La quota 50 dollari per il petrolio
Nelle ultime settimane l'oro nero ha vissuto una risalita grazie all'accordo preliminare OPEC raggiunto a metà settembre, che l'ha riportato verso quota 50 dollari al barile.
Tuttavia ci sono paesi come la Libia, l'Iran e la Nigeria - esclusi dalla trattativa - che minacciano di mandare a monte i piani del OPEC con aumenti della produzione, che finirebbero per compensare i tagli decisi dagli altri stati membri.
Ad ogni modo, la possibile inclusione nell'intesa alla Russia dà speranza al mercato, perché gli ultimi segnali indicano trattative in corso per il sostegno di Mosca al taglio coordinato dell'output.
Condividi questo articolo. A te non costa nulla, per noi vale tanto
Dopo una giornata negativa, condizionata dal report rilasciato da Baker Hughes sui pozzi attivi negli USA (in aumento di quattro unità, a quota 432), oggi i prezzi del petrolio sono andati in lieve rialzo sulla scia dell'indebolimento del dollaro.
Il greggio di riferimento americano, il WTI con consegna a novembre, ha toccato 50,46 dollari per poi scendere verso i 50 al barile, mentre il greggio europeo Brent è salito a 50,1 dollari, per poi scendere anche sotto quota 50 (dati della piattaforma di trading XM broker).
Resta quindi un moderato ottimismo degli operatori riguardo un taglio congiunto della produzione da parte del Opec. Il 30 novembre prossimo i paesi membri saranno impegnati a Vienna per ratificare l’intesa siglata il 28 settembre ad Algeri. Le linee guida dell’accordo prevedono una produzione non oltre i 32,5-33 milioni di barili. I dubbi però rimangono tanti: chi sarà il primo ad iniziare i tagli e chi vigilerà sul rispetto delle quote?
Nessun commento:
Posta un commento