Europa e USA, Fed e BCE
In Europa non stiamo vivendo una fase economica brillante. Non al punto di avere un euro che arriva fino a 1,20 contro il biglietto verde. La BCE è impegnata in una politica di tassi zero e fa ricorso al Quantitative Easing da due anni abbondanti, peraltro senza che nessuno sappia quando finirà. La ripresa c'è, ma è abbastanza tiepida e ogni tanto rallenta. Motivi che dovrebbero spingere gli operatori ad una certa prudenza nei confronti dell'euro. E invece la moneta unica vola. Basta aprire un conto demo forex illimitato gratis per vedere l'andamento storico della valuta unica. Dall'inizio del 2017 ha cominciato un percorso imperioso contro il dollaro. E' passata da 1,05 a 1,20.
L'assurdo diventa ancora di più assurdo se guardiamo agli USA. La banca centrale sta progressivamente alzando i tassi d'interesse, il che dovrebbe rendere il dollaro più appetibile. La ripresa sia pure con delle pause va avanti da tempo (nell'ultimo trimestre ha toccato il 3%). Eppure il dollaro sta subendo una caduta da record. Al punto tale che molti esperti ritengono che sarà inevitabile un rimbalzo della moneta nel Forex. Un'occasione che stanno aspettando molti trader, perché se il dollaro comincia a risalire si può fare scalping opzioni binarie e ottenere buoni profitti.
Gli speculatori danneggiano la BCE
Ma come si spiega il paradosso attuale? La colpa è della BCE. Ormai sono mesi che ci si attende da Mario Draghi l'annuncio della fine del Quantitative easing e della politica di finanza facile. Attese finora vane. Tra un rinvio e l'altro si è arrivati a settembre, e settimana prossima gli operatori sembrano essere già rassegnati che la scadenza slitterà ancora a ottobre. Se non a dicembre (come sostengono gli analisti di Barclays).
La causa dello slittamento ulteriore è che la stessa ansia degli speculatori ha spinto troppo oltre l'euro, facendolo apprezzare oltremisura. Questo ha messo i bastoni tra le ruote alla BCE, che si trova di fronte al rischio sempre più concreto che la combinazione euro forte+petrolio debole finisca per zavorrare la già debole inflazione. Il 2% resta il target della politica monetaria, ma sembra sempre più lontano. Colpa dell'euro: se non si fosse apprezzato del 14% sul dollaro, in questi mesi, adesso i prezzi al consumo sarebbe a ridosso dell'1,8-2 per cento. E Draghi potrebbe dichiarare vittoria. Ma così non è.
Nessun commento:
Posta un commento