martedì 29 aprile 2025

Mercato azionario, Deutsche Bank corre dopo i risultati trimestrali

Anche se il contesto generale resta condizionato dalla vicenda dei dazi commerciali di Trump, che tengono il mercato azionario sulle spine quotidianamente, gli investitori tengono d'occhio le numerose trimestrali in uscita in questo periodo. In Germania è toccato a Deutsche Bank, che ha sorpreso con numeri estremamente positivi.

I numeri che fanno felice il mercato azionario

Nel primo trimestre del 2025, il gigante bancario tedesco quotato sull'indice DAX ha registrato un utile prima delle imposte pari a 2,8 miliardi di euro. Si tratta di un risultato migliore del 39% rispetto allo stesso periodo del 2024. Inoltre è andato al di là delle previsioni del mercato azionario. 

Anche l'utile al netto delle imposte è cresciuto del 39% su base annua, arrivando a 2 miliardi di euro.

Cosa ha funzionato alla grande

La crescita di Deutsche Bank è stata trainata soprattutto dall'aumento dei ricavi metti (+10%) e dal calo degli oneri non finanziari (-2%), dando così ragione alla strategia Global Hausbank seguita dalla banca tedesca. Per Deutsche Bank il risultato dei primi tre mesi del 2025 segna un record degli ultimi 14 anni.

Per quanto riguarda le singole divisioni, la Corporate Bank ha accresciuto il proprio utile prima delle imposte del 3% su base annua. La divisione Investment Bank invece ha registrato un utile del 22% in più. La divisione Private Bank ha accresciuto il proprio utile prima delle imposte addirittura del 43%. Infine l'Asset management ha ottenuto un utile ante imposte superiore del 67% su base annua rispetto al primo trimestre del 2024.

La Borsa festeggia

Questi risultati hanno spinto il titolo Deutsche Bank sul mercato azionario tedesco, dove sta guadagnando il 3%. Il prezzo si è affacciato oltre i 23 euro (per dati aggiornati si veda Pocket Option nuovo link)

Aumento dei dividendi

Gli investitori del mercato azionario possono festeggiare anche per un altro motivo, dal momento che grazie a questi risultati Deutsche Bank ha deciso di proporre all'assemblea generale del 22 maggio un dividendo di 0,68 euro per azione, ossia il 50% in più rispetto a quello dell'anno precedente. Se consideriamo anche il programma di riacquisto azioni proprie da 750 milioni di euro, le distribuzioni di capitale totali nel corso di quest'anno saranno per 2,1 miliardi.

giovedì 24 aprile 2025

Acquisti, gli italiani scelgono sempre più spesso le rate

C'è una tendenza che va avanti da un bel po' di tempo riguardo agli acquisti fatti dagli italiani. Sempre più spesso fanno ricorso ai prestiti anche per quanto riguarda i beni di largo consumo.

I dati sui prestiti per gli acquisti

A evidenziare questo scenario è un report della fondazione Fiba di First Cisl, condotto sulla base dei dati forniti da Banca d'Italia e BCE. Nel corso del 2024 il credito al consumo è cresciuto a 5,3% rispetto all'anno precedente. Per l'acquisto di beni e servizi, i prestiti hanno sfiorato i 170 miliardi di euro, mentre alla fine del 2023 avevano a malapena superato i 160 miliardi.

Peraltro si tratta di una tendenza che va avanti da un bel po' di tempo, e che pare proseguire anche in questo primo spicchio del 2025.

Una tendenza forte

La scelta di effettuare i propri acquisti a rate è quindi sempre più diffusa, come dimostra il fatto che il credito al consumo incide per quasi un quinto sul totale dei finanziamenti che vengono chiesti dalle famiglie. Se facciamo un confronto rispetto al resto d'Europa, l'Italia è parecchio più avanti. Da noi infatti il peso degli acquisti a rate è del 18,9%, mentre in altri due grandi paesi come Francia e Germania questa quota è rispettivamente del 12,7% e del 9,5%.

Spiegato in termini semplici, questo numero evidenzia che gli italiani tendono a indebitarsi di più anche per gli acquisti quotidiani. E non è soltanto per una questione culturale, ma probabilmente anche per le maggiori difficoltà che le famiglie hanno nel sostenere i consumi con il solo reddito disponibile.

I costi del credito al consumo in Italia

Va peraltro sottolineato che nel nostro paese effettuare gli acquisti a rate è più costoso che altrove. Se consideriamo i dati di febbraio 2025, il tasso annuo effettivo globale (Taeg) ha raggiunto il 10,45%. La media Europea si ferma al 8,38%.
Se dopo i primi tagli dei tassi della BCE questa aliquota aveva cominciato a scendere, da gennaio la tendenza rialzista è nuovamente ripartita.

giovedì 17 aprile 2025

Bilancio debole per le borse europee prima delle festività pasquali

L'ultima seduta di una settimana corta per via delle vacanze Pasquali (Piazza Affari riaprirà soltanto martedì prossimo) si chiude con un bilancio negativo per i listini azionari del vecchio continente.

I fattori che hanno determinato il rosso in bilancio

L'attenzione dei mercati azionari del vecchio continente è stata caratterizzata soprattutto dalla riunione della Banca Centrale Europea. Come si aspettavano gli operatori di mercato, l'istituto di Francoforte ha deciso di tagliare i tassi di interesse per 25 punti base, e probabilmente altri tagli ci saranno nelle prossime riunioni.

Il bilancio dei listini azionari resta comunque ancorato soprattutto alle notizie che arrivano sul fronte commerciale. Intanto Trump litiga a distanza con il numero uno della Federal Reserve, Powell, che però tira dritto per la sua strada sulla politica monetaria dell'Istituto a stelle e strisce.

I numeri delle borse europee

Alla fine della giornata, il bilancio per il principale listino di Piazza Affari, il FTSE MIB, segna un calo dello 0,2% con l'indice che torna sotto i 36.000 punti.
Perdite anche sugli altri listini del vecchio continente. L'indice DAX40 tedesco perde lo 0,5%, l'Ibex spagnolo perde lo 0,2% e l'indice francese perde lo 0,6%. Chiusura piatta invece per il mercato azionario londinese.

NB. Anche sugli indici di Borsa è possibile sfruttare le Onde di Wolfe Wave trading.

I singoli titoli

A Milano è stato soprattutto il giorno dei titoli del settore energetico, anche grazie al rialzo del petrolio. Il titolo migliore del giorno è stato Saipem che ha guadagnato il 2,17%. Rialzi anche per Enel +1,08%, ENI +0,8% e A2a + 0,8%. Le vendite maggiori si sono concentrate su Moncler, che ha chiuso la giornata con un bilancio in rosso del 2,5%. A Milano sono negative anche le banche: Popolare di Sondrio -1,59%, Banco Bpm -1,61%, Bper -1,48%, Unicredit -1,44% (dati Pocket Option nuovo link).

Gli altri mercati

Sul fronte valutario, l'euro ha perso leggermente quota rispetto al Dollaro dopo la riunione della BCE. Il cambio EURUSD scivola verso 1,135, ma l'indice del biglietto verde continua a perdere quota. 
Sul mercato delle materie prime intanto si risolleva il petrolio, con il Brent che giunge a quota 67 dollari. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund 10 anni arretra a 117 punti base e sono in calo anche i rendimenti, rispettivamente al 3,64% e 2,47%.

martedì 15 aprile 2025

Tasse in regime agevolato, ecco perché i ricchi stranieri scelgono l'Italia

Nell'ultimo anno le persone con una ricchezza da capogiro che hanno deciso di spostare la loro residenza fiscale nel nostro paese è cresciuto di quasi un terzo. Il motivo? Sicuramente più di uno, ma fra tutti il più importante è il regime fiscale che prevede tasse più leggere per chi vanta patrimoni importanti.

Attirati dalle tasse flax

La legge che ha determinato un progressivo aumento dei "paperoni" che scelgono l'Italia come residenza risale al 2017, quando era in carica il Governo Matteo Renzi. Nella legge di bilancio era introdotta una misura che consentiva di versare tasse forfettarie pari a €100.000 sui redditi esteri

Nell'agosto 2024 il decreto omnibus ha portato questa soglia a 200 mila euro, prendendo così la situazione meno competitiva rispetto alla generosissima versione originaria. Ma tuttavia questo non ha fermato la tendenza crescente di ricchi che spostano la loro residenza fiscale in Italia.

I numeri

In base ai dati dell'Agenzia delle Entrate, nel 2023 ben 1495 milionari stranieri avevano spostato la loro residenza del nostro paese, segnando un incremento del 31,6% rispetto all'anno prima, quando erano 1136. C'è un numero importante che va sottolineato, ossia 425 di questi non sono i ricchi veri e propri bensì i loro familiari. Infatti il nostro regime agevolato di tasse permette di estendere l'imposta forfettaria anche ai familiari (pagando per ognuno 25 mila euro in più, per un massimo di 15 anni). In sostanza l'intero nucleo familiare può venire a vivere in Italia beneficiando di tasse più favorevoli di quelle che avrebbero in patria.

La tendenza crescente sta proseguendo anche nell'ultimo periodo. I dati parziali del 2024 infatti hanno evidenziato ulteriori 716 richieste di interpello (ossia per capire se ci sono le condizioni per accedere all'agevolazione) pervenute all'Agenzia delle Entrate.

Il dubbio sulla legittimità

Va detto che una misura del genere già all'epoca della sua introduzione fece storcere il naso a molti, perché si tratta di un'agevolazione sulle tasse che viene concessa a chi già possiede una grande fortuna. Peraltro ciò accade in un Paese in cui la pressione fiscale sui cittadini "qualunque" è molto elevata. 
Dubbi di legittimità sono stati espressi anche dalla Corte dei Conti, principalmente per il fatto che dopo il trasferimento della residenza nel nostro paese, non c'è alcuna certezza di capire se i beneficiari abbiano davvero contribuito alla crescita della nostra economia nazionale (che rappresentava La ratio della misura originale).

mercoledì 9 aprile 2025

Tariffe commerciali, anche il mercato del carbone viene sconvolto dalla disputa USA-Cina

Continua a proseguire l'escalation sui mercati internazionali a causa delle tariffe commerciali decise dagli Stati Uniti settimana scorsa. Si è fatta altissima soprattutto la tensione con la Cina. La nuova tornata di dazi tra Pechino e Washington minaccia anche la tenuta del mercato del carbone da coke.

Il carbone e le tariffe commerciali

Da oggi scatta un'ulteriore tariffa statunitense del 34% sui prodotti cinesi (oltre a quella del 20% già in vigore). Ma Pechino non ci sta e ha risposto con dazi commerciali di analoga entità (34%) sui beni statunitensi, che scatterà domani, ossia il giorno seguente a quello indicato dall'amministrazione Trump. Ciò significa che verrà colpito anche il carbone americano che viene esportato in Cina, visto che sarà soggetto ad una tariffa complessiva del 52%.

Questo nuovo scenario si manifesta proprio nel momento in cui le esportazioni statunitensi di coke cominciavano a riprendersi, e ciò probabilmente costringerà i fornitori a stelle e strisce a cercare altrove nuovi acquirenti. Difficilmente però saranno in Asia, che sotto questo punto di vista presenta un mercato già saturo.

NB. Se volete negoziare le commodities, cercate prima un broker affidabile per investire.

Il rapporto USA-Cina e il mercato del carbone

Bisogna ricordare che per i fornitori di carbone da coke, la Cina è un mercato fondamentale, dal momento che parliamo del produttore di acciaio più grande al mondo. Peraltro tutto questo avviene mentre gli esportatori statunitensi già devono affrontare difficoltà legate alla domanda debole e ai prezzi bassi dell'ultimo periodo. A luglio dello scorso anno i future sul carbone da coke erano quotati a 1.600 mentre oggi siamo attorno quota 1.000. I segnali trading gratis sono peraltro ancora negativi.

Secondo un recente report, nel primo trimestre le esportazioni statunitensi di coke sono scivolate a 6,6 milioni di tonnellate, segnando un calo di quasi il 50% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Va detto che i prezzi del carbone statunitense erano diventati già poco competitivi a causa del dazio del 15%, che Trump aveva imposto a febbraio (che aveva portato quello totale effettivo al 18%).

I dazi sull'acciaio

Infine, bisogna evidenziare che le tariffe commerciali sull'acciaio potrebbero portare anche ad una riduzione della domanda globale di questo metallo, e di conseguenza ridurre anche la richiesta di carbone da coke. Lo scenario quindi si fa estremamente complicato e rischia di sconvolgere il mercato del carbone, finché non ci sarà una schiarita sul fronte della battaglia a colpi di tariffe commerciali tra USA e il resto del mondo.

lunedì 7 aprile 2025

Industria del vino, Comincia la festa del Vinitaly ma il clima stavolta è cupo

Da oggi e fino a mercoledì a Veronafiere si svolgerà la cinquantasettesima edizione di Vinitaly, che normalmente è una grande festa per l'industria del vino. Stavolta però l'atmosfera sarà più cupa del solito, perché si sente il peso dei dazi di Trump che offuscano il futuro di uno dei settori più importanti dell'economia italiana.

I danni di Trump all'industria del vino

Le tariffe del 20% che sono appena entrate in vigore su tutte le esportazioni verso gli Stati Uniti, rischiano di provocare un contraccolpo feroce all'industria del vino italiano. Una bottiglia da 10-15 dollari potrebbe arrivare a costarne anche 20. Per un settore che lavora sugli alti volumi, come appunto quello vinicolo, l'impatto potrebbe essere devastante, a meno che non si riuscirà a trovare forme di collaborazione con i distributori, in modo da attenuare il prezzo della bottiglia praticato al cliente finale.

L'industria del vino made in Italy ogni anno genera un export pari a circa 2 miliardi. Con l'arrivo dei dazi di Donald Trump rischiamo di perdere una bella quota di mercato nel paese dove esportiamo più di ogni altro. Molti dei nostri vini di eccellenza rischiano di sparire dalle tavole degli americani.

Una festa rovinata

In questo contesto che avrà luogo la cinquantasettesima edizione di Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati. A Veronafiere ci saranno oltre 4000 aziende espositrici che giungono da ogni regione d'Italia. Ci saranno oltre 30.000 operatori dell'industria del vino che arrivano anche dall'estero, in rappresentanza di ben 140 paesi. Tremila proprio dagli Stati Uniti.

Eventi negli USA

È proprio negli States che si svolgerà un evento all'ambasciata italiana di Washington nelle prossime settimane, alla presenza di alcuni membri del congresso USA, per sottolineare l'eccellenza e l'unicità dei prodotti dell'industria del vino made in Italy. A inizio ottobre inoltre ci sarà il Vinitaly USA a Chicago. Per quella data si spera che lo scenario che si va concretizzando in questi giorni sarà cambiato, che sarà raggiunto un accordo più equo sulle tariffe commerciali, così da evitare un pesante contraccolpo al settore vinicolo italiano.

martedì 1 aprile 2025

Mercato azionario USA, si è chiuso il peggior trimestre dal 2022

La più grande preoccupazione per gli investitori in questo momento sono gli effetti della guerra dei dazi preannunciata da Trump e in partenza domani 2 aprile. Il timore che una battaglia a colpi di tariffe possa innescare una frenata economica hanno portato il mercato azionario statunitense a chiudere il peggior trimestre dal 2022.

Bilancio negativo per il mercato azionario

Il nervosismo degli investitori è palpabile sempre più con il passare dei giorni, ed il mercato azionario a stelle e strisce riflette questo stato d'animo. 

Se il peggio deve ancora venire c'è da preoccuparsi, visto che i primi tre mesi di quest'anno si sono chiusi con un calo di quasi il 5% per l'indice S&P500. Non andava così male alla borsa di New York dal terzo trimestre del 2022. Il grafico dell'indice lo ha spinto al di fuori delle nuvole Ichimoku, mandando messaggi fortemente ribassisti al mercato.

Paura della recessione

Investitori e banchieri di Wall Street temono che le tasse imposte da Donald Trump ai partner commerciali statunitensi possano provocare una frenata della maggiore economia mondiale ed alimentare nuovamente la spirale inflazionistica. Diversi i sondaggi hanno ultimamente evidenziato che la fiducia dei consumatori americani e delle imprese è notevolmente peggiorata.

La previsione fosca di Goldman Sachs

Durante l'ultimo fine settimana gli analisti di Goldman Sachs hanno ulteriormente appesantito l'umore del mercato azionario, affermando che l'inflazione prevista per fine anno crescerà rispetto alle previsioni precedenti, e che l'economia americana rischia una recessione il prossimo anno con una probabilità del 35% (era al 20% in occasione dell'ultima stima).

In fuga dagli asset rischiosi

La minaccia dei dazi aumenta il premio di rischio che si paga sul mercato azionario, che comunque ha anche altri problemi tra i quali la frenata della crescita e un settore pubblico in contrazione. I titoli delle grandi aziende tecnologiche, che negli ultimi anni hanno dominato la scena del mercato azionario americano facendo la gioia di chi seguiva i trend following indicatori, stanno subendo un forte calo da inizio anno (il Nasdaq è sceso del 10%). Ad alcune è andata particolarmente male, come il colosso dei chip Nvidia che ha perso il 20%, oppure Tesla che ha perso quasi il 40%.

In questo scenario così complicato gli investitori si sono spostati verso dei asset sicuri, in particolar modo l'oro, il cui prezzo per oncia e schizzato oltre i 3.100 dollari.