mercoledì 28 ottobre 2020

Prezzo dello zucchero sui massimi di 8 meis, ma si aspetta l'India...

Schizza verso l'alto il prezzo dello zucchero grezzo, che nella giornata di martedì è arrivato a superare i 15 centesimi, toccando il massimo in 8 mesi. Questo rialzo viene contenuto dall'avversione al rischio che c'è sui mercati, per il timore che nuovi lockdown diffusi possano frenare la ripresa e la domanda di beni di consumo.

L'India e il prezzo dello zucchero

I mercati aspettano con trepidazione di conoscere le intenzioni dell'India, uno dei principali produttori, che presto annuncerà la sua politica di esportazione. Il Paese approvò un sussidio all’export di zucchero pari a 142 dollari per tonnellata per la stagione 2019 - 2020, terminato lo scorso 30 settembre, innescando un export record a 5,5 milioni di tonnellate.
Adesso gli investitori si aspettano che l'India abbasserà il livello del sussidio, anche per via dell'impatto della crisi da Covid sulle disponibilità del Paese. La conseguenza di ciò sarebbe che i prezzi dello zucchero dovranno aumentare, per indurre i commercianti indiani ad esportare piuttosto che a vendere in patria.

Tutto questo potrebbe far oscillare il prezzo dello zucchero dentro al canale di Keltner channel di volatilità, per cui bisognerà fare attenzione.

Il ruolo del Brasile

Sul mercato dello zucchero incide anche l'andamento dell'export del Brasile. I dati aggiornati mostrano che le esportazioni dell'ultimo mese si attestano ad una media 202mila tonnellate giornaliere, più del doppio rispetto allo steso periodo nel 2019. Così continuando, il totale di ottobre potrebbe superare i 4 milioni di tonnellate, stabilendo un nuovo record. Le esportazioni di zucchero dal Brasile hanno beneficiato di una maggiore produzione interna, di una minore offerta in importanti paesi concorrenti e di un tasso di cambio favorevole per le spedizioni.

Sul prezzo dello zucchero incide però anche il petrolio. La quotazione dell'oro nero è scesa durante il primo lockdown, arrivando finanche in territorio negativo. Si può facilmente vedere negli archivi dei broker regolamentati Consob. Con prezzi così, produrre etanolo e biodiesel al posto di benzina e gasolio non era più conveniente. Questo ha spinto i produttori di canna da zucchero a trasformare tutta la materia prima in zucchero raffinato, piuttosto che carburante.

martedì 27 ottobre 2020

Tariffe commerciali, il WTO autorizza l'Europa a colpire gli States

L'Unione Europea potrà imporre tariffe commerciali per 4 miliardi di dollari sui prodotti americani, come compensazione per il danno subito a causa degli aiuti di stato concessi dal governo americano alla Boeing. Lo ha deciso l'Organizzazione mondiale del commercio (WTO), che in tal modo punisce gli USA per la vicenda in cui sono coinvolti i colossi dell'aviazione civile Boeing e Airbus.

Scontro a suon di tariffe commerciali

Per questa stessa controversia, dallo scorso mese di ottobre gli USA stanno colpendo i prodotti europei con tariffe commerciali da 7,5 miliardi di dollari. Ad autorizzarli fu proprio il WTO, con una decisione presa lo scorso luglio, in risposta agli aiuti di Stato forniti ad Airbus.

La disputa Ue-Usa sui sussidi ad Airbus e Boeing è cominciata nel 2004, subito dopo che l'azienda europa si impose come primo produttore per consegne di velivoli nel mondo, sulla storica rivale americana. Nel corso degli anni la disputa ha assunto toni molto accesi. La decisione del Wto rischia di far alzare ulteriormente il clima di tensione commerciale tra le due sponde dell'Atlantico, proprio nell'imminenza delle elezioni presidenziali Usa del 3 novembre.

L'UE vuole evitare lo scontro

Dall'Europa arriva comunque una mano tesa a Trump (o comunque al prossimo presidente). "Per noi il risultato migliore sarebbe un accordo negoziato con gli Usa", ha ribadito il Vicepresidente della Commissione UE con delega al commercio Valdis Dombrovskis. Tuttavia, nel caso in cui non ci fosse disponibilità a trattare dall'altra parte, allora l'UE andrà avanti come deciso dal WTO, colpendo gli Usa con tariffe commerciali. "In assenza di un risultato negoziale, saremo costretti a malincuore a difendere i nostri interessi e rispondere in modo proporzionato”.

E' chiaro che una soluzione diplomatica sarebbe quella migliore, a maggior ragione oggi, in un contesto già reso difficile dalla crisi economica innescata dalla pandemia. Ricordiamo che gli Stati Uniti sono il primo mercato extraeuropeo per molti prodotti (in Italia vale soprattutto per il settore agroalimentare).

venerdì 23 ottobre 2020

Banche, l'allarme di Visco: "Il Covid potrebbe avere conseguenze molto pesanti sul sistema"

La crisi da Covid potrebbe far cadere qualche banca. A dirlo non è uno qualunque, ma il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. In occasione della seconda conferenza Baffi Carefin, il numero uno dell'istituto centrale ha preannunciato uno scenario molto complesso per le nostre banche. Al punto di non escludere per alcuni istituti conseguenze pesanti.

L'effetto del Covid sulle banche

Non c'era alcun dubbio che la pandemia, con tutte le gravissime conseguenze economiche che ha portato, avrebbe avuto effetti pesanti anche sulle nostre banche. Come evidenzia il governatore, ci sarà un probabile aumento delle perdite sui crediti, e questa rappresenta "una questione cruciale". Le perdite su crediti dovrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi, e proprio di fronte a questa prospettiva, "diverse banche hanno già iniziato ad aumentare sostanzialmente i propri accantonamenti".

Equilibrio delicato

Per questo Visco si rivolge ai responsabili politici, avvertendoli che dovranno proseguire nella strada dei prestiti agevolati alle aziende in difficoltà. Infatti il contesto rimane ancora molto incerto, e una rimozione anticipata dei prestiti provocherebbe ulteriori rischi. Per questo "si richiede una cauta estensione delle misure in scadenza", ha sottolineato il banchiere centrale.
Si sottolinea la parola "cauta". Infatti la crisi ci ha messi in un vicolo stretto: da una parte è necessario continuare a sostenere l'economia, ma dall'altra occorre anche anche evitare di destabilizzare le banche. Anche il credito di manica larga potrebbe essere molto dannoso, e portare ad "allocazioni indesiderate del credito verso imprese non redditizie".

Il tema dei Npl

Un altro tema caldo affrontato da Visco riguarda la gestione delle sofferenze da parte dell'Unione europea (In Europa è in discussione un possibile alleggerimento delle regole sugli Npl, verso le quali ci sono molti pareri critici). In tal senso, il governatore auspica la partecipazione di investitori privati alle badbank  focalizzate sulla gestione degli Npl.

venerdì 16 ottobre 2020

Valuta turca sempre più in declino, la Lira ritocca i minimi storici sul dollaro

Non si arresta il declino della Lira turca. Malgrado il tentativo (tardivo) della banca centrale di frenare la svalutazione - con un massiccio aumento dei tassi pochi giorni fa - la Lira continua a perdere quota. E oggi ha cambio con il dollaro ha toccato il nuovo minimo di sempre. Il rapporto USD-TRY infatti è arrivato a lambire 7.96. Nel corso di quest'anno la valuta di Istanbul è scesa del 33%. A inizio anno infatti il cambio era 5.94.

La caduta della valuta turca

Lo scivolone della Lira non è qualcosa di recente, perché già da diverso tempo la valuta era su una traiettoria di indebolimento, a causa delle insolite politiche monetarie del paese. Erdogan non ama i tassi alti, e ha cacciato il precedente governatore pur di non vedere manovre restrittive sotto il suo sultanato. Manovre che tutti invocavano, per tenere a bada l'inflazione. Soltanto poche settimane fa, con 2 anni di ritardo e dopo che il covid ha devastato ulteriormente l'economia turca, la CBRT ha effettuato la prima stretta monetaria (150 punti base). Ma nel frattempo l'inflazione è tornata sopra la doppia cifra.

Nota operativa. Imparate bene i concetti fondamentali del trading valutario prima di entrare nei mercati. Ad esempio il concetto di pip forex che cos'è.

I fattori che spaventano i mercati

L'imprevedibilità del presidente Erdogan, l'assoggettamento alle sue volontà della banca centrale hanno spaventato gli investitori, dai quali sono partiti i buy e sell stop order nei confronti della valuta turca.

Ma un altro fronte di timori nasce sotto il profilo geopolitco, a casua delle azioni sempre più interventiste della Turchia. Il conflitto Azerbaigian-Armenia sul conteso territorio montano del Nagorno-Karabakh potrebbe trascinare la Turchia in un altro conflitto regionale. Nel frattempo, la Grecia ha emesso una nuova richiesta di sanzioni dell'UE su Ankara dopo che l'esercito turco ha dichiarato lunedì che una delle sue navi effettuerà un'indagine sismica nel Mediterraneo orientale nei prossimi giorni.

Riserve valutarie ai minimi dal 2005

Nel frattempo i deflussi di capitali continuano, e le riserve lorde in valuta estera sono scese al livello più basso dal settembre 2005, poiché la banca centrale e le banche statali hanno intensificato gli sforzi per sostenere una lira in calo. Una piccola via di uscita potrebbe darlo l'aiuto del FMI, ma Erdogan si è apertamente opposto. La prossima decisione sui tassi di interesse per la banca centrale sarà il 22 ottobre.

mercoledì 14 ottobre 2020

Commercio online, boom per i prodotti e flop per i servizi. In Italia i mercato vale 30,6 miliardi

Uno degli effetti della pandemia è stato quello di cambiare radicalmente gli scenari del mondo del commercio. Le misure di lockdown che hanno costretto una grossa fetta del mondo (chi prima, chi dopo) a stare chiusi in casa, ha innescato il boom degli acquisti online. Nel 2020 il loro valore dovrebbe raggiungere i 2.600 miliardi di euro (+16% circa rispetto al 2019).

Commercio online: boom per i prodotti, shock per i servizi

Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c, in Italia questi effetti sui consumi hanno provocato la crescita più rilevante di sempre degli acquisti online di prodotto (+5,5 miliardi di euro in 12 mesi). Scenario esattamente opposto invece per i servizi, che hanno invece dimezzano il loro valore (7,2 miliardi di euro, -47% rispetto al 2019). In quest'ultimo caso però, è determinante il fatto che la crisi ha di fatto quasi azzerato il commercio nel settore di Turismo e trasporti, zoccolo duro del business online italiano. Discorso analogo vale anche il Ticketing.
Proprio la mazzata che si è abbattuta su questi settori, incide sul bilancio totale che è di 30,6 miliardi di euro, -3% rispetto al 2019.

Settori maturi e in ascesa

Chiaramente, la dinamica di questi cambiamenti varia da settore a settore. Nel 2020 l’Informatica ed elettronica di consumo vale online 6,2 miliardi di euro (+20%), l’Abbigliamento 3,9 miliardi (+22%) e l’Editoria 1,2 miliardi (+18%). Il boom vero e proprio si registra però in comparti emergenti del commercio online, come il Food&Grocery (+70% rispetto al 2019).

Cambiano le abitudini di consumo

La pandemia ha quindi modificato le abitudini di consumo degli italiani, provocando uno dei cambiamenti più profondi e radicali del commercio Retail degli ultimi dieci anni. Che si trasmette peraltro al mondo delle transazioni, visto che i pagamenti digitali si sono diffusi a un ritmo esponenziale. Inoltre durante il lockdown è aumentato l’utilizzo dello smartphone per abilitare gli acquisti eCommerce (+22% rispetto al 2019: il 51% degli acquisti attraverso questo dispositivo).

venerdì 9 ottobre 2020

Macroeconomia, la Cina può sorridere sugli ultimi dati. E lo Yuan viaggia forte

I dati di macroeconomia confermano la ripresa della Cina. Migliorano infatti sia l'indice Pmi nel settore dei servizi, che il PMI composite. E di conseguenza migliora l'umore degli investitori sui mercati finanziari.

I dati di macroeconomia

L'indice Pmi nel settore dei servizi, elaborato da Markit/Caixin, è infatti salito a settembre a 54,8 punti dai 54,0 punti di agosto. Si tratta del quinto mese consecutivo di crescita del settore e il più ripido da giugno. I nuovi ordini sono aumentati più rapidamente, principalmente guidati dalla domanda interna; e l'occupazione è cresciuta per il secondo mese consecutivo. Nel frattempo, i nuovi ordini di esportazione sono rimasti in territorio di contrazione per sette degli ultimi otto mesi.

Il Pmi Composite, che raggruppa manifatturiero e servizi, è invece sceso a 54,5 punti dai 55,1 punti precedenti. L'ultima lettura ha esteso l'attuale periodo di crescita dell'attività imprenditoriale a cinque mesi, con un aumento più moderato della produzione manifatturiera che ha più che compensato una più rapida espansione dell'attività dei servizi.

Nel frattempo, l'occupazione ha continuato a migliorare (indice in territorio espansivo per il secondo mese consecutivo), così come il sentiment è rimasto positivo.

La reazione dei mercati

Il quadro di macroeconomia cinese ha confortato gli investitori, che guardano ai fondamentali oltre che alla analisi tecnica trading. La Borsa cinese è salita dell'1,7% dopo una vacanza di 8 giorni per via della festività della "settimana d'oro". Lo Shanghai Composite ha aggiunto 54,02 punti o 1,68% a 3272,08.

Brilla anche lo Yuan cinese, che sul miglior sito trading Forex si vede arrampicare sui massimi di 18 mesi contro il dollaro, a quota 6,69. Gli operatori di mercato continuano a monitorare gli sviluppi nei negoziati sugli stimoli fiscali statunitensi, mentre i mercati iniziano a scontare una vittoria di Biden (offrendo stimoli fiscali dopo le elezioni). La valuta cinese è stata la principale beneficiaria delle crescenti speranze di una vittoria di Biden. Lo yuan ha registrato il suo più grande aumento giornaliero in oltre quattro anni, sebbene i guadagni stessero in parte recuperando dopo una lunga pausa.

mercoledì 7 ottobre 2020

Aziende aeree, anno da incubo: 13 miliardi bruciati ogni mese, la IATA chiede gli aiuti ai Governi

Le conseguenze della crisi sanitaria da Covid si sono abbattute in modo violentissimo sul settore dei viaggi, mandando al tappeto quasi tutte le compagnie di volo. Molte aziende aeree stanno cercando di risollevarsi, ma non è facile per un settore dove la ripresa è ancora molto blanda.

I numeri shock delle aziende aeree

La pandemia - e le conseguenti misure di lockdown - ha tolto alle aziende di trasporto aereo l’ingrediente fondamentale, ossia i passeggeri. E glieli rista dando solo a poco a poco. Secondo le cifre rese note da IATA, ovvero la lobby che raggruppa 290 compagnie mondiali, ogni minuto vengono vaporizzati 300mila dollari di cassa. Sono 13 miliardi di dollari al mese (nel trimestre della fase acuta si era giunti a 17 miliardi, il trimestre peggiore nella storia dell’aviazione). Facendo un conteggio più ampio, la IATA stima che nel secondo semestre ci saranno perdite per 77 miliardi di dollari.

La situazione è ben peggiore rispetto alle già fosche previsioni iniziali. Anche per questo si molitplicano le pressioni sui governi per ottenere degli aiuti sostanziosi. Ma non per tenere in piedi le compagnie, per salvarle. Senza aiuti - avvertono da IATA - ci sarà una catena di fallimenti e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Forse può interessare: crisi del turismo da Covid, serviranno degli anni per una piena ripresa.

Gli aiuti ricevuti finora

Va detto che finora gli Stati non sono rimasti a guardare. Dall'esplosione della pandemia, le aziende aeree hanno già ricevuto 161,9 miliardi di dollari aiuti dai governi. La fetta più cospicua (100 miliardi) sotto forma di aiuti diretti (ovvero sussidi, prestiti, ricapitalizzazioni, iniezioni di cassa). La parte minore come sussidi agli stipendi.
Un aiuto lo hanno dato anche i fornitori delle compagnie (soprattutto i lessor, ossia le societàche affittano i loro velivoli in leasing alle aziende aeree), che hanno praticato sconti per complessivi 20 miliardi di dollari.
Ma non bastano. Perché la crisi prosegue e non c'è abbastanza spinta nella ripresa del traffico aereo, visto che ci sono ancora restrizioni al traffico introdotte dai governi e delle quarantene. Per questo la IATA ritiene che serviranno circa 60-70 miliardi, ossia l'importo della cassa che verrà bruciata nel secondo semestre.

venerdì 2 ottobre 2020

Sterlina, benefici dal fatto che Regno Unito e UE continuano i colloqui sulla Brexit

Dopo aver tremato un po' nei giorni scorsi, la sterlina britannica riesce a tenersi oltre quota 1,29 rispetto al dollaro, dopo che si è concluso l'ultimo round programmato di colloqui commerciali sulla Brexit. Adesso spetterà ai leader dell'UE di valutare i progressi nel corso del vertice del 15-16 ottobre.

La Brexit e la sterlina

Domani intanto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parlerà direttamente con il premier britannico Boris Johnson, per fare un bilancio dei negoziati in corso fra l'Ue ed il Regno Unito. Si discuterà anche dei prossimi passi da compiere. Insomma, qualcosa si muove dopo giorni molto tesi, che erano culminati nella messa in mora partita dalla UE all'indirizzo del governo britannico per il disegno di legge sul mercato interno del Regno Unito (un atto dovuto, hanno spiegato).
Va detto però che le divisioni rimangono, come ha ammesso il ministro britannico dell'edilizia abitativa Robert Jenrick. Peraltro le divergenze riguardano temi chiave. In special modo sono due i nodi del contendere con Bruxelles: i diritti di pesca e gli aiuti di Stato.

Il peso sui mercati

La questione Brexit, che si sta trascinando da tempo, nel solo mese di settembre è costata alla sterlina circa il 3% contro il biglietto verde, a causa della mancanza di progressi nei negoziati. Va detto che la valuta britannica sente anche il peso dell'aumento dei casi di coronavirus, che ha portato la minaccia di nuove misure di blocco.

Nota tecnica: quando si effettuano operazioni sul mercato valutario, occorre conoscere bene il significato e il funzionamento delle figure candele giapponesi trading.

Volatilità permanente

Ad ogni modo, è stata una settimana altamente volatile per il tasso di cambio dalla sterlina sia contro il dollaro che contro l'euro. Il pound si è agitato dentro le sue Bande di oscillazione ed envelopes, senza però riuscire a superarle.
Probabilmente la situazione rimarrà ancora congelata su questo stato di cose, fino a quando l'esito dei negoziati non diventerà più chiaro, probabilmente soltanto dopo i colloqui ad alto livello tra la presidente della Commissione UE e Johnson. Qualsiasi segno di svolta nel fine settimana potrebbe portare a un aumento della domanda di sterline (GBP) all'apertura dei mercati lunedì.