I dati della FED sulla ricchezza negli USA
Secondo i dati della banca centrale americana, il 70% della ricchezza si concentra nelle mani del 10% della popolazione. Nel 1989 la stessa quota di ricchezza era distribuita su oltre la metà dell'intera popolazione, ovvero il 60%. E' chiaro che nel corso dell'ultimo trentennio, il ricco lo è diventato molto di più, mentre molti benestanti hanno perso questo suo status. Nello stesso periodo di tempo infatti, i super ricchi sono cresciuti. Nel 1989 il 32% delle attività era distribuito sul 23% della popolazione (ovvero un cittadino su 4). Oggi quella stessa quota di attività è una fortuna che riguarda solo 1 cittadino su 100.Tutta colpa della FED
Ma come si spiega questo processo di concentrazione della ricchezza? Una bella spinta è arrivata di recente, ovvero dopo la crisi finanziaria del 2008-09. Per riaccendere i motori della crescita, la Fed (come tutte le altre banche centrali mondiali) ha deciso di abbassare i tassi di interesse. Questa mossa ha spianato la strada al "denaro facile", che però è finito soprattutto nelle mani di chi era già ricco. I prezzi delle case sono cresciute notevolmente, così come il mercato azionario USA (l'ndice Dow Jones è cresciuto del 300% dal minimo toccato nel marzo 2009, l’indice S&P 500 ha guadagnato il 325% e il Nasdaq è salito del 535%). Ma questi aumenti di ricchezza non sono stati ripartiti in modo uniforme, perché non tutti hanno potuto partecipare a questi rally dei prezzi. In pratica, la proprietà di queste attività è finita nelle mani di pochi fortunati.Il punto è che le diseguaglianze sociali non sono mai un bene all'interno di una comunità. La situazione attuale mostra una certa affinità con quella degli anni Trenta, che furono caratterizzati da sconvolgimenti economici e sociali. Bisognerebbe quindi diminuire il gap di ricchezza all'interno della popolazione, tramite una più equa politica monetaria e fiscale.
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