mercoledì 30 giugno 2021

Vendite online, in Italia la penetrazione è ancora più bassa rispetto ad altri Paesi

La pandemia ha modificato radicalmente molti aspetti della società: socialità, lavoro, trasporti, economia, ecc. Uno dei settori che è stato modificato in maniera evidente dal Covid, è quello del commercio. Se da una parte i negozi fisici sono stati duramente colpiti dai lockdown e dalla crisi, dall’altra le vendite online sono aumentate significativamente.

La crescita delle vendite online

Molti di coloro che erano scettici sulle compere via internet (o più semplicemente non abituati), hanno dovuto farvi ricorso. Ne è scaturito un boom, che ha visto in prima fila soprattutto Germania e la Gran Bretagna in Europa, molto di più che rispetto all'Italia.

Dal momento che la crescita delle vendite online è un fenomeno in parte irreversibile (nel senso che difficilmente si tornerà indietro al livelli pre-pandemici), è interessante chiedersi perché abbia avuto maggior penetrazione in Germania e la Gran Bretagna rispetto al nostro Paese.
Per non parlare poi del divario con gli Stati Uniti, dove le venite online sono maggiori di tutto il continente europeo.

Fattori sociali

Secondo diversi esperti ed e-commerce manager, su questo fattore non c'entra nulla ne' la diffusione e la velocità di internet, ne' la misura del reddito pro-capite. Piuttosto sono altri due i fattori che giocano un ruolo determinante.
Si tratta di due fattori di natura sociale, uno legato alle abitudini e l'altro al contesto.

In Italia non si è mai consolidato il "fenomeno Postalmarket", che decenni fa permetteva alla gente di ordinare merce da catalogo, riceverla a casa ed eventualmente restituirla se non soddisfatti. Questo antenato dell'e-commerce invece ha avuto grande diffusione altrove.
Il contesto invece riguarda la fiducia verso l'efficienza del sistema. Non c'è ancora grande fiducia verso il mondo delle vendite online, per timore di pacchi che si perdono per strada, di consegne tardive, di confidenza con strumenti di pagamento alternativi al contante. Sotto questo aspetto, l’Italia non ha mai eccelso.

venerdì 25 giugno 2021

Tassi di interesse, la Fed rimane sola sulla possibile svolta hawkish

Dopo il meeting della Federal Reserve tenutosi settimana scorsa, sono arrivate le risposte della BCE e della Bank of England sul tema del rialzo dei tassi di interesse. I due istituti del vecchio Continente hanno ribadito che per il momento non vogliono seguire l'istituto americano, qualora decidesse di anticipare i tempi della stretta monetaria.
Sia per Francoforte che per Londra i tempi non sono ancora maturi dare il via ad un processo di normalizzazione.

Crescita economica e tassi di interesse

La FED quindi al momento è solo nella sua svolta hawkish. Del resto bisogna considerare che se tutta l'economia globale sta venendo fuori dalla crisi pandemica, lo sta facendo però su piani molto differenti.
Negli Stati Uniti la crescita procede a un ritmo molto sostenuto (crescita del 6,4% nel primo trimestre). Quindi l'economia a stelle e strisce potrebbe reggere in maniera molto più efficace ad una eventuale stretta monetaria sui tassi di interesse.
Lo certifica Wall Street, dove l'indice S&P 500 ha superato ieri il massimo storico toccato lo «scorso 14 giugno. Problemi be diversi li sta avendo chi fa scalping sul Dax.

Forse può interessare: le prospettive sui tassi di interesse incidono anche sul franco svizzero, previsioni cambio euro dollaro.

Eurozona e Regno Unito

Discorso diverso invece se si guarda al Vecchio Continente. L'economia della Eurozona, così come ha sottolineato la BCE nel Bollettino mensile, non è ancora al riparo da rischi di ricadute. Ci sono soprattutto le incertezze alimentate dalla diffusione di nuove varianti covid.
Inoltre la ripresa economica nella Eurozona procede in modo disomogeneo. Per questo motivo la BCE continuerà ad essere prudente e seguirà una direzione molto accomodante sui tassi di interesse.

Si è "smarcata" dalla FED anche la Bank of England, che ha deciso di reprimere ogni tentazione di adottare il rialzo dei tassi di interesse prima del previsto. L'istituto centrale britannico, che si è riunito in meeting giovedì, ha lasciato invariato il tasso di interesse e anche il piano di acquisto titoli da 895 miliardi di sterline.
Va aggiunto che il Regno Unito si trova conteggiare una nuova giornata impennata contagi da varianti.

mercoledì 23 giugno 2021

Economia UE sta vivendo la ripresa più robusta degli ultimi 15 anni

L'Eurozona sta vivendo la fase di più rapida espansione degli ultimi 15 anni. Questo accade principalmente grazie a due driver. Anzitutto la riapertura dell'economia dopo il lungo periodo di restrizioni anti Covid-19, al quale si somma il sempre maggiore ottimismo alimentato dall'avanzamento della campagna vaccinale.
Le misure anti Covid-19 sono state ridotte al minimo dallo scorso settembre, e a luglio sono previsti altri allentamenti sino a raggiungere il livello più basso da inizio pandemia.

Quanto corre l'economia UE

economia ueTutto questo sta spingendo la domanda presso le aziende, che stimola la produzione e la espansione dell'economia. La ripresa, cominciata da settore manifatturiero, si è progressivamente estesa ai settori dei servizi, specialmente quelli a diretto contatto con i consumatori.

Dati flash Markit

I dati flash preliminari dell'Indice IHS Markit PMI Composito dell'Eurozona di giugno, evidenziano la salta a 59,2 da 57,1 di maggio. Si tratta del valore più alto da giugno 2006, nonché della terza accelerazione mensile consecutiva della crescita della produzione.
I dati raccolti sull'economia UE hanno inoltre registrato un ulteriore miglioramento della domanda, che non viveva una crescita così robusta dei nuovi ordini da giugno 2006.

Prezzi e fiducia

Per quanto riguarda i prezzi di vendita di beni e servizi, c'è stato il rialzo più rapido da quando i dati comparabili di entrambi settori sono stati disponibili per la prima volta, nel 2002.
Il motivo è che la domanda continua a superare l'offerta, al punto tale che nonostante le aziende abbiano avviato le più forti campagne di assunzione in quasi tre anni, continuano ad avere un numero record di commesse inevase, un allungamento quasi record dei tempi di consegna e un crescente e generale impoverimento dei livelli di magazzino. In sostanza, la domanda è così forte che non riescono a soddisfarla.

Circa l’incremento dei prezzi medi di acquisto, è il secondo più alto mai registrato. Nei 23 anni di storia dell’indagine, solo nel settembre del 2000 è risultato superiore.

Forse può interessare: aziende vogliono assumere ma mancano i professionisti.
 
La fiducia nelle prospettive future è nel frattempo salita al record dal 2012, anno in cui i dati sono stati per la prima volta disponibili. Tale ascesa è stata sostenuta dal recente picco della domanda e dalle previsioni di riapertura dell'economia nei prossimi mesi.

venerdì 18 giugno 2021

Commodities, prezzi ancora in calo dopo le mosse di FED e Cina

Anche se la politica monetaria resta eccezionalmente espansiva, la svolta hawkish programmata dalla Fed ha comunque scombussolato i mercati.
Il dollaro è schizzato verso l'alto, innescando di conseguenza il calo dei prezzi delle commodities.

Cosa succede alle commodities

Oltre alle conseguenze del meeting della Federal reserve, sui prezzi delle commodities si sente anche il peso delle recenti mosse della Cina.
Il Paese del Dragone ha deciso di affrontare la crescita dell'inflazione attingendo alle riserve nazionali, così da immettere metalli sul mercato per mitigare l'impennata dei prezzi delle materie prime. Il provvedimento riguarderà rame, alluminio e zinco.

Rame e metalli

Ed è proprio il prezzo del rame, considerato un barometro economico, quello che sta scivolando con grande forza verso il basso. La perdita settimanale è di oltre il 7%, ossia la più alta da marzo 2020. Dal punto di vista tecnico, chi sa il Macd indicatore come funziona, ha visto incroci importanti sulla "signal line".
Anche altri metalli di base sono crollati. I futures sul nichel sono scesi a circa 17.600 dollari per tonnellata, il minimo dal 26 maggio.

Oro e prodotti agricoli

In generale, tutti i prezzi delle commodities stanno risentendo di questa situazione, ed è logico quindi che gli investitori tengano d'occhio tutti gli indicatori per scalping.
L'oro è sceso di quasi il 5% questa settimana, il massimo da più di un anno; mentre altri metalli preziosi come il palladio sono diminuiti dell'11% solo giovedì.

Per quanto riguarda i cereali, i futures sulla soia si stanno dirigendo verso un calo settimanale di oltre l'11%, il più grande calo in sette anni e azzerando tutti i loro guadagni del 2021, mentre anche mais e grano sono in corso per un calo settimanale del 5% e del 7%, rispettivamente.
Altrove, il legname è scivolato di circa il 15%, la sua sesta settimana consecutiva di perdite dopo aver raggiunto il massimo storico di quasi 1.700 dollari il 7 maggio.

martedì 15 giugno 2021

Manifattura italiana, arrivano altri segnali confortanti di ripresa

Continuano a giungere segnali confortanti dal mondo della manifattura italiana. Dopo i recenti dati sul clima di fiducia e sulle attese di ordini, nei giorni scorsi l'Istat ha pubblicato anche quello relativo alla produzione, in crescita dell'1,7% rispetto a marzo.

Se consideriamo il primo quadrimestre del 2021 (e senza correzioni per il calendario), la produzione della manifattura italiana è soltanto l'1,3% al di sotto del valore che aveva prima della pandemia.
Il recupero quindi è quasi completo.

La ripresa della manifattura italiana

Se analizziamo tutti i dati, scopriamo che addirittura in 13 comparti della manifattura italiana, su un totale di 24, la produzione del primo quadrimestre dell'anno è superiore a quella del periodo prepandemico, nel 2019.

Riducendo ulteriormente il campo di azione, si scopre che in alcuni settori questo livello è decisamente superiore, oltre il 5%. Si tratta dei settori del legno (+10%), del mobile (+9,4%), computer e prodotti di elettronica (+9,2%), apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche (+9,1%).

Tra quelli che invece hanno accusato ancora un ritardo rispetto al periodo prepandemico, spicca soprattutto il settore della moda (approfondisci il rapporto Covid - filiera della moda).

Imprese artigiane e PMI

La cosa incoraggiante è che nei settori che hanno avuto il recupero maggiore, operano tantissime imprese a vocazione artigiana, spesso anche piccole. Il che è confortante, visto che sono proprio quelle che hanno subito il contraccolpo più pesante dalla pandemia. Inoltre danno lavoro a quasi un milione di addetti (956 mila), il 56,9% del totale, superiore al 49,4% degli altri settori manifatturieri.

I driver della ripresa

Ma cosa ha spinto questa ripresa così robusta?
Anzitutto la forte domanda che arriva dall’edilizia, stimolata dal superbonus del governo. Ma anche la maggiore spesa sanitaria per contrastare l’epidemia, così come la maggiore richiesta di prodotti legati alla maggiore permanenza in casa (per il lockdown).
Ingenerale la ripresa della manifattura italiana ha effetti molto positivi su tutto il sistema economico italiano, visto che nel primo trimestre ha incrementato dell'1% il valore aggiunto del settore, dato migliore tra tutti i maggiori paesi Ue.

giovedì 10 giugno 2021

Banca centrale europea, il meeting di giugno sembra avere un esito scontato

Da giorni i mercati si stavano muovendo con prudenza, in attesa di un doppio evento che caratterizzerà la giornata di giovedì. Verrà reso noto il dato sull'inflazione USA, ma soprattutto ci sarà il meeting di politica monetaria della Banca centrale europea.

Ma cosa dobbiamo aspettarci da questa riunione?

La riunione della Banca centrale europea

La maggior parte degli esperti ritiene che la Banca centrale europea non cambierà nulla della sua strategia attuale. Sono cioè convinti che la BCE rimarrà ancora fortemente accomodante.
Non dovrebbero quindi cambiare ne' i tassi di interesse, ne' l'importo degli acquisti di Bond di Stato mediante il programma PEPP (al ritmo di 80 miliardi mensili).

Riflessi sull'euro

L'approccio della BCE potrebbe avere delle conseguenze importanti sull'euro. Bisogna infatti tenere conto che la natura economica della UE è orientata alle esportazioni, e questo significa che avere un euro troppo forte rispetto al dollaro, potrebbe danneggiare la nostra bilancia commerciale. Infatti innescherebbe una crescita delle importazioni, dato l'aumento del potere di acquisto della moneta unica.

Alla Banca centrale europea uno scenario del genere non piace, e siccome sarebbe conseguenza della riduzione degli stimoli, è lecito attendersi che l'Eurotower si muoverà il più tardi possibile in questa direzione, anche perché la pandemia si sente ancora e sta rallentando la ripresa economica.

Nota: quando si decide di fare investimenti sulle valute, occorre imparare prima alcuni concetti come ordine sell limit significato.

Stimoli e conseguenze

Per questo i trader non si aspettano annunci sulla riduzione delle misure di stimolo da parte della Bce.
Nel frattempo l'euro è stato scambiato a $ 1,218, con una candela shooting star pattern. E' in calo rispetto al massimo di oltre quattro mesi di $ 1,2265 raggiunto a maggio, in seguito al rilascio di dati economici contrastanti. L'economia dell'Eurozona si è contratta meno di quanto inizialmente previsto nel primo trimestre; mentre i dati deludenti per la Germania hanno mostrato un deterioramento inaspettato del morale degli investitori di giugno, un calo sia della produzione industriale che degli ordini di fabbrica per aprile e un aumento delle esportazioni inferiore alle previsioni.

martedì 8 giugno 2021

Investimenti green, l'Italia è quella che ne farà di meno con il Recovery Fund

Ci hanno detto che una bella fetta di risorse europee che arriveranno con il Recovery Fund, sarebbe stata destinata agli investimenti green.
Una ricerca indipendente invece rivela che l'Italia sarà il paese europeo che - conti alla mano - spenderà di meno in questo ambito. Appena il 16% delle risorse.

Il piano italiano e gli investimenti green

A dirlo è uno studio condotto da alcuni think thank (Ecco, E3G e Wuppertal Institut) che hanno esaminato il Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza) del governo Draghi e i piani di tutti gli altri Paesi europei, focalizzandosi sulla transizione ecologica.
In base alle linee guida della Commissione UE, ciascun paese beneficiario dei fondi, dovrebbe destinare a questo scopo almeno il 37% dei fondi che riceverà da Bruxelles.
Ebbene, secondo lo studio in questione, solo la Germania (38%) effettivamente lo farà.
L'Italia è la peggiore: agli investimenti green sono destinati solo il 16% dei fondi; così così anche la Francia al 23%. Benino la Spagna, al 31%.

Tanto fossile

La condanna all'Italia arriva dall'esame delle spese previste. Poche dedicate alle rinnovabili, troppe quelle dedicate al gas. In special modo a quei progetti legati a biometano e idrogeno, ma ci sono anche alcune attività legate al gas fossile. Altro che green.

Il report critica apertamente le scelte italiane: "molti degli investimenti etichettati come verdi dal governo appaiono insignificanti rispetto alle necessità legate a una transizione alla neutralità climatica che coinvolga l'intera economia".

Il settore degli immobili

Le critiche sono tante. Come quelle ai progetti di riconversione degli edifici.Secondo il report, il famoso superbonus 110% è sostanzialmente a impatto climatico zero, ossia non produrrà grandi benefici. Infatti i paletti per ottenerlo sono troppo blandi, in special modo il fatto che per ottenerlo basta che la prestazione energetica dell’immobile "migliori di due classi". Dal momento che nel nostro Paese la classe media è G, questo significa che il superbonus potrebbe far salire la classe media alla E. Siamo lontanissimi da qualcosa di davvero green.

Altre carenze

Ma anche altri investimenti sono ritenuti insufficienti ad una vera svolta sul clima. L'efficientamento delle scuole riguarda solo 195 edifici su 32mila, e in generale quello di tutto il settore pubblico è carente. L'obiettivo di riduzione delle emissioni viene soltanto menzionato, ma non viene definito un piano concreto. Di fotovoltaico se ne parla, ma non si tratta di un investimento concreto perché non è accompagnato da riforme.
Insomma, se l'investimento green dovrebbe essere la stella polare dell'intero piano, noi abbiamo perso una grande occasione.

giovedì 3 giugno 2021

Evasione fiscale e affitti brevi, le prime vacanze post-covid fanno riemergere il problema

Grazie all'avanzata delle campagne di vaccinazione, finalmente la pandemia ha allentato la presa. Le vacanze estive potrebbero essere all'insegna della "quasi normalità", con tutti i pro e i contro del caso. E tra i contro rientra anche l'evasione fiscale collegata agli affitti brevi.

Gli affitti brevi e l'evasione fiscale

Le case al mare e quelle nelle città d'arte riaprono ai turisti, ai quali vengono fittate per i loro brevi soggiorni vacanzieri. Il problema è che quasi sempre chi le dà in affitto, si guarda bene dal dichiarare i relativi redditi.
Secondo alcuni calcoli, in Italia ci sarebbero circa 400 mila immobili messi in affitto sulla piattaforma Airbnb. Alla fine i redditi da locazione derivanti questi immobili producono una evasione fiscale da cifre spaventose, calcolata in almeno 500 milioni di euro.

La pezza messa da Gentiloni

Il problema non è certo attuale, anzi è abbastanza noto e radicato.
A provare a metterci una pezza fu il governo Gentiloni, che cercò di scaricare sugli intermediari online il compito di combattere l'evasione fiscale. In che modo? Applicando una ritenuta alla fonte del 21% su quanto incassato dal proprietario sugli affitti di durata inferiore a 30 giorni.

La reazione giudiziaria degli intermediari

In teoria il ragionamento non faceva una piega, in pratica non è mai stato concretizzato. L'idea di fare da sostituto d'imposta è infatti stata da subito osteggiata da Airbnb, che ha adito vie legali perché ritenuto in contrasto con le norme Ue. E così la norma è rimasta inapplicata, quindi ciascun proprietario di casa dovrebbe dichiarare il reddito da affitto e pagare la relativa imposta.

Il contenzioso che ne è scaturito è ancora in pieno svolgimento, e fin quando non verrà risolto la situazione rimarrà quella che è.
Lo stesso accadrà qualora i tribunali dovessero dare ragione ad Airbnb, perché in quel caso la piattaforma potrà continuare ad agire indisturbata e chi non ha dichiarato sarà eventualmente perseguito dall'Agenzia delle Entrate. Se invece i tribunali daranno ragione allo Stato, allora lo scenario cambierà.

La speranza legata alla UE

Nel frattempo che si arrivi a una soluzione, la via di uscita da questo circolo vizioso potrebbe fornirla la UE. Infatti nel 2023 entrerà in vigore la direttiva europea Dac7, che imporrà alle piattaforme digitali l'obbligo di comunicare alle amministrazioni fiscali dei Paesi dell'Unione i dati relativi alle attività che vengono svolte, sotto forma di commercio online, grazie ai loro portali.

martedì 1 giugno 2021

Banche centrali, cresce l'attesa per i meeting BCE e FED

Comincia il mese di giugno, e comincia anche il conto alla rovescia per i meeting di FED e BCE. Le due banche centrali si riuniranno nella prima metà di questo mese. Prima l'istituto centrale europea il 10 giugno, a metà mese invece toccherà a quello americano.

Inflazione e banche centrali

Le due riunioni sono state cerchiate di rosso dagli investitori, alla luce del balzo recente dell'inflazione che ha alimentato i rumors su una possibile apertura al tapering.
Peraltro a tal proposito, va evidenziato che entrambe le riunioni delle banche centrali saranno precedute da dati molto importanti sull’inflazione. Se dovessero emergere ulteriori strappi dei prezzi al consumo, allora la tensione sui mercati potrebbe risalire sul timore di una uscita prematura dallo stimolo monetario.

La view sui prezzi di BCE e FED

Riguardo alla inflazione, va precisato che i due scenari sono differenti, così come i punti di vista delle due banche centrali.
In Europa infatti siamo ancora sotto al target del 2%, fissato dalla Bce come da non superare. L'eventuale avvicinamento al limite potrebbe dare ai falchi del Nord argomenti per chiedere la fine del QE e il rialzo dei tassi.
Negli USA siamo andati oltre il target fissato dalla Fed, che però ha già detto che tollererà gli sforamenti temporanei. Resta da vedere in che misura ci sarà questa tolleranza, e quanto temporanei dovranno essere per essere tollerati.

Considerazione: prima di fare investimenti sul mercato valutario, occorre sapere bene un lotto forex quanto vale.

Il mercato cosa dice?

Nel frattempo i mercati prezzano la situazione, e penalizzano il dollaro. Il biglietto verde ha chiuso il secondo mese di fila in calo, con l'Index che ha toccato il fondo intorno a 89,80 come si vede sui siti trading forex gratis.
Il sentimento ribassista è alimentato proprio dalle dichiarazioni della FED sull mantenimento dello stimolo monetario ancora a lungo.
A tal proposito va ricordato che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha proposto un piano di budget di $ 6 trilioni per l'anno fiscale 2022, che aumenterebbe la spesa per infrastrutture e istruzione.