giovedì 31 luglio 2025

Tariffe e meeting della banca centrale, ecco le novità dal Brasile

Mentre dalla banca centrale del Brasile non sono giunte novità rilevanti ai tassi di interesse, che restano al 15%, la notizia importante per il paese sudamericano giunge dal fronte delle tariffe statunitensi.

La decisione di Trump sulle tariffe

Il presidente Trump ha infatti deciso di rinviare l'entrata in vigore delle tariffe al 6 agosto, cinque giorni dopo la scadenza inizialmente prevista. La mossa è legata all'incriminazione dell'ex presidente Bolsonaro (stretto alleato di Trump) per presunto complotto di un colpo di stato dopo la sua sconfitta elettorale del 2022.

Inoltre Trump ha attenuato l'impatto dei dazi esentando settori chiave, tra cui l'aviazione civile, l'energia, il succo d'arancia, la ghisa, i metalli preziosi, la pasta di legno e i fertilizzanti. Questo attenua i timori che intere aree dell'economia brasiliana sarebbero state spazzate via dal prelievo.

La riunione della banca centrale

Nel frattempo, la giornata di ieri è stata caratterizzata anche dalla riunione della Banca Centrale del Brasile, che ha lasciato il suo tasso Selic stabile al 15%. La posizione cauta assunta dal Copom riflette le aspettative di inflazione, che rimangono al di sopra dell'obiettivo per il 2025 e il 2026, rispettivamente al 5,1% e al 4,4%.
Tra le ragioni che hanno spinto la BCB a confermare i tassi c'è anche l'aumento della volatilità delle condizioni finanziarie globali, dovuto alle politiche fiscali e commerciali degli Stati Uniti, nonché l'aumento delle tensioni geopolitiche.

Il Copom ha sottolineato la necessità di un periodo prolungato di politica significativamente restrittiva per indirizzare l'inflazione verso il suo obiettivo del 3%. Sebbene il comitato abbia segnalato una pausa nel suo ciclo di inasprimento per valutare gli effetti ritardati, ha anche ribadito la sua disponibilità a riprendere i rialzi se le pressioni inflazionistiche persisteranno.

La reazione del mercato

Sul fronte valutario, il real brasiliano si è stabilizzato a 5,57 per USD, ma resta comunque vicino al minimo toccato a inizio giugno. L'indicatore RSI evidenzia una situazione di equilibrio tra forze rialziste e ribassiste. Il real è stato favorito negli ultimi mesi dal maggior tasso reale del Brasile, che attira flussi di carry trade.
Intanto l'indice Ibovespa è salito dell'1% chiudendo a 133.990 mercoledì, sostenuto dal sollievo per le esclusioni dell'ultimo minuto dalla tariffa del 50% di Washington sulle esportazioni brasiliane.

martedì 29 luglio 2025

Lavoro, supera i 44 anni l'età media degli occupati italiani

Le conseguenze dell'invecchiamento demografico sono sempre più evidenti sul mercato del lavoro italiano. L'età media dei dipendenti infatti cresce ancora e arriva a 44,2 anni, ossia oltre due anni in più rispetto all'età media che c'era nel 2019 (pari a 42 anni).

Dato preoccupante sul lavoro

E' quanto viene messo in evidenza da un'analisi condotta da Confesercenti sulla base dei dati forniti da INPS, Istat e camerali. I numeri riguardo all'età media di chi ha un lavoro nel nostro paese evidenziano una tendenza preoccupante che è frutto di due concause. Da una parte c'è il calo del numero dei giovani al lavoro, dall'altra invece la crescita forte degli over 50.

Sempre meno giovani al lavoro

Lo scenario più preoccupante riguarda l'andamento dell'occupazione giovanile. Dal 2004 al 2024 le persone in età compresa tra i 15 e 34 anni che hanno un lavoro sono calati di oltre due milioni. C'è stato un calo anche nella fascia compresa tra 35 e 49 anni, con un milione di lavoratori in meno. Allo stesso tempo c'è stato un vero e proprio boom degli over 50, che nell'ultimo ventennio sono cresciuti di quasi 5 milioni. In questo numero va sottolineato la presenza di un milione di lavoratori già pensionati, soprattutto autonomi e professionisti.

Le difficoltà dei giovani

Il calo dei giovani si spiega soprattutto con l'allungamento dei percorsi di studio, che fanno affacciare sul mercato del lavoro in età sempre più matura. Peraltro molto spesso questo ingresso è reso difficile dalla maggiore diffusione dei contratti cosiddetti pirata, ossia quelli al ribasso rispetto ai contratti collettivi più rappresentativi. Fenomeni che finiscono anche per scoraggiare la ricerca di un lavoro. Al tempo stesso l'invecchiamento della popolazione in età lavorativa deriva anche dall'innalzamento dei requisiti pensionistici.

Al Sud età media anche oltre i 50 anni

Dal punto di vista geografico, la più alta età media di chi ha un lavoro si registra al centro Italia, dove si toccano i 44,6 anni. Leggermente più indietro è il nord, con 44,4 anni. Al Sud si sfiorano i 44 anni. Come si vede il fenomeno è abbastanza trasversale lungo tutto lo stivale italiano. A livello regionale, l'Umbria è quella con l'età media più alta del lavoro, ben 54,1 anni. Superano i 50 anni anche molte regioni del Sud Italia.

mercoledì 23 luglio 2025

Tariffe, l'accordo USA-Giappone spinge i mercati asiatici

La notizia positiva dal fronte delle tariffe commerciali arriva all'improvviso: dopo otto round di negoziati, USA e Giappone hanno raggiunto un accordo che riduce sensibilmente l'impatto dei dazi americani sull'export nipponico. Questo mette il turbo ai mercati azionari asiatici, e in particolar modo ai titoli del settore auto.

L'intesa tra Washington e Pechino sulle tariffe

Il presidente Trump ha pubblicato un post sui social annunciando un accordo commerciale "imponente" con il Giappone. Le tariffe statunitensi saranno del 15%, una percentuale decisamente inferiore al 25% minacciato in precedenza. Trump ha anche affermato che il Giappone investirà 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti e aprirà i suoi mercati a un maggior numero di automobili e prodotti agricoli statunitensi (tra cui il riso).

Un aspetto importante, sottolineato della stampa statunitense e giapponese, è che i dazi sulle automobili scendono al 15% per le aziende giapponesi, mentre le tariffe su acciaio e alluminio rimangono al 50%. 

Brinda il settore auto

La questione automobili è stata un punto particolarmente controverso nei negoziati commerciali tra i due paesi. Le esportazioni di auto verso gli Stati Uniti sono un pilastro dell'economia giapponese, rappresentando il 28,3% di tutte le spedizioni nel 2024, secondo i dati doganali. 

Questo spiega perché le case automobilistiche giapponesi hanno registrato le migliori performance sul Nikkei  (+3,75%), che ha raggiunto il massimo annuale dopo l'annuncio di Trump.
Le azioni del colosso Toyota sono andate in rialzo di oltre il 10%, e i segnali operativi gratuiti di trading puntano tutti sul rafforzamento dei titoli di questo settore.

La reazione dei titoli di Stato e dello Yen

Il movimento di mercato più significativo ha riguardato i titoli di Stato giapponesi: i rendimenti dei JGB hanno registrato un picco mentre i futures sono scesi bruscamente a 137,65.

Lo yen ha oscillato nelle prime contrattazioni a Tokyo, per poi rafforzarsi nuovamente dopo la notizia sui dazi sulle auto. Ma non c'è stato alcuno slippage Forex. L'effetto positivo si è ridotto quando alcuni rumors suggeriscono che il primo ministro Shigeru Ishiba potrebbe presto dimettersi, nonostante l'annuncio dell'accordo commerciale con gli Stati Uniti. Le tensioni politiche si sono intensificate dopo che la coalizione di governo ha perso la maggioranza nella camera alta durante le elezioni del fine settimana, aumentando le preoccupazioni degli investitori sulla stabilità della leadership.

lunedì 21 luglio 2025

Consumi troppo alti, l'economia del riciclo da sola non basta

Per viaggiare verso un sistema economico che sia pienamente sostenibile è importante la cultura del riciclo. Tuttavia, da sola non basta, o almeno non può essere sufficiente fin quando il livello dei consumi continuerà ad essere così elevato. 

Il vero problema è nei consumi

Viviamo in un'epoca caratterizzata ancora dal paradigma culturale del "prendi, produci, getta". Dovremmo invece virare con decisione verso il motto "riduci, riutilizza, ricicla". Bisognerebbe ridurre i consumi, ma in base a un recente report di Deloitte Global la situazione sembra essere molto lontana da questo traguardo.

Il report 

Nel rapporto "Circularity Gap Report 2025" viene messo in evidenza a che punto siamo nel passaggio dall'economia lineare a quella circolare. Per determinare questo scenario, sono stati sviluppati 11 indicatori e 23 sotto-indicatori, mettendoli a disposizione di aziende, organizzazioni e decisori politici, cui spetta il compito di decidere dove e come intervenire. Vediamone i dati fondamentali.

Alcuni numeri 

L'esito di questo screening è che utilizziamo circa 106 miliardi di tonnellate l'anno di materiali per soddisfare la richiesta dell'economia globale. Eppure, soltanto il 6,9% proviene da fonti riciclate. Per restare entro i limiti degli obiettivi dell’Accordo di Parigi bisogna che il tasso di circolarità salga prepotentemente al 17% entro il 2032. La cosa grave è che nell'ultimo decennio questa percentuale è calata. Significa che i consumi sono cresciuti più di quanto cresce la cultura del riciclo.

È impressionante sottolineare che soltanto il 3,8% dei materiali riciclati deriva da rifiuti domestici, ossia da oggetti di uso quotidiano che vengono scartati dalle famiglie. Se tutto ciò che è riciclabile fosse effettivamente riciclato, anche senza ridurre i nostri consumi l'economia circolare balzerebbe al 25%.

I vantaggi dell'economia del riciclo

Se riuscissimo a compiere un passo deciso verso il passaggio dall'economia lineare a quella circolare otterremo notevoli vantaggi. Oltre a ridurre drasticamente il numero di materiali che vengono sfruttati (talvolta creando anche danni alla natura), avremmo un contributo importante alla lotta contro le missioni di gas serra, proteggeremmo in misura maggiore la biodiversità e aumenteremo anche la resilienza del modello di sviluppo economico.
Fin quando invece il 90% di ciò che utilizziamo si trasforma alla fine in rifiuto o emissioni, questo circolo virtuoso non andrà mai a progredire.

martedì 15 luglio 2025

Prezzo dell'argento sulla rotta dei 40 dollari per oncia

Si parla tanto dell'oro, che sta stracciando tutti i record negli ultimi mesi. Ma c'è un altro metallo che sta viaggiando su binari simili. Il prezzo dell'argento è salito sui massimi di 14 anni, grazie a un mix di fattori che agiscono da propulsore. Quest'anno, il metallo prezioso è in rialzo del 33%.

La situazione del prezzo dell'argento 

I futures sull'argento del Comex per settembre sono saliti oltre i 39 dollari l'oncia (come non accadeva dal 2011), causando un netto ampliamento dello spread tra i prezzi dell'argento di Londra (spot) e di New York (future), e spingendo gli acquisti di opzione vanilla put o call. Va ricordato che la differenza di prezzo dell'argento in questi mercati è solitamente minima (vedi grafico sotto).

I driver rialzisti di mercato

Gli investitori stanno acquistando l'argento alla ricerca di protezione dalla svalutazione del dollaro statunitense (come accade per l'oro). Lo status del dollaro statunitense come bene rifugio per i capitali è stato messo in discussione, ma in questo momento l'oro - tradizionale copertura contro l'incertezza - è ritenuto sopravvalutato

Il rapporto oro/argento è stato storicamente intorno al 65, mentre ora è a 93. Ciò significa che l'argento è più economico rispetto all'oro.
Per questo i mercati stanno scegliendo sempre di più l'argento. Gli investimenti in ETF garantiti dall'argento hanno registrato una forte accelerazione, con gli operatori di mercato che hanno acquistato oltre 300 tonnellate a giugno, rispetto alle 150 tonnellate del mese precedente.

Tensioni commerciali e deficit di offerta

Anche le rinnovate tensioni commerciali globali, che hanno sostenuto la domanda di metalli rifugio, stanno alimentando l'indicatore momentum trading dell'argento. Il mercato teme che i dazi di Trump possano innescare una forte turbolenza, con ripercussioni sull'economia globale.

Ci sono anche delle questioni operative che spingono in questa direzione. A differenza dell'oro, l'argento è ampiamente utilizzato nell'industria (è necessario per la saldatura, i pannelli solari, le batterie e i rivestimenti in vetro) e la domanda di questo metallo supererà l'offerta quest'anno. Questo deficit di offerta è un fattore fortemente rialzista per il prezzo dell'argento
Le scorte a Londra sono al livello più basso mai registrato, e ciò suggerisce che il mercato raggiungerà l'equilibrio solo attraverso prezzi più alti.

giovedì 10 luglio 2025

Spesa dei turisti in aumento, l'Italia può essere felice

Giungono ottimi segnali per il turismo italiano, perché secondo il focus sulle vacanze pubblicato dall'Osservatorio Turismo Confcommercio, quest'anno 30,5 milioni di italiani si concederanno una vacanza durante la bella stagione, ossia 1,5 milioni in più rispetto al 2024. Ancora più importante il fatto che la spesa complessiva dovrebbe superare i 35 miliardi di euro.

Torna a crescere la spesa

Questi numeri sono estremamente importanti per il turismo perché evidenziano che, dopo anni in cui hanno prevalso cautela e incertezza, il turismo domestico è tornato ad essere robusto, e questo alimenterà la spesa complessiva.

L'indagine evidenzia che il 91% degli italiani programmerà viaggi nel bel paese (esclusivamente e non), mentre solo il 9% trascorrerà le proprie vacanze estive soltanto all'estero.

Avanza il gradimento verso il mese di luglio

È interessante notare che il mese di luglio è quello caratterizzato dal maggior numero di partenze per vacanze lunghe. Rispetto ad allo stesso mese dello scorso anno, faranno così 800.000 persone in più. L'incremento dei turisti italiani e la scelta che privilegia il mese di luglio rappresentano un'opportunità importante per il settore turistico, che resta uno di quelli trainanti dell'intero PIL italiano.

Analisi della spesa

Per quanto riguarda la spesa media complessiva messa a budget dai vacanzieri, con riferimento a tutto il quadrimestre estivo, siamo attorno ai 1170 euro a persona, in linea con quella dello scorso anno.

Tuttavia la distribuzione di questa spesa cambia, perché la percentuale più alta (in media 930 euro) rimane quella di agosto, ma quella di luglio si avvicinano notevolmente (820€). Segue poi il mese di settembre con una spesa media di 750 a testa, e infine giugno con €650.

Le scelte di viaggio

La destinazione preferita del popolo dei vacanzieri in Italia è il mare, scelto dal 24% degli italiani per almeno una delle sue vacanze del periodo estivo. Le mete preferite dell'estate 2025 sono Puglia e Trentino Alto Adige, ma se consideriamo soltanto le vacanze di più lungo periodo allora in cima alla classifica delle preferenze c'è la Sardegna. Il pernottamento per le proprie vacanze sarà soprattutto in una struttura alberghiera (21%), ma sarà boom per i bed and breakfast (17%). 

domenica 6 luglio 2025

Investitori, è la settimana del dentro o fuori sul fronte commerciale

Nel corso di questa settimana la questione commerciale sarà l'evento più importante per gli investitori. Ci saranno comunque anche degli appuntamenti macroeconomici importanti, come la pubblicazione dei verbali del FOMC degli Stati Uniti e le decisioni di politica monetaria in Australia e Nuova Zelanda.

L'evento clou per gli investitori 

La scadenza del 9 luglio fissata da Donald Trump come termine ultimo per la sospensione dei dazi cade questo mercoledì, e dalla Casa Bianca sono già partite delle lettere formali ai partner commerciali avvertendoli sulle tariffe che dovranno affrontare se non ci saranno degli accordi.

Gli investitori erano convinti che si sarebbe arrivati a questa data con progressi sostanziali nei negoziati, ma invece allo stato attuale soltanto Regno Unito, Cina e Vietnam sono riusciti a raggiungere un accordo quadro con gli Stati Uniti.

Inutile sottolineare che l'eventuale entrata in vigore dei dazi avrebbe delle ripercussioni fortissime sui mercati.

Dati macro negli USA

Il calendario economico degli Stati Uniti prevede la pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione di politica monetaria della Fed. Ciò potrebbe dare qualche indicazione in più sulla futura politica monetaria statunitense, e imprimere una direzione anche al dollaro. Il biglietto verde negli ultimi giorni è rimasto attorno quota 97, dopo aver accennato a una candela inverted hammer trading.

Gli appuntamenti in Europa

Non ci sono grandi dati in uscita in Europa, che comunque propone per gli investitori un interessante report sulla produzione industriale tedesca e le vendite al dettaglio della Eurozona. Queste ultime potrebbero diminuire per la prima volta in cinque mesi. Anche i dati finali sull'inflazione di giugno in Germania, Italia e Francia saranno interessanti per gli investitori.
Nel Regno Unito invece l'attenzione sarà rivolta al PIL e alla produzione industriale.

NB. Se ambite a diventare degli investitori sui mercati finanziari, uno delle cose da conoscere bene è come tracciare supporti e resistenze.

Il resto del mondo

Diversi eventi sparsi per il mondo saranno oggetto di grande attenzione dei mercati finanziari. Innanzitutto ci saranno le riunioni di politica monetaria della Reserve Bank of Australia e della Reserve Bank of New Zealand. La RBA dovrebbe tagliare i tassi di interesse per 25 punti base, a causa dell'indebolimento dell'inflazione e delle prospettive economiche. L'istituto neozelandese invece dovrebbe lasciare invariato il tasso ufficiale di interesse al 3,25%.
In Cina e tanto grande attenzione per i dati sull'inflazione, che dovrebbe rimanere invariata su base annua.

mercoledì 2 luglio 2025

Export, l'agroalimentare italiano comincia a risentire dei dazi USA

Uno dei punti di forza dei prodotti Made in Italy sono quelli relativi al settore agroalimentare. Essi contribuiscono in modo forte al nostro export, soprattutto quello in direzione degli Stati Uniti. Proprio per questo motivo i dazi commerciali rappresentano una minaccia forte per il nostro paese.

Ad aprile segnali di frenata nell'export

Quando ormai mancano pochi giorni alla scadenza del termine di sospensione per l'entrata in vigore delle tariffe reciproche, Coldiretti lancia un allarme riguardo all'export di prodotti agroalimentari negli Stati Uniti.

Nel mese di aprile, quando sono entrate in vigore le tariffe aggiuntive sulle merci europee, prima al 20% e poi al 10%, c'è stata una drastica riduzione dell'export agroalimentare verso gli Stati Uniti. Ad aprile dell'anno precedente c'era stata una crescita del 28%, questa volta la crescita è stata appena dell'1,3%. Un campanello d'allarme che fa capire quanto sia importante le trattative in corso tra Unione Europea e USA.

Anche rispetto al primo trimestre del 2025, quando c'è stato un aumento dell'export dell'11%, il confronto su base annuo è negativo.
Per avere una misura più chiara delle conseguenze delle tariffe sull'export agroalimentare italiano bisognerà vedere i dati di maggio e giugno, quando l'effetto scorte non sarà più visibile.

I segmenti che manifestano i primi problemi

Nel frattempo Coldiretti ha evidenziato i segnali di difficoltà che arrivano soprattutto da alcuni segmenti dell'agroalimentare italiano. Dati fortemente negativi arrivano dal mercato del vino, che ha registrato un calo del 9% nel mese di aprile, rispetto all'aumento del 18% che c'era stato ad aprile del 2024. Anche il segmento dei formaggi manifesta una forte frenata, perché benché l'export sia cresciuto del 7%, è lontano lontano dal 24% dell'anno scorso. Per l’olio d’oliva si passa dal +75% al -17%.

Il rischio italian sounding

Mentre il nostro export si riduce, crescono i danni collaterali legati al fenomeno dell'Italian sounding. Sono sempre di più i prodotti che richiamano il made in Italy ma in realtà non hanno nulla di italiano, né come origine né tanto meno come qualità. Ma intanto rosicchiano quote di mercato ai prodotti autentici. Gli USA sono in testa per la produzione di falsi Made in Italy, con un valore di oltre 40 miliardi, in particolare nei formaggi.

giovedì 26 giugno 2025

Valute digitali, il Texas apre la strada a una nuova era

Negli ultimi giorni una notizia importante ha riguardato il mondo delle valute digitali. Con una mossa senza precedenti per il mondo della finanza pubblica, lo stato americano del Texas ha istituito ufficialmente una riserva statale di Bitcoin. Si tratta del primo fondo pubblico di questo genere al mondo.

Le due leggi chiave sul fondo pubblico in valute digitali

Per realizzare questa riserva strategica statale sono state necessarie due leggi, la SB21 e la HB4488. La prima affida alla tesoriere texano la gestione diretta di un nuovo fondo speciale, separato dal bilancio statale del binario. In questo modo si crea una riserva dedicata esclusivamente alla regina delle valute digitali, senza i paletti rigidi di spesa pubblica o ingerenze di tipo politico.

Con la seconda legge scatta il divieto dell'utilizzo di questi fondi per finalità diverse dall'acquisto di Bitcoin. Anche se gli acquisti della più importante tra le valute digitali non dovessero avvenire in tempi brevi, comunque le somme stanziate rimarranno ferme perché vincolate alla valuta virtuale per eccellenza. Una sorta di market to limit.

Legge stringente e requisiti rigorosi

Dal momento che si tratta del primo fondo pubblico legalmente protetto e autonomo che si basa sulle volute digitali, lo Stato texano ha istituito una serie di requisiti rigorosi, a cominciare dalla capitalizzazione di mercato degli asset inclusi nel portafoglio. Dovrà essere almeno 500 miliardi di dollari. Al momento solo Bitcoin soddisfa questo requisito, come si può vedere su qualsiasi broker opzioni binarie Italia.

Inoltre la legge texana stabilisce che ci sia una supervisione esperta per la gestione di questo fondo. Sarà affidata a un comitato consultivo di 5 membri, tutti con grande esperienza nel settore delle valute digitali. Il compito è affiancare il tesoriere nella predisposizione delle strategie di investimento.

L'entusiasmo del mondo cripto

Una notizia del genere ha fatto felici gli appassionati del mondo delle valute digitali. Si tratta infatti dell'ennesimo riconoscimento istituzionale di Bitcoin e compagnia. Peraltro tutto questo avviene in un momento assai particolare per le cripto. Nonostante le turbolenze geopolitiche recenti, Bitcoin ha dimostrato una insospettabile resilienza. La regina delle valute digitali ha mantenuto la soglia dei 100 mila dollari, e si sta riavvicinando a livello record oltre 111mila.

martedì 24 giugno 2025

Consumi, una spinta sta per arrivare dalla quattordicesima

Entro la metà di luglio, circa 8 milioni di lavoratori dipendenti riceveranno in busta paga la quattordicesima (gran parte di essi è impiegata nel terziario). Una boccata di ossigeno, che al tempo stesso sarà importante anche per dare una spinta ai consumi nel periodo estivo.

La destinazione della quattordicesima verso i consumi

Secondo un sondaggio Ipsos per Confesercenti, l'ammontare complessivo della quattordicesima - circa 12,3 miliardi di euro, quasi mezzo miliardo in più rispetto allo scorso anno - quest'anno sarà in special modo destinata ad incrementare i consumi.

La principale voce per la quale sarà destinata riguarda le vacanze. Quasi un intervistato su due infatti ha dichiarato che una bella fetta dello stipendio extra sarà destinata alla programmazione di vacanze e viaggi. 

L'iniezione di liquidità aggiuntiva sarà destinata anche al risparmio, secondo il 24% degli intervistati, e agli acquisti in saldo per il 19% degli intervistati. Una quota comunque rilevante (15%) la utilizzerà invece per il pagamento di spese arretrate o essenziali, come le bollette o le rate per mutui o altri finanziamenti. Un altro 15% sarà destinato alle spese sanitarie.

L'enorme beneficio della quattordicesima 

Non c'è dubbio che la quattordicesima sarà una boccata di ossigeno per milioni di famiglie italiane, che potranno consentirsi vacanze o spese come i centri estivi per i figli o gli acquisti in saldo, ai quali molti invece avrebbero dovuto rinunciare senza questo stipendio.

L'importanza della quattordicesima sta nel fatto che essa rompe la rigidità dei bilanci domestici, fornendo un sostegno davvero concreto, oltre che una spinta psicologica che alimenta i consumi. E' eclatante il fatto che solo l’8% ritiene che non abbia un impatto significativo sulle proprie finanze.

La proposta di una tassazione agevolata 

Proprio per queste motivazioni, da molti è giunta una proposta di una tassazione agevolata sulla quattordicesima. Secondo  Confesercenti, bisognerebbe abbassare l'aliquota sostitutiva al 10% su queste mensilità extra (stesso discorso vale per la tredicesima) perché in questo modo verrebbero liberati altri 8 miliardi di euro per i consumi.

mercoledì 18 giugno 2025

Tasso di interesse, la Bank of Japan congela il livello allo 0,5%

Come si aspettavano i mercati, la Bank of Japan ha deciso di lasciare invariato il costo del denaro al termine della riunione di politica monetaria di giugno. Con una decisione unanime infatti il comitato ha confermato il tasso di interesse principale allo 0,5%.

La decisione su acquisto titoli oltre al tasso di interesse

Oltre a confermare il tasso di interesse al livello più alto dal 2008. La Bank of Japan ha deciso inoltre di ridurre l'importo degli acquisti di obbligazioni sovrane (JGB), per ridurre gradualmente ma in modo costante la sua politica monetaria ultra-accomodante.

Con una maggioranza di 8 a 1, è stato deciso di abbassare l'importo degli acquisti mensili diretti a circa 2.000 miliardi di yen nel periodo gennaio-marzo 2027. L'importo sarà ridotto, in linea di principio, di circa 400 miliardi di yen per trimestre fino al periodo a marzo 2026. A partire da aprile 2026, poi la riduzione verrà portata a 200 miliardi di yen (per trimestre) fino a marzo 2027. 

Le preoccupazioni della BoJ

La banca centrale nipponica ha deciso di percorrere questa strada per via delle forti incertezze che riguardano l'economia nazionale e quella globale. Secondo l'istituto, l'economia giapponese si è ripresa moderatamente, ma è stata osservata una parziale debolezza. I pericoli però sono le forti tensioni geopolitiche e la questione dei dazi, che hanno aumentato le aspettative di inflazione "moderatamente".

Nel corso del G7 in Canada, il primo ministro Ishiba e il presidente Trump non sono riusciti a raggiungere un accordo tariffario. Saranno così necessari ulteriori colloqui tra Tokyo e Washington, per provare a raggiungere un accordo.

NB. Sulla valuta giapponese e altri asset si possono negoziare anche opzioni vanilla (broker con cui negoziare ce ne sono tanti).

La reazione del mercato

La decisione della BoJ sul tasso di interesse, proprio perché largamente attesa, non ha avuto grande impatto sullo yen giapponese. Il cambio USDJPY è leggermente salito oltre la soglia di 145, ma dall'inizio dell'anno è sceso di circa il 10%. Intanto le candele giapponesi pattern evidenziano una situazione più incerta di recente.

Intanto il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni è salito a circa l'1,47%, mentre sul mercato azionario l'indice Nikkei 225 è aumentato dello 0,59% per chiudere a 38.537 punti. Il più ampio indice Topix invece è salito dello 0,35% a 2.787 martedì, estendendo i guadagni della sessione precedente.

lunedì 16 giugno 2025

Risparmio, gli italiani superano i 6000 miliardi nel loro salvadanaio

Gli italiani continuano a confermarsi un popolo di grandi risparmiatori. In base ad una recente indagine condotta dalla Fabi, risulta che il risparmio degli italiani ha raggiunto la soglia dei 6mila miliardi di euro alla fine del 2024. Si tratta di un record assoluto.

La corsa del risparmio

Questa cifra è la somma del risparmio che viene detenuto in diversi strumenti finanziari: conti correnti, titoli azionari, titoli di Stato, fondi comuni, assicurazioni. Rispetto alla fine del 2023 c'è stata una crescita di oltre 250 miliardi di euro, ossia un incremento del 4,3%

Se viene fatto un confronto rispetto al periodo antecedente alla pandemia, ossia il 2019, l'aumento del risparmio nei salvadanai italiani è stato del 29% circa.

Le principali forme di impiego

Lo strumento preferito per allocare il proprio risparmio sono i fondi comuni di investimento. Rispetto al 2023, lo scorso anno c'è stata una crescita delle somme allocate pari al 17,6%. Le somme allocate sono giunte a 850 miliardi, evidenziando un appetito crescente per i prodotti più dinamici diversificati.

Anche i titoli di Stato continuano a riscuotere grande successo. BOT e BTP hanno aumentato gli afflussi di denaro per 62 miliardi lo scorso anno, avvicinandosi alla somma complessiva di 500 miliardi. Ciò si deve anche al grande successo che hanno riscosso le ultime emissioni retail, anche per via degli alti tassi di interesse. Va segnalato un ritorno di fiamma per la finanza pubblica, con il debito italiano che è tornato ad attirare le famiglie grazie soprattutto ai rendimenti più elevati.

Azioni

Il mercato azionario ha vissuto una crescita più ridotta. Le famiglie italiane detengono circa 1755 miliardi di euro in titoli azionari, con un aumento di 17 miliardi rispetto all'anno precedente. Malgrado la forte volatilità, questo tipo di investimento ha avuto una tenuta importante.

Forse può interessare: le Borse nel 2024 hanno vissuto un altro anno d'oro.

I conti correnti e i conti deposito

Se nel 2023 c'era stato un rallentamento, il 2024 segna una nuova crescita della liquidità sotto forma di depositi e conti correnti. Si è passati infatti da 1577 miliardi a 1593 miliardi, con un incremento percentuale minimo ma comunque da evidenziare. Bisogna evidenziare l'aumento della liquidità giacente sui conti correnti, che ha raggiunto quota 1192 miliardi di euro.

martedì 10 giugno 2025

Bilancio in chiaroscuro per le EuroBorse. Milano cala dello 0,6%

Termina con un bilancio a tinte miste la giornata delle Borse europee. Mentre Milano e Francoforte scendono, Parigi e Madrid salgono (e lo stesso fa fuori dal blocco anche Londra). Gli investitori sono concentrati sugli sviluppi che arrivano da Londra, dove si svolgono i colloqui tra la delegazione statunitense e quella cinese, per cercare un accordo sulla battaglia dei dazi.

Intanto si guarda anche ai dati macro, visto che domani sarà pubblicato il report sull'inflazione negli Usa, che potrebbe orientare le decisioni future della FED (che si riunisce settimana prossima).

Fine giornata, ecco il bilancio

Alla chiusura delle contrattazioni, a Milano l’indice Ftse Mib giornata cede lo 0,6% a 40.207 punti. Sulla stessa linea il FTSE Italia All-Share, che ha perso lo 0,58%, chiudendo a 42.692 punti. Sulla parità il FTSE Italia Mid Cap (-0,04%); in frazionale progresso il FTSE Italia Star (+0,3%). 

Nel resto d'Europa il bilancio è a tinte miste. Salgono Parigi (+0,2%), Amsterdam (+0,7%) e Londra (+0,23%), scendono Francoforte (-0,6%, molti hanno fatto scalping dax 1 minuto nella seduta odierna) e l’Ibex35 spagnolo (-0,2%). A Wall Street scambi in rialzo.

I numeri di Piazza Affari

Sul principale listino milanese il bilancio migliore è quello di Stellantis (+4,97%), che allunga la serie di sedute positive ma che comunque da inizio anno ha perso circa il 30% del valore. Giornata molto positiva per i titoli energetici come Saipem +3,11%, Eni +2,41% e Tenaris +2,39%.

Sul fronte opposto, affonda anche oggi Leonardo -6,3%. Male anche i titoli bancari: Banca Popolare di Sondrio (-3,43%), Bper (-3,13%), Banco Bpm (-2,6%) e Unicredit (-2,59%).
Sotto pressione anche Unipol, con un forte ribasso del 3,12% che gli fa disegnare una Marubozu candela.

Gli altri mercati

Sul fronte valutario, l'euro-dollaro resta stabile su 1,14. Si muove poco anche l'oro sul mercato valutario, mentre avanza il Petrolio.
Scende lo spread, attestandosi a +88 punti base, con un calo di 2 punti base, mentre il BTP decennale riporta un rendimento del 3,38%. Ora l’Italia paga soltanto 0,9 punti percentuali in più rispetto ai costi di rifinanziamento decennali della Germania, vicino ai minimi da 15 anni.

giovedì 5 giugno 2025

Banche, dal 28 giugno nuove regole per i prelievi al bancomat

Tra poche settimane scatteranno delle importanti novità per le banche, ma soprattutto per i possessori di un bancomat. Infatti dal 28 giugno potremmo trovarci di fronte ad uno scenario completamente diverso rispetto a quello al quale eravamo abituati.

Le nuove regole per le banche

Alla fine di questo mese tutti gli istituti dovranno adeguarsi ad alcune regole che rientrano nella riforma del sistema interbancario europeo. Tra le finalità di questa riforma c'è una maggiore trasparenza dei costi e delle condizioni praticate dagli istituti. 

Ed è qui che entrano in ballo gli ATM. Per tutte le banche, a partire dal 28 giugno sarà obbligatorio indicare la commissione che viene praticata per ogni prelievo. Prima che esso venga effettuato.

A partire da quella data, quindi, chiunque di noi si recherà allo sportello ATM per prelevare denaro, vedrà l'indicazione della somma che l'istituto tratterrà sotto forma di commissione. Dopo potremmo decidere se effettuare ugualmente il prelievo oppure no.

Vantaggi e svantaggi

La trasparenza che garantisce questa novità sicuramente è un punto a vantaggio dei clienti delle banche. Tuttavia, rischia anche di diventare un boomerang, perché apre un terreno nuovo alla concorrenza. Se in precedenza era la banca del cliente a determinare la commissione per il prelievo presso altri istituti, adesso tutte le banche potranno decidere se applicare commissioni per i prelievi ai propri sportelli, e anche scegliere nei confronti di chi.

La concorrenza e le strategie

Se nei centri con maggiore "affollamento" bancario, gli istituti potrebbero scegliere di azzerare le commissioni per rendersi più attraenti agli occhi dei clienti, quelli che prestano servizi in centri dove c'è la desertificazione bancaria (prevalentemente i piccoli centri o quelli distanti dalle metropoli), il fatto di agire senza concorrenti potrebbe spingerli a imporre commissioni più o meno elevate al prelievo. 

Chi potrebbero essere più danneggiate da questo scenario sono le banche digitali, ossia quelle che operano quasi soltanto online, che quindi non hanno sportelli propri  Le altre banche potrebbero decidere di "punirle" addossando maggiori costi ai prelievi.

lunedì 2 giugno 2025

Mercati finanziari, Trump e la BCE sono al centro dell'attenzione

Le rinnovate tensioni sul fronte commerciale si mescolano a importanti appuntamenti macroeconomici, facendo immaginare che ci sarà un'altra settimana volatile sui mercati finanziari. In particolare, i fari saranno puntati sulla Casa Bianca e sulla BCE, che si riunisce in meeting.

L'appuntamento clou dei mercati finanziari

Le accuse del presidente Trump alla Cina - che secondo il presidente USA avrebbe violato un accordo commerciale - e l'annuncio di dazi al 50% su acciaio e alluminio sono destinati ad alimentare la tensione sui mercati finanziari

Sempre dagli USA giungeranno alcuni rilasci economici chiave, a partire dal tanto atteso rapporto sul lavoro (i Non Farm Payrolls dovrebbero essere aumentati di 130k a maggio). Tutti questi appuntamenti potrebbero incidere sul dollaro, che ha chiuso anche la scorsa settimana sotto quota 100, e continua a muoversi dentro un rettangolo trading pattern

Focus sull'Europa e la BCE

In settimana ci sarà la riunione di politica monetaria della BCE. I mercati finanziari prevedono che l'istituto centrale taglierà il tasso di interesse principale di 25 punti base. Inoltre l'inflazione principale nell'area dell'euro dovrebbe essere scesa al 2,1%, il livello più basso in 7 mesi e vicino all'obiettivo del 2% fissato dalla banca centrale.
Sempre in Europa, la banca centrale della Polonia dovrebbe mantenere i tassi di interesse stabili. Dal Regno Unito si aspettano gli indicatori di credito BOE.

NB. Quando decidete di fare operazioni sui mercati valutari, fate sempre delle valutazioni su diversi forex Time frame, per avere un'analisi più completa. 

Il resto del mondo

Tra gli appuntamenti nel resto del mondo, spicca la riunione della Banca del Canada. La BoC dovrebbe lasciare i tassi di interesse fermi. Sempre dal Paese nordamericano giungeranno alcuni dati chiave tra cui il rapporto sull'occupazione di maggio, le letture PMI da S&P Global e Ivey e dati sul bilanciamento commerciale.

Un'altra banca che si riunirà in settimana è la Reserve Bank of India. I mercati finanziari si aspettano un taglio del tasso di repository chiave per la terza riunione consecutiva, viste le letture di inflazione continuamente in ribasso.
In Cina, si prevede che l'NBS PMI ufficiale rifletterà un'altra contrazione a maggio, sebbene il più ampio indicatore di Caixin abbia previsioni più ottimistiche.

mercoledì 28 maggio 2025

Mercati finanziari, agli italiani piacciono sempre di più i "certificates"

Tra i diversi strumenti che consentono di investire nei mercati finanziari ci sono i certificati di investimento, o certificates. Si tratta di strumenti finanziari derivati che replicano l'andamento di un sottostante, come azioni, indici, valute o materie prime. Ciò consente di investire su questi asset senza acquistarli direttamente. Ebbene, in Italia c'è una tendenza crescente (cominciata nel 2022) che ha spinto il mercato italiano dei certificati a raggiungere una nuova impennata all'inizio del 2025.

Qualche numero dai mercati finanziari

Secondo il report fornito da ACEPI, il volume collocato nei mercati finanziari tra gennaio e marzo di quest'anno è stato di 7,03 miliardi di euro. Si tratta di un record assoluto per il primo trimestre. Ma anche considerando tutti i trimestri, siamo al secondo massimo valore mai raggiunto (il record appartiene al quarto trimestre del 2023, quando si sfiorarono gli 8 miliardi).

L'associazione italiana certificati e prodotti di investimento sottolinea che, rispetto all'ultimo trimestre dello scorso anno, c'è stato un incremento del 33%. Su base tendenziale, ossia rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, la crescita è stata del 19%.

Anche il numero di emissioni continua a crescere ed ha raggiunto quota 538 prodotti, segnando una crescita del 13% rispetto al quarto trimestre del 2024. Questi dati confermano l'enorme vitalità del mercato italiano dei certificati, secondo una tendenza che dura ormai da diversi anni.

Le preferenze degli investitori

Sul totale collocato continua ad esserci una preferenza per i certificati a capitale protetto, che sono il 62%. All'interno di questa categoria sono i prodotti Digital a recitare la parte del leone, con una raccolta che in percentuale raggiunge il 66% del collocato. Gli Equity Protection invece arrivano al 34%.

I certificati a capitale condizionatamente protetto invece rappresentano il 35% del totale, in salita rispetto al 31% registrato nell'ultimo trimestre del 2024. In questa categoria la preferenza va agli Express, che sono il 41% del totale, seguiti dai Bonus al 31% e dai Cash Collect al 22%. Più indietro troviamo le Credit Linked Notes al 5%.

Torna l'appetito al rischio

Facendo un paragone tra i prodotti a capitale protetto e quelli a capitale condizionatamente protetto, emerge che sui mercati finanziari la propensione al rischio degli investitori è aumentata, malgrado il clima geopolitico rimanga ancora teso dopo la battaglia commerciale cominciata da Donald Trump. Ad ogni modo il report di ACEPI conferma la forte crescita del mercato italiano dei certificati, tanto in termini di volumi quanto di ampiezza dell'offerta.

lunedì 26 maggio 2025

Investitori, si preannuncia un'altra settimana calda per via dei dazi

Nei prossimi giorni gli investitori si preparano a vivere un'altra settimana turbolenta, dopo le nuove minacce tariffarie da parte del presidente Trump nei confronti dell'Unione Europea (che però già si sono ammorbidite nel weekend). Sarà anche la settimana dei verbali dell'ultima riunione della Fed e di alcuni meeting sparsi per il mondo.

Stati Uniti nel focus degli investitori

Il centro dell'attenzione degli investitori sarà ancora una volta la Casa Bianca. Il Presidente Donald Trump ha riacceso le paure dei mercati finanziari prendendo di mira l'Unione europea e il colosso tecnologico Apple. Ciò ha innescato una brusca marcia indietro dei listini azionari in tutto il mondo sul finire della scorsa settimana.  

Anche il dollaro ha patito questa situazione, con l'indice del biglietto verde che è scivolato sotto quota 99 (per dati aggiornati si vedano i broker opzioni binarie Italia).

I verbali della Federal Reserve

Nei prossimi giorni verranno anche diffuse le minute dell'ultima riunione della Federal Reserve, che potrebbero fornire degli spunti sulle intenzioni della banca centrale riguardo i tassi di interesse. 

Ancora più importante però saranno alcuni dati macroeconomici, primo fra tutti l'indice dei prezzi PCE, la misura dell'inflazione preferita dalla Fed. Si prevede che la spesa dei consumatori si è aumentata dello 0,2% ad aprile, in frenata rispetto a  marzo.

Il calendario in Europa

In Europa l'attenzione dei mercati sarà soprattutto sui dati preliminari relativi all'inflazione, che verranno rilasciati in Francia, Germania, Italia e Spagna. In Germania, l'indicatore del clima dei consumatori GFK dovrebbe migliorare, raggiungendo un massimo di sette mesi.

NB. Se volete diventare investitori sul mercato valutario, occhio alle truffe Forex da parte di operatori che agiscono senza avere alcuna autorizzazione.

Il resto del mondo

Due riunioni di politica monetaria molto interessanti ci saranno in Nuova Zelanda e Corea del Sud. Entrambi gli istituti dovrebbero effettuare un tasso ai tagli di interesse per 25 punti base. 

Nel frattempo l'Australia pubblicherà il dato mensile sull'inflazione, mentre la Cina rilascerà i profitti industriali fino ad aprile, un dato che dovrebbe fornire indicazioni sull'impatto che sta avendo la guerra commerciale da poco cominciata con gli Stati Uniti. Anche le letture del PIL del Q1 da Turchia, India, Brasile e Canada saranno osservate da vicino dagli investitori.

mercoledì 21 maggio 2025

Industria italiana in difficoltà, in un anno la cassa integrazione cresce del 30%

Senza dubbio è un momento complicato per l'economia globale, avvolta da enormi incertezze soprattutto dopo la rielezione di Trump. Anche l'industria italiana sta soffrendo e vive una fase critica.

Cosa succede all'industria italiana

Il nostro sistema imprenditoriale deve affrontare delle sfide, che sono molte e complesse. L'industria italiana da un lato viaggia verso la sostenibilità attraverso l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, dall'altra però questo percorso deve essere sviluppato in mezzo a molte difficoltà strutturali e ai cambiamenti globali dell'economia

Molti settori sono così finiti nell'occhio del ciclone, come dimostra l'aumento del ricorso alla cassa integrazione.

I numeri sulla CIG

In base ai dati diffusi dall'INPS all'inizio di maggio, nel primo trimestre di quest'anno il numero di ore di cassa integrazione che sono state autorizzate è cresciuto del 30% rispetto al primo trimestre dello scorso anno. È un chiaro segnale della crisi dell'industria italiana, con forti ripercussioni sia sulla loro competitività che sul mercato del lavoro. Complessivamente le ore di cassa integrazione autorizzate risultano 61,7 milioni, mentre a marzo dell'anno scorso erano poco meno di 40 milioni. 

Se l'analisi viene fatta sulle ore di cassa integrazione straordinaria (Cigs) l'aumento complessivo e più del doppio, visto che dalle 13,6 milioni di ore autorizzate a marzo 2024 siamo saliti a 29,9 milioni. Poco più della metà riguarda contratti di solidarietà, a evidenziare che una grande fetta dell'industria italiana fa un'enorme fatica a garantire la continuità operativa senza ricorrere al sostegno pubblico.

I settori più colpiti e le conseguenze sul lavoro

L'andamento è disomogeneo a seconda dei settori operativi. Quelli più colpiti dalle difficoltà sono il metalmeccanico, il tessile, l'abbigliamento, il cuoio e le calzature. Si tratta di settori molto coinvolti transizione verso la sostenibilità, e per questo costretti ad adeguare costantemente la loro struttura e organizzazione.

La crisi che attraversa l'industria italiana chiaramente ha delle forti ripercussioni sul mondo del lavoro. L'aumento delle richieste di indennità di disoccupazione, sia pure piccolo, è comunque un segnale di un mercato occupazionale che fa molta fatica a crescere. Al tempo stesso, un altro indicatore delle difficoltà dell'industria italiane è il calo della produttività, soprattutto per via di un gap tecnologico rispetto alla concorrenza degli altri paesi.

giovedì 15 maggio 2025

Economia del Regno Unito in crescita più del previsto, un sollievo per la BoE

Arriva una sorpresa positiva dal fronte macroeconomico: l'economia Britannica cresce più del previsto. Questo significa che la Bank of England avrà meno pressioni in politica monetaria nelle prossime riunioni.

Gli ultimi numeri sull'economia britannica

regno unitoI dati pubblicati dall'ufficio di Statistica Nazionale hanno evidenziato che l'economia britannica è cresciuta del 1,3% su base annua nel primo trimestre di quest'anno. Anche se si tratta di una frenata rispetto all'1,5% registrato nell'ultimo trimestre del 2024, il dato risulta superiore alle aspettative di mercato erano per l'1,2%.

Su base trimestrale la crescita del PIL è stata dello 0,7%. Il dato mensile invece evidenzia una crescita dello 0,2%, in rallentamento rispetto allo 0,5%, ma migliore delle attese che erano per una crescita nulla. Su base annua invece il PIL è aumentato del numero 1,1%.

Cosa significa per la BoE

Il report pubblicato questa mattina evidenzia che l'economia britannica gode di una certa solidità e non c'è preoccupazione di stagnazione economica. Questo è importante soprattutto in ottica di politica monetaria. La Bank of England non avrà fretta nel calibrare la politica monetaria tagliando ulteriormente i tassi di interesse.

Nell'ultima riunione, tenutasi a inizio di questo mese, l'istituto ha effettuato una sforbiciata di 25 punti base, portando il costo del denaro al 4,25%. Il mercato adesso si aspetta un altro taglio nel corso di quest'anno.

NB. Se siete interessati a fare investimenti nel mercato delle valute, attenzione alle truffe Forex da parte di operatori non autorizzati.

Le reazioni del mercato

Dopo il report sul PIL britannico, la sterlina ha guadagnato terreno rispetto al dollaro. Il cambio GBPUSD è salito a 1,329 dollari, ma su questa zona c'è stata forte tensione tra compratori e venditori negli ultimi giorni (per dati più aggiornati si vedano i siti di opzioni binarie broker No ESMA).

Oltre al dato a sorpresa sull'andamento dell'economia, la sterlina ha anche ricevuto una spinta dalla debolezza del dollaro USA, poiché si specula sul fatto che gli Stati Uniti potrebbero spingere per una valuta più debole nei negoziati commerciali.
Intanto il rendimento del Gilt a 10 anni è rimasto attorno al 4,72%, il livello più alto dall'11 aprile.

martedì 13 maggio 2025

Industria siderurgica Europea, un malato grave minacciato anche dai dazi

Già da diverso tempo l'aria che tira attorno all'industria siderurgica Europea non è delle migliori. La forte concorrenza cinese infatti ha creato gravi problemi al settore, che adesso teme il colpo di grazia con la politica tariffaria di Donald Trump. Per questo si guarda con grande speranza ai primi segnali concreti di una de-escalation.

Cosa accade all'industria siderurgica europea

C'è un dato eclatante che evidenzia il grave problema che le guarda l'industria siderurgica Europea. Rispetto al 2008, la produzione nell'Unione Europea è crollata del 30% arrivando al suo livello più basso mai raggiunto. Nel settore sono andati persi quasi 100.000 posti di lavoro (dati Worldsteel).

Negli ultimi dieci anni la produzione di acciaio in Europa è passata dall'essere il 7% rispetto al totale mondiale all'attuale 4%. Numeri terribili, che descrivono una situazione di crisi nera.

L'importanza per l'Europa

Quanto questa situazione sia preoccupante se lo fa comprendere un'annotazione di carattere storico. L'attuale Unione Europea nacque in origine proprio attorno all'acciaio e al carbone. Nel 1951 infatti il trattato di Parigi ratificò la nascita della Comunità Europea del carbone e dell'acciaio (CECA). L'Europa è nata proprio attorno all'industria siderurgica, quella che secondo molti adesso sta vivendo una lenta inesorabile agonia.

La concorrenza cinese

Un colpo durissimo al settore l'ha dato la Cina. La crisi immobiliare che sta vivendo Pechino da qualche anno ha fatto sì che la sovracapacità cinese a basso costo abbia cercato nuovi sbocchi, trovandoli soprattutto nel mercato europeo. La situazione è peggiorata con guerre in Ucraina e l'aumento dei prezzi dell'energia, che hanno reso ancora meno competitive le industrie siderurgiche europee rispetto alle concorrenti cinesi (sostituire gli altiforni a carbone o a gas con forni elettrici è un processo lungo e molto costoso).

I dazi di Trump

La situazione era già grave quando è entrato in scena anche Donald Trump. L'aumento dei dazi doganali del 25% su acciaio ed alluminio europei destinati all'esportazione verso gli Stati Uniti colpisce ulteriormente un settore già in difficoltà. Senza considerare gli effetti pseudo-indiretti delle tariffe anche sull'industria automobilistica, che assieme all'edilizia e il principale cliente delle imprese siderurgiche del vecchio continente.

mercoledì 7 maggio 2025

Prezzo del greggio troppo basso, tremano i trivellatori USA

L'ultima mossa dell'OPEC+ ha creato una forte turbolenza sul mercato petrolifero. La decisione di aumentare la produzione infatti ha spinto al ribasso il prezzo del greggio, che nonostante il rimbalzo degli ultimi 2 giorni resta molto appiattito. A preoccuparsi in particolar modo sono molti dei produttori di scisto USA.

La scelta dell'OPEC+ che spinge a ribasso il prezzo del greggio

Sabato scorso il cartello che riunisce i maggiori produttori di petrolio la concordato un aumento della produzione nel mese di giugno per 411.000 barili al giorno. In una fase in cui il prezzo del greggio già era insofferenza, una scelta del genere a aumentato ancora di più la pressione sul mercato

Il Brent e il WTI sono andati ulteriormente al ribasso, scivolando sotto la soglia dei 60 dollari al barile, infilandosi in un pattern cuneo wedge trading.

L'analisi dei Citigroup

Questo scenario rischia di essere fatale a molte industrie estrattive statunitensi. Appena il mese scorso gli analisti di Citigroup avevano evidenziato che una discesa del prezzo del greggio al di sotto dei 60 dollari al barile avrebbe fermato molte trivelle. Secondo gli analisti già a 65 dollari si potevano stimare almeno 25 chiusure di impianti di perforazione. In uno scenario con il prezzo del greggio sotto i 60 dollari le trivelle  a fermarsi potrebbero salire a 75.

Produttori sul filo del rasoio

Quello scenario si sta già effettivamente concretizzando, visto che i produttori più piccoli già stanno sospendendo nuove trivellazioni in attesa che il prezzo del greggio faccia una nuova versione di tendenza. Il problema è che non è facile stimare quanto tempo ci vorrà, anche perché la mossa dell'Arabia Saudita sembra strategicamente indirizzata ad eliminare dal mercato una fetta dei produttori concorrenti.

Annotazione: il petrolio è uno degli asset che si può negoziare anche tramite lo strumento delle opzioni vanilla.

Le stime dell'EIA

Secondo l'Energy Information Administration (EIA) la produzione petrolifera americana crescerà di 300.000 barili al giorno quest'anno, ossia centomila barili al giorno in meno rispetto alle previsioni precedenti. La ragione è una minore domanda attesa a causa delle prospettive economiche difficili, soprattutto dopo che Trump ha cominciato la battaglia commerciale a tutto campo.

Subito tagli a investimenti e spese

Il timore di molti operatori del settore è rivivere uno scenario analogo a quello del 2020, quando il crollo del prezzo del greggio (addirittura in territorio negativo) comportò numerosi fallimenti nel settore
Per il momento la risposta trovata dai grandi trivellatori americani è quella di ridurre spese e investimenti per riuscire a rimanere a galla e non farsi eliminare dal mercato. Ma le prospettive future restano inquietanti per molti di loro.

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