Gli ultimi dati macro sull'economia
Il report di settembre è stato positivo. L'inflazione ha segnato un aumento annuo dell'1,9%, maggiore dell'1,3% di agosto e dell'1,6% delle previsioni. In parallelo sono aumentati anche i prezzi alla produzione, dello 0,1% contro il calo dello 0,8% di agosto e le attese di una flessione dello 0,3%. Numeri che contrastano con il calo dell'export di giovedì, che aveva generato una fuga dall'azionario dei Paesi asiatici.
Dal punto di vista valutario, poco ha mosso questo nel rapporto tra dollaro e Yuan. Rispetto alla scorsa settimana la valuta cinese si è svalutata nei confronti del biglietto verde, ma soprattutto a causa della sua inclusione tra le valute speciali del paniere del FMI. Il rapporto dollaro/yuan è passato da 6,68 a 6,74 in pochi giorni, e così sostanzialmente è rimasto tra giovedì e venerdì.
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Secondo molti questa svalutazione del renminbi (l'altro nome dello Yuan) non durerà molto, perché la Cina non può permetterselo. Anzitutto perché proprio l’entrata dello yuan nei Diritti Speciali di Prelievo, non suggerisce comportamenti di tipo opportunistico orientati alla svalutazione. Inoltre avere uno yuan debole non conviene a una Cina che dovrà sempre più importare tecnologia per accelerare la trasformazione industriale orientandola all’automazione e alla produttività. Sarebbe troppo costoso. Lo dimostrano le ben 26 misure varate nelle ultime settimane per supportare la crescita degli investimenti privati, per rendere più efficienti i servizi finanziari e più efficaci i servizi offerti dalla pubblica amministrazione alle imprese.
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