Il timore che potesse succedere lascia spazio ai numeri che confermano la cruda realtà: il numero di poveri in Italia è cresciuto a livello record. La pandemia spinto infatti un milione di persone in più all'intero di questa categoria.
La crescita dei poveri
In base ai dati forniti da ISTAT, le persone che adesso vivono da poveri sono arrivati a 5,6 milioni. Per questo motivo l'indice di povertà assoluta sale al 9,4% rispetto al precedente 7,7%.
I più penalizzati dalla crisi innescata dalla pandemia sono stati i precari del settore terziario. Ossia quelli che già erano considerati come"working poor". Soggetti che in prevalenza risiedono al Nord e nelle aree metropolitane o limitrofe.
Complessivamente, in quella area geografica il numero di poveri è salito di 720mila unità. In pratica quattro volte il valore registrato al Sud, dove sono stati 186 mila. E tuttavia, è nel Mezzogiorno che l'incidenza della povertà rimane ancora più alta (11,1% degli individui).
L'importanza dei sussidi
A evitare un tracollo sociale sono state le misure di sostegno come reddito di cittadinanza e reddito di emergenza. Tanto criticate perché effettivamente non hanno funzionato a dovere. Ma nonostante questo è innegabile che hanno fatto da diga rispetto a ulteriori tracolli. E forse proprio per questo l'aumento della povertà è stato maggiore al Nord rispetto al Sud, dove invece c'è stato il maggiore numero di sussidiati.
Come è cambiata la spesa
Al di là del dato sulla crescita dei poveri, Istat mette in evidenza un altro aspetto, ossia l’evoluzione della spesa degli italiani durante la crisi pandemica. Se nel complesso è precipitata del 9,1% anno su anno, restano quasi intatti due pilastri essenziali, cibo e casa. Le spese per alimentari e abitazione di tutte le famiglie sono passate infatti dal 53,1 al 58,4% in un anno, e se si considera soltanto le spese delle famiglie che sono scivolate sotto la soglia della povertà, allora l’incremento arriva finanche a 77,1%.
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