Dopo le perdite patitte nel terribile anno Covid, il vino Made in Italy torna a correre. Lo evidenziano i dati di Coldiretti, che sono stati presentati al primo Vinitaly Special Edition, evento business & professional che durerà fino a martedì 19 ottobre.
Vinitaly Special Business Edition
Se il classico Vinitaly aperto al pubblico dovrà ancora aspettare fino 10-13 aprile 2022 (sarà 54esima edizione), lo Special Edition è una sorta di antipasto dedicato solo al business, con più di 400 aziende e consorzi presenti in esposizione, che occupano tre padiglioni. Ci sono anche 200 top buyer esteri provenienti da 35 nazioni, oltre a quelli accreditati dalle aziende o a partecipazione diretta.
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La corsa del vino italiano
Grazie alle riaperture delle attività di ristorazione e all'avanzare della campagna di vaccinazione, il fatturato del vino italiano raggiunge livelli record. Gli oltre 12 miliardi che sono stati registrati finora nel 2021, sono superiori anche al risultato che periodo pre Covid.
Il business del vino italiano beneficia soprattutto del boom delle esportazioni. Le bottiglie Made in Italy sono infatti richieste in misura maggiore del 15%, e il fatturato supererà per la prima volta quota 7,2 miliardi di euro. Corrono anche gli acquisti familiari (+9,7% nei primi nove mesi del 2021). Sul mercato interno il rally impetuoso è quello delle "bollicine", +27,1%.
L'andamento dell'export
All'estero il vino italiano ringrazia soprattutto gli Stati Uniti, dove c'è stato un incremento del 19%. Quello americano rimane il primo mercato di riferimento.
L'incremento percentuale maggiore si registra però in Cina, con +67%.
In Europa invece il business del vino italiano risente favorevolmente della crescita di acquisti dalla Francia (+17%), dalla Russia (+39%) e solo blandamente dalla Germania (+5%). Quello tedesco però rimane il primo mercato del vino tricolore nel Vecchio Continente.
Sfogliando i petali di rosa ci si imbatte però anche in una spina: la Gran Bretagna. Il business del vino Made in Italy risulta penalizzato dalla Brexit, nonostante il forte richiamo del nostro Prosecco.
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