I risultati sono stati presentati a Milano in occasione della terza edizione di “Dimensione Social & Web”. Da quel che emerge, le banche sono sempre più attive sul web e in special modo nell'ambito dei social network. Soltanto una su 10 non si è ancora tuffata nel mondo di Facebook (che di recente si è integrato con WhatsApp), Twitter, LinkedIn o altro. Il 90% invece è presente sui canali social, anche in modo molto attivo. Il che non sempre significa che lo fanno nel modo giusto, anzi.
Una nuova figura professionale nelle banche
L'evoluzione del rapporto con i clienti sta provocando un mutamento consequenziale anche della struttura interna della banche. Questo perché per sfruttare davvero il mondo dei social occorre qualcuno che lo sappia fare. Richiede figure diverse, risorse umane che si occupano esclusivamente della qualità dei contenuti sul web e dell’interazione con l’utenza online, i così detti follower.Secondo l'indagine dell'ABI, le banche hanno compreso quanto siano importanti i canali social, e quindi gli danno ampia rilevanza strategica. Hanno compreso che occorre avere soggetti competenti che sappiano dialogare con il pubblico sulla rete.
Per lo più servono a rispondere direttamente ai clienti per assisterli (55%) ma anche per interagire con loro e scoprire i loro bisogno, quindi nuovi potenziali servizi da utilizzare. La parola magica quindi è "interazione".
La cosa che sottolinea ABI, però, è come queste figure vengano sempre di più coinvolte nei processi aziendali. Il dialogo con i colleghi di altre aree fa emergere nuove aree di sviluppo. Il 47% delle banche presenti sui social ha già definito una social media policy mentre il 28% ha in programma di definirla entro i 12 mesi.
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