mercoledì 29 settembre 2021

Tassi di interesse, la paura di una stretta affonda Wall Street

I temi dell'inflazione e della stretta monetaria tornano di fortissima attualità sui mercati finanziari. La prospettiva sempre più vicina di un rialzo dei tassi di interesse, ha mandato al tappeto le Borse di tutto il mondo nella giornata di martedì.
Quelle Europee sono crollate di circa 2 punti percentuali, mentre Wall Street ha chiuso in in profondo rosso e si avvia a concludere il peggior mese dell'anno.

Ci avviciniamo al rialzo dei tassi di interesse?

Il vento che spirava forte sui mercati azionari è quindi scemato. L'innesco è il balzo dei rendimenti dei Treasury bonds, che è tornato oltre 1,50% dopo 3 mesi, mentre per la prima volta da febbraio 2020 quelli a 5 anni hanno superato l'1%.
E' un segnale chiaro che gli investitori scommettono non solo sull'avvio del tapering, peraltro già preannunciato dalla FED, ma soprattutto su una tempisitca anticipata del rialzo dei tassi di interesse.

Consiglio: è interessante osservare l'andamento di Wall street sfruttando la forchetta di Andrews (pitchforks forcone).

Il balzo dell'inflazione

Il ritocco dei tassi di interesse sembra sempre più giustificato alla luce del balzo dell'inflazione. Ci sono forti squilibri tra domanda e offerta, compresi i nuovi vincoli di produzione derivanti dalla pandemia e dai problemi di offerta, e questo potrebbe spingere la dinamica dei prezzi al consumo più del previsto.
Finora la FED ha sempre parlato di fiammate temporanee dell'inflazione. Ma è probabile che una quota di queste fiammate, non sia solo temporanea.

L'effetto sui mercati

Da qui si è scatenato l'effetto a catena: aumento delle prospettive di strette monetaria, rialzo dei rendimenti dei Treasuries, ondata di vendite sui mercati azionari e in special modo sui titoli tech, i più sensibili alle manovre sui tassi di interesse. Martedì Apple ha perso il 2,34%, Facebook il 3,66%, Alphabet (la casa madre di Google) il 3,72%, Amazon.com ha ceduto il 2,64% e Microsoft il 3,62%. Peggio ancora hanno fatto i titoli di chip: Asml (-6,60%), Applied Materials (-6,90%) e Teradyne (-5,16%).

Olktre a questo va evidenziato anche l'impatto sulle coppie di valute più scambiate forex, delle maggiori attese sul rialzo dei tassi di interesse. Il dollaro infatti ha ritrovato tonicità.

lunedì 27 settembre 2021

Imprese, Deloitte incorona 74 eccellenze che hanno vinto la crisi Covid

Nonostante la crisi violenta che si è abbattuta sul mondo delle imprese a causa del Covid, nel panorama italiano non mancano esempi virtuosi. Li ha messi in evidenza l'azienda di servizi di consulenza e revisione Deloitte Private.

Le imprese vincitrici del Best Managed Companies

Come ogni anno, l'azienda conferisce il premio "Best Managed Companies" a diverse eccellenze italiane, con il sostegno di Elite (del Gruppo Borsa Italiana-Euronext), di Confindustria, Altis-Alta Scuola Impresa e Società dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Quest'anno il premio è stato cofnerito a 74 imprese che si sono distinte per la loro virtuosità e resilienza alla crisi pandemica. Imprese che hanno registrato una crescita superiore alla media italiana, e che hanno fatto dell'innovazione e della sostenibilità un cardine delle loro strategie. Il tutto condito da una forte vocazione all'internazionalizzazione.

In un anno caratterizzato dalla contrazione economica e del fatturato in crisi, queste imprese hanno avuto il grande merito di sovraperfomare il resto delle aziende italiane, registrando un incremento medio del fatturato pari al 14,4%.

Analisi: internazionalizzazione e collocazione geografica

Proprio l'analisi degli affari, evidenza che tali imprese generano all'estero quasi la metà del proprio fatturato (44%). Inoltre proprio la crescita della loro quota di mercato all'estero è stata il motore principale della crescita. Sull'internazionalizzazione ha puntato il 76% delle aziende.
A livello geografico, la maggiore concentrazione di queste imprese virtuose è al Nord, dove si conta il 72%.

Dimensione e settori di appartenenza

Si tratta di aziende tanto di piccole e medie dimensioni, quanto di grandi. Oltre la metà ha fino a 249 dipendenti, mentre il restante 46% va oltre le 250 unità. La metà è inoltre a conduzione familiare, solo 6 sono quotate in Borsa.
A livello settoriale il grosso di tali imprese opera nei prodotti industriali e costruzioni (29%), seguito da consumer products (26%), technology (11%), energia (8%), retail (7%), sanitario (3%), oil & gas (3%).

mercoledì 22 settembre 2021

Banca cinese, tassi congelati ma iniezione di liquidità dopo il crack Evergrande

Per il 17esimo mese consecutivo, la People's Bank of China ha lasciato il costo del denaro fermo. La banca cinese infatti conferma il Loan Prime Rate a un anno (ossia i tassi di riferimento per i prestiti alle imprese e alle famiglie) al 3,85%. Quello quinquennale è invece rimasto al 4,65%.

Cosa ha deciso la Banca cinese

Ma la People's Bank of China non ha fatto solo questo. Ha infatti iniettato 120 miliardi di Yuan nel sistema bancario, allo scopo di mantenere la liquidità necessaria per il funzionamento del sistema. 

L'importo include 60 miliardi di reverse repo a sette giorni a un tasso di interesse del 2,2%, e 60 miliardi di reverse repo a 14 giorni a un tasso di interesse del 2,35%. Tenuto conto però che scadono 30 miliardi di Yuan, la mossa della Banca cinese ha comportato un'iniezione netta di liquidità di 90 miliardi.

Annotazione: quando si negoziano gli Yuan occorre calibrare bene anche il Time frame forex trading.

Il crack Evergrande

L'iniezione di liquidità, oltre che per far fronte alla tradizionale maggiore domanda di liquidità in vista delle scadenze trimestrali e delle festività di ottobre, arriva nel momento in cui si affronta lo shock Evergrande. Il secondo più grande sviluppatore di proprietà private della Cina è sull'orlo del default. Ha debiti per oltre 300 miliardi e il suo tracollo ha provocato uno scossone sulle Borse di tutto il mondo nella giornata di lunedì, mettendo sotto pressione anche la Banca cinese.

Ad alleviare un po' di timori ci ha pensato Hengda, unità principale di Evergrande, che ha dichiarato l'intenzione di pagare interessi obbligazionari, in scadenza giovedì (Nessuna menzione però è stata fatta riguardo ai rimborsi degli interessi sugli offshore bond). Malgrado questo tentativo di calmare gli animi, sia gli investitori che le istituzioni finanziarie temono ancora la bancarotta della società.

Lo Yuan in difficoltà

Nel frattempo, anche per via della contemporanea frenata della ripresa cinese, lo yuan si è deprezzato al minimo di un mese di 6,48 per USD. Appena una settimana fa era riuscito a toccare il livello massimo di 3 mesi di 6,41, e si cominciano a vedere dei segnali da parte degli inversione trend indicatori (leading). Tuttavia, i mercati sono concentrati soprattutto sul meeting della FED che si tiene questa sera.

lunedì 20 settembre 2021

Costi di trasporto elevati e troppo import: ecco le spine della spesa alimentare italiana

L'impatto dei maggiori costi per energia e carburante si fa sentire, tramite un effetto domino, nelle tasche degli italiani. La spesa alimentare infatti cresce, come avverte Coldiretti che chiede interventi mirati per arginare il balzo dei prezzi.

Spesa alimentare e costi

Alla base di tutto c'è un problema di distribuzione, perché l'85% delle merci nel nostro Paese viaggia su strada. Il nostro deficit logistico è provocato dall'assenza di infrastrutture adeguate per il trasporto merci, comporta maggiori costi annuali per oltre 13 miliardi di euro.
L'aumento dei prezzi del carburante di conseguenza ha spinto su anche il prezzo finale dei prodotti.

Il caso della pasta e del grano

Ciò riguarda specialmente alcuni alimenti come la pasta, per i quali si somma anche il taglio dei raccolti come conseguenza del maltempo in Canada.
Va ricordato infatti che l'Italia importa dal Canada quasi la metà del grano duro (circa 40%) che occorre per produrre la pasta, pur essendo il secondo produttore mondiale con un quantitativo di 3,85 milioni di tonnellate.
E già, il paese della pasta usa sempre più grano straniero per produrla.

come affrontare il problema

La soluzione quindi è da cercare in due strade. Oltre a migliorare la nostra situazione infrastrutturale, bisogna ridurre i costi tramite una maggiore indipendenza dagli altri. Bisogna programmare - secondo Coldiretti - il futuro in modo che siano incentivate le coltivazioni di grano duro nazionale.
Bisogna "lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali", di modo che siano garantiti prezzi equi al produttore di grano.

Il problema finora è stata infatti la concorrenza spietata del grano straniero, molto meno costoso (soprattutto nell'ultimo decennio) ma anche di qualità peggiore. 
Di buono c'è che qualcosa è cambiato nell'atteggiamento dei consumatori. Le famiglie stanno ritornando al prodotto fatto con grano nazionale, soprattutto dopo che è entrato in vigore l'obbligo di indicare in etichetta l'origine del grano stesso.Questo ha favorito il boom delle paste 100% Made in Italy.

mercoledì 15 settembre 2021

Produzione industriale cinese in calo, altro segnale poco confrotante

L'economia cinese segna manda un altro segnale di affanno. La produzione industriale ad agosto fa infatti segnare +5,3%, un valore in brusco calo rispetto al 6,4% di luglio. Inoltre si tratta di un dato inferiore al 5,8% atteso dagli analisti, nonché del dato più blando da 13 mesi.

Il dato sulla produzione industriale

La frenata della produzione industriale ha risentito della persistente carenza di semiconduttori e delle misure per controllare l'elevato inquinamento. Il calo ha riguardato tanto il settore manifatturiero quanto quello dei servizi pubblici.

In base ai dati diffusi dall'Ufficio nazionale di statistica, la contrazione si è avvertita in modo forte in settori come il tessile (-2,5% contro il -1,0% di luglio) e i materiali ferrosi (-5,3% contro 2,6%).
Nei primi otto mesi del 2021 la produzione industriale ha segnato un rialzo annuo del 13,1%.

Altri dati macro cinesi

Nel frattempo, la crescita delle vendite al dettaglio è stata al minimo di 1 anno, in aumento del 2,5%. Anche in questo caso c'è stata una forte frenata rispetto all'aumento dell'8,5% nel mese precedente. Inoltre sono state mancate le aspettative di mercato dell'11,5%.

Le vendite sono aumentate a un ritmo più lento sia per i gioielli (7,4 percento contro il 14,3 percento di luglio), sia per i mobili (6,7 percento contro l'11 percento). Flessioni nelle vendite di abbigliamento (-6 percento contro 7,5 percento), cura della persona (-0,2 percento contro 13,1 percento), telecomunicazioni (-14,9 percento contro 0,1 percento), elettrodomestici (-5,0 percento contro 8,2 percento). percento) e automobili (-7,4 percento vs -1,8 percento). Al contrario, le vendite di materiali da costruzione sono cresciute più rapidamente (13,5 percento contro 11,6 percento).

Inoltre il tasso di disoccupazione rilevato si è attestato al 5,1%, invariato rispetto al massimo di 3 mesi di luglio.

La precisazione dell'ufficio di Statistica

Dopo i dati sulla produzione industriale, l'Ufficio nazionale di statistica indica come cause della generale frenata dell'economa cinese sia i contagi da Covid che i disastri naturali in alcune parti del paese. 'Le basi della ripresa economica devono ancora essere consolidate', si legge in una nota.

Annotazione operativa: prima di fare investimenti online, è necessario conoscere il significato della candela shooting star pattern.

La reazione del mercato valutario

Nel frattempo lo yuan cinese è rimasto poco variato a 6,44 contro il dollaro USA, non lontano dal recente picco di due mesi e mezzo di 6,42. Si può vederlo sulle Consob piattaforme trading. Pesa l'incertezza sulla salute della seconda economia mondiale.
Lo yuan ha guadagnato la scorsa settimana dopo che il presidente Joe Biden e il presidente Xi Jinping hanno discusso al telefono della necessità di gestire la concorrenza tra i loro paesi ed evitare conflitti.

lunedì 13 settembre 2021

Lavoro, 338mila nuovi occupati nel secondo trimestre. Ma i livello pre-Covid resta lontano

Arrivano dei numeri parzialmente confortanti riguardo al mercato del lavoro. Secondo l'istituto di statistica infatti, nel secondo trimestre il numero di occupati è cresciuto di 338mila unità. Cala invece il tasso di disoccupazione.

Dati Istat sul lavoro

I dati ISTAT evidenziano una crescita degli occupati pari al 1,5% rispetto al trimestre precedente.
La crescita congiunturale è frutto in special modo della crescita dei dipendenti a termine (+226.000, +8,3%). E' invece molto più contenuto l'aumento di quelli a tempo indeterminato (80.000 unità, +0,5%). Ancora di meno quelli indipendenti (33.000, +0,7%).
Nel secondo trimestre 2021 la fascia tra i 15-34 anni al lavoro ha avuto una crescita sul 2020 maggiore rispetto alla media.

Occupazione congiunturale e tendenziale

Il tasso di occupazione nel secondo trimestre è del 58% (+1% sul primo trimestre). Rispetto al secondo trimestre dello scorso anno, la crescita del lavoro è ancora più sostenuta. Infatti c'è stato un aumento di 523.000 unità (pari a +23,6%).
Questo incremento coinvolge però soltanto i dipendenti a termine (+573 mila, +23,6%), mentre continua la diminuzione dei numeri di unità di lavoro a tempo indeterminato (-29 mila, -0,2%) e degli indipendenti (-21 mila, -0,4%).

Non sono raggiunti i livelli pre-pandemia

Va inoltre evidenziato che il mercato del lavoro è ancora in deficit rispetto al periodo pre-pandemico. Mancano infatti all'appello ancora 678.000 occupati.
Questo disavanzo riguarda soprattutto le donne, ben 370.000 in meno (-3,7% a fronte del -2,3% degli uomini).
Gli occupati tra i 15 e i 34 anni sono 199.000 in meno sul secondo trimestre del 2019. (-3,8%).
Circa la disoccupazione, c'è stato un calo di 55.000 mila unità (-2,2%). In diminuzione anche il numero degli inattivi di 15-64 anni (-337 mila, -2,4%).

Cala il costo del lavoro

Per quanto riguarda il costo del lavoro, su base annua c'è stato un calo del 3,1%. A diminuire sono entrambe le componenti. Da una parte le retribuzioni scendono del 2,3% rispetto al secondo trimestre 2020, dall'altra c'è stata una riduzione più intensa degli oneri sociali (-5,4%).

mercoledì 8 settembre 2021

Bitcoin, la svolta di El Salvador provoca un sell off a quota 46mila

Dal 7 settembre la Repubblica di El Salvador è ufficialmente il primo paese al mondo a conferire ad una criptovaluta valore legale. Bitcoin infatti può essere utilizzato in alternativa alla moneta nazionale, che è il dollaro americano.
Secondo il governo salvadoregno, questo affiancamento permetterà ai cittadini di risparmiare ogni anno circa 400 milioni di dollari in commissioni. Il 20% del PIL del paese deriva infatti dal denaro inviato dagli emigrati che sostengono a distanza le loro famiglie.

La svolta non fa bene al Bitcoin

Ma questo appuntamento storico non è andato proprio benissimo. Sia per El Salvador, che ha avuto molti problemi nel gestire questo lancio. Ma soprattutto per Bitcoin, che in poche ore è recipitato di oltre il 10% sui mercati.

Dopo che lo stesso presidente Nayid Bukele, tramite social, ha dato il via alla svolta affermando che il suo Paese sia destinato "a fare la storia", sono cominciati i problemi.
E' stato necessario bloccare "Chivo", il portafoglio Bitcoin gestito dal governo, che in teoria dovrebbe permettere a chi scarica l'App di ricevere $ 30 in Bitcoin. Ufficialmente la disconnessione è servita per miglioramenti al software.

Le conseguenze sul prezzo

Bitcoin ha intanto vissuto un sell off pesante. Dopo aver faticato tanto per ritrovare la soglia dei 50mila, la crypto più famosa non ha avuto il tempo di consolidarsi oltre questa soglia (era giunta a 53mila).
Il crollo delle ultime 24 ore ha spinto il prezzo verso 46mila (ma era andato anche più in basso), in caduta di quasi 15 punti percentuali in una giornata. Si può constatare sulle Consob piattaforme trading.
Chi ha approfittato della caduta è stata proprio El Salvador: aveva in protafoglio 400 Bitcoin, grazie alla caudta nel ha comprati altri 150.

Anche se tecnicamente il quadro è ancora rialzista, i mercati sono dubbiosi. Il timore è che Bitcoin possa non farcela a ritrovare slancio, e rischis eriamente di incappare in una discesa pesante, come accaduto prima dell’estate. Dal punto di vista tecnico, il Parabolic Sar trading indicatore sta per diventare negativo e ribassista.

lunedì 6 settembre 2021

Materie prime, continua la corsa al rialzo dei prezzi. Chip introvabili

Gli effetti del Covid sono diventati sempre più evidenti sul mercato delle materie prime, dove hanno innescato una folle corsa al rialzo dei prezzi. E stanno colpendo in modo trasversale diversi settori. La situazione peraltro potrebbe ulteriormente peggiorare da qui a Natale, innescando un'ondata di rincari.

Il Covid e le materie prime

Le misure restrittive che stanno rallentando (se non addirittura bloccando) la produzione in varie aree del globo, finiscono per avere ripercussioni sulle forniture globali. I prezzi delle materie prime in alcuni casi sono alle stelle anche per il rincaro dei costi dei container, e questo si riflette a cascata sui prezzi dei prodotti finiti.

La situazione più seria in questo momento si vive nel Sudest asiatico, dove l'aumento dei contagi di Covid ha imposto una nuova stretta alle libertà di spostamento individuali. Spicca il caso del Vietnam, dove la mancanza di vaccini ha provocato l'aumento dei casi di variante Delta.

La crisi dei chip e non solo

E' diventato complesso per le aziende trovare i chip, essenziali per il settore auto e quello tecnologico. Molte aziende hanno dovuto bloccare le catene di produzione, creando non pochi ritardi nelle consegne. Un esempio è rappresentato dai colosso del DAX Volkswagen, Daimler e BMW.
Ma potrebbero diventare quasi un bene di lusso nei prossimi mesi gli smartphone. Specialmente sotto Natale, quando scatterà la corsa ai regali natalizi, i prezzi potrebbero gonfiarsi a causa della carenza di chip.

Abbigliamento e prodotti alimentari

Ma gli effetti del Covid sui prezzi delle materie prime si vedono anche in altri ambiti, come l'abbigliamento. I famosi jeans Levi's e le scarpe Adidas, sono prodotti nei paesi del Sudest asiatico dove la manodopera è a buon mercato.
Ma la crisi dei prezzi delle materie prime riguarda anche il caffè e il cacao, che potrebbero iniziare a scarseggiare a causa del blocco delle attività in Vietnam (che è il secondo produttore mondiale di caffè) e della chiusura del porto di Ho Chi Minh.

mercoledì 1 settembre 2021

Prezzo dell'argento, lo scenario riserva dei fattori di ottimismo

Nel corso dell'ultimo mese, il prezzo dell'argento ha vissuto una fase decisamente calante, come molte altre commodities. Ha infatti perso oltre 6 punti percentuali, appesantendo un bilancio complessivo annuo già deficitario.
Eppure le prospettive a breve sembrano farsi nuovamente interessanti.

Lo scenario per il prezzo del petrolio

Dal punto di vista tecnico, il prezzo dell’argento ha chiuso la settimana a ridosso della resistenza sui $24. I tori del mercato non hanno trovato infatti lo slancio per spingere le quotazioni del metallo oltre questa soglia, dopo il crollo di tre settimane fa che l'aveva portato sui minimi annuali.

Da quel momento ha cominciato a viaggiare dentro un canale orizzontale tra 23-24, anche se intraday viene scambiato al di sopra delle EMA25 e 50. Inoltre il Parabolic Sar trading indicatore sembra dare qualche segnale incoraggiante.
Ma anche i fondamentali regalano qualche prospettiva positiva riguardo al prezzo dell'argento.

Analisi dei fondamentali

Giova anzitutto rimarcare che il silver metal si caratterizza per essere sia un metallo prezioso che una materia prima industriale.
In questa ultima veste, occorre evidenziare la posizione di Metals Focus. La rivista ritiene che la domanda continuerà a crescere, esercitando una pressione rialzista sul prezzo dell'argento. Inoltre si prevede un forte incremento di richieste per i pannelli solari, i veicoli elettrici e i microchip.

Tutto questo, sempre secondo Metals Focus, dovrebbe tradursi in un incremento dell'8% su base annua e in una crescita delle quotazioni fino a 27-32 dollari.
Più a breve termine, stanno incidendo sul prezzo dell'argento i dati PMI manifatturieri di varie economie industriali: Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Eurozona e Cina.

Il ruolo del dollaro

Inoltre va considerato un ultimo aspetto, anche'essao assai rilevante per il prezzo dell'argento. Ci riferiamo al dollaro.
Il bilgietto verde è inversamente correlato all'argento, e proprio il suo recente aumento ha finito per penalizzare il silver metal (a proposito, se volete tradare il biglietto verde considerate di aprire un conto zero spread forex broker). La posizione cauta di Powell ha un po' indebolito la valuta americana, a tutto vantaggio delle quotazioni del metallo.