Le politiche aggressive della BCE e la sofferenza dell'economia europea hanno riportato a galla un vecchio problema, quello delle sofferenze delle banche italiane. Quanto accaduto negli ultimi mesi ha fatto di nuovo suonare un campanello d'allarme.
Il ritorno delle sofferenze per le banche
Su impulso della banca centrale europea, nel 2015 è cominciato un percorso difficile e rigido di deleveraging degli NPE (Non-Performing Exposures), che nel 2021 è riuscito a portarli sui livelli che avevano prima della grande crisi del 2008.Questo processo ha riguardato anche le banche italiane, che avevano in pancia una montagna di sofferenze (circa il 18% dei crediti potevano essere considerati non performing). Ma lavorando sodo, sono state capaci di ridurle notevolmente, tanto che l’NPE ratio delle banche italiane è sceso al 4.4% nel 2020.
La nuova crescita dei crediti "malati"
Il Centro studi di Unimpresa ha evidenziato che nei primi sette mesi del 2023 si è registrata una preoccupante inversione di tendenza delle sofferenze bancarie. I crediti “malati” sono infatti cresciuti di ben 2,2 miliardi rispetto a dicembre dello scorso anno, segnando un incremento di quasi il 16%.
Se confrontiamo i dati di luglio 2023 con quelli di luglio 2022, il quadro è preoccupante. Le sofferenze nette delle banche a luglio scorso valevano 16,4 miliardi di euro, rispetto ai 15,8 miliardi di luglio 2022.
La pandemia, la crisi e le mosse della BCE
Dopo la forte riduzione tra 2015 e 2019, la situazione dei crediti deteriorati in Italia è nuovamente peggiorata con lo scoppio della pandemia. Se in una prima fase le misure governative di sostegno hanno permesso di frenare il processo di deterioramento dei crediti, con moratorie concesse a famiglie e imprese, dal 2022 è partita la marcia indietro.
Il repentino aumento dei tassi di interesse BCE ha provocato una restrizione nelle condizioni di accesso ai finanziamenti bancari, innescando una spirale negativa nel ciclo economico che ha avuto riflessi nei numeri relativi alle sofferenze bancarie.
Al tempo stesso però, se però le banche sono sovraccaricate di crediti deteriorati, non saranno in grado di erogare credito rendendo non efficace tale canale di trasmissione della politica monetaria BCE.
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