venerdì 28 settembre 2018

Tesla crolla in Borsa, Musk accusato di frode dalla SEC

La SEC affonda il titolo Tesla a Wall street, dove perde l'11%. Per il colosso di Elon Musk sono in arrivo problemi davvero grossi, visto che ha avviato una causa per frode e dichiarazioni false e fuorvianti agli investitori. Il riferimento è al tweet con il quale lo scorso 7 agosto Musk comunicò l'intenzione di rendere privata la società di auto elettriche con un delisting a 420 dollari per azione, assicurando di avere i fondi per l’operazione, con i sauditi parte dell’operazione. Un’operazione da molti definita come un tentativo di manipolazione del prezzo delle azioni Tesla.

La vicenda di Tesla

tesla muskLa SEC - che è l'equivalente della nostra Consob - accusa Musk di non aver mai discusso della privatizzazione a 420 dollari per azione con alcuna potenziale fonte di finanziamento, e per questo di aver frodato gli investitori. Inoltre nella denuncia depositata presso un tribunale di New York, sostiene che le dichiarazioni di Musk erano «false e ingannevoli».

L'organo di vigilanza americano ha fatto presente che la responsabilità di un CEO nei confronti dei suoi azionisti includono la necessità di agire scrupolosamente, avendo cura di fare annunci veritieri e accurati. La SEC ha poi ribadito: "Né lo status di celebrità né la reputazione di innovatore tecnologico forniscono un’esenzione dalle leggi federali”. In pratica il fatto di essere una star non esonera Musk dal rispetto delle leggi.

Musk ha risposto alle accuse della SEC, ritenendole «ingiustificate». Egli ha inoltre confermato di non aver mai compromesso la propria integrità. Tuttavia rischia davvero grosso: se verrà ritenuto colpevole, non potrà più operare come officer e direttore di una società quotata.

Tesla crolla in Borsa


La vicenda non poteva non avere un impatto immediato sul già turbolento percorso di Tesla, minato di recente da altri crolli in Borsa dopo l’addio di 2 manager e Musk che fuma marijuana (peraltro alcune voci parlano del possibile addio anche del vice presidente della gestione globale, Liam O’ Connor). A Wall Street le azioni della scoietà californiana hanno scambiato in profondo rosso. Nelle contrattazioni after hours le azioni sono arrivate a perdere oltre il 12%.

mercoledì 26 settembre 2018

Brexit, continua il muro contro muro tra Bruxelles e Londra

Ogni volta che si è sul punto di fare grossi passi avanti, Londra e Bruxelles finiscono per fermarsi facendone anzi uno indietro. La questione Brexit continua ad essere un motivo di tensione all'interno del Vecchio Continente. Ma la cosa più grave è che questa querelle ha un esito ancora tutto da definire.

Le tensioni sulla Brexit

Eppure il tempo stringe. Sono passati due anni dal referendum choc con cui i cittadini britannici decisero di lasciare la UE, e di passi avanti sui negoziati che dovrebbero definire i termini dell'addio ne sono stati fatti pochi. Appena pochi giorni fa il vertice Ue di Salisburgo ha segnato un nuovo capitolo della incomunicabilità tra Londra e Bruxelles sulla Brexit. Mancano solo 6 mesi dall’uscita del Paese, fissata per fine marzo 2019, e non si vede una via per raggiungere un accordo.

Come se non bastassero già le difficoltà tra i due poli, ci si mettono anche le turbolenze interne alla stessa Gran Bretagna. Il primo ministro Theresa May è in balia degli estremismi Tory, schiacciata dai risultati economici non proprio brillanti e messa sotto pressione dal numero crescente di “pentiti” della Brexit, ovvero coloro che a distanza di due anni ritengono che votare per l'uscita fu un errore. A tutto questo si aggiunga l'ipotesi di nuove elezioni anticipate in novembre, che certo non sarebbero il massimo visto che si sta entrando nella fase finale e decisiva di una partita - quella con Bruxelles- cominciata male e che potrebbe finire peggio.  Intanto la sterlina negli ultimi sei mesi ha perso l'8% contro il dollaro e il 2,5% contro l'euro, con alcuni indicatori che rivelano il rischio di ulteriori ribassi (qui è spiegato come funziona momentum indicatore trading Forex).

Rischio Brexit "no deal"

Il guaio è che questa partita richiede alla Gran Bretagna un approccio completamente diverso rispetto al passato. Sono stati abituati a trattare alla pari con la Ue, prendendo dall’Europa quello che fa loro comodo ma non il resto. Ma il loro Pil rappresenta soltanto un sesto di quello Europeo. Le proposte di negoziare come se i rapporti di forza fossero uguali sono inaccettabili per la UE. Se anche alleati tradizionali come Olanda, Belgio e i paesi scandinavi sono con loro, un motivo ci sarà.

Consiglio: gli aspetti geopolitici sono importantissimi per il mercato valutario. Non penate solo a quale broker forex scegliere, perché se poi non sapete come operare al meglio sarà tutto inutile.

Per Bruxelles ci sono solo due strade alternative: un Regno Unito fuori dalla Ue ma che rispetta tutte le regole del mercato unico e versa la sua quota nel bilancio Ue, oppure un Regno Unito che si comporta da paese terzo a tutti gli effetti, che non partecipa al mercato unico e che stipulato con Bruxelles un accordo di libero scambio. Le comode vie di mezzo (avere accesso libero al mercato senza subire gli obblighi che invece hanno tutti gli altri) che vorrebbero loro non sono ammesse. Il rischio di arrivare a un muro contro muro è sempre più forte, con il Regno Unito che rischi a di farsi molto male ma con l'Europa che comunque ha tutto l'interesse che ciò non accada.

lunedì 24 settembre 2018

Lavoro, alcuni settori sopravvivono grazie agli immigrati

In alcuni settori il lavoro è fortemente caratterizzato dalla presenza di immigrati. E loso sono al punto tale che senza di loro, probabilmente tali lavori sarebbero destinati a scomparire.

Il luogo comune che gli immigrati "sottraggono" lavoro agli italiani viene così fortemente smentito. La realtà racconta infatti che ci sono alcune occupazioni che gli italiani non vogliono più avere, mentre gli stranieri sono disposti a fare pur di portare a casa uno stipendio (che spesso peraltro è anche in nero oppure molto basso). Alcuni di questi lavori sono oggettivamente caratterizzati da una forte presenza di immigrati. Ad esempio colf, baby sitter, badanti, venditori ambulanti. Se prendiamo il caso delle colf, circa il 70% sono straniere dell'est, e sono in rari casi è uno sbocco professionale tenuto in considerazione dalle donne italiane (soprattutto perché richiede un impegno lavorativo che sacrifica la vita familiare).

I lavori a forte partecipazione straniera

Nella classifica dei lavori a forte componente straniera ci sono i domestici con il 69,1%, seguito da badanti al 59,6%. Tutti mestieri che i giovani non vogliono più fare. E' equamente diviso tra italiani e non il settore degli ambulanti. Un terzo dei braccianti agricoli e degli operai edili è straniero. Nella classifica entrano anche gli addetti alle pulizie alberghi (27,4%) e addetti non qualificati alle merci (26%). Chiudono i custodi, addetti alla ristorazione e falegnami.

Nel complesso l'ultimo decennio la quota di partecipazione della forza lavoro straniera in questi ambiti è salita da 1,7 milioni a 2,4 milioni (elaborazione dati Istat). Il contributo dei lavoratori stranieri al PIL italiano è di circa 130 miliardi di euro. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di lavori a bassa qualifica. Il 34% opera nei settori non qualificati, il 28% come operai specializzati e il 7% in lavori qualificati. Gli italiani invece per il 31% sono impiegati o addetti alla vendita, il 22% è operaio specializzato o operaio, altrettanti sono impiegati in ruoli tecnici e solo l’8,3% è attivo in lavori non qualificati. Gli italiani hanno il primato nei ruoli tecnici, docenti, contabili, informatici ma per la figura di venditore ambulante fa a gara con gli stranieri.

sabato 22 settembre 2018

Sterlina, la Brexit spegne subito il sentimento rialzista

Anche nel corso di questa settimana la sterlina ha vissuto sopra una altalena. Le prospettive rialziste della valuta britannica si sono notevolmente affievolite dopo un disastroso incontro informale con i vertici UE riguardo alla questione Brexit.

La settimana della sterlina

Eppure la settimana della sterlina era cominciata bene, con i rumors positivi riguardo a un possibile accordo con Bruxelles. Poi però il cambio di rotta. La UE ha detto al Regno Unito che il piano sul confine irlandese era impraticabile e avrebbe necessitato di importanti revisioni, cosa che il Regno Unito ha però escluso.

In circostanze normali, tutto questo avrebbe provocato un contraccolpo molto forte sula valuta condita a una visione nettamente ribassista circa il futuro.Tuttavia la sterlina ha solo burciato i suoi guadagni, senza scivolare ancora più giù. Il motivo è che i mercati sanno che entrambe le parti hanno bisogno di stringere un accordo, dal momento che un "no-deal" influenzerebbe negativamente entrambe le economie.

I prossimi appuntamenti

Si prevede comunque che la volatilità della sterlina aumenterà notevolmente nelle prossime settimane (qui è indicato quali sono le coppie di valute più volatili forex), soprattutto a poco a poco che ci si avvicinerà al vertice ufficiale dell'UE di ottobre e il vertice UE "di emergenza" di novembre. Proprio l'incontro di metà novembre sarà l'ultima occasione per concludere un accordo prima della data Brexit del marzo 2019. Prima di quella data però ci sarà un appuntamento "interno" molto importante, visto che si terrà la conferenza annuale del Conservative Party a partire dal 30 settembre. Potrebbe esserci qualche problema per il Primo Ministro britannico nel convincere il partito a sostenerla ancora.

Suggerimento: se vi interessano gli investimenti sulle valute, studiate bene la classifica piattaforme di trading online migliori.

A livello macro invece, settimana prossima è atteso il dato finale del PIL del secondo quarimestre, mentre il governatore della BoE Mark Carney sarà sul palco in una conferenza a Francoforte giovedì, e potrebbe dirci cose interessanti.

mercoledì 19 settembre 2018

Banche, prestiti in aumento e tassi ai minimi storici

Crescono prestiti alle famiglie, alle imprese e anche i mutui. Questo è il quadro dipinto dall'ABI (Associazione Bancaria Italiana) nel suo rapporto mensile relativo al mese di agosto che illustra la situazione delle banche nel nostro paese.

La fotografia di prestiti e raccolta bancaria

Durante il mese estivo i prestiti erogati dalle banche operanti in Italia sono stati pari a 1.734 miliardi di euro, confermando la crescita di quest'ano rispetto a un anno fa (+1,9%) esattamente come accade da un biennio. Riguardo ai mutui invece, il mercato segna una crescita di +2,2% su base annua.

Come qualità del credito l'Italia migliora. Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) sono diminuite a 40,1 miliardi di euro, confermando un trend molto positivo visto che in 19 mesi si sono ridotte di quasi il 54%. Ricordiamo che il picco di sofferenze nette fu raggiunto a novembre 2015 a quota 88,8 miliardi.

Raccolta e tassi


Sono stati invece 1.713 i miliardi della raccolta da clientela, che registra ad agosto 2018 una variazione su base annua di +0,3%. I depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono saliti di circa 56,7 miliardi ad agosto rispetto a un anno fa, con una variazione percentuale del 4% su base annuale. In controtendenza invece la raccolta a medio e lungo termine (obbligazioni), che arretra di 52,3 miliardi (-17,2%). Se consideriamo l'ultimo decennio, ovvero dallo scoppio della crisi del 2007, la raccolta complessiva è cresciuta da 1.549 a 1.713 miliardi di euro.

Riguardo ai tassi di interesse, quelli sui prestiti alla clientela si collocano sui minimi storici: quello medio è pari al 2,59%, minimo storico. Sui mutui il tasso per acquisto di abitazioni è pari a 1,88% (sul totale dei mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è risultato pari a 1,51%. I tassi applicati alla raccolta è pari in Italia a 0,73%.

lunedì 17 settembre 2018

Inflazione in focus nel calendario macro della settimana

Si pare una settimana molto interessante sotto il profilo macroeconomico, il cui clou sarà il dato sull'inflazione in Europa. Senza dimenticare però che il focus degli investitori sarà ancora sulla questione commerciale tra USA e Cina, che sembrava potersi indirizzare verso una soluzione positiva e invece è tornata a farsi pesante.

Il clou è l'inflazione

Nel calendario economico il primo appuntamento chiave è lunedì in tarda mattinata, con il dato sull’inflazione dell’Eurozona. Un report che interessa soprattutto alla luce della riunione BCE tenutasi giovedì scorso, che non ha portato alcun cambiamento significativo sul fronte Quantitative Easing e dei tassi di interesse. Ricordiamo che settimana scorsa l'euro ha toccato nuovamente quota 1.17 contro il dollaro, salvo poi scendere di nuovo (con possibile formazione sul grafico di un pattern 123 uncino Ross (guida). Sempre in Europa occhi puntati al Pil della Francia, ai PMI di manifatturiero, composito e servizi e anche alla fiducia dei consumatori. Per noi saranno interessanti anche i dati riguardanti la bilancia commerciale italiana ma soprattutto quelli sulll'industria, con fatturato e ordinativi ad alzare il velo sulle condizioni del settore.

Fuori dalla UE


L'inflazione sarà protagonista anche nel Regno Unito, dove sono in uscita anche i report su inflazione, prezzi di produzione, vendite al dettaglio e anche il bollettino trimestrale della Bank of England. Ricordiamo che l'istituto centrale britannico appena pochi giorni fa ha confermato la propria politica monetaria.

Consiglio: chi è interessato a fare operazioni sulle valute, dovrebbe studiare bene i migliori siti trading online affidabili prima di scegliere quello più adatto alle sue esigenze.

L'andamento del mercato occupazionale statunitense (richieste di sussidi) sarà l'appuntamento clou cui i dati macro americani. Sempre l'andamento dell'inflazione sarà al centro dell'interesse riguardo Giappone e Canada venerdì prossimo.

sabato 15 settembre 2018

BCE-Italia, altro scontro. Savona attacca Draghi: "Si procura poteri non previsti"

Continua ad essere teso il clima tra la BCE e il Governo italiano. Stavolta è toccato al ministro per gli affari europei Paolo Savona entrare a gamba tesa proprio sul numero uno della Eurotower Mario Draghi.

Le frasi di Savona sul capo della BCE

Nel corso di "Proxima", la festa nazionale di Sinistra italiana-Leu a Torino, il Ministro ha commentato le parole di di ieri di Draghi, che aveva detto che troppe parole hanno fatto male all'Italia (il riferimento era all'allargamento dello spread) e che adesso la BCE aspetta i fatti. "Draghi si è procurato dei poteri che non avevamo previsto - ha attaccato Savona - Fa interventi sui cambi di cui sappiamo molto poco. Propongo che tali poteri vengano messi nello Statuto in modo che poteri e responsabilità coincidano". Parole inevitabilmente destinate ad aprire un nuovo fronte polemico tra Roma e Bruxelles. Savona ha usato bastone e carota: "Draghi è stato un valente Presidente che ha operato in una condizione di grandi difficoltà. Il problema è che le istituzioni devono essere ben regolate per ogni circostanza, cosa che attualmente manca".

Paolo Savona era il ministro dell'Economia designato da M5S e Lega lo scorso mese di maggio, quando fallì il primo tentativo di varare un governo Conte proprio per l'opposizione di Mattarella alla nomina di Savona. Il motivo fu la possibile reazione dei mercati alla nomina di un anti-euro come ministro dell'Economia.

Savona, l'euro e i conti pubblici

Il ministro Savona ha parlato anche della moneta unica e i suoi difetti. "L'Europa è utile al nostro Paese e l'euro è una parte indispensabile, ma la costruzione non è perfetta. Possiamo giustificare le imperfezioni del 1992, non possiamo giustificare quelle del 2018, 2019 e cammin facendo".

Savona ha provato ad essere rassicurante sul fronte dei conti pubblici, altro tema caldo nel rapporto con la BCE. "Ho incontrato Oettinger (il Commissario Europeo per il Bilancio), abbiamo discusso per un'ora e ci siamo intesi. Gli ho detto che lui deve rispondere alla Commissione, io al Parlamento che mi ha approvato, dobbiamo cercare qual è il punto di appoggio sul piano pluriennale europeo. Quello che io vedo in privato, come accade all'interno del mio governo, e quello che leggo non coincidono".

giovedì 13 settembre 2018

Ethereum, il crollo degli ultimi tempi porta su nuovi minimi

Non è affatto un bel momento per Ethereum, che dopo aver infranto al ribasso la soglia psicologica di 200 dollari, si avvia ad aggiornare ancora i minimi annuali dopo averlo già fatto nella giornata di mercoledì.

Il crollo di Ethereum e altre altcoins

La caduta di Ethereum non è certo un fatto isolato nel panorama delle valute virtuali, ma di sicuro è il più eclatante. Lo scivolone degli ultimi giorni segnato dalle altcoins, ha riportato il mercato delle criptovalute sui livelli del mese di ottobre del 2017, quindi prima del grande rally a cavallo tra dicembre e gennaio 2018 che spinse tutte le criptomonete a nuovi massimi storici. Altri tempi rispetto a quello che succede oggi. Da quel picco di gennaio, la capitalizzazione complessiva delle valuti digitali ha perso qualcosa come 640 miliardi di dollari.

Consiglio: se volete fare investimenti su asset digitali, studiate bene il trading con i bitcoin come funziona in Italia.

Le turbolenze dell'ultimo periodo sono dovute ada alcune notizie. Ad agosto le autorità Usa hanno dato un nuovo stop ad alcuni exchange-traded fund, ovvero strumenti finanziari derivati che "replicano" l'andamento delle criptovalute. Un segnale di inaffidabilità, hanno interpretato i mercati.

I numeri

Tornando ad Ethereum, è balzato all'onore delle cronache per un crollo intorno al 10% in avvio di settimana, dopo un week-end già difficile (suggeriamo di vedere l'andamento dell'indicatore Relative volatility index RVI). Nella seduta di mercoledì le contrattazioni si sono aperte a 185,17 e chiuse a 183,17 dollari. Nel frattempo erano stati toccati nuovi minimi a 167,32 dollari. Adesso è in atto un piccolo recupero, ma se il mercato non riuscisse a consolidare sopra il supporto posto a 200 dollari, allora potremmo assistere a nuove vendite. Peggio ancora se invece dovessimo infrangere l'altro supporto posto a quota 150.

Questo declino di Ethereum non fa altro che accrescere il tasso di dominanza di Bitcoin, al punto tale che molti analisti ritengono che alla fine di questa lunga mattanza, forse il solo Bitcoin sul mercato delle cripto sarà l'unico sopravvissuto.

lunedì 10 settembre 2018

Mercato dell'acciaio, l'Europa non subisce contraccolpi dai dazi USA

Il temuto contraccolpo per l'introduzione dei dazi, al momento non s'è fatto sentire sul mercato dell'acciaio. I produttori europei infatti non se la stanno passando affatto male, con gli ordinativi che sono rimasti abbastanza tonici. Peraltro questo è accaduto durante un periodo tradizionalmente blando come quello estivo.

L'andamento del mercato dell'acciaio

Com'è noto, gli Stati Uniti hanno imposto un dazio sull’importazione di prodotti d’acciaio del 25% che è scattato a giugno scorso (oltre a ulteriori tariffe sull'alluminio per il 10%). Una misura che ha scatenato le proteste da parte dei produttori e dei politici di tutta l’Unione Europea. Angela Merkel definì le tariffe come "illegali", mentre il presidente francese Macron chiamò alla Casa Bianca annunciando una "dura reazione" da parte dell'Unione europea. Al di là di questo, va pure aggiunto che i dazi hanno colpito un settore terribilmente ciclico come quello siderurgico, afflitto inoltre da sovra-capacità produttiva e da interferenze politiche e costi crescenti. E come se non bastasse, minato dalle importazioni a basso prezzo che arrivano da Russia, Ucraina, Cina e altri paesi.

Insomma, al momento in cui furono introdotti i dazi, il quadro era decisamente fosco. E invece nonostante tutto, i produttori di acciaio europei se la stanno passando piuttosto bene. E' infatti successo che le tariffe commerciali hanno spinto i futures americani dei laminati a caldo verso i 900 dollari a tonnellata, ovvero un rialzo del 35%. In pratica se importare acciaio europeo costa di più, il prezzo interno di vendita è cresciuto in misura ancora maggiore. Questi aumenti di prezzo, anziché bloccare i produttori di acciaio europei li hanno avvantaggiati. Certo questa spirale non durerà per sempre, ed anzi in estate c'è già stato un qualche segnale di indebolimento. Ma tutto sommato i prezzi hanno retto, anche perché nel frattempo le riduzioni produttive in Cina hanno ridotto la concorrenza delle importazioni cinesi a buon mercato.

venerdì 7 settembre 2018

Criptovalute di nuovo in calo, pesa la vicenda Goldman Sachs

Tornano ad addensarsi le nubi sul settore delle criptovalute. Questa settimana c'è stata una nuova ondata di vendite sui mercati, che ha colpito in modo trasversale tutte le monete virtuali a cominciare ovviamente da Bitcoin.

Basta prendere uno qualsiasi dei migliori siti per fare trading online, per vedere che Bitcoin è scesa verso i 6400 dollari (precipitando da quota 7.370 in meno di 24 ore). Ethereum dal canto suo è crollato fino a toccare stamattina quota $210, minimo dal settembre dello scorso anno. La capitalizzazione dell'intero settore è arrivato verso i 200 miliardi di dollari, perdendone 37 soltanto nella giornata di giovedì.

I rumors e le criptovalute

A trascinare l'intero mercato in territorio negativo sono le pessime notizie riguardo gli sviluppi sul contesto giuridico delle cripto. Gli investitori sono sempre meno convinti della possibilità che i regolatori possano dare legittimità a Bitcoin. Su questo aspetto si inserisce poi l'indiscrezione secondo la quale Goldman Sachs avrebbe ridurre le ambizioni rispetto alla creazione di una piattaforma di scambio per criptovalute.

Proprio questi rumors hanno innescato una polemica tra Martin Chavez, direttore finanziario di Goldman Sachs, e Business Insider che aveva rilanciato l'indiscrezione. Chavez ha negato le indiscrezioni, ma ha pure aggiunto "Quando abbiamo parlato della nostra intenzione di esplorare il mercato degli asset digitali, abbiamo detto che l'analisi avrebbe richiesto del tempo. Forse qualcuno si è entusiasmato parecchio, pensando che avremmo lanciato un'attività di market making con i Bitcoin. Ma non siamo ancora a questo punto". In sostanza, tanto l'indiscrezione che la smentita della stessa, hanno gelato i mercati delle criptovalute.

Consiglio: se pensate di adottare una tecnica martingala trading Forex alle criptovalute, vi invitiamo a desistere dal proposito perché rischiereste di bruciare tutto il capitale.

Dal punto di vista tecnico, per quel che riguarda Bitcoin siamo ancora in presenza di un solido supporto a quota 5600-5700, ma se fosse violato allora la discesa potrebbe essere molto più sostenuta.

martedì 4 settembre 2018

Finanziamenti dalla Cina all'Africa, maxi piano da 60 miliardi di dollari

La Cina continua a portare avanti la sua strategia di espansione in Africa, ed ha annunciato un nuovo piano di finanziamenti per 60 miliardi di dollari, tra prestiti e investimenti per infrastrutture. L'annuncio è stato dato ieri dal presidente Xi Jinping al Forum di cooperazione Africa-Cina. Si tratta del secondo pacchetto di aiuti dopo quello annunciato tre anni fa, dello stesso importo.

Il piano di finanziamenti cinesi

Dei 60 miliardi di finanziamenti promessi per i prossimi tre anni, 15 saranno di aiuti e prestiti a interessi zero, 20 in linee di credito, 10 per un fondo speciale per lo sviluppo, 5 per le importazioni dall’Africa e altri 10 per progetti privati delle imprese cinesi. Proprio quest'ultimo elemento dà il senso di un’operazione pronta a recuperare un importante ritorno economico nel futuro, puntando un continente già in più occasioni nel target delle società di Pechino. Di fatto, il Paese rappresenta dal 2009 il primo partner commerciale degli africani.

Il piano di finanziamenti cinesi è volto a incentivare e sostenere la cosiddetta Nuova via della Seta, ovvero la rotta commerciale (marina e terrestre) che dalla Cina viaggia verso Occidente. Lo stesso Xi Jinping ha annunciato e che collegherebbe oltre 65 Paesi in ottica di scambi commerciali e cooperazione internazionale, e la possibilità di piazzare bandierine rosse e cantieri cinesi lungo tale tragitto fa gola a Pechino.

L'avanzamento cinese in Africa va dunque avanti, mentre Usa ed Europa restano a guardare e sono sempre più "preoccupati" da questa solidissima partnership commerciale, finanziaria e militare. In più di una occasione il governo di Pechino è stato accusato di interessarsi al continente africano solo per la corsa all’estrazione delle risorse. Alcuni commentatori denunciano la strategia di Pechino come “neocolonialismo”, ovvero come tentativo di attirare i partner in una trappola del debito, rendendoli così dipendenti e ricattabili. Il Presidente Xi Jinping invece è convinto che la cooperazione tra le due realtà deve darà sia ai cinesi che agli africani “benefici tangibili e successi che possono essere percepiti”.

lunedì 3 settembre 2018

Yuan di nuovo sotto pressione con l'aumento della tensione USA-Cina

La ripresa delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, ha messo pressione sullo yuan. La valuta cinese è tornata così ad essere oggetto di vendite contro il biglietto verde, ma anche contro le altre divise principali. 

Le tensioni Usa-Cina e lo yuan

Il presidente Trump vuole imporre tariffe su beni cinesi per altri 200 miliardi di dollari. Dal canto suo Pechino ha risposto - tramite il Ministero degli Esteri - che le minacce statunitensi "non faranno arrendere la Cina". Il tema della guerra commerciale è stato un fattore chiave per l'andamento dello yuan cinese. Se l'amministrazione Trump pubblicherà il piano dettagliato sulle nuove tariffe la prossima settimana, la pressione sulla valuta di Pechino potrebbe acuirsi nuovamente. Basta prendere una piattaforma forex italiana sicura per vedere gli effetti di questa nuova escalation.

La coppia USD / CNH è salita, ma finora ha retto la resistenza posta a quota 6,90, un livello chiave che la PBOC (la banca centrale cinese) ha difeso recentemente. L'istituto centrale ha fissato il tasso di riferimento giornaliero a 6,8246 venerdì, dopo che è stata segnalata la nuova proposta tariffaria di Trump. Da agosto la PBOC ha ripreso il "fattore anticiclico", che viene utilizzato per contrastare le vendite eccessive di yuan. Guardando al futuro, quindi l'evoluzione delle tensioni nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e le linee guida della PBOC saranno i due driver da tenere d'occhio.

Consiglio: se volete fare investimenti sulle valute, dedicate molto tempo alla scelta del miglior broker trading online che fa al caso vostro.

Dati macro dalla Cina

Nel frattempo oggi i dati macro evidenziano una moderata contrazione mensile, la terza consecutiva, per la manifattura cinese. Ad agosto infatti il PMI manifatturiero elaborato da Caixin/Markit è sceso a quota 50,6 punti rispetto ai 50,8 punti di luglio. Il dato risulta inferiore alle attese degli analisti che avevano stimato una calo più moderato fino a 50,7 punti. Si tratta del terzo calo consecutivo mensile, nonché del valore più basso raggiunto negli ultimi 14 mesi, ovvero dal giugno del 2017. Il dato conferma l'indebolimento della crescita degli ordinativi e dell'occupazione.

I dati odierni arrivano dopo la pubblicazione venerdì del Pmi ufficiale cinese, salito inaspettatamente in agosto; anche in questo caso tuttavia gli ordini per l’export hanno segnato un altro mese di riduzione. Sabato prossimo verranno pubblicati i dati commerciali per agosto. Questo rivelerà ulteriormente l'impatto della guerra commerciale alla Cina e agli Stati Uniti.