Il botta e risposta sulle tariffe commerciali
I primi a colpire erano stati gli americani. Le tariffe - che ammontano al 25% - hanno colpito oltre 800 prodotti fra componentistica auto, prodotti tecnologici ed apparecchiature medicali, aerospazio. Si stima un valore di 34 miliardi di dollari, ma è solo la prima tranche di un'operazione che ha un valore di 50 miliardi (gli altri dazi scatteranno nelle prossime due settimane).Poco dopo è scattata la ritorsione cinese. Nel mirino delle Dogane di Pechino sono finiti 545 prodotti americani come soia, carne, auto, whiskey e altri alcolici. Ad essere colpiti sono stati soprattutto settori come agro-alimentare e automobilistico. Secondo Pechino non c'era alcuna volontà di "sparare per prima", ma la mossa è stata necessaria per difendere gli interessi fondamentali del Paese e della sua popolazione. Il ministro del Commercio cinese, parlando di Trump ha definito come "bullismo commerciale" le tariffe imposte dagli USA.
Trump vuole alzare la posta
Il botta e risposta non si preannuncia peraltro come isolato. La Casa Bianca infatti ha allo studio altre misure contro la Cina per 16 miliardi di dollari. Trump peraltro ha già minacciato di volersi spingere ulteriormente oltre, con tariffe del 10% su importazioni da Pechino per altri 400 miliardi. Viaggiando verso il Montana, il presidente avrebbe detto ai giornalisti di voler arrivare a circa 500 miliardi di scambi da colpire se Pechino farà delle ritorsioni commerciali.Insomma, la guerra commerciale USA Cina è appena all'inizio e finora non sono serviti a molto gli appelli del WTO (organizzazione mondiale del commercio) riguardo le pesanti ripercussioni economiche di una guerra commerciale. Nel frattempo l'Europa ha fatto scattare le misure di salvaguardia contro le tariffe che Trump ha imposto su acciaio e alluminio.
Nessun commento:
Posta un commento