mercoledì 2 luglio 2025

Export, l'agroalimentare italiano comincia a risentire dei dazi USA

Uno dei punti di forza dei prodotti Made in Italy sono quelli relativi al settore agroalimentare. Essi contribuiscono in modo forte al nostro export, soprattutto quello in direzione degli Stati Uniti. Proprio per questo motivo i dazi commerciali rappresentano una minaccia forte per il nostro paese.

Ad aprile segnali di frenata nell'export

Quando ormai mancano pochi giorni alla scadenza del termine di sospensione per l'entrata in vigore delle tariffe reciproche, Coldiretti lancia un allarme riguardo all'export di prodotti agroalimentari negli Stati Uniti.

Nel mese di aprile, quando sono entrate in vigore le tariffe aggiuntive sulle merci europee, prima al 20% e poi al 10%, c'è stata una drastica riduzione dell'export agroalimentare verso gli Stati Uniti. Ad aprile dell'anno precedente c'era stata una crescita del 28%, questa volta la crescita è stata appena dell'1,3%. Un campanello d'allarme che fa capire quanto sia importante le trattative in corso tra Unione Europea e USA.

Anche rispetto al primo trimestre del 2025, quando c'è stato un aumento dell'export dell'11%, il confronto su base annuo è negativo.
Per avere una misura più chiara delle conseguenze delle tariffe sull'export agroalimentare italiano bisognerà vedere i dati di maggio e giugno, quando l'effetto scorte non sarà più visibile.

I segmenti che manifestano i primi problemi

Nel frattempo Coldiretti ha evidenziato i segnali di difficoltà che arrivano soprattutto da alcuni segmenti dell'agroalimentare italiano. Dati fortemente negativi arrivano dal mercato del vino, che ha registrato un calo del 9% nel mese di aprile, rispetto all'aumento del 18% che c'era stato ad aprile del 2024. Anche il segmento dei formaggi manifesta una forte frenata, perché benché l'export sia cresciuto del 7%, è lontano lontano dal 24% dell'anno scorso. Per l’olio d’oliva si passa dal +75% al -17%.

Il rischio italian sounding

Mentre il nostro export si riduce, crescono i danni collaterali legati al fenomeno dell'Italian sounding. Sono sempre di più i prodotti che richiamano il made in Italy ma in realtà non hanno nulla di italiano, né come origine né tanto meno come qualità. Ma intanto rosicchiano quote di mercato ai prodotti autentici. Gli USA sono in testa per la produzione di falsi Made in Italy, con un valore di oltre 40 miliardi, in particolare nei formaggi.

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