martedì 31 maggio 2022

Prezzo del petrolio di nuovo in volo, risale oltre i 120 dollari

Torna a farsi molto caldo il fronte sul mercato del greggio. Il prezzo del petrolio è tornato a volare oltre i 120 dollari al barile schizzando sui massimi di due mesi.

I driver del prezzo del petrolio

A spingere il prezzo del petrolio sono in primo luogo le tensioni per la guerra e i timori sulle forniture dalla Russia che molti paesi stanno evitando, con la conseguenza di ridurre l'offerta di carburanti e prodotti raffinati. Intanto i 27 Stati membri dell’UE hanno approvato un embargo sul petrolio russo che copre più di due terzi delle loro importazioni di greggio da Mosca. Scatterà entro fine anno.

A questi fattori si aggiunge anche la prospettiva dell'aumento della domanda cinese, dopo che sono state allentate le misure di contenimento della pandemia da parte del governo di Pechino.
Non solo bisogna ricordare che negli Stati Uniti comincia la "diving season" ossia l'aumento Degli spostamenti in auto connessi alla stagione estiva.
La spinta della domanda e i timori sull'offerta creano così un mix rialzista per il prezzo del petrolio.

Annotazione operativa: se volete fare investimenti sul petrolio, sfruttate bene i migliori oscillatori trading analisi tecnica.

I dati sul mercato

Il Brent è trattato a 123,32 dollari al barile, in rialzo dell'1,36%, aggiornando i livelli massimi toccati negli ultimi 2 mesi. Il Wti è a 118,57 dollari al barile con un progresso del 3,04%. Molti vedendo questi prezzi hanno deciso di sfruttare una strategia Stocastico Doppio (double stochastic).

L'OPEC+

Nel frattempo il G7 sull'energia ha chiesto al OPEC di incrementare l'output immesso sul mercato, così da contrattare il feroce rincaro del prezzo del petrolio.

Tuttavia nella riunione che si terrà il prossimo 2 giugno, nessuno si aspetta un cambio di rotta da parte dei paesi del cartello. La prospettiva più concreta è che si deciderà per un aumento della produzione anche a luglio, come negli ultimi mesi, di 432 mila barili al giorno. In questo modo l'OPEC+ vuole proseguire nella normalizzazione graduale dopo il super taglio di 10 milioni di barili al giorno deciso di fronte alla pandemia nel 2020.

Serbia e Arabia Saudita continuano a fare affari con la Russia.

A rendere il quadro ancora più complicato sono le posizioni di Serbia ed Arabia Saudita. Belgrado ha Infatti firmato una proroga di tre anni all’accordo per le forniture russe «a prezzi amichevoli».
Dal canto suo l'Arabia ha fatto sapere che sostiene il ruolo della Russia come membro del gruppo di produttori di petrolio Opec+ nonostante l’inasprimento delle sanzioni occidentali su Mosca.

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