Anche se la politica monetaria resta eccezionalmente espansiva, la svolta hawkish programmata dalla Fed ha comunque scombussolato i mercati.
Il dollaro è schizzato verso l'alto, innescando di conseguenza il calo dei prezzi delle commodities.
Cosa succede alle commodities
Oltre alle conseguenze del meeting della Federal reserve, sui prezzi delle commodities si sente anche il peso delle recenti mosse della Cina. Il Paese del Dragone ha deciso di affrontare la crescita dell'inflazione attingendo alle riserve nazionali, così da immettere metalli sul mercato per mitigare l'impennata dei prezzi delle materie prime. Il provvedimento riguarderà rame, alluminio e zinco.
Rame e metalli
Ed è proprio il prezzo del rame, considerato un barometro economico, quello che sta scivolando con grande forza verso il basso. La perdita settimanale è di oltre il 7%, ossia la più alta da marzo 2020. Dal punto di vista tecnico, chi sa il Macd indicatore come funziona, ha visto incroci importanti sulla "signal line".
Anche altri metalli di base sono crollati. I futures sul nichel sono scesi a circa 17.600 dollari per tonnellata, il minimo dal 26 maggio.
Oro e prodotti agricoli
In generale, tutti i prezzi delle commodities stanno risentendo di questa situazione, ed è logico quindi che gli investitori tengano d'occhio tutti gli indicatori per scalping.
L'oro è sceso di quasi il 5% questa settimana, il massimo da più di un anno; mentre altri metalli preziosi come il palladio sono diminuiti dell'11% solo giovedì.
Per quanto riguarda i cereali, i futures sulla soia si stanno dirigendo verso un calo settimanale di oltre l'11%, il più grande calo in sette anni e azzerando tutti i loro guadagni del 2021, mentre anche mais e grano sono in corso per un calo settimanale del 5% e del 7%, rispettivamente.
Altrove, il legname è scivolato di circa il 15%, la sua sesta settimana consecutiva di perdite dopo aver raggiunto il massimo storico di quasi 1.700 dollari il 7 maggio.
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