Scorte USA penalizzano quotazione del petrolio
A pesare sono i dati resi noti negli Stati Uniti, dove si apprende che le scorte sono andate in netto aumento (Nella settimana al 3 marzo gli stock statunitensi sono saliti di 8,2 milioni di barili, decisamente al di sopra degli 1,1 milioni stimati dagli analisti). Cosa che ha fatto dubitare gli investitori sulla effettiva efficacia dei tagli della produzione applicati dall'Opec.Con il prezzo che è risalito, il mercato è infatti tornato molto appetibile e sono ricominciate le trivellazioni. E quindi di nuovo aumento della produzione.
Dal punto di vista tecnico, c'è chi ritiene che il percorso in discese potrebbe ancora aumentare in futuro, specie se verrà infranta quota 48-48,50, ovvero la media mobile a 200 giorni coincidente con la linea che sale dai minimi del 2016.
Altri invece sostengono che il mercato nei prossimi mesi dovrebbe continuare a trovare sostegno nei tagli dei produttori, tanto che verso l'estate si dovrebbe giungere a un decumulo delle scorte complessive di almeno 100 milioni di barili rispetto a dicembre 2016.
Il crollo del petrolio ha avuto effetti anche in Borsa, dove sono andati in declino tutti i titoli legati al comparto. Vale per l'Italia come nel resto d'Europa. Tenaris (-3,10) mostra la peggiore performance tra i titoli del settore. Sulla stessa linea Saipem che cede il 2,84%, mentre Eni scivola dell'1,89%.
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