giovedì 31 luglio 2025

Tariffe e meeting della banca centrale, ecco le novità dal Brasile

Mentre dalla banca centrale del Brasile non sono giunte novità rilevanti ai tassi di interesse, che restano al 15%, la notizia importante per il paese sudamericano giunge dal fronte delle tariffe statunitensi.

La decisione di Trump sulle tariffe

Il presidente Trump ha infatti deciso di rinviare l'entrata in vigore delle tariffe al 6 agosto, cinque giorni dopo la scadenza inizialmente prevista. La mossa è legata all'incriminazione dell'ex presidente Bolsonaro (stretto alleato di Trump) per presunto complotto di un colpo di stato dopo la sua sconfitta elettorale del 2022.

Inoltre Trump ha attenuato l'impatto dei dazi esentando settori chiave, tra cui l'aviazione civile, l'energia, il succo d'arancia, la ghisa, i metalli preziosi, la pasta di legno e i fertilizzanti. Questo attenua i timori che intere aree dell'economia brasiliana sarebbero state spazzate via dal prelievo.

La riunione della banca centrale

Nel frattempo, la giornata di ieri è stata caratterizzata anche dalla riunione della Banca Centrale del Brasile, che ha lasciato il suo tasso Selic stabile al 15%. La posizione cauta assunta dal Copom riflette le aspettative di inflazione, che rimangono al di sopra dell'obiettivo per il 2025 e il 2026, rispettivamente al 5,1% e al 4,4%.
Tra le ragioni che hanno spinto la BCB a confermare i tassi c'è anche l'aumento della volatilità delle condizioni finanziarie globali, dovuto alle politiche fiscali e commerciali degli Stati Uniti, nonché l'aumento delle tensioni geopolitiche.

Il Copom ha sottolineato la necessità di un periodo prolungato di politica significativamente restrittiva per indirizzare l'inflazione verso il suo obiettivo del 3%. Sebbene il comitato abbia segnalato una pausa nel suo ciclo di inasprimento per valutare gli effetti ritardati, ha anche ribadito la sua disponibilità a riprendere i rialzi se le pressioni inflazionistiche persisteranno.

La reazione del mercato

Sul fronte valutario, il real brasiliano si è stabilizzato a 5,57 per USD, ma resta comunque vicino al minimo toccato a inizio giugno. L'indicatore RSI evidenzia una situazione di equilibrio tra forze rialziste e ribassiste. Il real è stato favorito negli ultimi mesi dal maggior tasso reale del Brasile, che attira flussi di carry trade.
Intanto l'indice Ibovespa è salito dell'1% chiudendo a 133.990 mercoledì, sostenuto dal sollievo per le esclusioni dell'ultimo minuto dalla tariffa del 50% di Washington sulle esportazioni brasiliane.

martedì 29 luglio 2025

Lavoro, supera i 44 anni l'età media degli occupati italiani

Le conseguenze dell'invecchiamento demografico sono sempre più evidenti sul mercato del lavoro italiano. L'età media dei dipendenti infatti cresce ancora e arriva a 44,2 anni, ossia oltre due anni in più rispetto all'età media che c'era nel 2019 (pari a 42 anni).

Dato preoccupante sul lavoro

E' quanto viene messo in evidenza da un'analisi condotta da Confesercenti sulla base dei dati forniti da INPS, Istat e camerali. I numeri riguardo all'età media di chi ha un lavoro nel nostro paese evidenziano una tendenza preoccupante che è frutto di due concause. Da una parte c'è il calo del numero dei giovani al lavoro, dall'altra invece la crescita forte degli over 50.

Sempre meno giovani al lavoro

Lo scenario più preoccupante riguarda l'andamento dell'occupazione giovanile. Dal 2004 al 2024 le persone in età compresa tra i 15 e 34 anni che hanno un lavoro sono calati di oltre due milioni. C'è stato un calo anche nella fascia compresa tra 35 e 49 anni, con un milione di lavoratori in meno. Allo stesso tempo c'è stato un vero e proprio boom degli over 50, che nell'ultimo ventennio sono cresciuti di quasi 5 milioni. In questo numero va sottolineato la presenza di un milione di lavoratori già pensionati, soprattutto autonomi e professionisti.

Le difficoltà dei giovani

Il calo dei giovani si spiega soprattutto con l'allungamento dei percorsi di studio, che fanno affacciare sul mercato del lavoro in età sempre più matura. Peraltro molto spesso questo ingresso è reso difficile dalla maggiore diffusione dei contratti cosiddetti pirata, ossia quelli al ribasso rispetto ai contratti collettivi più rappresentativi. Fenomeni che finiscono anche per scoraggiare la ricerca di un lavoro. Al tempo stesso l'invecchiamento della popolazione in età lavorativa deriva anche dall'innalzamento dei requisiti pensionistici.

Al Sud età media anche oltre i 50 anni

Dal punto di vista geografico, la più alta età media di chi ha un lavoro si registra al centro Italia, dove si toccano i 44,6 anni. Leggermente più indietro è il nord, con 44,4 anni. Al Sud si sfiorano i 44 anni. Come si vede il fenomeno è abbastanza trasversale lungo tutto lo stivale italiano. A livello regionale, l'Umbria è quella con l'età media più alta del lavoro, ben 54,1 anni. Superano i 50 anni anche molte regioni del Sud Italia.

mercoledì 23 luglio 2025

Tariffe, l'accordo USA-Giappone spinge i mercati asiatici

La notizia positiva dal fronte delle tariffe commerciali arriva all'improvviso: dopo otto round di negoziati, USA e Giappone hanno raggiunto un accordo che riduce sensibilmente l'impatto dei dazi americani sull'export nipponico. Questo mette il turbo ai mercati azionari asiatici, e in particolar modo ai titoli del settore auto.

L'intesa tra Washington e Pechino sulle tariffe

Il presidente Trump ha pubblicato un post sui social annunciando un accordo commerciale "imponente" con il Giappone. Le tariffe statunitensi saranno del 15%, una percentuale decisamente inferiore al 25% minacciato in precedenza. Trump ha anche affermato che il Giappone investirà 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti e aprirà i suoi mercati a un maggior numero di automobili e prodotti agricoli statunitensi (tra cui il riso).

Un aspetto importante, sottolineato della stampa statunitense e giapponese, è che i dazi sulle automobili scendono al 15% per le aziende giapponesi, mentre le tariffe su acciaio e alluminio rimangono al 50%. 

Brinda il settore auto

La questione automobili è stata un punto particolarmente controverso nei negoziati commerciali tra i due paesi. Le esportazioni di auto verso gli Stati Uniti sono un pilastro dell'economia giapponese, rappresentando il 28,3% di tutte le spedizioni nel 2024, secondo i dati doganali. 

Questo spiega perché le case automobilistiche giapponesi hanno registrato le migliori performance sul Nikkei  (+3,75%), che ha raggiunto il massimo annuale dopo l'annuncio di Trump.
Le azioni del colosso Toyota sono andate in rialzo di oltre il 10%, e i segnali operativi gratuiti di trading puntano tutti sul rafforzamento dei titoli di questo settore.

La reazione dei titoli di Stato e dello Yen

Il movimento di mercato più significativo ha riguardato i titoli di Stato giapponesi: i rendimenti dei JGB hanno registrato un picco mentre i futures sono scesi bruscamente a 137,65.

Lo yen ha oscillato nelle prime contrattazioni a Tokyo, per poi rafforzarsi nuovamente dopo la notizia sui dazi sulle auto. Ma non c'è stato alcuno slippage Forex. L'effetto positivo si è ridotto quando alcuni rumors suggeriscono che il primo ministro Shigeru Ishiba potrebbe presto dimettersi, nonostante l'annuncio dell'accordo commerciale con gli Stati Uniti. Le tensioni politiche si sono intensificate dopo che la coalizione di governo ha perso la maggioranza nella camera alta durante le elezioni del fine settimana, aumentando le preoccupazioni degli investitori sulla stabilità della leadership.

lunedì 21 luglio 2025

Consumi troppo alti, l'economia del riciclo da sola non basta

Per viaggiare verso un sistema economico che sia pienamente sostenibile è importante la cultura del riciclo. Tuttavia, da sola non basta, o almeno non può essere sufficiente fin quando il livello dei consumi continuerà ad essere così elevato. 

Il vero problema è nei consumi

Viviamo in un'epoca caratterizzata ancora dal paradigma culturale del "prendi, produci, getta". Dovremmo invece virare con decisione verso il motto "riduci, riutilizza, ricicla". Bisognerebbe ridurre i consumi, ma in base a un recente report di Deloitte Global la situazione sembra essere molto lontana da questo traguardo.

Il report 

Nel rapporto "Circularity Gap Report 2025" viene messo in evidenza a che punto siamo nel passaggio dall'economia lineare a quella circolare. Per determinare questo scenario, sono stati sviluppati 11 indicatori e 23 sotto-indicatori, mettendoli a disposizione di aziende, organizzazioni e decisori politici, cui spetta il compito di decidere dove e come intervenire. Vediamone i dati fondamentali.

Alcuni numeri 

L'esito di questo screening è che utilizziamo circa 106 miliardi di tonnellate l'anno di materiali per soddisfare la richiesta dell'economia globale. Eppure, soltanto il 6,9% proviene da fonti riciclate. Per restare entro i limiti degli obiettivi dell’Accordo di Parigi bisogna che il tasso di circolarità salga prepotentemente al 17% entro il 2032. La cosa grave è che nell'ultimo decennio questa percentuale è calata. Significa che i consumi sono cresciuti più di quanto cresce la cultura del riciclo.

È impressionante sottolineare che soltanto il 3,8% dei materiali riciclati deriva da rifiuti domestici, ossia da oggetti di uso quotidiano che vengono scartati dalle famiglie. Se tutto ciò che è riciclabile fosse effettivamente riciclato, anche senza ridurre i nostri consumi l'economia circolare balzerebbe al 25%.

I vantaggi dell'economia del riciclo

Se riuscissimo a compiere un passo deciso verso il passaggio dall'economia lineare a quella circolare otterremo notevoli vantaggi. Oltre a ridurre drasticamente il numero di materiali che vengono sfruttati (talvolta creando anche danni alla natura), avremmo un contributo importante alla lotta contro le missioni di gas serra, proteggeremmo in misura maggiore la biodiversità e aumenteremo anche la resilienza del modello di sviluppo economico.
Fin quando invece il 90% di ciò che utilizziamo si trasforma alla fine in rifiuto o emissioni, questo circolo virtuoso non andrà mai a progredire.

martedì 15 luglio 2025

Prezzo dell'argento sulla rotta dei 40 dollari per oncia

Si parla tanto dell'oro, che sta stracciando tutti i record negli ultimi mesi. Ma c'è un altro metallo che sta viaggiando su binari simili. Il prezzo dell'argento è salito sui massimi di 14 anni, grazie a un mix di fattori che agiscono da propulsore. Quest'anno, il metallo prezioso è in rialzo del 33%.

La situazione del prezzo dell'argento 

I futures sull'argento del Comex per settembre sono saliti oltre i 39 dollari l'oncia (come non accadeva dal 2011), causando un netto ampliamento dello spread tra i prezzi dell'argento di Londra (spot) e di New York (future), e spingendo gli acquisti di opzione vanilla put o call. Va ricordato che la differenza di prezzo dell'argento in questi mercati è solitamente minima (vedi grafico sotto).

I driver rialzisti di mercato

Gli investitori stanno acquistando l'argento alla ricerca di protezione dalla svalutazione del dollaro statunitense (come accade per l'oro). Lo status del dollaro statunitense come bene rifugio per i capitali è stato messo in discussione, ma in questo momento l'oro - tradizionale copertura contro l'incertezza - è ritenuto sopravvalutato

Il rapporto oro/argento è stato storicamente intorno al 65, mentre ora è a 93. Ciò significa che l'argento è più economico rispetto all'oro.
Per questo i mercati stanno scegliendo sempre di più l'argento. Gli investimenti in ETF garantiti dall'argento hanno registrato una forte accelerazione, con gli operatori di mercato che hanno acquistato oltre 300 tonnellate a giugno, rispetto alle 150 tonnellate del mese precedente.

Tensioni commerciali e deficit di offerta

Anche le rinnovate tensioni commerciali globali, che hanno sostenuto la domanda di metalli rifugio, stanno alimentando l'indicatore momentum trading dell'argento. Il mercato teme che i dazi di Trump possano innescare una forte turbolenza, con ripercussioni sull'economia globale.

Ci sono anche delle questioni operative che spingono in questa direzione. A differenza dell'oro, l'argento è ampiamente utilizzato nell'industria (è necessario per la saldatura, i pannelli solari, le batterie e i rivestimenti in vetro) e la domanda di questo metallo supererà l'offerta quest'anno. Questo deficit di offerta è un fattore fortemente rialzista per il prezzo dell'argento
Le scorte a Londra sono al livello più basso mai registrato, e ciò suggerisce che il mercato raggiungerà l'equilibrio solo attraverso prezzi più alti.

giovedì 10 luglio 2025

Spesa dei turisti in aumento, l'Italia può essere felice

Giungono ottimi segnali per il turismo italiano, perché secondo il focus sulle vacanze pubblicato dall'Osservatorio Turismo Confcommercio, quest'anno 30,5 milioni di italiani si concederanno una vacanza durante la bella stagione, ossia 1,5 milioni in più rispetto al 2024. Ancora più importante il fatto che la spesa complessiva dovrebbe superare i 35 miliardi di euro.

Torna a crescere la spesa

Questi numeri sono estremamente importanti per il turismo perché evidenziano che, dopo anni in cui hanno prevalso cautela e incertezza, il turismo domestico è tornato ad essere robusto, e questo alimenterà la spesa complessiva.

L'indagine evidenzia che il 91% degli italiani programmerà viaggi nel bel paese (esclusivamente e non), mentre solo il 9% trascorrerà le proprie vacanze estive soltanto all'estero.

Avanza il gradimento verso il mese di luglio

È interessante notare che il mese di luglio è quello caratterizzato dal maggior numero di partenze per vacanze lunghe. Rispetto ad allo stesso mese dello scorso anno, faranno così 800.000 persone in più. L'incremento dei turisti italiani e la scelta che privilegia il mese di luglio rappresentano un'opportunità importante per il settore turistico, che resta uno di quelli trainanti dell'intero PIL italiano.

Analisi della spesa

Per quanto riguarda la spesa media complessiva messa a budget dai vacanzieri, con riferimento a tutto il quadrimestre estivo, siamo attorno ai 1170 euro a persona, in linea con quella dello scorso anno.

Tuttavia la distribuzione di questa spesa cambia, perché la percentuale più alta (in media 930 euro) rimane quella di agosto, ma quella di luglio si avvicinano notevolmente (820€). Segue poi il mese di settembre con una spesa media di 750 a testa, e infine giugno con €650.

Le scelte di viaggio

La destinazione preferita del popolo dei vacanzieri in Italia è il mare, scelto dal 24% degli italiani per almeno una delle sue vacanze del periodo estivo. Le mete preferite dell'estate 2025 sono Puglia e Trentino Alto Adige, ma se consideriamo soltanto le vacanze di più lungo periodo allora in cima alla classifica delle preferenze c'è la Sardegna. Il pernottamento per le proprie vacanze sarà soprattutto in una struttura alberghiera (21%), ma sarà boom per i bed and breakfast (17%). 

domenica 6 luglio 2025

Investitori, è la settimana del dentro o fuori sul fronte commerciale

Nel corso di questa settimana la questione commerciale sarà l'evento più importante per gli investitori. Ci saranno comunque anche degli appuntamenti macroeconomici importanti, come la pubblicazione dei verbali del FOMC degli Stati Uniti e le decisioni di politica monetaria in Australia e Nuova Zelanda.

L'evento clou per gli investitori 

La scadenza del 9 luglio fissata da Donald Trump come termine ultimo per la sospensione dei dazi cade questo mercoledì, e dalla Casa Bianca sono già partite delle lettere formali ai partner commerciali avvertendoli sulle tariffe che dovranno affrontare se non ci saranno degli accordi.

Gli investitori erano convinti che si sarebbe arrivati a questa data con progressi sostanziali nei negoziati, ma invece allo stato attuale soltanto Regno Unito, Cina e Vietnam sono riusciti a raggiungere un accordo quadro con gli Stati Uniti.

Inutile sottolineare che l'eventuale entrata in vigore dei dazi avrebbe delle ripercussioni fortissime sui mercati.

Dati macro negli USA

Il calendario economico degli Stati Uniti prevede la pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione di politica monetaria della Fed. Ciò potrebbe dare qualche indicazione in più sulla futura politica monetaria statunitense, e imprimere una direzione anche al dollaro. Il biglietto verde negli ultimi giorni è rimasto attorno quota 97, dopo aver accennato a una candela inverted hammer trading.

Gli appuntamenti in Europa

Non ci sono grandi dati in uscita in Europa, che comunque propone per gli investitori un interessante report sulla produzione industriale tedesca e le vendite al dettaglio della Eurozona. Queste ultime potrebbero diminuire per la prima volta in cinque mesi. Anche i dati finali sull'inflazione di giugno in Germania, Italia e Francia saranno interessanti per gli investitori.
Nel Regno Unito invece l'attenzione sarà rivolta al PIL e alla produzione industriale.

NB. Se ambite a diventare degli investitori sui mercati finanziari, uno delle cose da conoscere bene è come tracciare supporti e resistenze.

Il resto del mondo

Diversi eventi sparsi per il mondo saranno oggetto di grande attenzione dei mercati finanziari. Innanzitutto ci saranno le riunioni di politica monetaria della Reserve Bank of Australia e della Reserve Bank of New Zealand. La RBA dovrebbe tagliare i tassi di interesse per 25 punti base, a causa dell'indebolimento dell'inflazione e delle prospettive economiche. L'istituto neozelandese invece dovrebbe lasciare invariato il tasso ufficiale di interesse al 3,25%.
In Cina e tanto grande attenzione per i dati sull'inflazione, che dovrebbe rimanere invariata su base annua.

mercoledì 2 luglio 2025

Export, l'agroalimentare italiano comincia a risentire dei dazi USA

Uno dei punti di forza dei prodotti Made in Italy sono quelli relativi al settore agroalimentare. Essi contribuiscono in modo forte al nostro export, soprattutto quello in direzione degli Stati Uniti. Proprio per questo motivo i dazi commerciali rappresentano una minaccia forte per il nostro paese.

Ad aprile segnali di frenata nell'export

Quando ormai mancano pochi giorni alla scadenza del termine di sospensione per l'entrata in vigore delle tariffe reciproche, Coldiretti lancia un allarme riguardo all'export di prodotti agroalimentari negli Stati Uniti.

Nel mese di aprile, quando sono entrate in vigore le tariffe aggiuntive sulle merci europee, prima al 20% e poi al 10%, c'è stata una drastica riduzione dell'export agroalimentare verso gli Stati Uniti. Ad aprile dell'anno precedente c'era stata una crescita del 28%, questa volta la crescita è stata appena dell'1,3%. Un campanello d'allarme che fa capire quanto sia importante le trattative in corso tra Unione Europea e USA.

Anche rispetto al primo trimestre del 2025, quando c'è stato un aumento dell'export dell'11%, il confronto su base annuo è negativo.
Per avere una misura più chiara delle conseguenze delle tariffe sull'export agroalimentare italiano bisognerà vedere i dati di maggio e giugno, quando l'effetto scorte non sarà più visibile.

I segmenti che manifestano i primi problemi

Nel frattempo Coldiretti ha evidenziato i segnali di difficoltà che arrivano soprattutto da alcuni segmenti dell'agroalimentare italiano. Dati fortemente negativi arrivano dal mercato del vino, che ha registrato un calo del 9% nel mese di aprile, rispetto all'aumento del 18% che c'era stato ad aprile del 2024. Anche il segmento dei formaggi manifesta una forte frenata, perché benché l'export sia cresciuto del 7%, è lontano lontano dal 24% dell'anno scorso. Per l’olio d’oliva si passa dal +75% al -17%.

Il rischio italian sounding

Mentre il nostro export si riduce, crescono i danni collaterali legati al fenomeno dell'Italian sounding. Sono sempre di più i prodotti che richiamano il made in Italy ma in realtà non hanno nulla di italiano, né come origine né tanto meno come qualità. Ma intanto rosicchiano quote di mercato ai prodotti autentici. Gli USA sono in testa per la produzione di falsi Made in Italy, con un valore di oltre 40 miliardi, in particolare nei formaggi.