mercoledì 27 febbraio 2019

Valore aggiunto generato dalle ecoindustrie? Secondo ISTAT è 36 miliardi

La produzione di beni e servizi che sono finalizzati alla protezione dell'ambiente e la gestione delle risorse naturali, ha generato un valore aggiunto pari a 36 miliardi di euro. Questo dice l'Istat, che per la prima volta ha diffuso le stime riguardo al business delle "eco-industrie", tramite il report “Il conto dei beni e servizi ambientali – Stima del valore delle attività del settore delle ecoindustrie” per gli anni 2014-2017.

I dati sul valore delle ecoindustrie

La produzione interessata è solo quella "market", ovvero quella che viene venduta sul mercato. Non è quindi stata considerata l'attività non market, cioè quelle svolte in proprio da imprese, istituzioni o famiglie. Nel 2017 il valore della produzione ha superato i 77 miliardi, crescendo dell’1,9% rispetto all’anno precedente. Il valore aggiunto generato dalle ecoindustrie è cresciuta dello 0,9% dal 2016 al 2017, e pesa per il 2,3% sul valore aggiunto complessivo dell’economia del Paese. Sempre nel 2017 il settore delle ecoindustrie ha avuto un ottimo effetto sul mercato del lavoro. Infatti c'è stato un significativo incremento anche delle unità di lavoro a tempo pieno impiegate: in complesso sono state 386mila (+0,5% rispetto al 2016).

L'analitica dei settori

Nell'ambito delle ecoindustrie, il settore che presenta la quota più alta di valore aggiunto (65%) è quello della produzione di beni e servizi destinati alla gestione delle risorse naturali (ovvero riduzione del prelievo di risorse dall'ambiente e altre azioni per la conservazione e il mantenimento degli stock). L'altra componente del valore aggiunto (il 35%) è quella relativa a prodotti destinati prioritariamente alla protezione dell'ambiente (ovvero attività di prevenzione, riduzione o eliminazione dell'inquinamento ambientale). In termini di produzione, i due settori - Gestione delle risorse naturali e Protezione dell'ambiente - sono quasi equivalenti, con il primo che pesa per il 50,7%.

Nel periodo 2014-2017 i prodotti che hanno registrato la maggiore espansione sono quelli provenienti da agricoltura biologica e dai servizi di recupero dei materiali per il riciclaggio e di risanamento dell'ambiente (inclusi nel raggruppamento delle attività di protezione del suolo). Riguardo alle unità di lavoro, sono prevalentemente impiegate dal settore per la produzione di prodotti per la protezione dell'ambiente (52,2%).

lunedì 25 febbraio 2019

Dollaro canadese, partenza sprint sui mercati valutari

Il dollaro canadese ha cominciato con uno sprint intenso la settimana di contrattazioni contro euro, aussie e sterlina. Nei confronti di queste monete il loonie ha guadagnato oltre i 2 punti percentuali.

La corsa del dollaro canadese

Negli ultimi giorni la spinta al dollaro canadese è arrivata dalla prospettiva di una tregua più lunga tra USA e Cina, visto che il Canada esporta molte materie prime e la sua economia potrebbe trarre vantaggio da un miglioramento delle prospettive per il commercio globale. Il presidente statunitense ha annunciato che la scadenza di inizio marzo per l’applicazione di tariffe più elevate sulle importazioni cinesi sarà ritardata proprio alla luce degli ultimi sviluppi positivi delle trattative. Inoltre un'altra spinta è arrivata dal petrolio (principale prodotto di esportazione canadese), vista l'ascesa del greggio Brent che qualche giorno fa ha centrato nuovi massimi da novembre, e si è mantenuto attorno quota 67 dollari.

Altro fattore di sostegno sono i dati macro, che si possono vedere sul calendario economico di tutti i siti Forex Trading online gratis. I dati diffusi venerdì scorso dallo Statistics Canada hanno evidenziato un calo dell vendite al dettaglio - scese dello 0,1% a $ 50,4 miliardi - che tuttavia si è dimostrato più modesto delle previsioni (0,3%). Questo dato più incoraggiante finirà anche per riflettersi positivamente sul PIL canadese.

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La banca centrale del Canada

Per completare il quadro riguardo al dollaro canadese, va detto che la banca centrale ha avvertito che il percorso dei tassi di interesse rimane "incerto" (sono invariati all'1,75% dallo scorso ottobre). Giovedì il governatore della Banca del Canada (BOC) Stephen Poloz ha ribadito osservazioni precedenti secondo le quali le mosse dei tassi dipenderanno dai dati economici. Per ora, Poloz ritiene che il livello di inflazione inferiore all'1,75% sia sufficiente per stimolare l'economia.

venerdì 22 febbraio 2019

Lavoro, si riduce la Cassa integrazione, migliora il saldo assunzioni-cessazioni

Gli ultimi rapporti sul lavoro resi noti dall'osservatorio INPS evidenziano alcune note positive sul fronte occupazionale italiano.

Lavoro e cassa integrazione

Il primo rapporto dell'INPS riguarda la Cassa Integrazione Guadagni con i dati di gennaio 2019. Si evidenzia un calo delle numero di ore di cassa integrazione rispetto all'anno scorso, di circa il 12,3%. Il numero di ore complessivamente autorizzate è giunto a 15.156.683.

Nel dettaglio, sono aumentate le ore autorizzate per gli interventi di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, mentre è diminuita il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria, così come quella in deroga.
Nel mese di dicembre 2018 sono state presentate 124.734 domande di NASpI e 1.456 di DIS-COLL. Nello stesso mese sono state inoltrate 822 domande di ASpI, miniASpI, disoccupazione e mobilità, per un totale di 127.012 domande, segnando una diminuzione dello 0,5% rispetto a dicembre 2017.

Lavoro e precariato

Il secondo rapporto riguarda il precariato, con riferimento al periodo gennaio-dicembre 2018. Sotto questo punto di vista è positivo il saldo tra assunzioni e cessazioni (pari a +431.246, di poco inferiore a quello del corrispondente periodo del 2017). Le assunzioni sono state 7.424.293, con un aumento del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2017, le cessazioni sono state 6.993.047, in aumento rispetto all’anno precedente (+6%).

Si conferma inoltre la preferenza dei datori di lavoro per i rapporti di apprendistato e la trasformazione dei rapporti a termine in rapporti a tempo indeterminato. Infatti tra gennaio-dicembre 2018 le assunzioni effettuate nel settore privato sono state 7.424.293, di più rispetto all'anno scorso. Per quanto riguarda le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, c'è stato un forte incremento pari al 76,2%. Risultano in diminuzione i rapporti di apprendistato confermati alla conclusione del periodo formativo (-13,1%).

martedì 19 febbraio 2019

Mercati, la Consob smaschera altri tentativi di frode

Ogni giorno che passa, nasce sempre un nuovo scammer là fuori nell'etere, e l'autorità italiana di vigilanza dei mercati, la Consob, deve sempre stare in guardia.

La vigilanza sui mercati

Per chi non lo sapesse, lo "scam" è un tentativo di truffa pianificata di solito con l'invio di mail, nelle quali si promettono grossi guadagni in cambio di somme di denaro da anticipare. L'evoluzione più recente dello scamming si indirizza soprattutto verso il mercato del trading online. Persone senza scrupoli che tentano di rubare denaro a uomini e donne di tutto il mondo. E siccome è un continuo nascere e proliferare di questi episodi, la Consob periodicamente deve intervenire.

Questo lunedì l'autorità di regolamentazione dei mercati italiana, ha adottato nuovi provvedimenti contro alcune società che propongono scambi di valute e criptovalute. Società dal nome molto simile a colossi affidabili del mondo finanziario o con i migliori siti trading online affidabili, con i quali però nulla hanno a che vedere.

Ecco gli scammer di questa settimana

Il primo si chiama First BTC FX, che si spaccia per una sussidiaria della First Global UK. In realtà non lo è per niente. Sono truffatori che gestiscono il sito Web utilizzano il numero della Companies House del rivenditore, in modo da darsi una immagine sofisticata. Un altro si chiama Goldman CFD... e non ci vuole molto a capire che prova a sfruttare la somiglianza con la nota compagnia Goldman Sachs. Anche in questo caso non esiste nessuna attinenza tra le due situazioni. Alcuni di questi promettono di offrire segnali di trading gratis sicuri, ma è una bufala. 

Infine c'è la WinCapitalPro, broker con sede nelle Isole Marshall, un paese ampiamente noto per il suo meraviglioso settore dei servizi finanziari. Nella pagina "Chi siamo" di questo broker non c'è nessuna indicazione sulle persone che gestiscono l'intermediazione, e tutto sembra maledettamente simile a un caso analogo di un broker smascherato alle Isole Marshall, che poi si è rivelato essere gestito da un gruppo di ucraini che operavano da Kiev e da un certo numero di altre città nel paese dell'Europa orientale.

domenica 17 febbraio 2019

Investimenti pubblici e privati, in Italia sono calati del 23% in dieci anni

Il crollo degli investimenti pubblici e privati nel nostro paese ha toccato cifre da allarme rosso. Nel decennio che va dal 2007 al 2017, il calo è stato del 23%. Il dato - già di per sé pesante - fa ancora più riflettere se pensiamo che il resto d'Europa ha avuto una diminuzione di appena 4,6%. Cinque volte meno che da noi.

Il crollo degli investimenti

A rivelare questi dati sono i recenti report di Eurostat e Istat. Ad agosto invece l'OSCE aveva parlato di 8,1 miliardi di investimenti pianificati in Italia e successivamente cancellati (ai quali potrebbero adesso aggiungersi quelli della TAV Torino-Lione). Negli ultimi anni la marcia col freno a mano dell'Italia si contrappone a quella impetuosa di altri paesi come Germania, Francia e Regno Unito. Dal 2015 loro hanno iniziato a recuperare gli investimenti in grandi opere persi con la crisi. E lo hanno fatto al doppio (e oltre) della velocità rispetto all’Italia, cioè spendendo tra pubblico e privato poco sopra e poco sotto i 10 miliardi di euro l’anno.

Confindustria ha evidenziato come nel nostro paese ci siano ben 27 grandi opere bloccate, con una ricaduta sull’economia di 86 miliardi (e circa 400 mila posti di lavoro). In dieci anni gli investimenti nel solo settore pubblico sono scesi dal 3% all’1,9% del Pil. I consumi delle famiglie e il loro reddito disponibile sono inferiori rispettivamente dell’1,9% e dell’8,8% rispetto a dieci anni fa.

Come uscire dal tunnel

Senza investimenti, è difficile far ripartire una economia. Non è casuale, visti tali numeri, che l’Italia non ha ancora recuperato la perdita di Pil provocata dalla grande crisi globale del 2008. E’ ancora di circa il 4% sotto il livello pre-crisi. Molti altri paesi invece sono già usciti dal tunnel. Occorre quindi mettere in campo azioni anticicliche di sostegno agli investimenti, all’innovazione e al lavoro. Serve quanto prima rimettere in moto tutti i cantieri e gli investimenti, anche privati, già decisi e finanziati, perché limitarsi a sostenere i consumi non basta a rimettere in moto un’economia in recessione. E la nostra ci è ufficialmente entrata poche settimane fa.

giovedì 14 febbraio 2019

Recessione, Germania salva per un soffio. Euro ancora debole

L'Italia rimane l'unico paese in recessione della Zona Euro. I dati resi noti questa mattina hanno confermato che la Germania è in grande difficoltà, ma ha comunque evitato la recessione per uno zero virgola.

UE e rischio recessione

Secondo i dati resi noti dall'Ufficio federale di statistica di Wiesbaden, il Pil reale tedesco nel quarto trimestre è rimasto invariato, dopo il -0,2% del periodo luglio-settembre. Ciò basta per evitare di finire in recessione tecnica (come era invece accaduto al nostro paese). Ma resta il fatto che l'economia tedesca è piatta, con una crescita zero che peserà sul 2019 appena iniziato, e con una performance che è peggiore rispetto alla media dell’Eurozona.

Nel resto d'Europa infatti la crescita del Pil è stata di +0,2%. Su base tendenziale, e dunque a confronto con il 4° trimestre del 2017, il PIL dell’Eurozona ha registrato una progressione dell’1,2%. Anche in questo caso gli analisti non avevano previsto variazioni percentuali del prodotto interno lordo europeo e sono stati pertanto accontentati dall’odierna rilevazione.

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A mandare la Germania a un passo dalla recessione, è stato anzitutto il rallentamento della domanda internazionale, che è stata compressa dalle tensioni USA-Cina sul fronte dazi. Pesa inoltre il complesso adeguamento dell'industria dell'auto ai più rigidi standard europei di emissione dei motori diesel.

La reazione dei mercati


I mercati hanno reagito in modo blando a questo report, anche perché era atteso. Come si può osservare sulle migliori piattaforme trading demo gratis, la valuta unica europea sta comunque risentendo dei numeri tedeschi sulla Pil del quarto trimestre, e prosegue una fase di accentuata debolezza contro il dollaro (a sua volta rassicurato dalla lettura in linea alle attese dell’inflazione Usa di gennaio). Nelle prime sei settimane del 2019 la valuta unica europea si è deprezzata di circa 2% nei confronti del biglietto verde, e continua a oscillare verso la soglia di 1,13, livello psicologico importante.

martedì 12 febbraio 2019

Turismo, gli italiani fanno più pernottamenti, ma la vacanza si accorcia

L'Istat ha fotografato le abitudini dei cittadini residenti in Italia, per quanto riguarda il turismo (riferito all'anno 2018). E ci sono alcuni aspetti molto interessanti che emergono dai dati.

Le nostre abitudini sul turismo

Nel dettaglio, si stima che i viaggi con pernottamento effettuati dai residenti in Italia nel corso dello scorso anno siano stati 78 milioni e 940 mila. Un valore notevolmente in crescita rispetto all'anno precedente, visto che parliamo quasi del 20% in più (peraltro anche l'anno scorso c'era stato un incremento rispetto all'anno precedente). Se il turismo ci porta sempre più a dormire fuori casa, calano però i giorni complessivi da dedicare al viaggio. La durata media infatti è scesa a 5,5 notti (5,7 per vacanza e 4,1 per lavoro), per un totale di 432 milioni di pernottamenti (+13,5%). Tuttavia per il terzo anno di fila sono in crescita le vacanze lunghe (oltre 4 notti), anche se il vero boom riguarda i brevissimi viaggi di lavoro (+57,7%).

Dove si va e come si prenota

E le destinazioni? Il turismo porta gli italiani sempre più ad esplorare la nostra terra. Il 79,3% dei viaggi infatti ha come destinazione principale località nazionali (+16,7%). Le mete privilegiate per il turismo sono Puglia ed Emilia Romagna per le vacanze lunghe (tipicamente estive) e Trentino Alto Adige per quelle invernali. Il turismo primaverile fa emergere la Toscana, che è pure meta preferita per le vacanze brevi. Chi invece decide di andare all'estero, lo fa quasi sempre nel resto della UE (+31,4%), dove sono gettonate Francia e Spagna. Quei pochi che invece vanno fuori dalla UE, preferiscono gli Stati Uniti, sia per le vacanze lunghe (2,4%) sia per i viaggi di lavoro (3,9%).

Per la sistemazione nelle località meta di turismo, nonostante sia sempre preoccupante il rischio di truffe delle vasa vacanza, la preferenza va agli alloggi privati. Questo vale specialmente per le vacanze lunghe (61,1% dei viaggi, 64,5% delle notti). Gli alberghi sono invece privilegiati per i viaggi di lavoro (77,7% dei viaggi e 59,9% delle notti). La prenotazione dei viaggi avviene direttamente nel 56,2% dei casi, mentre il 36,5% si muove ancora senza prenotazione. Solo il 6,6% si muove tramite agenzia. Continua a crescere l'utilizzo di internet per effettuare le prenotazioni (dal 31,8% nel 2014 al 46,0% nel 2018).

domenica 10 febbraio 2019

Scambi finanziari, la Cboe global Inc evidenzia una cresacita a gennaio 2019

Cboe Global Markets Inc, una delle più grandi holding di scambi valutari al mondo, ha reso noti i dati riguardanti i volumi di negoziazione di gennaio 2019, che sono stati davvero importanti.

Dati sugli scambi CboE a gennaio 2019

cboe global marketsSotto la spinta di una forte volatilità, la piattaforma FX spot istituzionale (una delle migliori piattaforme trading Forex online) ha registrato un volume di scambi totali di $ 799 miliardi, in crescita del 19% su base mensile rispetto a $ 671 miliardi nel dicembre 2018. Va tuttavia precisato che la cifra di scambi risulta comunque inferiore a quella registrata anno su anno, visto che rispetto a gennaio 2018 è stata del 14% minore (all'epoca fu 937 miliardi di dollari).

A spingere verso l'alto le contrattazioni è stato l'aumento della volatilità, soprattutto dopo il rientro dal periodo vacanziero post-Natalizio, quando c'è stato un incremento di acquisto e vendita di valute nei principali centri istituzionali.
Rispetto al mese di dicembre, la sede di negoziazione istituzionale Cboe ha registrato volumi medi giornalieri di trading pari a 36,3 miliardi di dollari, in aumento dell'8,3% su base mensile rispetto ai 33,5 miliardi di dollari del dicembre 2018. Su base annua invece, Cboe FX ha evidenziato una performance più debole del -15% ($ 42,6 miliardi l'anno precedente).

Va aggiunto che il clima vissuto dai mercati a gennaio non è stato positivo. Le crescenti tensioni geopolitiche, le preoccupazioni per la guerra commerciale tra USA e Cina e la prospettiva che la crescita economica globale si sia avvicinata al suo picco, hanno penalizzato alcuni asset finanziari. Gli indicatori di volatilità hanno evidenziato che le coppie di valute principali hanno abbandonato la modalità di attesa vista a dicembre, dove sono state bloccate in fasce di prezzo abbastanza strette.

Crypto ETF Developments

Di recente Cboe è stata impegnata nella proposta di approvazione alla Securities and Exchange Commission (SEC), della proposta di ETF (Bitcoin Exchange Traded Fund) in collaborazione con VanEck, società di gestione monetaria e con la società blockchain SolidX. L'anno scorso, la società ha ritirato un'applicazione per un ETF derivato da bitcoin dopo che la SEC ha dichiarato che non avrebbe esaminato una petizione per un fondo che intende investire in attività virtuali che non sono ancora disponibili.

giovedì 7 febbraio 2019

Business dell'edilizia, è la crescita più debole da maggio scorso

Il business dell'edilizia in Italia sta evidenizando un rallentamento. Lo conferma una indagine IHS Markit, che copre una serie di variabili specifiche del settore (attività, nuovi ordini, occupazione, costi di acquisto e le tendenze riguardanti i subappaltatori).

I numeri del business dell'edilizia

business dell'ediliziaNel mese di gennaio 2019 la crescita del business dell'edilizia è scesa ai livelli più bassi da maggio scorso. E' stato infatti registrato un indice destagionalizzato IHS Markit PMI di 51.8 di gennaio, in discesa da 52.8 di dicembre (dove c'era stato il tasso di crescita più veloce da febbraio 2007). Benché per il decimo mese di fila siamo ancora nella zona di espansione (oltre la soglia dei 50), il campanello d'allarme c'è.

Il tasso di espansione più debole arriva dal segmento "non residenziale" e "residenziale", con il secondo che evidenzia anche un rallentamento. Rallenta altresì la crescita dell’attività dell’edilizia residenziale al tasso più debole in cinque mesi. Gli ordini sono aumentati al tasso più lento in 6 mesi, per via delle più tenui condizioni di domanda. Allo stesso tempo l’ottimismo è diminuito al livello più basso in cinque mesi. Anche se il business dell'ediliza a inizio di quest'anno ha visto un incremento dei nuovi ordini, il tasso di espansione rimane lento.

Il lavoro nell'edilizia

A livello occupazionale, il rallentamento del business dell'ediliza ha portato come conseguenza anche una riduzione dei livelli del personale, per la prima volta da aprile 2018. Le imprese hanno infatti preferito non rimpiazzare i pensionati, i dimissionari o quelli con scontratto a termine scaduto con nuovi lavoratori. Infine, per il secondo mese consecutivo è calato l'utilizzo di subappaltatori.
Nonostante tutto ciò, il business dell'edilizia viene vissuto con ottimismo dalle imprese italiane, che prevedono un aumento della loro attività durante i prossimi 12 mesi. Tuttavia, questo livello di ottimismo è calato al livello più basso in 5 mesi.

martedì 5 febbraio 2019

Bank of Australia, nessuna sorpresa sul fronte dei tassi

Per il 30esimo mese consecutivo il costo del denaro in Australia rimane inchiodato al livello minimo storico di 1,50% (deciso nell'agosto 2016 con un taglio di 25 punti base). Anche il meeting di febbraio della Reserve Bank of Australia (Rba) non ha quindi partorito alcuna sorpresa. Del resto i mercati nemmeno se l'aspettavano.

L'outlook della Bank of Australia

Il board ha motivato la scelta col fatto che il basso livello dei tassi sta sostenendo l’economia, ed è attualmente coerente con la crescita sostenibile dell'economia dell'Australia e con il raggiungimento nel tempo dei target d'inflazione. Riguardo la crescita, la Bank of Australia ha rivisto al ribasso l'outlook, sulla scia dei maggiori rischi al ribasso che incombono sull’economia. Il PIL è infatti stimato al 3,0% quest'anno contro il 3,5% delle previsioni diffuse in novembre, e poco sotto tale soglia nel 2020. Per il 2020, è previsto un rallentamento dell’economia dovuto alle attese di esportazioni più basse di materie prime (sul calendario economico delle migliori piattaforme di trading Forex online si vede che a dicembre le esportazioni calate dello 0,2% mensile).

Riguardo alla inflazione, lo scenario di base è stato rivisto al ribasso al 2% nel 2019, e al 2,25% nel 2020. Secondo il governatore Philip Lowe la "principale incertezza interna rimane attorno alle prospettive per la spesa delle famiglie e all'effetto del calo dei prezzi delle abitazioni in alcune città". Il mercato del lavoro rimane invece solido, con il tasso di disoccupazione atteso in ulteriore calo al 4,75%. A tal proposito la Bank of Australia ha anche aggiunto di aspettarsi dei progressi graduali sul fronte dell’inflazione e dell’occupazione.

La valuta australiana

Sul fronte valutario, i mercati hanno ritenuto la RBA meno accomodante del previsto, tenuto conto della visione abbastanza ottimistica sul futuro dell'economia australiana (e malgrado nella dichiarazione si affermasse che i rischi al ribasso sono aumentati). Questo tono meno accomodante della RBA ha dato impulso al dollaro australiano, che è in risalita dopo le perdite precedenti (nonostante le deboli vendite al dettaglio di dicembre, diminuite dello 0,4% a dicembre contro le stime di un calo dello 0,1%). Le strategie di breve periodo forex in questo momento continuano a premiare l'AUD. Incide in modo forte anche l'ottimismo riguardo ai colloqui tra Cina e Stati Uniti, dal momento che Pechino è il primo partner commerciale di Sydney.

Da inizio anno la valuta di Sidney ha marciato forte contro il dollaro, infrangendo dapprima la soglia psicologica di 7,00 sotto la quale era scivolata proprio nei primi giorni del 2019.

domenica 3 febbraio 2019

Banche italiane, cala l'esposizione verso l'estero (ma non negli USA)

Nonostante la recessione in cui è piombata di recente l'Italia, il nostro paese rimane comunque un perno dell'economia internazionale. Così come lo è il suo sistema di banche.

Banche e integrazione finanziaria

A testimoniarlo sono gli ultimi dati relativi resi noti dalla BRI (la banca dei regolamenti internazionali), riguardo alla integrazione finanziaria dell’Italia in Europa. Emerge che l’esposizione della banche del resto del mondo verso l’economia italiana è rimasta pressoché immutata nel corso del semestre concluso a fine settembre scorso, pari a 790 miliardi di dollari. Quindi la recessione non ha ridotto l’impegno del sistema finanziario internazionale nel paese.

Se è vero che c'è stata una diminuzione di 20 miliardi delle posizioni straniere in titoli di Stato (specie da parte di Spagna e Francia), è altrettanto vero che prima dell'introduzione dell'euro l'Italia riceveva capitali per circa 500 miliardi di dollari in meno. Significa che le banche estere adesso rischiano di più in Italia, sapendo che le somme investite in aziende, progetti e debito del Paese, non verranno "contaminate" dal rischio di continue svalutazioni. La posizione dell'Italia rimane comunque di primo piano, nonostante due crisi del debito in un quarto di secolo e tre recessioni in 10 anni.

Il calo verso l'estero

Va però evidenziato il rovescio della medaglia. L'esposizione degli istituti italiani (siano essi grandi, medi o piccoli) verso le altre principali economie europee e globali è calato. L'effetto incertezza che si sta vivendo da diversi mesi si fa sentire. Le scelte degli operatori finanziari italiani, a partire dalla primavera dell’anno scorso, evidenziano una ritirata complessiva dalle prime cinque economie europee (Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Olanda) per circa 40 miliardi. Sono invece aumentate quelle verso gli Stati Uniti. Malgrado il calo, siamo comunque ancora presenti nel resto d’Europa e del mondo per centinaia di miliardi di dollari.

venerdì 1 febbraio 2019

Recessione UE, malgrado i timori il rischio non è ancora concreto

L'incubo recessione UE è tornato ad aleggiare su mercati. In realtà si tratta di una possibilità ancora abbastanza lontana, anche se i dati macro più recenti non sono certo stati entusiasmanti.

E' davvero vicina la recessione UE?

Che l'economia dell'Eurozona stia vivendo molte incertezze è fuori di dubbio. Basta vedere il calendario economico su trading online piattaforme migliori per avere il quadro completo. Una fetta di "colpe" ce l'ha l'Italia, che ieri è entrata ufficialmente in recessione tecnica. Inevitabilmente questo finisce per esercitare un effetto contagio su tutta l'area. Ad ogni modo se escludessimo il nostro paese, non è che l'Europa starebbe troppo meglio. L'economia UE esclusa l'Italia infatti è cresciuta dello 0,3%. Peraltro pure la Germania non vive un gran momento, avendo evitato (forse) la recessione tecnica di pochissimo.

Secondo le ultime indicazioni, la Bce valuta i rischi per la crescita orientati al ribasso. Tuttavia, solo una parte dei fattori che determinano tali rischi è controllabile. I maggiori invece - quelli geopolitici - lo sono solamente in piccola parte. Va tuttavia detto che sebbene i mercati siano un po' perplessi riguardo al futuro, al momento non sembra esserci il rischio concreto di recessione. L’attività economica ha rallentato, ma Eurolandia continua a viaggiare in crescita e non sembrano esserci all'orizzonte venti di crisi conclamata. Anzi in realtà ci sono segni di una certa stabilizzazione. Un ruolo importante nel prossimo futuro l'avrà la BCE, che dovrà forse evitare manovre restrittive per un altro bel po' di tempo.

Consigli: prima di fare investimenti online, studiate bene le tecniche più diffuse. qui ad esempio si parla di come funziona strategia Fibonacci forex trading.

I rischi concreti per la UE

Certo, se poi alcuni fattori dovessero ancora peggiorare potrebbero essere guai. Ci riferiamo alla guerra dei dazi USA-Cina, ai negoziati su Brexit e all'economia cinese che sta già rallentando. L'andamento dell'Italia è il principale fattore di vulnerabilità domestica, ma è cosa ancora lieve. Insomma, non in grado di innescare una recessione UE.