Negli ultimi giorni, proprio la prospettiva di un innalzamento del costo del denaro ha spinto verso l'alto il dollaro. Oggi l'euro è tornato sotto la soglia 1,10 dollari, così come il biglietto verde ha raggiunto livelli record contro sterlina e yen.
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Il tira e molla della presidente FED
La numero uno della Federal Reserve ha parlato di una economia ad alta pressione che può essere utile contro i danni generati dalle recessioni, ma al tempo stesso molto costosa. Insomma il mantenimento dei tassi bassi può essere un bene che nasconde qualche male, per cui va "maneggiato" con prudenza.
A molti, perciò, il discorso della presidente FED alla conferenza economica a Boston, sembra indicare che la via sarà quella di un rialzo del costo del denaro, ma attuato con gradualità.
Secondo la Yellen, una politica espansiva può fungere da stimolo alla capacità produttiva perché stimola la domanda e incoraggia gli investimenti aggiuntivi. La domanda stimola la richiesta di lavoro e anche la transizione da un’occupazione all’altra, migliorando l’efficienza del sistema. La domanda quindi sarebbe il fulcro di tutto, e non l’offerta.
Questa fase del discorso, che sembra strizzare l'occhio al mantenimento dei tassi bassi, viene però poco dopo smontato: «Un orientamento monetario accomodante - ha infatti aggiunto la leader FED - a lungo andare può avere costi che superano i benefici aumentando il rischio di instabilità finanziaria o danneggiare la stabilità dei prezzi». Siamo punto e da capo, quindi. Dopo aver indotto a credere nel rinvio della stretta monetaria, la Yellen fa subito dietrofront.
A conti fatti, quindi, tutto fa pensare a una stretta monetaria soft. Magari cominciando da dicembre.
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