L'andamento del mercato dell'acciaio
Com'è noto, gli Stati Uniti hanno imposto un dazio sull’importazione di prodotti d’acciaio del 25% che è scattato a giugno scorso (oltre a ulteriori tariffe sull'alluminio per il 10%). Una misura che ha scatenato le proteste da parte dei produttori e dei politici di tutta l’Unione Europea. Angela Merkel definì le tariffe come "illegali", mentre il presidente francese Macron chiamò alla Casa Bianca annunciando una "dura reazione" da parte dell'Unione europea. Al di là di questo, va pure aggiunto che i dazi hanno colpito un settore terribilmente ciclico come quello siderurgico, afflitto inoltre da sovra-capacità produttiva e da interferenze politiche e costi crescenti. E come se non bastasse, minato dalle importazioni a basso prezzo che arrivano da Russia, Ucraina, Cina e altri paesi.Insomma, al momento in cui furono introdotti i dazi, il quadro era decisamente fosco. E invece nonostante tutto, i produttori di acciaio europei se la stanno passando piuttosto bene. E' infatti successo che le tariffe commerciali hanno spinto i futures americani dei laminati a caldo verso i 900 dollari a tonnellata, ovvero un rialzo del 35%. In pratica se importare acciaio europeo costa di più, il prezzo interno di vendita è cresciuto in misura ancora maggiore. Questi aumenti di prezzo, anziché bloccare i produttori di acciaio europei li hanno avvantaggiati. Certo questa spirale non durerà per sempre, ed anzi in estate c'è già stato un qualche segnale di indebolimento. Ma tutto sommato i prezzi hanno retto, anche perché nel frattempo le riduzioni produttive in Cina hanno ridotto la concorrenza delle importazioni cinesi a buon mercato.
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