Le due minacce al commercio del Parmigiano
L'iconico formaggio nostrano nei giorni scorsi è stato protagonista di una giornata speciale, il “Parmigiano Day”, che si è tenuta al Villaggio di Bologna. In quella circostanza, i produttori hanno voluto difendere il commercio del loro prodotto di eccellenza dai dazi imposti dagli Usa. Tariffe che altro non fanno se non il gioco dei falsari, che avranno ancora più campo libero per riversare sul mercato tonnellate di fomre di formaggio fasullo.Ormai la produzione di falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel mondo ha superato quella degli originali. E purtroppo si tratta di una pratica diffusa in tutti i continenti. L'industria del tarocco cerca di sfruttare le assonanze dei marchi per trarre in inganno i consumatori, che pensano di avere a che fare con un prodotto autenticamente italiano, quando invece è fasullo. Negli Stati Uniti si chiama “Parmesan”, che diventa “Parmesano” in Uruguay, "Reggianito" in Argentina o "Parmesao" in Brasile. Ma oltre al commercio del finto parmigiano, c'è anche quello dei formaggi similari che si moltiplicano anche in Europa.
L'industria del falso e quella del vero
Il mercato del falso più corposo è negli States, dove solo l’1% dei formaggi di tipo italiano venduti nei supermercati, ha un legame effettivo con la realtà produttiva tricolore. La produzione è realizzata per quasi i due terzi in Wisconsin e California, seguiti da New York.L'imposizione di dazi al parmigiano autentico, rischia di alimentare il mercato del falso e di stroncare il ritmo di crescita del nostro export. Il successo di questa eccellenza italiana infatti è costante. L'export verso gli States marcia al ritmo record del 26% nel primo semestre, in Giappone le vendite sono aumentate del 21%, mentre siamo addirittura al +36% nel caso della Cina, anche se qui i volumi sono limitati. Il commercio del parmigiano autentico è cresciuto in direzione della Germania (+19%), in Francia (+11%), Regno Unito (+15%), Svizzera (+17%) e Olanda (+10%).
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