L'Istituto Nazionale di Statistica della Gran Bretagna (ONS) segnala infatti che l'indice della produzione industriale, ad agosto è sceso dello 0,4% dopo il +0,1% del mese precedente. A livello tendenziale evidenzia si registra un +0,7% dopo il +2,1% del mese precedente. Quello che delude molto è il confronto con le aspettative degli analisti, che pensavano nel +1,3%, quasi il doppio.
Tutto questo, peraltro, mentre arrivano segnali positivi dalla produzione industriale delle maggiori economie europee. La Germania ad esempio ha fatto registrare un incremento congiunturale del 2,5% (+1,9% su base annua), ben al di sopra delle attese.
Il crollo della sterlina
Altro duro colpo è arrivato dai mercati valutari, dove la sterlina ha chiuso la settimana in pesante calo (dati dal conto Plus500, opinioni e bonus li trovate qui). "Falsh crash" a parte, la moneta britannica perde nei confronti di tutte la altre valute sulle prospettive di un'uscita senza paracadute di Londra dall'UE. In settimana ha toccato più volte i minimi contro il dollaro sin dal 1985, scivolando fin sotto quota 1,25. Stesso discorso nei confronti dell'euro, con il cross eur-gbp che ha varcato quota 0,90.Il punto è che i problemi sembrano solo all'inizio. C'è infatti sul tavolo la questione della Brexit. Non appena il premier May ha annunciato l'avvio dei negoziati con la UE per l'uscita, ecco venire fuori tutte le difficoltà che ci si attendeva da mesi. Se i britannici non accettano la libertà di movimento dei lavoratori UE, la Germania ha già chiarito che non potranno nemmeno mantenere l’accesso al mercato comune. Per l’industria finanziaria UK sarebbe una perdita considerevole. Si parla di 75.000 posti di lavoro persi in caso di “hard Brexit”, a fronte di soli 3000 in caso di soft Brexit.
E siamo solo all'inizio...
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