mercoledì 12 dicembre 2018

Deficit, nella partita tra Roma e Bruxelles entra in gioco anche la Francia

Sul terreno di gioco della partita tra Bruxelles e Roma sull'ammontare del deficit, piomba adesso la questione francese. Con quali effetti, si vedrà. Ma di sicuro le due vicende si intrecceranno nei prossimi giorni sul tavolo europeo.

Deficit, anche la Francia sforerà

Le misure promesse dal presidente transalpino Macron ai "gilet gialli", infatti avranno un forte impatto sul bilancio, portando i conti pubblici francesi fuori dai limiti UE. Il deficit nominale dovrebbe passare dal 2,8% del Pil al 3,4%, dunque ben oltre la soglia del 3%. Peraltro Bruxelles aveva già definito il bilancio di Parigi «a rischio di non conformità» con le regole Ue. Il Governo Italiano potrebbe far leva anche su questo per far valere le proprie ragioni, tanto più che adesso con i nuovi tagli alla spesa, il nostro deficit verrà limato al 2,05%.

I tagli alla spesa della manovra italiana

Ben 3,5 miliardi di risparmio arriveranno dal taglio al fondo per finanziare la riforma «Quota 100» delle pensioni e il Reddito di cittadinanza, mentre altri 2 miliardi saranno risparmiati sulle pensioni; un altro miliardo e mezzo dal Reddito di cittadinanza. Il premier Conte si è detto convinto che alla fine la UE approverà la nostra manovra economica. Secondo lui infatti i dati macroeconomici dimostrano che "la manovra è stata strutturata per rispondere alle esigenze del Paese all’interno del perimetro tracciato dai vincoli e dalle regole di finanza pubblica". Se poi ci sarà modo, di sicuro verrà tirata fuori anche la questione francese, provando a portarci qualche vantaggio.

Ma le tensioni sul fronte politico-economico francese potrebbero anche essere uno svantaggio. Già perché questo secondo fronte caldo sul deficit potrebbe acuire l'insofferenza dei paesi nordici, che già contro l'Italia hanno chiesto un certo rigore. La questione francese è appena esplosa, e prima di primavera non verrà affrontata concretamente. A quel tempo la partita con Roma sarà già bella che chiusa, e siccome a maggio ci sono le elezioni in tutti e 27 i Paesi dell’Ue (escluso il Regno Unito), potremmo diventare l'esempio da sventolare in campagna elettorale su come sia inflessibile la UE sui conti pubblici.

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