraio IHS Markit è sceso di 10 punti base a 55,2, in calo rispetto al mese precedente. Tuttavia gli analisti si aspettavano anche peggio. Si tratta del terzo mese consecutivo di declino dell'indice, sebbene questo sia il calo più blando dei tre.

I dati macro e l'economia britannica

Dopo questo report circa l'economia britannica, la sterlina è stata quotata a 1,3755 rispetto al dollaro USA, dopo aver invertito una lieve perdita. Invece il tasso di cambio dalla sterlina all'euro, come riportato sulla miglior piattaforma di opzioni binarie, è salito di poco a 0,8865. Va anche detto che i dati di giovedì arrivano anche dopo una raffica di altre notizie cupe per il Regno Unito, l'economia e la sua valuta. I prezzi delle case nel Regno Unito sono scesi a febbraio, dopo una lieve ripresa a gennaio. I dati sui mutui mostrano che l'economia del Regno Unito è cresciuta più lentamente di quanto si pensasse in precedenza. La ONS inoltre afferma che la crescita economica del Regno Unito è stata dello 0,4% durante l'ultimo trimestre, non dello 0,5% precedentemente ipotizzato. Anche il ritmo annuale di crescita è stato rivisto al ribasso, dall'1,8% all'1,7%.

Tutto ciò è importante per la sterlina perché potrebbe avere un impatto sulla Bank of England e il suo modo di approcciare in futuro alla politica monetaria. In sostanza, è molto in dubbio che l'economia britannica sarà in grado di sostenere un altro aumento dei tassi di interesse (dopo quello di 25 punti base di novembre).