La crescita dei prezzi del petrolio ha spinto anche il costo del carburante alla pompa. Una notizia negativa per automobilisti e autotrasportatori, ma positiva per lo Stato. Grazie al caro carburante infatti, l'Erario quest'anno vedr gonfiare i suoi incassi per circa 1 miliardo.
Questa è la stima dell’Ufficio studi della CGIA, ipotizzando consumi costanti e prezzi stabili da qui fino a fine anno.
Cosa ha ampliato gli incassi di Stato
Sono due i fattori che stanno agendo congiuntamente e generano questo effetto sugli incassi dello Stato.Da una parte c'è la ripresa degli spostamenti, che si traduce in maggior numero di viaggi e di chilometri percorsi. E quindi in definitiva un maggior quantitativo di carburante richiesto.
Da gennaio a settembre, gli italiani hanno acquistato oltre 5 milioni di tonnellate di benzina, quasi 17 milioni di tonnellate di diesel e poco più di 1 milione di tonnellate di Gpl.
L'aumento dei prezzi alla pompa
Dall'altra l'aumento del prezzo alla pompa sia della benzina che del diesel e del Gpl per autotrazione, come effetto della crescita del prezzo del petrolio.
Nel 2021 a benzina è passata da un costo medio di 1,47 euro/litro registrato a gennaio fino a 1,72 euro/litro rilevato a ottobre (+17%). Il diesel è salito del 17,9%. Il Gpl del 25,4%.
Se questo secondo fattore non dipende dallo Stato, visto che sono i gestori a stabilire il prezzo, è superfluo notare che l’aumento del costo dei carburanti ha fatto senz’altro bene agli incassi del Fisco.
Le tasse
Le tasse invece sono tutta farina del sacco dello Stato, che applica l’Iva al 22% sui carburanti. Ma occorre rimarcare che sulla base imponibile ci sono anche le famigerate accise. Insomma si arriva a una doppia tassazione.
Bisogna comunque evideniare che l’incremento percentuale di extra gettito registrato fino a oggi “risente” della situazione di partenza, visto che la crisi pandemica e le restrizioni alla mobilità, avevano ridotto drasticamente gli incassi dello scorso anno.
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