giovedì 17 aprile 2025

Bilancio debole per le borse europee prima delle festività pasquali

L'ultima seduta di una settimana corta per via delle vacanze Pasquali (Piazza Affari riaprirà soltanto martedì prossimo) si chiude con un bilancio negativo per i listini azionari del vecchio continente.

I fattori che hanno determinato il rosso in bilancio

L'attenzione dei mercati azionari del vecchio continente è stata caratterizzata soprattutto dalla riunione della Banca Centrale Europea. Come si aspettavano gli operatori di mercato, l'istituto di Francoforte ha deciso di tagliare i tassi di interesse per 25 punti base, e probabilmente altri tagli ci saranno nelle prossime riunioni.

Il bilancio dei listini azionari resta comunque ancorato soprattutto alle notizie che arrivano sul fronte commerciale. Intanto Trump litiga a distanza con il numero uno della Federal Reserve, Powell, che però tira dritto per la sua strada sulla politica monetaria dell'Istituto a stelle e strisce.

I numeri delle borse europee

Alla fine della giornata, il bilancio per il principale listino di Piazza Affari, il FTSE MIB, segna un calo dello 0,2% con l'indice che torna sotto i 36.000 punti.
Perdite anche sugli altri listini del vecchio continente. L'indice DAX40 tedesco perde lo 0,5%, l'Ibex spagnolo perde lo 0,2% e l'indice francese perde lo 0,6%. Chiusura piatta invece per il mercato azionario londinese.

NB. Anche sugli indici di Borsa è possibile sfruttare le Onde di Wolfe Wave trading.

I singoli titoli

A Milano è stato soprattutto il giorno dei titoli del settore energetico, anche grazie al rialzo del petrolio. Il titolo migliore del giorno è stato Saipem che ha guadagnato il 2,17%. Rialzi anche per Enel +1,08%, ENI +0,8% e A2a + 0,8%. Le vendite maggiori si sono concentrate su Moncler, che ha chiuso la giornata con un bilancio in rosso del 2,5%. A Milano sono negative anche le banche: Popolare di Sondrio -1,59%, Banco Bpm -1,61%, Bper -1,48%, Unicredit -1,44% (dati Pocket Option nuovo link).

Gli altri mercati

Sul fronte valutario, l'euro ha perso leggermente quota rispetto al Dollaro dopo la riunione della BCE. Il cambio EURUSD scivola verso 1,135, ma l'indice del biglietto verde continua a perdere quota. 
Sul mercato delle materie prime intanto si risolleva il petrolio, con il Brent che giunge a quota 67 dollari. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund 10 anni arretra a 117 punti base e sono in calo anche i rendimenti, rispettivamente al 3,64% e 2,47%.

martedì 15 aprile 2025

Tasse in regime agevolato, ecco perché i ricchi stranieri scelgono l'Italia

Nell'ultimo anno le persone con una ricchezza da capogiro che hanno deciso di spostare la loro residenza fiscale nel nostro paese è cresciuto di quasi un terzo. Il motivo? Sicuramente più di uno, ma fra tutti il più importante è il regime fiscale che prevede tasse più leggere per chi vanta patrimoni importanti.

Attirati dalle tasse flax

La legge che ha determinato un progressivo aumento dei "paperoni" che scelgono l'Italia come residenza risale al 2017, quando era in carica il Governo Matteo Renzi. Nella legge di bilancio era introdotta una misura che consentiva di versare tasse forfettarie pari a €100.000 sui redditi esteri

Nell'agosto 2024 il decreto omnibus ha portato questa soglia a 200 mila euro, prendendo così la situazione meno competitiva rispetto alla generosissima versione originaria. Ma tuttavia questo non ha fermato la tendenza crescente di ricchi che spostano la loro residenza fiscale in Italia.

I numeri

In base ai dati dell'Agenzia delle Entrate, nel 2023 ben 1495 milionari stranieri avevano spostato la loro residenza del nostro paese, segnando un incremento del 31,6% rispetto all'anno prima, quando erano 1136. C'è un numero importante che va sottolineato, ossia 425 di questi non sono i ricchi veri e propri bensì i loro familiari. Infatti il nostro regime agevolato di tasse permette di estendere l'imposta forfettaria anche ai familiari (pagando per ognuno 25 mila euro in più, per un massimo di 15 anni). In sostanza l'intero nucleo familiare può venire a vivere in Italia beneficiando di tasse più favorevoli di quelle che avrebbero in patria.

La tendenza crescente sta proseguendo anche nell'ultimo periodo. I dati parziali del 2024 infatti hanno evidenziato ulteriori 716 richieste di interpello (ossia per capire se ci sono le condizioni per accedere all'agevolazione) pervenute all'Agenzia delle Entrate.

Il dubbio sulla legittimità

Va detto che una misura del genere già all'epoca della sua introduzione fece storcere il naso a molti, perché si tratta di un'agevolazione sulle tasse che viene concessa a chi già possiede una grande fortuna. Peraltro ciò accade in un Paese in cui la pressione fiscale sui cittadini "qualunque" è molto elevata. 
Dubbi di legittimità sono stati espressi anche dalla Corte dei Conti, principalmente per il fatto che dopo il trasferimento della residenza nel nostro paese, non c'è alcuna certezza di capire se i beneficiari abbiano davvero contribuito alla crescita della nostra economia nazionale (che rappresentava La ratio della misura originale).

mercoledì 9 aprile 2025

Tariffe commerciali, anche il mercato del carbone viene sconvolto dalla disputa USA-Cina

Continua a proseguire l'escalation sui mercati internazionali a causa delle tariffe commerciali decise dagli Stati Uniti settimana scorsa. Si è fatta altissima soprattutto la tensione con la Cina. La nuova tornata di dazi tra Pechino e Washington minaccia anche la tenuta del mercato del carbone da coke.

Il carbone e le tariffe commerciali

Da oggi scatta un'ulteriore tariffa statunitense del 34% sui prodotti cinesi (oltre a quella del 20% già in vigore). Ma Pechino non ci sta e ha risposto con dazi commerciali di analoga entità (34%) sui beni statunitensi, che scatterà domani, ossia il giorno seguente a quello indicato dall'amministrazione Trump. Ciò significa che verrà colpito anche il carbone americano che viene esportato in Cina, visto che sarà soggetto ad una tariffa complessiva del 52%.

Questo nuovo scenario si manifesta proprio nel momento in cui le esportazioni statunitensi di coke cominciavano a riprendersi, e ciò probabilmente costringerà i fornitori a stelle e strisce a cercare altrove nuovi acquirenti. Difficilmente però saranno in Asia, che sotto questo punto di vista presenta un mercato già saturo.

NB. Se volete negoziare le commodities, cercate prima un broker affidabile per investire.

Il rapporto USA-Cina e il mercato del carbone

Bisogna ricordare che per i fornitori di carbone da coke, la Cina è un mercato fondamentale, dal momento che parliamo del produttore di acciaio più grande al mondo. Peraltro tutto questo avviene mentre gli esportatori statunitensi già devono affrontare difficoltà legate alla domanda debole e ai prezzi bassi dell'ultimo periodo. A luglio dello scorso anno i future sul carbone da coke erano quotati a 1.600 mentre oggi siamo attorno quota 1.000. I segnali trading gratis sono peraltro ancora negativi.

Secondo un recente report, nel primo trimestre le esportazioni statunitensi di coke sono scivolate a 6,6 milioni di tonnellate, segnando un calo di quasi il 50% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Va detto che i prezzi del carbone statunitense erano diventati già poco competitivi a causa del dazio del 15%, che Trump aveva imposto a febbraio (che aveva portato quello totale effettivo al 18%).

I dazi sull'acciaio

Infine, bisogna evidenziare che le tariffe commerciali sull'acciaio potrebbero portare anche ad una riduzione della domanda globale di questo metallo, e di conseguenza ridurre anche la richiesta di carbone da coke. Lo scenario quindi si fa estremamente complicato e rischia di sconvolgere il mercato del carbone, finché non ci sarà una schiarita sul fronte della battaglia a colpi di tariffe commerciali tra USA e il resto del mondo.

lunedì 7 aprile 2025

Industria del vino, Comincia la festa del Vinitaly ma il clima stavolta è cupo

Da oggi e fino a mercoledì a Veronafiere si svolgerà la cinquantasettesima edizione di Vinitaly, che normalmente è una grande festa per l'industria del vino. Stavolta però l'atmosfera sarà più cupa del solito, perché si sente il peso dei dazi di Trump che offuscano il futuro di uno dei settori più importanti dell'economia italiana.

I danni di Trump all'industria del vino

Le tariffe del 20% che sono appena entrate in vigore su tutte le esportazioni verso gli Stati Uniti, rischiano di provocare un contraccolpo feroce all'industria del vino italiano. Una bottiglia da 10-15 dollari potrebbe arrivare a costarne anche 20. Per un settore che lavora sugli alti volumi, come appunto quello vinicolo, l'impatto potrebbe essere devastante, a meno che non si riuscirà a trovare forme di collaborazione con i distributori, in modo da attenuare il prezzo della bottiglia praticato al cliente finale.

L'industria del vino made in Italy ogni anno genera un export pari a circa 2 miliardi. Con l'arrivo dei dazi di Donald Trump rischiamo di perdere una bella quota di mercato nel paese dove esportiamo più di ogni altro. Molti dei nostri vini di eccellenza rischiano di sparire dalle tavole degli americani.

Una festa rovinata

In questo contesto che avrà luogo la cinquantasettesima edizione di Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati. A Veronafiere ci saranno oltre 4000 aziende espositrici che giungono da ogni regione d'Italia. Ci saranno oltre 30.000 operatori dell'industria del vino che arrivano anche dall'estero, in rappresentanza di ben 140 paesi. Tremila proprio dagli Stati Uniti.

Eventi negli USA

È proprio negli States che si svolgerà un evento all'ambasciata italiana di Washington nelle prossime settimane, alla presenza di alcuni membri del congresso USA, per sottolineare l'eccellenza e l'unicità dei prodotti dell'industria del vino made in Italy. A inizio ottobre inoltre ci sarà il Vinitaly USA a Chicago. Per quella data si spera che lo scenario che si va concretizzando in questi giorni sarà cambiato, che sarà raggiunto un accordo più equo sulle tariffe commerciali, così da evitare un pesante contraccolpo al settore vinicolo italiano.

martedì 1 aprile 2025

Mercato azionario USA, si è chiuso il peggior trimestre dal 2022

La più grande preoccupazione per gli investitori in questo momento sono gli effetti della guerra dei dazi preannunciata da Trump e in partenza domani 2 aprile. Il timore che una battaglia a colpi di tariffe possa innescare una frenata economica hanno portato il mercato azionario statunitense a chiudere il peggior trimestre dal 2022.

Bilancio negativo per il mercato azionario

Il nervosismo degli investitori è palpabile sempre più con il passare dei giorni, ed il mercato azionario a stelle e strisce riflette questo stato d'animo. 

Se il peggio deve ancora venire c'è da preoccuparsi, visto che i primi tre mesi di quest'anno si sono chiusi con un calo di quasi il 5% per l'indice S&P500. Non andava così male alla borsa di New York dal terzo trimestre del 2022. Il grafico dell'indice lo ha spinto al di fuori delle nuvole Ichimoku, mandando messaggi fortemente ribassisti al mercato.

Paura della recessione

Investitori e banchieri di Wall Street temono che le tasse imposte da Donald Trump ai partner commerciali statunitensi possano provocare una frenata della maggiore economia mondiale ed alimentare nuovamente la spirale inflazionistica. Diversi i sondaggi hanno ultimamente evidenziato che la fiducia dei consumatori americani e delle imprese è notevolmente peggiorata.

La previsione fosca di Goldman Sachs

Durante l'ultimo fine settimana gli analisti di Goldman Sachs hanno ulteriormente appesantito l'umore del mercato azionario, affermando che l'inflazione prevista per fine anno crescerà rispetto alle previsioni precedenti, e che l'economia americana rischia una recessione il prossimo anno con una probabilità del 35% (era al 20% in occasione dell'ultima stima).

In fuga dagli asset rischiosi

La minaccia dei dazi aumenta il premio di rischio che si paga sul mercato azionario, che comunque ha anche altri problemi tra i quali la frenata della crescita e un settore pubblico in contrazione. I titoli delle grandi aziende tecnologiche, che negli ultimi anni hanno dominato la scena del mercato azionario americano facendo la gioia di chi seguiva i trend following indicatori, stanno subendo un forte calo da inizio anno (il Nasdaq è sceso del 10%). Ad alcune è andata particolarmente male, come il colosso dei chip Nvidia che ha perso il 20%, oppure Tesla che ha perso quasi il 40%.

In questo scenario così complicato gli investitori si sono spostati verso dei asset sicuri, in particolar modo l'oro, il cui prezzo per oncia e schizzato oltre i 3.100 dollari.

venerdì 28 marzo 2025

Economia italiana impantanata nella stagnazione da più di 20 anni

C'è un fenomeno che da oltre vent'anni caratterizza l'economia italiana. Inquietante a dir poco. La nostra crescita è troppo lenta se non addirittura assente. Questo è il risultato di molteplici fattori che concorrono a creare un circolo vizioso difficile da interrompere.

I numeri difficili sull'economia italiana

I dati di fatto dicono che l'Italia, dopo il boom economico vissuto dall'uscita dalla guerra, non ha più saputo reggere quella espansione veemente del prodotto interno lordo. Era normale aspettarsi una progressiva frenata, ma purtroppo si è andati ben oltre. Infatti dalla crisi finanziaria del 2008 e la crisi del debito sovrano del 2011-2012, la nostra economia si è impantanata, mentre altri Paesi hanno saputo recuperare rapidamente i loro livelli di crescita.

I problemi della nostra economia

Quali sono i fattori che frenano l'economia italiana? Il primo dato che invita a riflettere è senza dubbio quello relativo al lavoro. Il nostro tasso di occupazione è notevolmente più basso della media Europea. Da noi meno di due italiani su tre ha un lavoro. Inoltre l'invecchiamento demografico (abbiamo un tasso di natalità tra i più bassi d'Europa) impedisce un ricambio generazionale adeguato, che è un fattore necessario per la crescita a lungo termine dell'economia. A tutto questo si aggiunge poi una produttività che ristagna, perché se da noi è aumentata dello 0,2% a partire dal 1995, mentre in Francia e in Germania questa percentuale sale al 16%.

Il ruolo della formazione e dell'istruzione

Un fattore estremamente importante per il successo di un'economia è l'istruzione e la formazione dei suoi giovani. Noi siamo penultimi nell'Unione Europea in quanto a percentuale di laureati, e tra i peggiori paesi riguardo alla formazione continua. Senza un capitale umano adeguatamente formato è difficile portare avanti un economia, e ancor meno creare opportunità di innovazione.

La fuga dei giovani talenti

È anche vero però che bisogna pure creare un terreno fertile per i nostri giovani talenti. Un paese nel quale i salari sono stagnanti da oltre 30 anni, dove la meritocrazia è merce rara e la pressione fiscale aumenta sempre non può che produrre una conseguenza, ossia un plotone di venticinquemila laureati che ogni anno lasciano il nostro paese per cercare migliori opportunità all'estero. E se un paese soffre di una costante emorragia di talenti, difficilmente vedrà la sua economia fiorire

lunedì 24 marzo 2025

Investitori, ecco gli eventi in focus durante la settimana

Dopo la scorpacciata di riunioni delle banche centrali, questa settimana gli investitori torneranno a concentrarsi soprattutto sui dati macroeconomici e sugli sviluppi a livello geopolitico.

L'appuntamento negli USA per gli investitori

Il dato macroeconomico più rilevante di questi giorni sarà senza dubbio il rapporto PCE negli Stati Uniti, relativo al mese di febbraio. Dopo che i membri del comitato di politica monetaria della Fed hanno ridotto le loro proiezioni sulla crescita e aumentato quelle sull'inflazione, il dato PCE (ancor più il dato core) diventa molto importanti per gli investitori.  

Le previsioni indicano un possibile aumento dello 0,3%, lo stesso registrato il mese precedente. Si prevede inoltre che la spesa personale sia rimbalzata in modo forte. 

In ogni caso questi dati incideranno sull'andamento del dollaro, con l'Index che nell'ultima settimana si è assestato verso 103,5 (si può vedere l'andamento del biglietto verde rispetto alle altre valute grazie agli opzioni binarie broker Europa).

Il quadro geopolitico

Altrettanto importante saranno le novità che giungeranno dal fronte geopolitico. Trump ci ha abituati a continui cambi di rotta riguardo ai dazi, e la scadenza del 2 aprile si avvicina per le sue tariffe reciproche. C'è la questione della Pace in Ucraina ancora tutta da definire, con gli investitori che oscillano tra l'ottimismo e il pessimismo a giorni alterni.

Il calendario economico in Europa

Nel vecchio continente l'appuntamento più atteso dagli investitori e quello con i dati flash PMI. Ci si aspetta un'ulteriore espansione del settore dei servizi. Alcuni paesi inoltre rilasceranno i dati sull'inflazione
Sempre nel vecchio continente sono previste le riunioni di politica monetaria di Norvegia, Repubblica Ceca e Ungheria
Nel Regno Unito invece il cancelliere Reeves fornirà l'aggiornamento economico a metà settimana, mentre la sterlina britannica scambia a meno di $ 1,30 (dati Pocket Option nuovo link). 

Il resto del mondo

Grande attenzione per quanto accadrà in Cina, dove ci saranno le pubblicazioni sugli utili delle più grandi aziende del paese del Dragone, oltre agli aggiornamenti di bilancio delle banche statali. Nel frattempo, in Giappone verranno rilasciate le stime flash PMI per il mese di marzo e il CPI di Tokyo, che potrebbe fornire indicazioni sui tempi riguardo al prossimo aumento dei tassi da parte della Bank of Japan.

mercoledì 19 marzo 2025

Vendite online, i farmaci sono tra i prodotti più richiesti

Dopo alcuni anni di assestamento post-Covid, le vendite online di farmaci hanno ripreso a crescere, tanto che facendo un confronto con i dati del 2019, il volume è salito di oltre il 60%.

Post-lockdown e vendite

Durante il periodo della pandemia c'era stato un aumento delle vendite di tutti i prodotti su internet, a causa dei lockdown che hanno costretto le persone a rivedere le loro abitudini di spesa, e soprattutto per l'impossibilità di recarsi fisicamente nei luoghi di acquisto. 

Anche per il settore farmaceutico questo incremento è stato sostenuto, con un vero e proprio boom fino al 2021. Ciò ha provato anche un'accelerazione del processo di trasformazione digitale della farmacia.

Il nuovo boom

Subito dopo la crisi pandemica la situazione si era tuttavia stabilizzata. Fino all'ultimo anno, quando c'è stata una nuova forte crescita delle vendite online di farmaci: nel 2024 è stata del 31% rispetto al 2023. C'è stato un maggior numero di utenti coinvolti, un maggior tempo di navigazione sulle pagine dei siti di shopping online, un maggior numero di pagine visitate in media e un maggiore coinvolgimento degli utenti.

L'identikit della frequentatore delle farmacie online

Il pubblico delle farmacie online è prevalentemente femminile (due terzi degli utenti è donna) ed è di giovane età (la fascia più attiva è quella compresa tra i 25 e 44 anni, pari al 47% dei visitatori). Il traffico proviene in prevalenza da accessi diretti o dalla ricerca organica (assieme fanno l'89% delle fonti di traffico) mentre in questo ambito il ruolo dei social rimane abbastanza marginale (appena 0,25%).
La maggior parte delle ricerche - circa il 70% - viene fatta tramite device mobile, nonostante le applicazioni dedicate siano considerate poco sviluppate dagli analisti e poco apprezzate dagli utenti, come dimostra che la maggior parte non supera un punteggio di 3,7 su 5.

I player del settore

La cosa interessante da sottolineare è che il mercato delle farmacie online si presenta abbastanza polarizzato. Ci sono infatti pochi marchi molto famosi che dominano la scena e le ricerche on-line. Gli eRetailer con punti vendita fisici invece fanno fatica ad emergere. Basta pensare che nelle ricerche su Google il primo eRetailer si trova soltanto al quarto posto.

mercoledì 12 marzo 2025

Tassi di interesse, sforbiciata di 25 punti base in Canada

La riunione di politica monetaria della banca centrale del Canada si è conclusa come da previsioni. L'istituto centrale del paese nordamericano ha deciso di effettuare un altro taglio dei tassi di interesse per 25 punti base, portandoli così al 2,75%. 
Ma il percorso futuro della politica monetaria canadese adesso si fa molto incerto.

La decisione della BoC sui tassi di interesse

Per la settima riunione consecutiva la Bank of Canada decide quindi di dare una sforbiciata ai tassi di interesse. Da quando ha cominciato il ciclo di allentamento monetario a giugno del 2024 l'istituto ha effettuato tagli per 225 punti base.

La mossa della banca centrale si giustifica con il rallentamento della pressione inflazionistica, che si è stabilizzata attorno all'obiettivo del 2%. Tuttavia i responsabili di politica monetaria canadesi ritengono che di qui a breve ci sarà una fiammata dell'inflazione, per via della fine dei crediti di imposta durante il mese di marzo.

Le preoccupazioni sulla guerra commerciale

Il grosso problema sottolineato dalla banca del Canada e dal suo governatore Macklem è la battaglia dei dazi contro gli Stati Uniti. Le tariffe imposte da Donald Trump (entrate in vigore oggi) e la risposta canadese possono innescare un conflitto commerciale dannoso per tutti, secondo l'opinione della banca centrale canadese. Le conseguenze potrebbero essere forti tanto sull'inflazione, che tornerebbe a crescere, che sulla situazione economica del Canada che al momento rimane solida ma potrebbe subire brutti contraccolpi se l'escalation con i vicini Stati Uniti dovesse proseguire.

NB. Il dollaro canadese può essere negoziate anche sui broker opzioni binarie No ESMA.

Prospettive

Proprio per via di questo stato di incertezza, il percorso futuro riguardo ai tassi di interesse rimane ancora in bilico. La Banca Centrale del Canada prenderà le sue decisioni in relazione a come si svilupperanno le tensioni commerciali e alle conseguenze che si avranno su l'inflazione, perché la priorità dell'istituto è garantire la stabilità dei prezzi.

La reazione del mercato

Dopo la riunione dell'istituto centrale, il dollaro canadese ha comunque guadagnato quota rispetto a quello americano. Il cambio USDCAD è sceso sotto 1,44, allontanandosi così dai massimi di un mese toccati pochi giorni fa (con diversi segnali di ipervenduto utilizzando i parametri stocastico 5 3 3 o 20 14). 
Secondo gli investitori del mercato valutario, la Banca Centrale del Canada effettuerà altri 50 punti di tagli ai tassi di interesse nel corso di quest'anno.

martedì 11 marzo 2025

Tasse, il 2024 è stato un anno record per la lotta all'evasione

Lo scorso anno è stato raggiunto in Italia un nuovo record assoluto per quanto riguarda i fondi recuperati dalla lotta all'evasione. Ben 33,4 miliardi di euro sottratti alle tasse sono stati recuperati dallo Stato.

I numeri sulla lotta all'evasione dalle tasse

I dati sono stati forniti dall'Osservatorio sui conti pubblici italiani, che danno evidenziato che i fondi recuperati dall'agenzia delle entrate derivano per 26,3 miliardi da importi dovuti direttamente allo Stato, mentre 7,1 miliardi di tasse sono stati riscossi dall'agenzia delle entrate per conto di altri enti (INPS, INAIL e comuni).

La cifra recuperata rappresenta un record assoluto per il nostro paese, ed anche volendo calcolare l'importo netto (escludendo i condoni) gli incassi restano i più alti di sempre. Perfino in termini reali ed anche in confronto al prodotto interno lordo, i recuperi delle tasse avvenuti nel 2024 raggiungono risultati mai visti prima.

Un trend confortante

E' cosa ben nota che l'evasione fiscale sia uno dei problemi più spinosi che riguarda il nostro paese. L'aspetto incoraggiante è che negli ultimi anni si assiste ad un trend crescente delle somme recuperate, con la sola eccezione del periodo 2020-2021, quando a causa delle restrizioni da Covid alcune attività di recupero erano risultate più difficoltose.

La maggiore capacità dello Stato di recuperare soldi sottratti alle tasse discende non soltanto dal maggiore impegno profuso dall'agenzia delle entrate, ma anche da un terreno normativo che consente maggiori e più efficaci controlli. In proposito, ricordiamo la norma contro le partite IVA "apri e chiudi", che ha consentito di terminare quasi 5.900 imprese di questo tipo. Tra le norme che hanno favorito il recupero delle somme sottratte alle tasse c'è anche la rottamazione quater.

Misure ordinarie e non

In generale, grazie alle misure straordinarie (come appunto la rottamazione delle cartelle) sono stati recuperati quasi sei miliardi. Peraltro da queste misure si ottiene un incasso fortemente scontato rispetto al dovuto (in media il 72,2%). Il grosso invece deriva dalle misure ordinarie, grazie alle quali sono stati recuperati 27,7 miliardi, l'importo più alto dal 2017.

giovedì 6 marzo 2025

Prezzo del petrolio, brusco calo dopo la decisione dell'OPEC+

Aumenta la pressione sul prezzo del petrolio, che va in discesa dopo la decisione dei produttori OPEC+ di procedere agli aumenti previsti dal mese di aprile e anche per via dei timori sulle prospettive della domanda globale a causa della guerra dei dazi.

La scelta dell'OPEC+ e i prezzi del petrolio

Un colpo forte al mercato è stata senza dubbio la decisione dei paesi dell'OPEC+ di andare avanti con il programma di aumento della produzione, nonostante i prezzi del petrolio sul mercato siano bassi. L'OPEC+ ha deciso di alzare il livello della produzione di 138.000 barili al giorno a partire dal mese di aprile, e punta a ristabilire il livello produttivo di 2,2 milioni giornalieri entro il 2026.

La decisione presa un paio di giorni fa rappresenta una svolta recente visto che era dal 2022 che non veniva deciso dal cartello un incremento dell'output. All'epoca venne deciso di tagliare la produzione di 5,85 milioni di barili al giorno, ossia il 5,7% dell'offerta globale, per sostenere i prezzi.

NB. Se volete negoziare il petrolio, potete sfruttare anche app con bonus senza deposito sul trading.

Il timore degli effetti di una guerra dei dazi

Nelle settimane scorse il presidente statunitense Donald Trump aveva fatto pressioni sull'organizzazione e sull'Arabia Saudita affinché lavorassero per ridurre il prezzo del petrolio tramite un aumento della tua disponibilità sul mercato.

Il cartello dei produttori tuttavia ha precisato che il programma di aumenti graduali della produzione non è irremovibile, e potrebbe essere sospeso o addirittura invertito in base alle condizioni di mercato. In particolare, un motivo di dibattito all'interno del OPEC+ è stato il timore che la guerra dei dazi innescata da Trump possa complicare le prospettive di mercato, provocando un rallentamento dell'economia globale e quindi della domanda di petrolio.

In calo Brent e WTI

La scelta dell'OPEC+ di alzare il livello di produzione ha immediatamente avuto ripercussioni sui prezzi del petrolio, che sono andati fortemente in discesa. Il Greggio WTI è scivolato verso i 67 dollari al barile, portando il calo di prezzo complessivo di quest'anno al 5%. Anche il Brent perde quota e si sta avvicinando alla soglia dei 70 dollari al barile (fonte dati eToro). Entrambi i benchmark del mercato si aggirano attorno ai minimi di 4 mesi.

Nel frattempo, i dati dell'API hanno mostrato che gli inventari grezzi statunitensi sono diminuiti di 1,5 milioni di barili la scorsa settimana, superando il pareggio previsto da 0,3 milioni di barili.

lunedì 3 marzo 2025

Importazioni di pesce straniero sempre più in crescita e il made in Italy è a rischio

Da un po' di tempo a questa parte c'è una tendenza pericolosa che riguarda il mercato del pesce. Le importazioni di prodotti stranieri sono il costante aumento, tanto che nel 2024 hanno stabilito un nuovo record, secondo dati resi noti da Coldiretti.

I numeri sulle importazioni

Lo scorso anno sul mercato italiano è giunto circa 1,1 miliardi di chili di pesce dall'estero, tra prodotti freschi, congelati e lavorati. Una vera e propria invasione che ha relegato il prodotto italiano a soltanto il 10% come quota sul mercato.

L'accelerazione del trend

Va detto che questa tendenza preoccupa visto che l'importazione di pesce straniero va avanti da diversi decenni, ma solo in tempi recenti ha raggiunto livelli preoccupanti. Se quarant'anni fa il pescato straniero che giungeva l'Italia era pari circa al 30% del totale, mentre oggi come detto siamo arrivati al 90%
Nei nostri mari si pescano circa 130 milioni di chili di pesce ogni anno, mentre con le importazioni giungono oltre 840 milioni di chili tra fresco e congelato. A questi poi bisogna aggiungere anche il pesce trasformato. L'invasione straniera di fatto ha reso saturo il mercato, creando un grosso problema al mercato ittico locale.

I problemi del settore

Il fenomeno delle importazioni di pescato straniero è frutto di alcune criticità che finiscono per penalizzare il made in Italy. Anzitutto l'etichettatura poco chiara riguardo al paese di origine del pescato. Infatti anziché riportare l'esatta indicazione del paese di provenienza, viene indicata una zona di cattura con un codice. Ad esempio "Fao37" sta ad indicare che il pesce è stato catturato nel Mediterraneo. Ma è obiettivamente complicato per un consumatore capire realmente che cosa sta comprando.

Quando poi si acquista il pesce presso un ristorante, ci si fida del ristoratore e comunque nella stragrande maggioranza dei casi non si chiede mica di osservare l'etichetta del prodotto che viene servito. Un altro problema riguarda la scarsa conoscenza dei consumatori riguardo al pescato locale, che li rende molto vulnerabili a comportamenti fraudolenti, volti a spacciare un pesce straniero meno costoso per un prodotto locale.

martedì 25 febbraio 2025

Mercato azionario Europeo senza sussulti dopo il voto in Germania

Si chiude con un bilancio abbastanza statico la prima seduta settimanale sul mercato azionario d'Europa. E' stata una giornata povera di spunti macro, ma incentrata sull'esito del voto in Germania, che ha visto prevalere il partito CDU/CSU. Sarà necessario formare una coalizione di governo tra il partito di Friedrich Merz e quello di Olaf Scholz. Intanto l’indice Ifo tedesco ha confermato la stagnazione dell’economia del Paese. Nei prossimi giorni, focus sull’inflazione in Germania, Francia e Italia (venerdì) e il core Pce Usa (venerdì).

Cosa è successo sul mercato azionario

A Piazza Affari l’indice Ftse Mib termina la sessione in rialzo dello 0,13% a 38.472,56 punti. Sulla stessa linea, rimane ai nastri di partenza il FTSE Italia All-Share (Piazza Affari), che si ferma a 40.754 punti, in prossimità dei livelli precedenti.

Per quanto riguarda il bilancio del mercato azionario in Europa, l’indice Euro Stoxx 50 conclude in calo dello 0,4%. Sono positivi il Dax tedesco / Ger 40  (+0,7%) e l’Ibex35 spagnolo (+0,5%), mentre arretra il Cac40 francese (-0,8%). Seduta piatta invece per Londra.

I numeri di Piazza Affari

Sul mercato azionario di Milano, il controvalore degli scambi è stato pari a 3,32 miliardi di euro, invariato rispetto alla seduta precedente. Invece i volumi scambiati sono passati da 0,56 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,7 miliardi.

Riguardo ai singoli titoli, sul mercato azionario hanno viaggiato bene le banche: Mps (+2,8%), Popolare di Sondrio (+2,6%) e Bper (+2,29%). Bene anche Diasorin (+2,8%) e Pirelli (+2,1%).
I cali maggiori sono di Prysmian (-4,5%), Moncler (-2,4%) e Buzzi (-1,8%).

Gli altri mercati

Poco movimentato anche il mercato valutario. Il cambio euro/dollaro resta su 1,045, mentre tra le criptovalute il Bitcoin in calo sotto i 95.000 dollari con l'oscillatore stocastico trading che segnala mercato senza slancio.
Fra le materie prime, il petrolio Brent oscilla intorno ai 74 dollari al barile, mentre l’oro scambia a 2.941 dollari l’oncia.
Sull’obbligazionario, sale molto lo spread che raggiunge +110 punti base, mentre il BTP con scadenza 10 anni riporta un rendimento del 3,55%.

giovedì 20 febbraio 2025

Spesa per le pensioni, Ecco lo scenario in tutta Europa

L'andamento del sistema pensionistico nel vecchio continente è assai eterogeneo. La spesa per le pensioni infatti varia anche in maniera notevole di paese in paese, tanto in termini nominali che in relazione al potere d'acquisto. Uno scenario complessivo è stato tracciato da Euronews Business, che ha fatto un confronto approfondito.

I dati sulla spesa per le pensioni

Partiamo anzitutto da una premessa: i dati che sono stati raccolti da Euronews business per elaborare questo quadro di insieme in Europa riguardano il 2021. Da allora qualcosa è cambiato, ma non così tanto tanto da modificare in modo estremo lo scenario.

Le pensioni più alte e più basse

Fatta questa premessa, sappiamo che nel 2021 la spesa per le pensioni - in termini di media lorda - nella Ue si è attestata sui 1224 euro. Quella più elevata c'è in Lussemburgo, dove ha raggiunto Infatti 2575 euro. Se consideriamo anche i paesi dell'EFTA (European free Trade Association), allora la palma del vincitore spetta all'Islanda, dove la spesa per le pensioni arriva a 2762 per individuo. 

Per comprendere quanto è eterogeneo il quadro in Europa, confrontiamo questo dato con quello più basso in assoluto, che è stato registrato in Bulgaria. La spesa per le pensioni qui è stata appena 226 euro. Anche in questo caso se andiamo a includere i paesi EFTA, la classifica cambia perché all'ultimo mostro troviamo l'Albania con appena 131 euro.

Come va nei Paesi economicamente più potenti?

Va evidenziato che nei quattro paesi principali dell'Unione Europea la spesa per le pensioni supera la media del continente. In Italia ad esempio si arriva a 1561 euro. Nel nostro paese peraltro andiamo oltre la spesa di Francia, Spagna e Germania, che viaggiano tutte attorno ai 1.450. 
Il distacco più grande rispetto alla media si registra però nei paesi nordici, mentre le posizioni più basse della graduatoria Sono occupate tutte dai Paesi balcanici.

La differenza tra questi trattamenti pensionistici discende soprattutto dai diversi livelli di prezzi che ci sono nei vari paesi. Il costo della vita infatti varia enormemente da paese in paese e incide notevolmente sulla spesa per le pensioni. Infatti se anziché il valore nominale andiamo a considerare il potere di acquisto delle pensioni, la forbice si riduce notevolmente, pur lasciando le posizioni in classifica sostanzialmente invariate.

domenica 16 febbraio 2025

Investitori, numerosi appuntamenti con le banche centrali

Questa settimana ci saranno diverse riunioni di banche centrali, che terranno gli investitori abbastanza impegnati. Al tempo stesso il calendario è ricco di dati macroeconomici, senza dimenticare la questione geopolitica che rimane ancora in focus.

Gli eventi negli USA per gli investitori

Negli Stati Uniti l'appuntamento più interessante riguarda la pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione di politica monetaria della Federal Reserve. Questo servirà agli investitori per approfondire le prospettive di politica monetaria dell'Istituto a stelle e strisce. Sul fronte macroeconomico, gli indici Global PMI forniranno una istantanea dell'attività economica americana nel mese di febbraio.

Tutto questo influenzerà l'andamento del dollaro, che nell'ultima settimana si è indebolito. L'indice del dollaro è sceso a 106,6 venerdì, dopo che i dati sulle vendite al dettaglio molto più deboli del previsto hanno sollevato preoccupazioni sulla forza della spesa del consumatore statunitense.
In calendario per gli investitori americani ci sono anche ulteriori pubblicazioni di trimestrali a Wall Street. Spicca soprattutto il bilancio di Walmart.

L'Europa e il Regno Unito

Nell'Eurozona i fari saranno puntati sul indice Flash PMI e sul sentiment Zew della Germania, per capire il morale degli investitori nel mese di febbraio. Nel Regno Unito invece sono attesi report chiave su disoccupazione inflazione e vendite al dettaglio.

NB. Se volete negoziare le valute, fate attenzione all'intermediario. Qui trovate una lista aggiornata dei siti truffa Forex, come risulta dall'elenco delle autorità di vigilanza dei mercati.

Le banche centrali che si riuniscono in meeting

Nel corso dei prossimi giorni diversi istituti centrali in tutto il mondo si riuniranno per decidere sui tassi di interesse. Gli appuntamenti chiave sono con Australia, Nuova Zelanda e Cina.
La Reserve Bank of Australia dovrebbe dare via al suo ciclo di tagli con una sforbiciata di 25 punti base. Questo inciderà senza dubbio sull'andamento del dollaro australiano. Nell'ultima settimana l'Aussie è aumentato a un massimo di 8 settimane di 0,63. Nelle ultime 4 settimane, il dollaro USA australiano ha guadagnato l'1,63% rispetto a quello americano, dopo aver fatto breakout da una broadening formation megafono.

Anche dalla banca centrale della Nuova Zelanda ci si aspetta un taglio, ma in questo caso dovrebbe essere più robusto, pari a 50 punti base.
Un'altra banca centrale importante che deciderà sui tasso di interesse è quella cinese. La PBoC dovrebbe mantenere invariato il costo del denaro, allo scopo di difendere la yuan.

martedì 11 febbraio 2025

Lavoro, crolla il mito del posto fisso nel pubblico impiego

C'era una volta il mito della intoccabilità del posto di lavoro nel settore pubblico. Negli ultimi cinque anni le cose hanno dimostrato che gli scenari sono decisamente cambiati, visto l'aumento dei casi di sospensione o addirittura licenziamento dei dipendenti della pubblica amministrazione italiana.

Alcuni numeri sul pubblico lavoro

Secondo un'indagine formulata dal Centro Studi Enti Locali (basata sui dati del Ministero per la pubblica amministrazione), negli ultimi cinque anni ci sono state 15.000 procedure contro gli addetti al pubblico impiego. 

In circa un terzo dei casi si è arrivati ad un'archiviazione o al scioglimento del prestatore di lavoro. Ma allo stesso tempo in circa un terzo dei casi si è arrivati a sanzioni di forte gravità, fino al licenziamento del dipendente pubblico.

I settori più coinvolti

Il settore sanitario è stato quello più interessato con 4666 casi, ossia un terzo del totale. Al secondo posto di questa classifica ci sono i ministeri-agenzie con quasi 4200 procedure disciplinari. Al terzo posto del podio ci sono le Amministrazioni comunali, con poco più di 3100 casi, seguiti dal settore scolastico con 1600 provvedimenti circa.

Le cause delle procedure

Il motivo che più frequentemente porta al licenziamento del lavoratore pubblico è l'assenteismo. In questa categoria di procedure rientrano tutti quei dipendenti che non hanno comunicato la loro assenza dal posto di lavoro, ma anche quelli che hanno presentato certificati medici falsi o che attestavano malattie inesistenti. 
La seconda causa dei licenziamenti è legata invece ai reati commessi dei dipendenti, mentre nel 26% dei casi sono i comportamenti negligenti ad aver provocato l'azione disciplinare.

Le regole del pubblico impiego

Va evidenziato che tra settore pubblico e privato c'è una forte differenza in merito alle azioni disciplinari, che in ambito di pubblica amministrazione devono seguire delle regole particolari e più rigide. Tuttavia, contrariamente a quanto molti credono, il licenziamento può arrivare anche da una valutazione insufficiente del rendimento del lavoratore. Non è vero quindi che riuscire a ottenere un contratto a tempo indeterminato nel pubblico impiego significa godere di una stabilità assoluta e perpetua.

mercoledì 5 febbraio 2025

Mercato azionario, scende Piazza Affari mentre il resto d'Europa sale

Al termine di una giornata caratterizzata da tanti spunti macroeconomici, il mercato azionario d'Europa chiude a tinte miste. Intanto sullo sfondo continua a tenere banco la politica estera ed economica di Trump, che ha rinviato i dazi a Messico e Canada di un mese, ed ha annunciato di volere un ‘takeover’ della Striscia di Gaza da parte degli Usa, così da creare la Riviera del Medio Oriente. Intanto continuano le trimestrali su entrambe le sponde dell'Oceano.

Il bilancio odierno del mercato azionario

L’indice Euro Stoxx 50 conclude in progresso dello 0,1%, mentre a Piazza Affari l’indice Ftse Mib termina la sessione in calo dello 0,38% a 36.581,48 punti. Sulla stessa linea, si è mosso al ribasso il FTSE Italia All-Share, che ha perso lo 0,35%, chiudendo a 38.832 punti.

Nel resto d'Europa il mercato azionario ha visto il rialzo del Dax tedesco (+0,4%), dell’Ibex35 spagnolo (+1,2%) e del FTSE100 di Londra (+0,6%).

I numeri di Milano

Sul mercato azionario di Milano, gli investitori hanno scambiato un controvalore pari a 2,77 miliardi di euro, in ribasso (-19,58%) rispetto a ieri. I volumi scambiati sono passati da 0,66 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,54 miliardi.
Riguardo ai singoli titoli, sul listino principale hanno brillato Inwit +1,29%, Italgas +1,13% e A2a +1,1%. Bene anche Telecom Italia (+1,1%).
In calo invece Nexi (-3,1%), Campari (-2,45%), Iveco (-2,3%) e Stm (-2%).

Gli altri mercati

Sul fronte valutario, l’euro si rafforza contro la moneta Usa e sale dello 0,4%. Il cambio più negoziato da chi fa Forex day trading sale oltre quota 1,042.
Tra le materie prime non si vede la fine del rally dell’oro, che scambia in area 2.870 dollari l’oncia, nuovo massimo storico in scia alla forte domanda di beni rifugio. La “mancanza di fretta” nel dialogo tra Usa e Cina deprime invece il petrolio, che arretra.
Sull’obbligazionario, lo Spread Btp/Bund con il rendimento del decennale italiano al 3,47% e il Bund tedesco al 2,38%.

martedì 4 febbraio 2025

Tariffe USA potrebbero costare all'Italia tra 4 e 10 miliardi

Dopo aver colpito Messico, Canada e Cina, Donald Trump ha avvertito l'Europa che sarà la prossima vittima delle sue tariffe commerciali. Il mese di febbraio comincia così con grande nervosismo a livello internazionale, perché una battaglia a colpi di dazi rischia di incidere pesantemente sulla crescita dell'economia globale.

A chi faranno più male queste tariffe

In vista di questa minaccia, l'Unione Europea sta discutendo le possibili contromosse, oltre a lavorare a un canale negoziale con la Casa Bianca. Tra i vari scenari c'è quello di rispondere ai dazi tariffe americane con tariffe sull'agroalimentare, sulle importazioni di whisky e bourbon, ma anche su Harley Davidson, SUV e pick-up americani.

Ma in Europa chi rischia di più? I due paesi che hanno la migliore bilancia commerciale positiva rispetto agli Stati Uniti sono, nell'ordine, Germania e Italia. Dopo i tedeschi saremmo quindi quelli più colpiti da eventuali tariffe di Trump (anche se si tratta solo di congetture, visto che non si conoscono i settori sui quali il presidente USA andrebbe ad agire).

Quanto rischia l'Italia

Nonostante il feeling tra il nuovo presidente statunitense e Giorgia Meloni, non saremo immuni dalle tariffe a stelle e strisce. Lo ha detto chiaramente anche la nostra Presidente del Consiglio. Probabilmente però avremo delle piccole attenzioni che altri paesi europei non avranno. Ad esempio, si vocifera che la Francia sarà colpita da tariffe pesanti sullo champagne, verranno invece graziati i nostri Prosecco e Franciacorta.

Una stima che fa venire i brividi

Ad ogni modo le stime parlano di un danno all'Italia tra i 4 e 10 miliardi di euro, con forti ripercussioni tanto sul nostro prodotto interno lordo che sul nostro export. Secondo uno studio di Confartigianato, tariffe al 10% potrebbero innescare un calo del 4,3% delle nostre esportazioni negli Stati Uniti. Se le tariffe fossero più alte, 20%, allora il danno al nostro export potrebbe superare il 16%.

Bisogna sottolineare che gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco per moltissimi dei nostri prodotti di eccellenza, tra i quali spiccano quelli ad alta tecnologia e prodotti con una marcata vocazione artigiana come la gioielleria, oreficeria, l'occhialeria, arredamento e articoli sportivi.

martedì 28 gennaio 2025

Mercato azionario chiude a tinte miste nel Vecchio Continente

Ancora una giornata nervosa sul mercato azionario europeo. Piazza Affari chiude attardata rispetto alle altre, cambiando segno nell'ultima mezz'ora dopo che si è diffusa la notizia di un avviso di garanzia alla premier Giorgia Meloni.
Intanto aumenta l'attesa per il meeting della Fed, che terminerà domani, e quello della BCE in calendario il giorno successivo, mentre il tema dazi Usa torna ad alimentare l’incertezza.

Il bilancio del mercato azionario

Il mercato azionario milanese vede il Ftse Mib archiviare gli scambi sostanzialmente invariato (-0,1%) a 36.147 punti. Sulla stessa linea, rimane intorno alla linea di parità il FTSE Italia All-Share, che chiude la giornata a 38.364 punti.

Nel resto d’Europa Francoforte guadagna lo 0,7% (si veda qui il Ger 40 cos'è), insieme ad Amsterdam +0,4% e Londra +0,33%. Svetta Madrid +1,14%, mentre Parigi perde lo 0,12%. L’indice Euro Stoxx 50 conclude in rialzo dello 0,2%.
A Wall Street rimbalza dopo il sell-off di ieri, innescato dai timori che la cinese DeepSeek possa contrastare il dominio delle big tech americane nell’ambito dell’intelligenza artificiale.

I numeri di Piazza Affari

Il controvalore degli scambi sul mercato azionario italiano è stato pari a 3,39 miliardi di euro, in calo del 3,37%, mentre i volumi scambiati si sono attestati a 0,99 miliardi di azioni, rispetto ai 0,53 miliardi precedenti.

A Milano corre il titolo Telecom Italia (+3,6%), in luce dopo la promozione a “buy” da Kepler Cheuvreux. La giornata è positiva anche per Nexi (+2%), Campari (+1,6%) e Terna (+1,6%) e Snam (+1,12%).
Rosso aceceso per Mediobanca (-4,4%) e Mps (-2,45%), protagoniste dell'ultimo atto del Risiko bancario: con una nota, il primo istituto ha bocciato la proposta di acquisto del secondo. In coda al listino anche Prysmian (-3,2%) e Stm (-3,2%).

Gli altri mercati

Sul mercato delle valute, il cambio euro/dollaro scende a 1,043, realizzando un doppio minimo trading, con il biglietto verde in apprezzamento dopo i commenti di Trump sulle politiche commerciali. Fra le criptovalute, il Bitcoin si mantiene sopra i 102.000 dollari.

Fra le materie prime, il petrolio Brent si stabilizza a 76,2 dollari al barile mentre l’oro avanza a 2.757 dollari l’oncia.
Sul fronte obbligazionario, lo spread Btp-Bund scende a 108 punti base.

lunedì 27 gennaio 2025

Lavoro, l'Italia l'Italia e maglia nera per soddisfazione dei dipendenti

La gratificazione in ambito occupazionale discende da diversi fattori. E se parliamo di soddisfazione dei dipendenti sul proprio posto di lavoro, l'Italia non brilla affatto visto che una recente ricerca ci pone all’ultimo posto a livello europeo.

L'indagine sulla soddisfazione del lavoro

L'analisi è stata fatta da Great Place to Work (una società di consulenza in ambito risorse umane, dedicata all'analisi, riconoscimento e miglioramento del clima aziendale) che ha elaborato un rapporto - l'European Workforce Study 2025 - dopo aver ascoltato pareri e opinioni di quasi 25.000 dipendenti sparsi in 19 paesi del vecchio continente.

Purtroppo l'Italia si colloca all'ultimo posto, visto che il 57% dei nostri dipendenti non considera il proprio posto di lavoro come ottimale. Facciamo leggermente peggio di Grecia (56%), Polonia (53%) e Cipro (47%). Al contrario, sono i lavoratori danesi, norvegesi e svedesi a considerare il proprio luogo di lavoro come ottimale dal punto di vista organizzativo, come una percentuale di soddisfazione che oscilla fra il 68 e il 75%. In pratica due su tre sono felici dove stanno.

Gli elementi che guidano la soddisfazione sul posto di lavoro

Se la retribuzione è un fattore importante per essere contenti del lavoro che si svolge, molti fattori incidono però sulla soddisfazione complessiva di un dipendente. 

Principalmente desiderano essere valorizzati, mentre la maggior parte di essi afferma di sentirsi scarsamente apprezzato. Inoltre i loro suggerimenti ai diretti superiori in un caso su due non vengono presi in considerazione con interesse, e questo genera frustrazione. I rapporti personali basati sul rispetto, la coerenza della guida, la possibilità di avere un equilibrio tra lavoro e vita privata sono elementi considerati di grande importanza.

L'impatto sulla produttività

Lo scarso feeling con il proprio posto di lavoro genera un effetto negativo sulla produttività. Avere dipendenti insoddisfatti o poco coinvolti è un grave danno per le aziende, soprattutto quando si entra in competizione con altre realtà dove la soddisfazione del dipendente è presa in considerazione. Il calcolo del PIL per ora lavorata pone ancora una volta i paesi scandinavi come punto di riferimento al quale ambire, mentre anche in questo caso l'Italia è in fondo alla classifica.

martedì 21 gennaio 2025

Mercato dell'auto, i numeri del 2024 sono a tinte miste

Questa mattina ACEA, l'associazione che riunisce i produttori di automobili, ha fornito i dati relativi all'intero 2024, che confermano lo stato di difficoltà del mercato dell'auto.

Il report sul mercato dell'auto

Il totale delle immatricolazioni di auto nuove è stato di circa 10,6 milioni di veicoli. Questo significa che c'è stato un leggero aumento rispetto al 2023, +0,8%. Tuttavia l'andamento non è stato affatto omogeneo. Se da una parte la Spagna ha potuto festeggiare una crescita robusta (+7,1%), in altri Paesi invece il mercato dell'auto ha segnato dei passi indietro: Francia (-3,2%), Germania (-1%) e Italia (-0,5%).

I dati riguardanti il solo mese di dicembre evidenziano invece un incremento del 5,1% a livello continentale, con la Spagna che  - anche in questo caso - ha fatto meglio di tutti con una crescita del 28,8%. Se la Francia riesce a spuntare un lieve aumento (+1,5%) è stata molto deludente la performance di Germania (-7,1%) e Italia (-4,9%). Al momento quindi i tanto attesi indicatori di inversione trend per adesso non segnalano nulla di positivo.

Le tipologie di veicoli

Continuano ad essere le auto a benzina quelle più vendute, con una quota del 33,3% nel mese di dicembre (nonostante una lieve frenata). Al secondo posto ci sono le ibride elettriche con una quota di mercato del 30,9%. I veicoli elettrici sono al 15,9%, poco più del diesel, che è sceso all'11,9%. Le immatricolazioni di auto ibride plug-in sono aumentate del 4,9% il mese scorso, trainate soprattutto dal significativo aumento in Francia (+44,9%).

Ciò che è molto eclatante è il crollo delle immatricolazioni di veicoli elettrici in Germania (-38,6%) e Francia (-20,7%), che ha portato a una diminuzione del 5,9% del volume di mercato per il 2024 rispetto al 2023. Di conseguenza, la quota di mercato totale per le auto elettriche a batteria si è attestata al 13,6% per il 2024.

I principali gruppi automobilistici

Per quanto riguarda le performance dei singoli player del mercato dell'auto, è Volkswagen Group il primo gruppo dell'Unione europea. La quota di mercato del colosso tedesco è del 26,7% (in crescita rispetto al 26,1% dell'anno prima). 

Sebbene Stellantis si sia confermato al secondo posto, la sua quota è scesa al 16,4%, con un netto calo di immatricolazioni a dicembre (-7,3%) e sull'intero intero anno (-7,2%). Le conseguenze si stanno vedendo in Borsa, dove il titolo è in deciso calo e il prezzo si sta avvicinando alla fascia inferiore delle Bollinger bands.
Al terzo posto Renault Group (quota del 11% vs 10,9%) con 120.276 immatricolazioni a dicembre (+16,4%) e 1.173.762 nell'intero anno (+1,9%).

giovedì 16 gennaio 2025

Valute digitali, Banca Intesa è il primo istituto italiano a comprare Bitcoin

Gli investitori istituzionali continuano ad essere attratti sempre di più dal settore delle valute digitali. E negli ultimi giorni in Italia è accaduto un evento che segna una svolta per il settore. Intesa Sanpaolo ha infatti annunciato di aver acquistato Bitcoin per un milione di dollari, diventando così la prima banca italiana ad investire sulla criptovaluta più famosa al mondo.

La scelta di Intesa sulle valute digitali

Anche se si tratta di una cifra tutto sommato irrisoria, frutto dell'acquisto di 11 Bitcoin, la notizia ha comunque destato grande interesse sin da quando è stata diffusa sui social una mail interna all'istituto che annunciava il primo trade sulla più famosa delle valute digitali.

Banca Intesa non ha dato indicazioni ulteriori riguardo ai dettagli dell'operazione, ne' alla strategia che intende seguire. Ma è fuori di dubbio che quest'operazione rappresenta un importante segnale di una possibile svolta in arrivo nel nostro territorio.

Questione anche di momento...

Non è casuale probabilmente neppure il momento. Nei prossimi giorni si concretizzerà l'insediamento di Trump alla Casa Bianca, e il tycon statunitense ha strizzato l'occhio al settore delle criptovalute sin dalla campagna elettorale video, propiziando peraltro la corsa del Bitcoin fin sopra i 100.000 dollari.
Sempre sotto il profilo temporale, un altro aspetto da considerare è che pochi giorni fa è entrato in vigore il MiCAr, ossia il Regolamento Europeo sulle criptovalute.

Le parole dell'Ad Messina

L'amministratore delegato Carlo Messina ha parlato dell'acquisto di Bitcoin definendolo un "esperimento", che comunque non dovrebbe stupire più di tanto visto che Banca Intesa ha fatto quello che già da tempo fanno tutte le altre banche del mondo.
Messina ha voluto sottolineare che l'acquisto di Bitcoin rappresenta la dimostrazione che Intesa ripone grande interesse verso i canali digitali anche in termini di investimento, e che l'istituto vuole essere pronto nel caso in cui i clienti particolarmente sofisticati decidessero di effettuare investimenti nelle criptovalute.

Tuttavia ha voluto precisare che l'investimento nelle criptovalute sarebbe da riservare solo ad operatori istituzionali e clienti con grandissima professionalità. "Io stesso non investo in Bitcoin", ha sottolineato l'ad di Banca Intesa.

lunedì 13 gennaio 2025

Mercati finanziari, i trader si preparano alle prime trimestrali

Nei prossimi giorni i mercati finanziari si concentreranno su alcuni dati macro (soprattutto quelli relativi a inflazione e crescita economica), ma cominceranno ad assorbire le prime trimestrali statunitensi. Saranno le principali banche, tra cui JPMorgan Chase, Wells Fargo, Goldman Sachs e Citigroup, a pubblicare i loro risultati.

Stati Uniti in focus per i mercati finanziari

Dopo il report sul mercato del lavoro, pubblicato venerdì scorso negli USA, i mercati finanziari hanno consolidato l'aspettativa che la FED si prenderà una lunga pausa nei tagli dei tassi. 

Questa settimana si attendono i dati sull'inflazione statunitense, con il rapporto CPI che, secondo le previsioni, mostrerà un'accelerazione per il terzo mese consecutivo.
A meno di clamorose sorprese positive, questo report non smuoverà tanto il mercato dalle sue convinzioni, che hanno contribuito a spingere il dollar index a ridosso di quota 110.

Sempre a livello macro, sono attesi anche i report PPI, le vendite al dettaglio e la produzione industriale. Come detto però, i mercati finanziari prima del weekend prossimo cominceranno a concentrarsi sulla stagione degli utili, che vedrà anzitutto coinvolte alcune grandi banche. Comincerà quindi il valzer degli investitori tra ordini buy e sell, tra stop loss ordine e take profit.

Lo scenario Europeo

Nell’Eurozona, la Banca Centrale Europea pubblicherà i verbali dell’ultima riunione di politica monetaria, mentre sono attesi anche i dati finali sull’inflazione per il blocco. Si prevede che i dati finali sull'inflazione dell'Eurozona per dicembre mostreranno un tasso annuo in aumento dal 2,2% al 2,4%.
Nel Regno Unito, il calendario economico è ricco di rapporti su inflazione, PIL e vendite al dettaglio.

Cina: calendario fitto di appuntamenti

Sarà una settimana ricchissima di eventi per la Cina. Il report più atteso riguarda il PIL del quarto trimestre, che si prevede crescerà del 5,1%, rispetto al 4,6% del terzo trimestre, grazie alle misure di stimolo del governo. La crescita dell’intero anno per il 2024 dovrebbe raggiungere il 5% (fonte Pocket Option link).
Sono attesi anche i dati su esportazioni, importazioni, produzione industriale e vendite al dettaglio.

mercoledì 8 gennaio 2025

Economia Britannica, i primi cinque anni dalla Brexit sono stati una delusione

Tra poche settimane saranno ufficialmente cinque anni che il Regno Unito ha deciso di uscire dall'Unione Europea. Durante questo lasso di tempo l'economia britannica non ha fatto grandi passi in avanti, e anzi il bilancio della Brexit sembra decisamente negativo.

Come è cambiata l'economia Britannica

Le conseguenze dell'uscita dall'Unione Europea per l'economia britannica sono state illustrate in un'analisi condotta dal quotidiano britannico The Independent, che ha snocciolato alcuni numeri relativi alle problematiche legate alla separazione dai cugini europei.

Promesse disattese

Ai cittadini era stato detto che la Brexit avrebbe rafforzato la sovranità, ridotto l'immigrazione, avrebbe portato a un incremento della spesa nel sistema sanitario nazionale. Ma a conti fatti, nulla di tutto questo si è verificato. Anzi, riguardo all'immigrazione c'è stata addirittura un'impennata che ha portato ad un livello record, visto il saldo letto tra ingressi e uscite pari a 2,3 milioni (è cresciuta soprattutto quella dai paesi extraeuropei).

I conti che non tornano

Il costo finanziario della Brexit per l'economia Britannica sfiora i 35 miliardi di euro, ossia 30 miliardi di sterline al cambio attuale. La liquidazione peraltro non è ancora completata e costerà ulteriori 7 miliardi di euro al Regno Unito.

Ma l'economia britannica ha subito anche una perdita annuale di 100 miliardi di sterline di prodotto interno lordo, che secondo alcuni calcoli risulta essere inferiore del 4% rispetto a quello che sarebbe stato senza Brexit. Effetti negativi si sono avuti anche sull'inflazione, che senza la Brexit sarebbe stata inferiore dell'8% per alimentari e belli non alcolici.

Problemi per commercio e investimenti

Il Regno Unito ha accusato anche un calo del commercio (-15% a lungo termine). In particolare c'è stato un fortissimo calo dell'export di prodotti ittici (-25% in 5 anni). Ma anche il settore alimentare del suo complesso ha registrato una forte perdita (circa tre miliardi di euro) legata al calo delle esportazioni verso l'UE, per via delle complicazioni a burocratiche e dei controlli alle frontiere.

Capitolo negativo anche per gli investimenti, per lo sviluppo del mercato del lavoro e per le piccole imprese. Quelle del settore agricolo non hanno più il beneficio dei fondi europei ed hanno gravi problemi nella reclutare manodopera.