martedì 9 dicembre 2025

Tassi di interesse, cosa succederà negli USA nel 2026?

Ormai ci siamo, la Federal Reserve sta per alzare il velo definitivamente sulla sua ultima decisione di politica monetaria di questo 2025. I mercati danno per scontato un taglio dei tassi di interesse per 25 punti base, ma lo scenario è comunque molto più complicato di quanto appaia all'esterno.

La view del FOMC sui Tassi di interesse

Bisogna partire da una considerazione importante: di recente ben cinque membri del Federal Open Market Committee si sono espressi contro o comunque con le scetticismo riguardo un ulteriore taglio dei tassi di interesse. Inoltre soltanto 3 membri del Consiglio dei governatori con sede a Washington si sono espressi a favore di un taglio. 

Questo significa che l'animo dovish della Banca Centrale Americana è molto più contenuto di quanto viene raccontato. Questo spiega anche il recente andamento del dollaro, che ha formato un pattern bandiera flag trading.

Il problema dei dati macro

C'è un aspetto che bisogna evidenziare, ossia il forte arretrato di dati economici che non sono stati pubblicati a causa del lungo shutdown governativo (43 giorni, il più lungo della storia americana). Per alcuni aspetti rilevanti la Fed Quindi dovrà ancora decidere senza delle bussole macroeconomiche importanti.

Qualcuno storce il naso

Anche se il mercato rimane comunque abbastanza sicuro che ci sarà un taglio (il 95% ne è convinto), alcuni osservatori credono che le probabilità che la Fed abbassi i tassi di interesse non siano poi così elevate. La cosa che conta maggiormente in realtà è che il mercato sta sottovalutando il rischio che la Fed decida di non tagliare i tassi di interesse nella riunione di dicembre. 

Ad ogni modo, anche se così fosse, bisognerà misurare il dissenso all'interno del board di politica monetaria. Infatti questo potrebbe darci la misura dei possibili interventi che ci saranno nel 2026, anno nel quale - lo ricordiamo - ci sarà anche l'avvicinamento alla guida della banca centrale, visto che il mandato di Powell scadrà.

Le parole di Powell

Uno dei momenti più importanti nella prossima settimana sarà il commento di accompagnamento da parte di Jerome Powell. Diversi esperti si aspettano che il presidente della Fed dichiari conclusa la fase di ricalibrazione della politica monetaria Stella e strisce, e che ulteriori aggiustamenti saranno valutati riunione dopo riunione in base ai dati che arriveranno.

giovedì 4 dicembre 2025

Conto salato per Natale, ecco quanto si spenderà per le feste

A Natale siamo tutti più buoni e più dolci, ma il conto che ci aspetta per trascorrere le festività in famiglia sarà abbastanza salato. Anche quest'anno infatti l'elenco dei rincari è lungo e corposo ed inciderà sul gusto che avranno le nostre feste, a prescindere che si voglia stare in casa oppure andare in viaggio.

Chi ha fatto il conto?

Il conto è stato realizzato dal portale Facile.it insieme a Consumerismo No Profit, ed è stato presentato in un report sulle festività del 2025. Il documento illustra quanto dovremo pagare tra pranzi, regali, addobbi, bollette e viaggi.

Complessivamente la voce di spesa più sostanziosa a persona sarà quella per i regali. Il conto degli italiani dovrebbe aggirarsi attorno a 8,7 miliardi di euro, con una media di 204 euro a persona. Si tratta di un budget inferiore di circa il 20% rispetto a quello dello scorso anno. 

Circa 3 milioni di italiani hanno ammesso che il taglio delle spese per i regali è dovuto all'incremento di altre costi. Inoltre aumenta il numero dei regali che verranno pagati a rate. Anche quest'anno molti si sono mossi in anticipo, sfruttando soprattutto gli acquisti durante il Black Friday

Il conto a tavola

La seconda voce di spesa più elevata riguarda l'alimentazione. Si sa che durante il periodo delle feste la maggior parte del tempo si trascorrerà a tavola con familiari e amici. Per il pranzo o la cena di Natale la spesa media dovrebbe essere di 64 euro a persona, che porta il conto complessivo a 2,7 miliardi di euro. Anche in questo caso c'è una riduzione sensibile rispetto allo scorso anno quando il conto fu di 3,5 miliardi.
Tra i costi del periodo natalizio ci sono anche quelli per l'energia. La bolletta del gas costerà in media quest'anno €1000 per ogni abitazione. La buona notizia è che si registra un calo di circa il 15% rispetto a un anno fa.

Chi va in viaggio

C'è chi deciderà di trascorrere le vacanze natalizie lontano da casa. Qui il conto risulta essere più alto rispetto all'anno scorso. I dieci milioni di Italiani che decideranno di partire per Natale o Capodanno stando almeno una notte fuori hanno stanziato un budget di circa 440 euro, circa un terzo in più rispetto all'anno scorso. La spesa complessiva dovrebbe quindi arrivare a 5 miliardi contro i 3,9 del 2024, a causa dei rincari dei biglietti aerei, del carburante e dei treni (stabili invece dei traghetti).

lunedì 1 dicembre 2025

Prezzo dei terreni agricoli in crescita grazie alle energie rinnovabili

Sappiamo bene ormai che il percorso verso un'economia sostenibile è necessario, benché costoso. Ma alla lunga gli aspetti positivi prevarranno su quelli negativi. Alcuni benefici si iniziano però a vedere già adesso, come dimostra il prezzo dei terreni agricoli, che sta aumentando grazie proprio allo sfruttamento delle energie alternative.

Lo scenario del prezzo dei terreni agricoli 

La situazione è stata fotografata dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), che ha curato la settantacinquesima edizione della "Indagine sul mercato fondiario italiano". 

Da essa emerge che il prezzo dei terreni agricoli sta aumentando grazie allo sfruttamento degli impianti agrovoltaici e a biogas. Analogamente, anche i contratti di affitto ne stanno risentendo al rialzo.

Alcuni numeri

Le indagine di Crea evidenzia che nel 2024 il prezzo dei terreni agricoli è cresciuto di circa l'1%, toccando una media di 22.400 euro per ettaro. Si tratta di una inversione di tendenza rispetto all'andamento recente.

Tuttavia questo scenario non è omogeneo sul panorama nazionale. Nel Nord-Est, dove gli investimenti nelle energie rinnovabili sono in crescita, c'è una forte competizione per accedere ai terreni (pochi rispetto all'effettiva richiesta), per cui si arriva ad un prezzo medio per ettaro di 47.100 euro. Al Sud invece bastano 16.000, anche perché nonostante l'interesse crescente verso le rinnovabili non ci sono ancora contratti significativi per il fotovoltaico e l'agrovoltaico.

Al Nord-Ovest servono 35.200 euro, mentre nelle isole ne passano appena 9.000, anche se proprio qui l'interesse per gli impianti agro-fotovoltaici è stato un fattore trainante per l'incremento del prezzo.

I terreni fanno gola alle grandi aziende

Un aspetto importante è il sempre maggiore interesse da parte dei player energetici. Quanto sono disposti a pagare per i terreni agricoli dipende da diversi fattori, sui quali spiccano le incertezze di tipo normativo. Pensa un quadro di riferimento chiaro i rischi di determinati investimenti aumentano. Addirittura la definizione stessa di agrovoltaico non è ancora chiara. Quello che è chiaro invece è che bisogna sempre di più valorizzare la coesistenza tra l'agricoltura e la produzione di energia rinnovabile.

giovedì 27 novembre 2025

Tassi di interesse, nessuna sorpresa dalla Nuova Zelanda

Gli esperti di mercato si aspettavano che la Reserve Bank of New Zealand avrebbe tagliato il costo del denaro, e infatti così è stato. La RBNZ ha ridotto il costo del denaro di 25 punti base, portandolo al 2,25% ossia il livello più basso da giugno 2022. 
Tuttavia la possibilità che questo ritocco ai tassi di interesse sia stato l'ultimo sono cresciute, innescando un forte recupero della valuta neozelandese.

La decisione sui tassi di interesse 

La Reserve Bank ha segnalato che i membri del Board si sono divisi fra l'ipotesi di abbassare i tassi di interesse ancora una volta ed il mantenerli fermi. 

Alla fine ha prevalso l'esigenza di sostenere l'economia del Paese, visto che il PIL è andato in contrazione nel secondo trimestre. Inoltre c'è una significativa capacità produttiva inutilizzata e si stanno allentando le pressioni dell'inflazione.

L'ultimo report sui prezzi al consumo annuo ha evidenziato una crescita oltre la fascia obiettivo dell'1-3%, ma l'inflazione core resta moderata, supportando le aspettative di un ritorno dell'inflazione al 2% entro la metà del 2026.

L'approccio hawkish

La decisione di tagliare i tassi di interesse potrebbe però essere stata l'ultima, perché i banchieri hanno frenato le aspettative su nuove sforbiciate nei prossimi mesi, confermando che il ciclo di allentamento monetario è giunto al termine poiché l'economia ha mostrato i primi segnali di ripresa. "I futuri movimenti del tasso ufficiale dipenderanno dall'evoluzione delle prospettive di inflazione a medio termine e dell'economia", ha commentato la Reserve Bank nello statement.

Corre il dollaro neozelandese

Questo segnale ha fatto apprezzare il dollaro neozelandese, che è salito a 0,567 dollari americani (NZDUSD) allontanandosi dai minimi di aprile che aveva toccato settimana scorsa. Il rapporto tra le due valute adesso si sta avvicinando alla Ema50, anche se il quadro tecnico rimane ribassista (se volete negoziare la valuta neozelandese imparate il pattern forex significato).
Gli investitori adesso si aspettano un ulteriore taglio al costo del denaro appena al 20%, rispetto al 50% di ieri.

martedì 25 novembre 2025

Bilancio UK, è la settimana più complicata per il governo Starmer

Manca ormai poco all'appuntamento più importante degli ultimi mesi per l'economia britannica. La data in rosso sul calendario è quella del 26 novembre, quando il governo laburista del Premier Starmer alzeranno il velo sulla legge di bilancio (il ‘budget d’Autunno’).  

L'importanza della legge di bilancio

Per chi non lo sapesse, la legge di bilancio è il principale appuntamento di programmazione fiscale e finanziaria del Regno Unito. In questo documento vengono definiti i principi di tutta la strategia finanziaria del governo, ossia tasse, spesa pubblica e politiche economiche.

Mai come stavolta lo scenario è complesso, visto che il forte debito pubblico alimenta molte preoccupazioni sulle capacità di spesa del governo, e quindi sul sostegno che potrà dare all'economia UK. Il governo laburista Starmer ha sempre promesso di mantenere una politica di bilancio rigorosa, a costo di aumentare le tasse. Per questo, il fulcro della manovra sarà una stretta in termini di politica fiscale, con un impatto atteso tra 25 e 35 miliardi di sterline.

Il timore che si ripeta lo scenario del 2022

Siccome la presentazione del bilancio d'autunno è un importante test di affidabilità verso investitori e osservatori internazionali, le decisioni di questo 2025 potrebbero indirizzare la traiettoria di sterlina e titoli di Stato britannici per parecchio tempo.

Del resto ci sono esempi recenti che lo dimostrano. Nel 2022 il ‘mini-budget’ dell’allora premier Liz Truss creò una forte scossa sui mercati, con una violenta ondata di volatilità sui titoli di Stato britannici. Proprio quel brutto precedente ha alzato il livello di allerta dei mercati ogni qualvolta il governo deve presentare il bilancio d'autunno, anche perché ci sono molti dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico britannico. Di conseguenza, anche la fiducia dei mercati è debole.

Effetti possibili su Gilt e sterlina

Una manovra rigorosa potrebbe favorire il calo dei rendimenti dei Gilt, in particolare sulle scadenze lunghe, e sostenere la valuta o almeno limitarne la volatilità. Invece una legge di bilancio poco coraggiosa rischierebbe di alimentare nuova volatilità sui Gilt, agendo come fattori di pressione al ribasso sulla sterlina, soprattutto in presenza di segnali di rallentamento economico. Di recente la valuta britannica, dopo aver disegnato un harami bearish, è arrivata a toccare il minimo di diversi mesi rispetto al dollaro statunitense.

giovedì 20 novembre 2025

Debito pubblico, gli italiani investono sempre più nei Bot e Btp

Uno dei numeri che più inquieta gli italiani riguarda il grosso carico di indebitamento del nostro Paese. Secondo una recente analisi condotta dalla Federazione delle Banche Italiane (Fabi), una grossa fetta dei titoli del nostro debito pubblico è nelle mani dei risparmiatori italiani.

Alcuni numeri sul debito pubblico

I numeri raccontano infatti che la quota del debito pubblico in mano alle famiglie e alle imprese italiane è del 14,4%, mentre nel 2021 era al 7,9%. A livello di cifre parliamo di 442 miliardi di euro di titoli detenuti dai risparmiatori italiani. 

Come mai c'è stato questo forte aumento? Questo scenario è l'effetto combinato di una serie di fattori, il primo dei quali è l'aumento dei rendimenti, che ha spinto gli italiani a investire in una tipologia di asset tutto sommato sicura, che è quindi molto competitiva rispetto agli impieghi più rischiosi.
In questo senso è eclatante quanto accaduto con il collocamento del BTP Valore, che dal 2023 ad oggi ha vissuto diverse emissioni e complessivamente hanno piazzato in pancia ai risparmiatori italiani circa 93 miliardi di euro. 

Appeal verso gli stranieri e presenza di Bankitalia

Va però evidenziata anche la forte presenza di investitori stranieri nel nostro debito pubblico. Sono giunti al 33,8% del totale, con un netto rialzo rispetto al 26,8% del 2022. Come sottolinea la Fabi, la domanda internazionale è tornata ad essere uno dei principali pilastri del mercato del debito pubblico italiano. 

Chi si è mossa in controtendenza invece è stata la Banca d'Italia. Infatti l'istituto centrale ha ridotto la sua esposizione nel debito pubblico da 721 miliardi a 592 miliardi nel giro degli ultimi tre anni, come conseguenza della fine degli acquisti netti BCE.

Chi sono gli altri detentori del nostro debito?

Una quota importante del debito sovrano italiano è nelle mani degli istituti del nostro paese. Nella pancia delle banche tricolore ci sono oltre 620 miliardi di Bot e BTP, un livello che risulta stabile degli ultimi anni. Cala invece la presenza di fondi e assicurazioni, che oggi detengono circa il 12,5% del debito sovrano italiano.

lunedì 17 novembre 2025

Investitori, l’attenzione nei prossimi giorni sarà sui dati macroeconomici

Con la fine dello shutdown del governo americano, per gli investitori si spalancano le porte di una serie di dati macroeconomici da parte delle Agenzie governative statunitensi. I dati macro tornano così al centro dell'attenzione, ma ci saranno anche importanti aggiornamenti di politica monetaria, con i verbali di Fed e RBA.

Il calendario USA per gli investitori 

Negli Stati Uniti la conclusione del più lungo periodo di blocco delle attività governative finalmente riporterà in calendario le pubblicazioni economiche delle Agenzie governative. Tuttavia per gli investitori non è ancora sicuro quali report chiave verranno pubblicati, sia pure in ritardo, e quali invece abbandonati fino al prossimo appuntamento in calendario. 

Tutti questi numeri serviranno a fornire ai mercati una panoramica sullo stato di salute dell'economia americana, che assieme alla pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione della Fed potranno dare qualche indicazione in più sulle intenzioni della Banca Centrale Americana. A dicembre resta probabile un taglio di tassi di interesse.
Intanto sul fronte valutario il dollaro rimane ancora sotto la soglia dei 100 che era stata tagliata brevemente qualche giorno fa (per dati aggiornati si possono osservare i broker opzioni binarie Italia).

Cosa guardare nel vecchio continente 

Gli appuntamenti importanti in Europa per gli investitori saranno soprattutto i dati PMI flash, che dovrebbero evidenziare una leggera espansione del settore manifatturiero. L'attività dei servizi dovrebbe invece rimanere solida. Saranno importanti anche i dati definitivi sull'inflazione. 
Nel Regno Unito il calendario economico prevede pubblicazioni aggiornate sull'andamento della manifattura, sull'inflazione e le vendite al dettaglio. La situazione difficile dell'economia britannica ha pesato di recente sulla sterlina, che è scivolata rispetto al dollaro.

Appuntamenti nel resto del mondo 

Nel resto del mondo ci aspetta un calendario economico abbastanza fiacco per la Cina, nonostante l'appuntamento con la riunione della Banca Popolare Cinese che dovrebbe comunque mantenere i tassi invariati.
Gli investitori guarderanno con attenzione molteplici report in arrivo dal Giappone riguardo PIL e inflazione. Bianchi verbali di politica monetaria dell'ultima riunione della Reserve Bank of Australia, quella in cui si decise di mantenere il tasso di interesse al 3,6%. Una decisione di politica monetaria è attesa dalla Banca Centrale dell'Indonesia.

mercoledì 12 novembre 2025

Banca Centrale Europea, cominciano le manovre per la successione di Lagarde

Manca più di un anno alla fine del mandato presidenziale di Christine Lagarde, ma certi posti di potere scatenano la corsa slla successione con larghissimo anticipo. Anche perché, oltre alla presidente, ci sono diversi membri al vertice della Banca Centrale Europea in dirittura d'arrivo.

Il rinnovo delle cariche nella Banca Centrale Europea

Ben quattro dei sei consiglieri nel comitato esecutivo della BCE diventeranno vacanti entro la fine del 2027. Anche se chiaramente il posto di Lagarde è quello più ambito, in ordine di tempo la prima posizione vacante sarà quella del vicepresidente, dal momento che Luis de Guindos terminerà il proprio mandato a maggio prossimo.

Per una curiosa concomitanza di tempi, il nuovo vicepresidente della Banca Centrale Europea dovrà essere scelto mentre la Federal Reserve statunitense dovrà scegliere il nuovo presidente, visto che anche Jay Powell chiuderà il suo mandato a maggio.

Per sostituire de Guindos, i ministri delle finanze dell'Eurozona inizieranno a discutere della questione già da questa settimana. La scelta del vicepresidente e il suo orientamento di politica monetaria saranno un indizio importante anche riguardo alla successione di Lagarde.

Un equilibrio tra competenze e poteri

Va sottolineato che i posti di potere all'interno della BCE devono essere scalti con cura, soprattutto garantendo un certo equilibrio tra tutti gli Stati membri della Eurozona. Esiste in proposito una regola non scritta secondo la quale nessun paese può detenere due seggi nel consiglio direttivo. 

Negli ultimi anni è emersa anche un'ulteriore necessità, ossia rispettare l'equilibrio di genere. Il comitato esecutivo BCE è stato storicamente dominato dagli uomini, ed in tempi più recenti si è cercato di dare sempre maggiore spazio e cariche al mondo femminile.

I possibili candidati

Anche se è presto per snocciolare i nomi forti di questa "gara" al trono della BCE, due contendenti che faranno parte della corsa sono l'ex governatore della banca centrale olandese Klaas Knot e il presidente della Bundesbank Joachim Nagel. L'olandese era una voce da 'falco' quando scoppio la crisi del debito sovrano dell'Eurozona, successiva alla grande crisi finanziaria 2007-2008. Nagel invece è considerato una persona affabile con opinioni moderate. 

C'è anche un terzo nome, Pablo Hernández de Cos, che era governatore spagnolo mentre adesso è direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali. Spagna e Germania non hanno mai ricoperto la presidenza della BCE.

giovedì 6 novembre 2025

Tasso di interesse, il Brasile non cambia rotta (almeno per adesso)

Non ci sono state novità sul fronte di politica monetaria in Brasile. La Banca Centrale del paese sudamericano ha infatti confermato il tasso di interesse al 15% dopo la riunione di novembre.

La scelta della BCB sul tasso di interesse

Il Banco do Brazil ha sottolineato la necessità di tenere sotto controllo l'andamento dei prezzi, visto il contesto attuale di grande incertezza. Per questo ogni mossa sul tasso di interesse andrà valutata con attenzione. 

Tra i fattori di rischio esterni per l'inflazione ci sono senza dubbio le dinamiche commerciali e le tensioni geopolitiche, ma anche a livello interno ci sono delle preoccupazioni relative ad una crescita moderata.

Le previsioni sull'inflazione

Secondo le previsioni della banca centrale brasiliana, l'inflazione nel 2025 si attesterà al 4,5% mentre nel 2026 dovrebbe scendere a 4,2%. Secondo il Copom, la dinamica dei prezzi al consumo scenderà al 3,3% nel secondo trimestre del 2027. Tuttavia i responsabili di politica monetaria hanno sottolineato la presenza di rischi al rialzo per l'inflazione. 

 Uno di questi fattori è l'indebolimento del tasso di cambio. Il rapporto USDBRL si è notevolmente rafforzato negli ultimi mesi, arrivando a 5,38, ma da un po' di tempo a questa parte si sta consolidando su questa sfoglia (seguendo la tecnica di Gann trading si ha una prospettiva poco volatile per le prossime settimane). Qualora il Real brasiliano dovesse indebolirsi nei confronti del dollaro, l'inflazione di risentirebbe negativamente.

Le prospettive di politica monetaria

Secondo il COPOM (comitato di politica monetaria), in futuro potrebbero essere necessari alcuni aggiustamenti al tasso di interesse per garantire la stabilità dei prezzi. Nel frattempo il ministro delle finanze Haddad spinge affinché l'istituto tagli il costo del denaro, perché a suo modo di vedere il tasso reale al 10% non ha senso mantenerlo.

Dai macro

Negli ultimi giorni sono stati inoltre rilasciati alcuni dati macro interessanti riguardo l'andamento dell'economia brasiliana. L'indice S&P Global Composite PMI per il Brasile è salito a 48,2, rispetto al minimo di quasi 4 anni e mezzo toccato il mese precedente a quota 46. Si tratta del settimo mese consecutivo di contrazione dell'attività del settore privato, anche se la flessione è stata minore rispetto a settembre, a causa di cali più deboli sia nel settore manifatturiero (PMI a 48,2 contro 46,5) che nei servizi (PMI a 47,7 contro 46,3). 

martedì 4 novembre 2025

Finanza, come educazione l'Italia sta messa male (e la Sicilia sta pure peggio...)

A novembre è ufficialmente cominciato il Mese dell’Educazione Finanziaria, giunto all'ottava edizione. In tutta Italia ci saranno eventi gratuiti in presenza e online che servono per aiutare i cittadini ad una gestione consapevole della propria finanzia personale e familiare.
Si tratta di un tema caldissimo, perché a giudicare dai dati stiamo messi davvero maluccio.

Le nostre conoscenze di finanza

L'Edufin index, che misura la consapevolezza sui temi finanziari delle persone, si ferma a 56 nel nostro Paese (su 100 punti massimi). La nostra conoscenza media sulle questioni di finanza è quindi sotto la sufficienza, che si raggiunge alla soglia dei 60 punti. E se l'Italia nel complesso sta messa male, la Sicilia sta pure peggio. Il suo indice infatti si ferma a 52, al di sotto anche del livello medio dell’area geografica d’appartenenza (Sud e Isole), che è 53.

Non è un dato da sottovalutare, perché chi ha più competenze di finanza fa le scelte migliori, al contrario di chi è "analfabeta". E purtroppo lo sono ancora troppi italiani. Tra le iniziative volte a migliorare questo scenario c'è la creazione del sito "economiapertutti" di Banca d'Italia, che ha lo scopo preciso di promuovere l'educazione finanziaria e di permettere ai cittadini di orientarsi in modo più semplice nelle scelte di finanza personale che riguardano la vita di tutti.

Le spine che ci affliggono

A cosa è dovuto principalmente questo scenario così preoccupante, e come possiamo migliorare? Se abbiamo un livello di educazione economica e finanziaria inferiore rispetto alla media, è perché abbiamo un basso livello di consapevolezza, un ampio gender gap e delle strutturali fragili legate a occupazione e cultura finanziaria. E dove sono più evidenti questi problemi? In Sicilia appunto.

Uno degli scenari più preoccupanti è il gender gap, che complica l’indipendenza finanziaria delle donne. Quando sono in coppia questo gap aumenta e le donne tendono a delegare decisioni finanziarie, anche quando sono le principali percettrici di reddito familiari. Il problema è culturale. Solo 4 donne su 10 hanno un conto corrente. 

mercoledì 29 ottobre 2025

Prezzi del cacao, la discesa potrebbe condurre a una normalizzazione?

Dopo il fortissimo rialzo avvenuto all'inizio di quest'anno, il prezzo del cacao sta concedendo una tregua ai mercati grazie al miglioramento delle prospettive di raccolta per la stagione 2025-2026. Ma è una discesa durevole?

Gli alti e bassi del prezzo del cacao

Facciamo un passo indietro. A partire dalla seconda metà del 2023, i problemi legati alla produzione hanno creato un deficit di offerta che aveva alimentato la corsa del prezzo del cacao. Questa dinamica ha spinto le quotazioni all'Intercontinental Exchange (ICE) verso nuovi massimi storici, che hanno superato i 10000 dollari per tonnellata.

Ma al di là dei picchi, è nell'intero ultimo biennio che il prezzo del cacao si è attestato su livelli ben oltre la media dell'ultimo ventennio.

Le condizioni di raccolta in Africa

Come detto, tutto ciò era riconducibile alla minore produzione in Ghana e Costa d'Avorio, che insieme rappresentano circa il 60% della produzione mondiale di cacao. Ciò aveva provocato un primo picco ad aprile 2024, al quale ha fatto seguito una fase di intensa volatilità del prezzo del cacao. Dapprima c'è stata una fase di riduzione, poi un nuovo rialzo, che ha portato le quotazioni a raggiungere un nuovo massimo a gennaio 2025, a causa di raccolti ancora inferiori alle aspettative per condizioni meteorologiche sfavorevoli.

NB. Anche il cacao può essere negoziato sugli opzioni binarie broker Europa.

Le prospettive migliori

Le cose da allora sono però leggermente migliorate, soprattutto in termini di prospettive future, non a caso i futures sul cacao sono scesi verso i 6.000 dollari per tonnellata, uscendo dalle nuvole Ichimoku trading.
La raccolta delle fave di cacao per la stagione 2025-2026, soprattutto in Costa d'Avorio, dovrebbe tornare a livelli che non si vedevano da un paio di anni. In Ghana si prevede invece che la stagione produttiva 2025/26 sarà superiore alla proiezione iniziale del governo di 650.000 tonnellate, sostenuta da condizioni meteorologiche favorevoli e dagli sforzi di riabilitazione delle colture in corso.

Il miglioramento dell'offerta globale, sostenuto dalle prospettive di aumento della produzione in Ecuador e da condizioni climatiche più favorevoli in Africa Occidentale, è previsto portare verso un graduale riequilibrio del mercato. Al tempo stesso, l'indebolimento della domanda globale (innescato dal boom dei prezzi) ha contribuito e contribuirà ancora al trend ribassista nella seconda metà del 2025.

lunedì 27 ottobre 2025

Economia e cambiamento climatico (climate change), ecco i costi del non fare nulla

Ormai sappiamo tutti che un mondo migliore passa necessariamente per una modifica del nostro rapporto con il pianeta su cui viviamo. I nostri comportamenti hanno provocato il cambiamento climatico (climate change), che ha un impatto non solo sulla nostra salute, ma anche sull'economia. Per questo occorre urgentemente cambiare rotta,investendo nelle energie rinnovabili.

L'impatto dei mutamenti climatici sull'economia

Le variazioni che ha subito il clima negli ultimi decenni hanno portato a conseguenze di tipo sia diretto che indiretto sull'economia.
I costi diretti del climate change si legano agli eventi meteorologici estremi come inondazioni, tempeste e uragani, che devastano le case, le infrastrutture e i terreni sui quali si coltiva o si alleva il bestiame. 

Ma poi ci sono anche i costi indiretti che il cambiamento climatico comporta all'economia. La necessità di adeguarsi al "nuovo clima"comporta spese e investimenti, comporta la necessità di riorganizzare il lavoro, comporta una volatilità sui mercati. 

Una stima dei costi

Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, intitolato “The economic commitment of climate change” (condotto dal Potsdam Institute for Climate Impact Research), ha messo sotto i riflettori le conseguenze del cambiamento climatico sull’economia in più di 1.600 regioni in tutto il mondo negli ultimi 40 anni.

Gli esperti hanno analizzato i danni provocati all’agricoltura, alle infrastrutture, alla produttività e alla salute umana, stimando un costo globale complessivo pari a circa 38mila miliardi di dollari l'anno (supponendo che non ci sia un ulteriore aumento delle emissioni). Una cifra che appare ancora più enorme se messa a confronto con i circa 6mila miliardi che servirebbero per limitare il riscaldamento globale entro i 2 °C rispetto alle temperature preindustriali, come sancito dall’Accordo di Parigi del 2015.

L'impatto su reddito e inflazione

Secondo lo studio di Nature, il cambiamento climatico ridurrà del 19% il Pil globale entro la metà del secolo. Inoltre inciderà anche sull’inflazione, che potrebbe aumentare fino a 1,2 punti percentuali ogni anno da qui al 2035. Ancora più rapida potrebbe essere la crescita del costo del cibo, fino a 3,2 punti percentuali annui.

L'impatto sociale

Oltre ai danni all'economia, il cambiamento climatico avrà fortissime ripercussioni anche a livello sociale, perché potrebbe aumentare le disuguaglianze, visto che colpirà le fasce più povere della popolazione. A livello geografico, saranno quindi più penalizzate le regioni come l’Africa e l’Asia meridionale, che paradossalmente sono le meno responsabili del cambiamento climatico. Ne risentiranno invece di meno le nazioni ricche come gli Stati Uniti e l’Europa occidentale, ossia quelle che hanno raccolto i maggiori benefici economici dello sfruttamento massiccio dei combustibili fossili.

lunedì 20 ottobre 2025

Quotazioni del petrolio, c'è il rischio che sprofondino 50 dollari

Le preoccupazioni per un eccesso di offerta globale continuano a pesare sulle quotazioni del petrolio, che dopo una lieve ripresa sono tornate a scendere in questo inizio di settimana. E secondo alcuni analisti, le cose potrebbero ulteriormente peggiorare.

Gli ultimi movimenti delle quotazioni del petrolio 

Settimana scorsa un rapporto dell'AIE ha stimato per il 2026 un surplus di offerta, a causa dell'incremento della produzione di petrolio da parte dei membri del cartello dei produttori.

Allo stesso tempo, il clima meno teso in Medio Oriente, con Israele e Hamas che hanno ribadito il loro impegno per un cessate il fuoco, ha ridotto i premi di rischio. 

Questi fattori hanno spinto il prezzo del Brent verso i 61 dollari per barile, mentre il WTI è sceso verso 57 dollari per barile, oscillando sui minimi di sei mesi. Molti hanno approfittato della situazione per negoziare opzioni binarie 60 secondi.

L'importanza del conflitto Russia-Ucraina 

Ma uno dei fattori più importanti per la quotazione del petrolio potrebbe essere il fronte russo-ucraino. Secondo gli analisti di Citi, un eventuale disinnesco di questo conflitto potrebbe provocare una forte discesa delle quotazioni del petrolio, con il Brent che addirittura verso quota 50 dollari per barile.

Secondo il rapporto della banca infatti si va progressivamente riducendo il rischio di ulteriori attacchi alle raffinerie russe. Uno di questi, nei giorni scorsi, aveva portato alla chiusura parziale di un impianto di lavorazione del gas russo. In caso di pace questi episodi non si verificherebbero più. Allo stesso tempo una pace in Ucraina alleggerirebbe la pressione politica sugli acquirenti di petrolio da Mosca, accelerando così il calo delle quotazioni del petrolio. Ecco perché gli occhi del mercato sono puntati sull'incontro tra Trump e Putin in Ungheria nelle prossime settimane.

Le conseguenze di un calo profondo 

Ma cosa succederebbe se le quotazioni del petrolio scivolassero veramente a 50 dollari al barile? Sarebbe un grosso problema per la strategia cartello OPEC+, ed in particolare per l'Arabia Saudita. Il maggiore produttore di greggio al mondo a quel punto dovrebbe scegliere se mettersi in modalità difensiva tagliando di nuovo la produzione oppure allinearsi alla Casa Bianca che spinge per un petrolio più economico.

Al tempo stesso, un prezzo del petrolio molto basso rappresenta un'arma politica importante per Trump, che trova terreno fertile per le provocazioni costruire alle Russia (cosa che non potrebbe fare col Barile a 80 dollari).

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giovedì 16 ottobre 2025

Brand più famosi sempre più sulla cresta dell'onda: valgono oltre 36 trilioni di dollari

Nonostante le difficoltà e le incertezze dell'economia globale, i brand più famosi del mondo continuano ad aumentare di valore. I primi 100 marchi più importanti infatti hanno superato l'astronomica cifra di 36 trilioni di dollari, con un incremento del 4,4% rispetto al 2024.

La classifica dei maggiori Brand

brand famosiLa realizzazione della classifica dei 100 maggiori marchi globali viene fatta da Interbrand ogni anno, come avviene ormai dal 2000. Per poter far parte della graduatoria bisogna rispondere a determinati requisiti

Ad esempio, l'agevole accessibilità ai dati sulla performance finanziaria del brand. Ma è richiesto anche che una fetta considerevole dedicabile debba essere prodotta al di fuori del paese di origine, in sostanza si deve trattare di marchi di portata globale, di aziende famose nel mondo. Inoltre bisogna avere aspettative di profitto nel lungo termine.

Tanti movimenti come non si erano mai visti

La particolarità di quest'anno è un certo dinamismo nei movimenti di questa graduatoria, visto che ci sono stati 12 ingressi, una cosa che non era mai accaduta nei 25 anni precedenti. Un ruolo importante in questo senso l'ha avuto la diffusione dell'intelligenza artificiale, che ha accelerato la crescita di alcuni marchi portandoli ad affermarsi in breve tempo tra i Brand più famosi al mondo.

Quali sono i Top Brand

Le variazioni non riguardano la vetta della graduatoria, che resta ormai cristallizzata su alcuni nomi da diversi anni. Il podio infatti spetta ad Apple, Microsoft e Amazon. Altri Brand già presenti in classifica hanno scalato alcune posizioni, come il colosso dei chip Nvidia, ma anche Instagram e YouTube.

Tra le new entry della graduatoria spicca soprattutto BYD, colosso orientale dei veicoli elettrici. Un ingresso che si fa notare soprattutto perché l'industria dell'auto attraversa una fase complicata per via della transizione energetica (anche se in classifica compaiono nella Top20 Toyota, Mercedes e BMW). L'Italia è presente in classifica grazie a Ferrari che si colloca al cinquantaquattresimo posto. Resistono anche Prada e Gucci Nonostante il lusso abbia faticato quest'anno.

giovedì 9 ottobre 2025

Tasso di interesse, in arrivo altri tagli dalla Fed

La politica monetaria della Federal Reserve sta camminando lungo un sentiero che conduce ad altri tagli al tasso di interesse nelle prossime riunioni. E' quanto emerge dalla lettura dei verbali relativi all'ultima riunione di politica monetaria, quella che si è svolta il 16-17 settembre, al termine della quale l'istituto centrale di Washington decise di tagliare il costo del denaro per 25 punti base, portandolo nell'intervallo compreso tra 4% e 4,25%.

Le prospettive americane sul tasso di interesse

I funzionari del FOMC (Federal Open Market committee) ritengono che sarà opportuno allentare ulteriormente la politica monetaria in questo ultimo spicchio di 2025. Tuttavia, la maggioranza dei partecipanti rimane ancora convinta che ci siano rischi al rialzo per le prospettive di inflazione. Anche per questo alcuni funzionari erano più riluttanti a sostenere il taglio dei tassi di interesse e avrebbero voluto rinviarlo ulteriormente.

Uno o due tagli ancora?

Riguardo al futuro c'è una divisione sull'opportunità di effettuare due o tre riduzioni totali nel corso di quest'anno (incluso quella che è già stata effettuata). Dieci membri sono Infatti favorevoli a tagli per ulteriori 50 punti base complessivi, mentre nove si esprimono a favore dei tagli complessivi per 25 punti base (quindi abbassare il tasso di interesse soltanto in una delle due riunioni rimanenti).

In ogni caso i funzionari del FOMC hanno sottolineato l'importanza di adottare un approccio equilibrato, valutando i rischi sia per il mercato del lavoro e l'inflazione prima di decidere le prossime mosse.

Lo shutdown

I verbali della riunione della Federal Reserve riguardano un momento antecedente allo shutdown negli USA, che potrebbe anche cambiare le carte in tavola. Il blocco governativo lascia il mercato senza dati macro rilevanti, come quello sul mercato del lavoro. Anche la Fed potrebbe perciò diventare più cauta qualora non si sbloccasse questo stallo politico.

Il mercato

La lettura dei verbali della Fed non ha cambiato granché invece il sentiment degli investitori. Il Dollaro sta continuando a riprendere quota per via soprattutto dell'incertezza globale che riguarda lo scenario politico europeo, la sorpresa politica in Giappone e l'evoluzione del quadro geopolitico. Il Dollar Index si sta avvicinando a 99 (fonte Pocket Option nuovo link). Chi invece sta approfittando decisamente di questo scenario è l'oro, il cui prezzo ha superato per la prima volta quattromila dollari per oncia.

lunedì 6 ottobre 2025

Turismo, c'è una grande tendenza che si sta affermando da anni

Uno dei settori più importanti per l'economia italiana è quello del turismo. In questo ambito, da diversi anni si sta affermando il ruolo sempre più importante delle strutture agrituristiche, come dimostrano i dati sugli arrivi.

Un nuovo tipo di turismo

In base a una indagine condotta da Coldiretti e Campagna Amica, nel 2025 ci sono stati ben 5,1 milioni di persone che hanno deciso di trascorrere un po' del loro tempo negli agriturismi italiani. Rispetto a dieci anni fa, si tratta di un incremento del 70%. Se poi si esamina la tendenza degli arrivi di cittadini stranieri, la crescita arriva addirittura al 100%

Questo fenomeno è trainato da una crescente domanda di turismo sostenibile e dall'interesse per prodotti tipici e attività all'aria aperta.

I numeri degli agriturismi in Italia

Sul nostro territorio ci sono oltre 26mila strutture di questo tipo. Rispetto al 2008, sono aumentate del 41% e rispetto a vent'anni le aziende agrituristiche fa sono raddoppiate. Accanto alla crescita numerica, gli agriturismi sono anche cresciuti come servizi offerti. Oltre 21mila strutture oggi offrono anche alloggio, mentre 13mila offrono il servizio di ristorazione. Il panorama dei servizi proposti però comprende anche le degustazioni (6500), attività ricreative (12mila), attività sportive o culturali. 

Un terzo degli agriturismi italiani si trova in montagna, la metà in collina, il resto per lo più in pianura. Almeno un agriturismo è presente nel 64% dei comuni italiani.

L'importanza degli agriturismi

La vacanza in campagna si sta affermando sempre più come un come emblema della sostenibilità e della riscoperta della cultura dei territori. Si tratta di un turismo capace di unire innovazione, tradizione e rispetto per il territorio. Inoltre sta consentendo al nostro Paese di valorizzare le risorse naturali, paesaggistiche e culturali che ci sono in ogni parte del nostro Paese. 

Ciò è importante soprattutto per le aree interne e non turistiche (dove si contano circa 1000 strutture), perché possono beneficiare di nuove opportunità per le comunità locali. Inoltre nei comuni di piccole dimensioni, la presenza degli agriturismi aiuta a combattere lo spopolamento.

mercoledì 1 ottobre 2025

Prezzo dell'oro sempre più vicino ai 4mila dollari

Un trend che sembra infinito, e che si muove ininterrottamente da un massimo storico all'altro. Il prezzo dell'oro è ormai alle porte dei 4mila dollari per oncia, e il terreno fertilissimo su cui poggia questo rally è ancora intatto.

Anche settembre è stato da record

Nel mese di settembre, il gold metal ha registrato un rialzo di oltre il 10%, e del 16% nell'intero terzo trimestre. Da inizio anno, l'oro è salito di circa il 47% ed è sulla buona strada per il suo più grande guadagno annuale dal 1979. Chi si è messo a tracciare supporti e resistenze, ha visto crollare questi ultimi uno dopo l'altro.

I driver della corsa dell'oro

I continui record segnati dal prezzo dell’oro vengono sostenuti da cinque driver: prospettive di ulteriori tagli dei tassi Fed, l'inflazione persistente, l'indebolimento del dollaro, l'escalation di rischi geopolitici e sistemici, e gli acquisti da parte delle banche centrali.

Tra tutti, il fattore chiave di questo andamento è la crescente incertezza geopolitica e finanziaria, che potrebbe intensificarsi ulteriormente nei prossimi giorni. La situazione della guerra in Ucraina minaccia di aggravarsi ulteriormente, e ancora non si vedono spiragli concreti per una pace Israele-Hamas.  

Gli USA e il timore di shutdown

L'avvio dei tagli dei tassi FED ha reso più appetibile il metallo prezioso (che non genera rendimenti), mentre gli acquisti di lingotti da parte delle banche centrali fanno da ulteriore driver per il prezzo.

A tutto questo si è aggiunto, questa settimana, un altro bel carico: i timori di un incombente shutdown del governo degli Stati Uniti, visto che i politici statunitensi non riescono a concordare un nuovo bilancio. Significa paralisi parziale delle attività federali, che scatta quando il Congresso non approva la legge di bilancio entro la scadenza fissata. Un evento del genere (che l'ultima volta si è verificato nel 2018-2019) è un chiaro segnale di fragilità economica, che potrebbe spingere gli investitori ancora di più verso asset sicuri come l'oro.

Prospettive ancora forti

I fondamentali continuano quindi a essere favorevoli al prezzo dell'oro, e ci sono anche alcune ragioni tecniche alla base di ciò. Il trend rialzista rimane intatto e dovrebbe portare prezzo il prezzo a testare la soglia psicologicamente importante dei 4.000 dollari.

lunedì 29 settembre 2025

Produzione di olio, ottimismo per l'Italia per la campagna 2025

C'è un cauto ottimismo riguardo all'andamento della produzione di olio nel 2025. Alla fine il livello di output nel nostro paese potrebbe essere di circa il 30% in più rispetto allo scorso anno, che fu decisamente complicato per il settore.  

Le stime sulla produzione di olio

Dopo le prime stime di OlivoNews, organo di informazione che dal 1984 si occupa della filiera olivicolo-olearia, arrivano le conferme da un'indagine condotta da Unaprol, insieme a Coldiretti e Foa (Frantoi Oleari Associati). 

La produzione produzione di olio di oliva dovrebbe attestarsi quest'anno intorno alle 300mila tonnellate, quasi un terzo in più rispetto allo scorso anno, durante il quale la siccità funestò la campagna di raccolta delle olive.

Una notizia senza dubbio positiva, visto che in Italia la produzione di olio d’oliva coinvolge circa 400mila aziende agricole e può contare su un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive.

Viva la pioggia

Chiaramente si tratta solo di proiezioni che si fondano anche sulle previsioni dell'andamento climatico per le prossime settimane, per cui la loro accuratezza dipenderà da come effettivamente sarà il meteo. Le cose potrebbero andare anche meglio del previsto se arrivasse la pioggia, specialmente in Puglia. In questo caso infatti la crescita produttiva potrebbe essere decisamente più significativa.

Difficoltà al Nord

E' proprio il Sud la zona che fungerà da traino alla produzione di olio nazionale, visto che Puglia e Calabria rappresentano oltre il 60% della produzione nazionale. In queste regioni si avvertono i benefici delle piogge cadute a luglio e agosto, che hanno mitigato gli effetti del caldo anomalo di maggio. Ciò consente una resa delle coltivazioni superiore del 30-40% rispetto allo scorso anno.

Meno brillante è la situazione attesa al Nord, dove gli olivicoltori si preparano a una campagna difficile, come se non bastassero i problemi legati ai dazi che alimenteranno anche il business del falso made in Italy. Secondo l'indagine è previsto un calo del 40% a causa del maltempo. Mentre nel centro Italia la situazione è disomogenea, con cali medi del 10-15%, ma una dinamica produttiva a macchia di leopardo. 

martedì 23 settembre 2025

Valute virtuali, il Bitcoin si prepara per un nuovo rally?

A dispetto di un mese di settembre che tradizionalmente viene considerato negativo per le valute virtuali, il Bitcoin sta viaggiando su un bilancio mensile positivo. Inoltre la regina delle cripto continua a consolidarsi oltre la soglia dei 110.000 dollari. Cosa devono aspettarsi gli investitori?

L'andamento recente delle valute virtuali

Nella seconda metà del mese di agosto, dopo l'ultimo record il prezzo di Bitcoin era precipitato fragorosamente, diversi analisti avevano pensato che era una conferma del settembre nero delle valute virtuali.  

Tuttavia da allora il prezzo di Bitcoin ha cominciato a risalire rapidamente, anche se non è riuscito ad aggredire con convinzione la soglia dei 120 mila dollari. Malgrado la correzione in prossimità di questa soglia, lo scenario rimane al momento ancora rialzista.

Il rally di fine anno

Vale la pena sottolineare che, se settembre è un mese tradizionalmente ostico per le valute virtuali, l'ultimo trimestre dell'anno in genere è invece l'esatto opposto. Spesso proprio in quel periodo Bitcoin ha registrato un nuovi record. E spesso sul grafico settimanale è comparsa una Marubozu candela rialzista. Ma al di là dei fattori stagionali, ci sono comunque altri motivi che fanno sperare gli investitori nelle valute virtuali.

I driver del mercato

Il più recente riguarda la politica monetaria degli Stati Uniti. Settimana scorsa la Federal Reserve ha finalmente effettuato il primo taglio dei tassi di questo 2025. Quando la politica monetaria diventa più accomodante gli asset a maggior rischio vengono favoriti, anche perché c'è una maggiore liquidità da investire sui mercati. Durante i cicli passati di allentamento monetario, le valute virtuali hanno quasi sempre aumentato il loro valore.

Un altro aspetto importante è lo scenario normativo che negli Stati Uniti si sta ammorbidendo nei confronti delle valute virtuali, come aveva promesso Trump in campagna elettorale. Inoltre c'è una continua spinta da parte degli investitori istituzionali, il cui interesse crescente verso le valute virtuali sta favorendo il rialzo dei prezzi.

Cosa aspettarsi adesso

Il Bitcoin si è consolidato oltre la soglia dei 110.000 dollari, ma adesso si ritrova a testare la media mobile a 50 periodi. L'esito di questo test potrebbe indirizzare il prezzo della regina delle valute virtuali nelle prossime settimane. Se Bitcoin riuscirà a spingersi oltre, allora potrebbe esserci un breakout duraturo della soglia dei 120.000 dollari.

sabato 20 settembre 2025

Esportazioni, le PMI italiane possono ringraziare Amazon

Da molto tempo i giganti dell'e-commerce come Amazon vengono giustamente accusati di incidere negativamente sul commercio al dettaglio e le piccole realtà e botteghe. Tuttavia c'è anche il rovescio della medaglia da evidenziare, la crescita delle esportazioni di molte piccole e medie imprese che hanno saputo cogliere le opportunità della piattaforma di commercio online per aprirsi ai mercati internazionali.

I numeri delle PMI sulle esportazioni

Le piccole e medie imprese italiane che hanno deciso di aprire una propria vetrina virtuale su Amazon hanno realizzato 1,2 miliardi di euro di ricavi, Come si può leggere nell'ultima edizione del report pubblicato dalla stessa Amazon, presentato in occasione del decennale di vetrina made in Italy. 

Delle oltre 20.000 PMI presenti nello store, quasi la metà si trovano in aree rurali o a bassa densità di popolazione, ma proprio grazie alla spinta dell'e-commerce hanno potuto ottenere 500 milioni di euro di vendite all'estero.
In generale La Lombardia è la regione con il maggior numero di PMI in vetrina su Amazon (più di 3400) e il 65% di esse effettua esportazioni. Segue la Campania (oltre 3100 pmi).

Alcuni aspetti territoriali

Sono cinque le regioni più virtuose riguardo all'export tramite Amazon, ossia quelle con il più alto numero di PMI locali presenti nello store virtuale: Lombardia, Campania, Lazio, Toscana ed Emilia Romagna. Riguardo invece alle destinazioni più gettonate per i nostri esportazioni spiccano Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Spagna. In questi paesi le nostre PMI hanno venduto con maggiore successo.

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Il ruolo chiave delle PMI

Bisogna sottolineare ancora una volta che le piccole medie imprese italiane rappresentano la spina dorsale della nostra economia. Questi dati quindi devono renderci felici perché servono a stimolare e gratificare un tessuto imprenditoriale fitto che caratterizza e porta avanti la cultura e le tradizioni del nostro paese nel mondo. 

Il successo tramite le vendite su Amazon conferma l'importanza strategica di accedere a strumenti digitali avanzati, che consentono di aumentare la visibilità Internazionale delle nostre PMI, riducendo le barriere all'ingresso sui mercati internazionali.

domenica 14 settembre 2025

Tassi di interesse, taglio più massiccio del previsto della banca di Turchia

La situazione in Turchia continua ad essere estremamente fragile, tanto dal punto di vista politico quanto dal punto di vista economico. Mentre la Banca Centrale taglia i tassi di interesse più del previsto, il fronte interno si surriscalda a causa delle proteste dell'opposizione al governo Erdogan.

La decisione della CBRT sui tassi di interesse

Nella riunione di settembre, la banca centrale della Turchia ha deciso di effettuare un taglio dei tassi di interesse per 250 punti base. Il nuovo livello del costo del denaro scende così al 40,5%. La sforbiciata da parte dell'Istituto di Istanbul è stata più grande di quanto si aspettava il mercato, che immaginava un taglio detta tassi di interesse al 41%.

NB. Gli annunci sui tassi di interesse sono molto importanti per chi sa come fare scalping Forex, perché possono generare delle oscillazioni su cui poter speculare.

Il quadro economico generale

Lo scenario economico turco continua ad essere problematico. L'ultima lettura dell'inflazione ha evidenziato una discesa al 32,95%, che comunque è leggermente sopra quanto previsto dal mercato (32,6%) e in ogni caso otto volte più grande rispetto all'obiettivo della banca centrale.
La buona notizia riguarda la crescita economica, visto che il prodotto interno lordo nel secondo trimestre è cresciuta del 4,8% su base annua, segnando il ritmo di crescita più forte dal primo trimestre dello scorso anno.

Lira in crisi e la CBRT interviene

La banca centrale, oltre che manovrare i tassi di interesse, sta cercando di procedere a interventi massicci sul mercato dei cambi per evitare una svalutazione ancora più pesante della lira turca. Il cambio tra dollaro e lira è infatti salito a 41,2, segnando un nuovo massimo storico. L'ultimo impulso rialzista è partito dopo il breakout di un triangolo ascendente forex. Sono ormai parecchi mesi che questo trend crescente continua ad andare avanti in modo costante.

La tensione politica

Le preoccupazioni per gli investitori riguardano anche la situazione di fragilità politica del paese. Un tribunale di Istanbul a stabilito che i pagamenti in contanti hanno influenzato il voto al congresso provinciale della capitale nel 2023, ordinando così la rimozione della leadership che venne eletta in quella circostanza. 

Si tratta dell'ennesimo colpo al partito popolare repubblicano (CHP) del sindaco Imamoglu, l'unico grande antagonista di Erdogan che tuttavia sembra aver messo il guinzaglio anche al potere giudiziario. L'opposizione è scesa in piazza per protesta e il clima di tensione si è fatto sempre più alto.