martedì 3 dicembre 2019

Banca Unicredit, il piano industriale non piace ai sindacati: troppi esuberi

Unicredit è pronta a portare avanti un piano industriale importante, che oggi catalizza l'attenzione dei media. La banca guidata da Mustier ha in mente grosse novità per quanto riguarda gli esuberi, i tagli al personale e la chiusura delle filiali.

Il piano industriale della banca

Sono questi i tre punti chiave del piano industriale 2023, volto soprattutto a ridurre l'impatto dei costi di banca Unicredit non solo in Italia ma anche in Germania e Austria. Gli esuberi messi in conto nei prossimi anni saranno pari a complessive 8000 unità, mentre si prevede la chiusura di circa 500 sportelli (il 17% del totale). Questo dovrebbe portare a un risparmio sui costi di circa un miliardo di euro per tutta la durata del plan.

Italia la più colpita dai tagli

Per ragioni di radicamento della banca, la maggior parte dei tagli di sportelli e degli esuberi avverranno in Italia. Infatti assorbiremo il 78% dei costi di integrazione per la gestione degli esuberi, ovvero circa 5.500 unità. Su 1,4 miliardi di euro di costi di integrazione messi sul piatto dalla banca per gestire il piano, 1,1 miliardi riguarderanno l'Italia e solo 0,3 miliardi l'Austria e la Germania. Per ciò che riguarda le filiali, su un totale di chiusure per 500 unità, fino a 450 potrebbero essere chiuse in Italia. Il taglio dei costi, a sua volta, permetterà di rivedere la remunerazione degli azionisti come è spiegato in questo articolo dedicato alle novità sulla consistenza del dividendo Unicredit per i prossimi anni, fino al 2023, data di termine della validità del piano industriale approvato oggi dalla banca.

Sindacati sul piede di guerra

E' chiaro che un piano di questo genere ha allarmato i sindacati, per via delle ricadute occupazionali. “Il piano industriale dei banca Unicredit così com’è non può nemmeno essere preso in considerazione”, scrive in una nota Lando Maria Sileoni, segretario generale della FABI, il primo sindacato dei bancari. “Pronto a un confronto pubblico, la politica intervenga nell’interesse del Paese. Come per l’Ilva e i casi di crisi aziendali, chiediamo una forte presa di posizione da parte del Governo”.

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