martedì 30 luglio 2019

Bank of Japan, per adesso nessun cambio. Ma è possibile un'altra manovra espansiva

Ancora una volta la Bank of Japan ha deciso di non effettuare alcuna correzione alla propria politica monetaria. La banca centrale giapponese ha infatti confermato (con 7 voti favorevoli e 2 contrari) il tasso di interesse in territorio negativo a -0,10%. E' dal gennaio del 2016 che si trovano a questo storico livello.

Bank of Japan pronta a intervenire

La banca centrale del Sol Levante ha inoltre confermato anche il suo piano di quantitative easing, che ad ottobre 2014 è stato portato 80.000 miliardi di yen l'anno (oltre 660 miliardi di euro al cambio attuale). Va detto che l'istituto guidato da Kuroda ha aperto alla possibilità di fare ulteriori interventi a sostegno dell'economia e dell'inflazione (che è lontanissima dal target del 2%), se sarà necessario.

Dal momento che la decisione della Bank of Japan era ampiamente attesa dai mercati, non c'è stato alcun contraccolpo sullo Yen. Le trading online piattaforme migliori evidenziano che la valuta nipponica ha avuto un piccolo contraccolpo contro il dollaro, ma poi è tornata a scambiare sui valori di ieri, in prossimità del minimo di tre settimane a 108,950.

Va detto che l'attenzione degli investitori è tutta rivolta all'imminente riunione della FED, che dovrebbe tagliare il costo del denaro USA di 25 punti base. Ecco perché le tecniche trading forex intraday oggi sono improntate ad una certa prudenza da parte degli investitori.

Outlook economici e dati macro

Tornando alla Bank of Japan, sono stati resi noti anche gli outlook per l'inflazione e la crescita. La dinamica dei prezzi al consumo è attesa all'1,0% nel 2019, contro l'1,1% stimato in precedenza. Per il 2020 invece si prevede un progresso fino all'1,3% (1,4% l'outlook precedente). E' stato rivista in peggioramento anche la stima riguardo al Pil giapponese: da 0,8% a 0,7% (confermata invece allo 0,09% la previsione per il 2020).

La scorsa notte sono stati resi noti anche alcuni dati macro nipponici. La produzione industriale è crollata del 3,6% rispetto al mese precedente, mentre su base annua il calo è stato del 4,1%, in ulteriore peggioramento rispetto al calo di maggio. La disoccupazione è scesa al 2,3%, con il numero di occupati cresciuto a 67,47 milioni.

sabato 27 luglio 2019

Borsa di Londra, 27 miliardi di dollari per il matrimonio con Refinitiv

Potrebbe presto vedere la luce un colosso degli scambi di strumenti finanziri e dei dati. La Borsa valori di Londra (London Stock Exchange) - che controlla anche Piazza Affari - è infatti in trattative per acquisire Refinitiv Holdings Ltd, fornitore di analisi dei dati finanziari. L'operazione dovrebbe costare 27 miliardi di dollari.

L'operazione della Borsa di Londra

Refinitiv è in competizione con Bloomberg LP, il genitore di Bloomberg News, per fornire notizie, dati e informazioni finanziarie. La società offre prodotti tra cui i terminali Eikon, la piattaforma FXall e il sistema di esecuzione commerciale Redi. Refinitiv è una ex costola del gruppo Thomson Reuters e l'anno scorso il 55% è stato rilevato dal fondo Blackstone, mentre la parte restante è rimasta in mano alla Thomson Reuters Corp (TRI.TO). La valutazione data lo scorso anno è stata di 20 miliardi di dollari incluso il debito.

Secondo una fonte anonima Blackstone potrebbe arrivare, con l’acquisizione di Refinitiv, a raddoppiare approssimativamente il valore del suo investimento originale nella società. Thomson Reuters, che è la società madre di Reuters News, detiene attualmente una partecipazione del 45% in Refinitiv, e tramite un comunicato ha confermato l'esistenza di una trattativa con il London Stock Exchange Group (LSE.L), affermando che sarà titolare di una partecipazione del 15% in LSE se l’accordo andrà a buon fine.

Modalità dell'acquisto

L'operazione dovrebbe avvenire usando come pagamento le azioni LSE, trasformando gli investitori esistenti di Refinitiv in azionisti che sarebbero in possesso di circa il 37% della società e deterranno meno del 30% dei diritti di voto. Le trattative arrivano in un momento in cui di intensificano i dubbi sul ruolo di Londra come centro finanziario in seguito alla Brexit, e dopo che c'è stato già un tentativo - fallito - di matrimonio con la Borsa tedesca, bloccato un paio di anni fa per questioni di concorrenza.

giovedì 25 luglio 2019

Borsa di Milano, guizzo sul gong. Euro ancora in calo sul dollaro

Volumi contenuti e un andamento che oscilla tra denaro e lettera: ecco la giornata povera di spunti della Borsa di Milano, che già si sta calando nel clima da vacanza estiva.

Guizzo finale della Borsa di Milano

Alla fine Piazza Affari ha chiuso in lieve rialzo, grazie ad una accelerata nel finale di seduta. Il FTSE MIB ha terminato a +0,57%, il FTSE Italia All-Share a +0,55%, il FTSE Italia Mid Cap a +0,46%, il FTSE Italia STAR a +0,10%. Se la Borsa di Milano ha piazzato uno sprint sul finale, le principali piazze europee si sono mosse in ordine sparso, con gli indici Pmi del manifatturiero in calo.

I singoli titoli

Alla Borsa di Milano sono stati deboli i titoli bancari, che hanno accusato il tonfo di Deutsche Bank che è scivolata di 1,96% dopo i risultati del secondo trimestre che hanno registrato una perdita superiore alle attese. Diversi operatori hanno adottato una strategia breakout trading pullback. Unicredit cede lo 0,3%, l'altra big Intesa Sanpaolo invece chiude piatta. Male Bper e Ubi, che chiudono in calo di 2,54% e 1,82%.
Sono proseguiti gli acquisti su STM che ha guadagnato il 3,53% all’interno di un comparto high tech europeo ben comprato, sulla scia dei risultati di Texas Instruments con ricavi migliori delle attese nel secondo trimestre. Raccolti i titoli del settore petrolifero. Bene Tenaris (+2,99%) e Saipem (+2,3%).

Dalla Borsa alla valuta

Sul fronte valutario invece, l'euro è sceso ai minimi da due mesi contro il dollaro, a causa dei dati macro deboli che hanno alimentato le aspettative che la Bce si impegni in un allentamento aggressivo della politica monetaria già nel meeting di giovedì. L’euro ha lasciato sul terreno il 2% del suo valore questo mese, e i segnali forex affidabili gratis continuano a puntare sulla debolezza della valuta unica.

Cala anche il dollar index, dopo aver guadagnato per tre sedute consecutive, in vista della riunione della Fed in programma la prossima settimana. Pesa anche la stima flash dell'indice PMI manifatturiero di luglio negli USA, che si è attestata a 50 punti dai 50,6 punti di giugno, sul livello più basso da settembre 2009.

lunedì 22 luglio 2019

Saldi, ancora una delusione. Non funzionano più, ormai è chiaro

Negli anni Novanta l'appuntamento con i saldi faceva felici i negozianti e anche i consumatori. C'era la folla per accaparrarsi lo sconto, coda lunghissime anche ore prima che si alzassero le saracinesche. Oggi lo scenario è molto diverso.

Come sono cambiati i saldi

Anche se non ci sono numeri ufficiali riguardo alle vendite di queste prime settimane di saldi, è evidente che non c'è stato il boom. Anzi, molti negozi grandi città sono rimasti semivuoti in questi giorni. Del resto anche in occasione degli scorsi saldi invernali, ci fu un evidente calo dell’interesse degli italiani. Solo il 48% fece acquisti, ma spendendo solo 118 euro in media a persona.
Cosa è cambiato in questi trent'anni?

Semplicisticamente si potrebbe pensare che la colpa è dei big dell'e-commerce tipo Amazon. Ma in realtà se i saldi non funzionano più non è colpa della concorrenza delle vendite online, ma del modo in cui i saldi erano concepiti un tempo, e come non funzioni più quel concetto adesso. Semplicemente oggi non servono più, in primo luogo perché non c'è più quel rapporto di stretta fiducia tra negoziante e cliente: un tempo c'è era il negozio di riferimento, oggi invece non è più così.

Promozioni che non funzionano più

Anche riguardo alle promozioni, le cose sono cambiate. Ci sono gli outlet che in qualsiasi giorno dell’anno fanno promozioni al 50%. Inoltre - sempre tutto l'anno - i negozi dedicano ai clienti fidelizzati esclusive vendite private, avvisandoli con sms e cartoline. In questo modo quando la clientela occasionale va in negozio il primo giorno di saldi, trova taglie e merce già dimezzate. A questo si aggiunge anche il fatto che la merce di stagione viene spesso esclusa dai saldi e qualsiasi altro sconto, spingendo di fatto il consumatore a rivolgersi altrove (tipo gli Amazon Prime Day di metà luglio).

E' fuori di dubbio, quindi, che oggi l'errore più grande pensando ai saldi sia quello di continuare a fare quello che si faceva in passato.

giovedì 18 luglio 2019

Tasso di interesse, la Sud Corea opera un taglio a sorpresa

La banca centrale della Corea del Sud sorprende i mercati e taglia il tasso di interesse. La BoK ha infatti portato il costo del denaro all'1,50%, con una sforbiciata di 25 punti base.

Tasso di interesse in Sud Corea

Si tratta di un bel dietrofront rispetto alla mossa di novembre scorso, quando il tasso di interesse venne alzato dello stesso importo. Peraltro questo taglio da parte della banca centrale sudcoreana è il primo da maggio 2016. A spingere l'istituto di Seoul in questa direzione è il recente andamento dell'economia e dell'inflazione.

A inizio mese infatti la Banca centrale ha rivisto al ribasso le stime di crescita del PIL, abbassandole al 2,2% (erano originariamente al 2,5%, valore stimato in aprile).
Nel corso del primo trimestre, la crescita economica della Corea del Sud si è contratta dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, soprattutto a causa del calo delle esportazioni. Queste ultime stanno risentendo dei timori innescati dalla guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti.

La BoK ha inoltre proceduto al taglio della previsione riguardo all'inflazione, portata dall'1,1% allo 0,7%.

La reazione dello Won al taglio del tasso di interesse

Dal punto di vista valutario, la decisione di tagliare il tasso di interesse non ha avuto grandi contraccolpi. Chi adotta strategie trading intraday forex giornaliero infatti ha visto lo Won coreano rimanere praticamente stabile contro il dollaro. Il cambio Usd-Krw viaggia su quota 1178,0, e nelle scorse settimane ha avuto un rimbalzo dai massimi di due anni toccati a maggio scorso.

Consiglio: prima di investire online sulle valute, studiate bene chi propone gli spread forex broker più bassi.

Possibile un'altra manovra accomodante

Tornando alla Banca centrale di Seoul, va evidenziato come il clima si sia fatto più critico a seguito della decisione del Giappone di controllare le esportazioni di componenti hi-tech verso Seul. Le aziende sudcoreane che saranno maggiormente colpite sono i giganti del settore dell’elettronica, ed è difficile valutare quale sarà l'impatto i queste misure sull'economia del paese e le sue esportazioni.
Secondo gli analisti, la banca centrale sudcoreana potrebbe effettuare un ulteriore taglio dei tassi prima della fine dell'anno.

lunedì 15 luglio 2019

Green economy, l'Italia ci crede sempre di più. Investimenti in crescita e 3 milioni di green jobs

La green economy spinge la competitività. Sembrano pensarla in questo modo sempre più aziende italiane, a giudicare dal rapporto GreenItaly 2018 presentato nei giorni scorsi.

I numeri delle green economy italiana

Nel triennio 2014-2017, ben 345.000 imprese italiane dell’industria e dei servizi hanno investito in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2 (o comunque prevedevano di farlo entro la fine del 2018). Praticamente parliamo del 25% delle aziende che operano in un ambito extra-agricolo. Questa quota sale addirittura al 30% nel caso di imprese manifatturiere.

Altri dati sono molto interessanti. Gli investimenti green sono soprattutto caratteristici di quelle imprese che hanno un dinamismo sui mercati esteri superiore al resto del sistema produttivo italiano (34% contro 27%). Inoltre sono imprese che innovano più delle altre, quasi il doppio (79% contro il 43%) e sono aziende che guardano alla tecnologia 4.0 (il 26% contro 11% delle altre). A livello di risultati, i numeri danno ragione a chi ha fatto investimenti green. Tra le aziende che hanno aumentato il proprio fatturato nel 2017, il 32% ha fatto investimenti green contro il 24% nel caso di quelle non investitrici.

Occupazione sempre più alta nella green economy

Il beneficio ovviamente non è solo per le imprese e per l'ambiente, ma anche per l'occupazione. La green economy italiana impiega già 2 milioni 998 mila lavoratori. Il 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Un valore che sembra destinato ancora a salire, probabilmente di un altro mezzo milione. Rimane infatti forte la richiesta di ingegneri energetici, agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termici a basso impatto. E' soprattutto l'area della progettazione e della ricerca e sviluppo che spinge il mercato dal green job.

La green economy si sta quindi dimostrando un interessante antidoto contro la crisi, nonché uno stimolo per agganciare e sostenere la ripresa.

giovedì 11 luglio 2019

Federal Reserve sempre più vicina al taglio dei tassi. Dollaro in calo

Continuano a crescere sempre di più le aspettative degli investitori riguardo al taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. Le parole pronunciate ieri da Jerome Powell, e la lettura dei verbali dell'ultimo meeting del Fomc, confermano questa solida convinzione. 

Le parole del capo della Federal Reserve

Il presidente della Federal Reserve ha parlato ieri al Congresso, ammettendo che un taglio dei tassi di interesse è sempre più probabile per risollevare l'economia americana. Preoccupano l'inflazione, che viaggia sotto il target del 2% e potrebbe anche "rimanere debole molto più a lungo rispetto a quanto attualmente ci aspettiamo". Ma preoccupano anche le "correnti trasversali nell'ambito del commercio e della crescita economica, che hanno aumentato il clima di interezza". Il capo della banca centrale americana ha concluso dicendo che la Fed è pronta ad agire "in modo appropriato" per sostenere l'espansione economica.

I verbali del Fomc

Questo punto di vista è stato confermato anche dalla lettura dei verbali del Fomc, relativi al meeting tenuto il 18-19 giugno. In quell'occasione la Federal Reserve aveva eliminato dai propri discorsi il concetto di "pazienza", sottolineando di essere pronto ad "agire in modo appropriato per sostenere l'espansione".

Tutto questo rende sempre più probabile che il Federal Open Market Committee (Fomc) effettui un taglio nel prossimo meeting in programma il 30-31 luglio. Lo confermano i FED Funds, che quasi per scontato il taglio dei tassi. Nel frattempo sono addirittura quintuplicate le probabilità che la sforbiciata possa essere di 50 punti base, salite dal 3,3% al 16%.

Le conseguenze sui mercati

Gli ultimi eventi hanno messo le ali all'azionario americano. Come vediamo sui migliori broker italiani autorizzati, l'indice S&P 500 è volato a nuovi record superando per la prima volta la soglia dei 3mila punti, salvo poi ritracciare.

L'atteggiamento della Federal Reserve ha invece penalizzato il dollaro, con la coppia EURUSD salita a quota 1,127, allontanandosi dai minimi di tre settimane toccato nei giorni scorsi. Facendo trading con medie mobili forex, si può inoltre trarre qualche spunto interessante in ottica rialzista. Il biglietto verde perde quota anche contro la sterlina britannica (GBP-USD) e lo yen (USD-JPY), dopo aver toccato il massimo di sei settimane a 108,99. Scende pure il Dollar Index, a 96,877.

martedì 9 luglio 2019

Credito dalle banche, continua la contrazione in Italia

La contrazione del credito è un fenomeno che ormai accompagna l'Italia da diversi anni. Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla Banca d’Italia (relativi ad aprile 2019), è sceso a 668 miliardi erogati, malgrado ci fosse un cauto ottimismo circa una ripresa.

La contrazione del credito

Dal 2001 al 2017 il volume di credito concesso si è ridotto del 21%, passando da 914 miliardi a 726 miliardi. Se è vero che una parte di questa ingente riduzione è riconducibile alla cessione o alla cancellazione di prestiti in sofferenza (circa 50 miliardi da gennaio 2018), è altresì vero che non c'è stato una compensazione indotta dall'aumento del credito "buono". Il nostro sistema bancario non ha ancora raggiunto un nuovo punto di equilibrio tale da consentire un rilancio, perché non considera come una priorità la crescita del credito alle imprese. Inoltre il nostro sistema creditizio teme una nuova stagione di nuove sofferenze, dal momento che la ripresa economica (se c'è stata) è davvero molto blanda.

La cosa interessante è che la riduzione del credito sta procedendo in modo non omogeneo, bensì a macchia di leopardo. In poche regioni c'è stata una ricrescita in Friuli, al Sud e nelle Isole, mentre è andata in calo negli assi Piemonte-Lombardia-Veneto al Nord e Toscana-Marche-Umbria al Centro. Sono soprattutto le micro-imprese, ovvero quelle con meno di 20 addetti, ad avere subito il colpo più duro. Per quanto riguarda le piccole imprese è stata penalizzata in modo pesante tutta l’area centrale (23% del totale).

Le piccole imprese sono penalizzate

Emerge senza dubbio un aspetto: le banche si stanno spostando verso imprese di sempre maggiori dimensioni, sostituendo con esse il credito che prima veniva concesso alle piccole imprese. Ciò vale soprattutto nelle regioni più produttive e più indebitate con il sistema bancario.

domenica 7 luglio 2019

Banca centrale, Erdogan licenzia il capo per divergenze di vedute

Ancora una volta la Turchia finisce al centro della tensione, che stavolta si consuma interamente sul fronte interno. Prima del weekend infatti, il presidente Tayyip Erdogan ha deciso di licenziare il governatore della banca centrale turca Murat Cetinkaya.

Cambio al vertice della banca centrale

L'ormai ex capo della banca centrale era entrato in carica nell'aprile 2016, e avrebbe chiuso il suo mandato l'anno prossimo. Il suo posto è stato preso dal vice Murat Uysal, che dovrà gestire subito una patata bollente, in occasione del meeting di fine luglio. Infatti sebbene non siano state rese note le ragioni ufficiali del licenziamento di Cetinkaya, è chiaro a tutto che il motivo sono gli scontri con Erdogan riguardo i tassi di interesse. Il presidente ha sempre chiesto di tagliarli, mentre l'ex governatore si è sempre rifiutato e ha sempre rivendicato l'indipendenza dell'azione della CBRT dal potere politico.

Tuttavia, non aveva fatto i conti con uno dei poteri che la recente riforma costituzionale conferisce al presidente Erdogan, ovvero quello di cambiare il vertice della banca centrale. Finora non era mai stato esercitato, e adesso che Erdogan l'ha fatto i mercati sono sempre più timorosi riguardo l'azione futura della CBRT.

Consiglio: ci sono diverse tecniche da utilizzare facendo investimenti online. Ad esempio la forex hedging strategia cfd.

Il prossimo meeting della CBRT

La politica monetaria turca infatti è questione delicatissima, visto che il paese vive una recessione economica da inizio anno. Inoltre l'inflazione rimane elevata (15,5%) sebbene proprio grazie a Cetinkaya sia scesa notevolmente (era al 25% lo scorso ottobre). L'ex governatore della banca centrale aveva alzato i tassi di riferimento per un totale di 625 punti base l'anno scorso, e li ha portati al 24%. Questo per contrastare l'inflazione e sostenere la Lira. La valuta turca infatti quest'anno sta perdendo il 5% sul dollaro (USD-TRY), dopo il -30% dell'anno scorso. L'indicatore alligator trading forex evidenzia una tendenza al rialzo.

Adesso i mercati si concentrano sul meeting in programma il 25 luglio. Se avverrà il taglio dei tassi voluto da Erdogan, allora i già forti dubbi sull'indipendenza dell'istituto centrale diventeranno certezza.

sabato 6 luglio 2019

Consumo di pane in declino, in Italia in 40 anni è sceso del 66%

Negli ultimi decenni sono fortemente cambiate le abitudini di consumo degli italiani. In special modo con riferimento al pane. Negli ultimi 40 infatti, il nostro consumo pro capite è calato del 66%.

Il calo del consumo di pane

Verso la fine degli anni Settanta gli italiani consumavamo a testa circa 84 kg di pane in un anno. Adesso siamo scesi a 31 a testa. Cosa ancora più preoccupante è che questo trend sta addirittura accelerando, visto che soltanto nell'ultimo decennio abbiamo "perso" 20 chili di consumo di pane a testa. Se un tempo il pane era un caposaldo della nostra alimentazione, adesso siamo al di sotto di molti altre paesi UE.

E' cambiato il nostro modo di alimentarci. Il consumo di pane ha risentito del fatto che sempre più italiani mangiano fuori casa all’ora di pranzo, scegliendo prodotti diversi dal pane tradizionale. Inoltre il pane è uno dei "nemici" dichiarati dei dietologi.

Meno 40% di imprese

Il cambiamento nelle abitudini di consumo ha delle forti ripercussioni anche sul tessuto imprenditoriale. Infatti negli ultimi 40 anni abbiamo perso circa il 40% della produzione di pane artigianale. Oggi in Italia si contano meno di 3000 imprese della produzione, e meno di 1000 punti vendita. Soltanto pochi decenni fa, i forni artigianali avevano circa 2-3 dipendenti a testa e producevano 200 kg di pane al giorno. Oggi invece difficilmente si riesce ad avere anche un solo dipendente.

C'è anche un grosso problema di costi-ricavi. Anche un forno di ridotte dimensioni, oggi deve rispettare norme e regolamenti che comportano costi notevoli,  difficilmente ammortizzabili in tempi brevi o medi. A questo si aggiunge il fatto che mentre il costo di acqua, luce, gas crescono, il prezzo del pane rimane stabile. Diventa così difficile reggere la competizione con la Gdo, ovvero la grande distribuzione organizzata, che utilizza il pane fresco come prodotto civetta per vendere anche altro (che rende di più). Un altro danno deriva dall’importazione del pane congelato dall’Est Europa, di qualità inferiore e a prezzi stracciati.

mercoledì 3 luglio 2019

Riksbank svedese pronta alla stretta nei prossimi mesi

Non sono emerse novità dal meeting di politica monetaria della Riksbank, ovvero la banca centrale svedese. Con un voto unanime è stato infatti deciso di lasciare il costo del denaro a -0,25%, mantenendo invariato anche il piano di acquisto titoli di Stato per 45 miliardi di SEK (fino a dicembre 2020).

La Riksbank preannuncia la stretta

Cosa più importante, il governatore dell'istituto Stefan Ingves ha confermato che è intenzione della Riksbank di operare una stretta monetaria entro la fine di quest'anno o al massimo entro l'inizio del prossimo. Secondo l'istituto svedese i rischi connessi agli scenari internazionali non fanno ritenere possibile una recessione globale, ma comunque potrebbero influire sulle prospettive economiche e sulle prospettive di inflazione della Svezia.

Le previsioni economiche dalla Riksbank sono in chiaroscuro. L'inflazione dovrebbe calare in modo temporaneo nei prossimi mesi, probabilmente anche a causa del recente rafforzamento della Corona sul mercato valutario. Ad ogni modo questo non dovrebbe pregiudicare il raggiungimento del target. Secondo la Riksbank l'inflazione arriverà al 2,2% nel 2020, mentre scenderà al 2% nel 2020 (contro una previsione precedente dal 2,3%). La crescita economica è vista in aumento all'1,8%, ma calerà quella dell'anno prossimo.

Suggerimento: quando si fa analisi tecnica sulle valute, occorre conoscere bene molti strumenti. Ad esempio come funzionano le fan Gann trading Forex.

Sul mercato delle valute

Nel frattempo, come abbiamo accennato poco fa, la Corona SEK prosegue una tendenza all'apprezzamento che è cominciata a metà del mese di maggio, con tanto di figure di continuazione trading in corso di formazione. Tanto contro l'euro che contro il dollaro, la valuta svedese continua a rosicchiare terreno, dopo che è tornata concreta l'ipotesi di una stretta monetaria da parte della Riksbank. La coppia EUR-SEK scende a quota 10,514, mentre la coppia USD-SEK scende a quota 9,3141 (ad aprile scorso era stato toccato il livello massimo da 17 anni).

lunedì 1 luglio 2019

Saldi estivi, si prevede una spesa di 230 euro a famiglia

Dopo la partenza anticipata in Campania (causa Universiadi), i saldi estivi da questa settimana prenderanno il via in tutte le Regioni, cominciando da Liguria e Sicilia.

Saldi estivi ancora di salvezza

L'appuntamento con i saldi estivi è quello più atteso per molte famiglie italiane, giacché consente di fare acquisti a prezzi convenienti grazie ai ribassi applicati dai commercianti. Anche se la data ufficiale di inizio è la stessa per tutti, ovvero il 6 luglio, ogni regione può decidere di anticipare o posticipare questo momento.

Molti commercianti - come segnala il Codacons - per rimediare a un mese di maggio deludente (per via del maltempo anomalo), hanno già iniziato ad applicare sconti e promozioni in anticipo sulla data di inizio dei saldi. Un fenomeno già registrato negli ultimi anni, ma che in questa stagione appare più diffuso. Questo riguarda soprattutto chi opera nel settore degli abiti e calzature. Peraltro i saldi estivi valgono circa il 12% dei fatturati dei fashion store, ed è per questo che si spera di far ripartire la corsa allo shopping e si possa riscontrare un'effervescenza dei consumi.

Secondo l'Ufficio Studi di Confcommercio, i saldi estivi "cattureranno" circa 15,6 milioni di famiglie. Ognuna di esse spenderà in media quasi 230 euro in capi scontati. La spesa pro capite sarà di circa 100 euro, e il controvalore complessivo delle compere da saldi estivi arriverà a 3,5 miliardi di euro.

Obblighi a carico dei commercianti

Secondo la legge, i saldi estivi possono essere applicati soltanto ai prodotti di carattere stagionale e quelli che possono subire un notevole ribassamento del prezzo se venduti durante una certa stagione o entro un breve periodo di tempo, poiché molto legati alla moda. Le leggi prevedono inoltre obblighi precisi a carico dei commercianti, che ad esempio devono indicare sempre il prezzo iniziale e la percentuale dello sconto, anche se è facoltativa l'indicazione del nuovo prezzo di vendita ottenuto con lo sconto. Inoltre l'esposizione delle merci in saldo e a prezzo pieno vanno fatte in reparti o zone diverse, per evitare che i clienti possano confonderli.